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Dove la speranza è solo un passo in più sulla stra
Un uomo e un bambino percorrono LA STRADA, una strada fatta del niente che è rimasto, del vuoto che è rimasto, del silenzio che è rimasto dopo un'inspiegabile distruzione. La cenere, il grigio, l'assenza del colore dominano uno scenario in cui ci si chiede per cosa vale la pena vivere in questo modo se la vita non è più tale. Ma quell'uomo e quel bambino sono padre e figlio, e per quel padre ha senso che il suo bambino VIVA, e non perda il fuoco che ha dentro, pur temendo in ogni attimo per la sua vita, pur temendo in ogni attimo che lui stesso dimentichi la speranza che gli insegna, pur temendo che quel fuoco si spenga. Come se non fosse mai stato acceso. A ogni parola percorriamo un passo su quella strada, passi pesanti, lenti, come la magistrale narrazione. Dov'è Dio quando un padre è costretto a puntare la pistola in fronte al figlio per impedire che finisca nelle mani e nelle fauci letterarli degli uomini malvagi? Dov'è la bontà, quando vive solo sulle labbra di un bambino che quando ruba nelle case abbandonate da tempo si chiede "Siamo ancora noi i buoni?" I dialoghi sono da brivido, immedesimarsi fa male, ma fa anche riflettere. Mi ha ricordato lo splendido "Cecità" per certi versi, ma questo libro è ancora più implacabile perché non si chiude e non riconcilia. La speranza, Dio, il cuore, restano appesi a pochi esseri umani che se li trascinano sulla strada camminando verso non si sa cosa... eppure camminano.
Ho visto prima il film e questo è stato un peccato, per quanto bello fosse il film, mi ha imposto le sue immagini e avrei preferito di no. Comunque un libro davvero straordinario!