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Che tu sia per me il coltello
 
Che tu sia per me il coltello 2011-05-25 20:19:31 darkala92
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darkala92 Opinione inserita da darkala92    25 Mag, 2011
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Tra realtà e immaginazione

“Che tu sia per me il coltello” è una lotta, probabilmente quella più dura da portare avanti, perchè conoscere se stessi risulta il percorso più articolato e più complesso da seguire. Non tutti riescono ad avere il quadro completo della situazione, quasi nessuno è riuscito a ricomporre tutto il puzzle così da ottenere un bel quadro da appendere alla parete, semmai per poter ammirare giorno dopo giorno le fatiche subite per raggiungere la meta. Conoscere se stessi è lo scopo dell'esistenza, in fin dei conti, ed è quello che preme ognuno di noi.. eppure ci ostiniamo ancora a voler conoscere ciò che c'è aldilà del nostro corpo. “L'existence avant l'essence”: L' Esistenza prima dell'essenza. Non tutti sono a conoscenza della propria esistenza. E' questo il male dei nostri giorni.

C'è chi intraprende questo percorso meditando in solitudine, isolato dalla società; c'è chi si reca dallo psicologo. C'è invece chi scrive delle lettere.. lettere ad una donna, la quale diventa soltanto il pretesto di questo percorso immaginario che Yair, protagonista del romanzo, sta cercando di compiere. I risultati non saranno poi così soddisfacenti, perchè quante più risposte si cercano, tante più domande si ottengono. I pensieri si susseguono così velocemente, gli attimi scorrono perpetuamente, ma la vita e il suo significato ci sfugge.. il tutto diventa sempre più lontano, forse inesistente.

Yair è un uomo, oserei chiamarlo “homo duplex”, perchè si riscontrano in lui varie personalità, vari mondi: l'infanzia contro la maturità, la quiete e la tempesta, l'amore e l'odio, la vita e la morte.
La vita è un velo che ti lascia vedere ciò che c'è aldilà di esso, in maniera però sfocata e irrazionale. Può darsi che l'esistenza non sia altro che questo. L'uomo non può conoscere se stesso, non è in grado di farlo.

“Che tu sia per me il coltello” è un romanzo epistolare talmente tanto intimo, talmente tanto radicato nell'anima del protagonista – forse dell'autore stesso – che mi sono vergognata, a volte, a leggerne le pagine, quasi come se volessi oltrepassare quel limite sottile tra un individuo e la sua essenza.. come se non avessi rispettato la sua privacy.
L'autore, che si è rivelato una vera e propria scoperta, ha messo in gioco più di quanto altri scrittori, i quali si sono prestati a lasciarci grandi romanzi psicologici, hanno fatto. Si percepisce la discesa verso i meandri dell'anima con questo libro. Si ha voglia di risalire ogni tanto, perchè il buio fa paura. Soprattutto questo buio.. un'oscurità che non permette di intravedere molti spiragli, che ti lascia così, abbandonato a te stesso.

E' un mondo invisibile e irreale, in cui Yair cerca di opporre, invece, la vita reale. Myriam riporta: “Non capisco, non ti capisco. Nascondi a Maya il mondo della tua immaginazione e a me quello della tua realtà. Come fai a destreggiarti fra tutte quelle porte che si aprono e si chiudono? E qual è il luogo in cui vive veramente, una vita completa?”. Sarà questo dissidio che porterà alla rottura quell'equilibrio fragile ed instabile che ognuno di noi ha, esattamente come a Yair è successo, il quale ha scoperto, con lo scorrere del tempo, quanto questo percorso epistolare lo stesse uccidendo, anziché fortificarlo.

Lo stile. Lo stile è sublime. Tutto questo cammino, alquanto complesso e concentrato, non presenta, quindi, una trama concreta. Questo è un libro senza trama, in fin dei conti. Ciò mi riporta alla citazione di G. Flaubert: “Ce qui me semble beau, ce que je voudrais faire, c’est un livre sur rien, un livre sans attache extérieure, qui se tiendrait de lui-même par la force interne de son style, comme la terre sans être soutenue se tient en l’air, un livre qui n’aurait presque pas de sujet ou du moins où le sujet serait presque invisible, si cela se peut. Les œuvres les plus belles sont celles où il y a le moins de matière.”, quello che noi conosciamo come “L'art pour l'art”, l'amore per lo stile e per “l'estetismo letterario”.
Grossman ha avuto la capacità di parlare di argomenti tanto irreali senza cadere MAI nella banalità, MAI nello scontato. Uno stile perfetto. Inimitabile. Imperdibile.

“Amore è il fatto che tu sia per me il coltello con cui frugo dentro me stesso".

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26 Mag, 2011
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"Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso"

Giorni fa l'avevo citato consigliandolo. Merveilleux!

Da leggere, sì. Trafigge da parte a parte. Lo ricordo così...

Brava Darky!!!
E' un libro davvero delicato.. che si trova in bilico tra l'assurdo e il reale..
Mi ha colpito tanto..
Inoltre ho trascritto - come faccio per ogni libro - le parti più belle, quelle che mi hanno colpito maggiormente. Ebbene, mi sono ritrovata a trascrivere quasi tutto il libro!
Lo stile, come ho sempre ribadito, è fondamentale per me. E' la cosa che guardo di più veramente.
E Grossman si è mostrato davvero un grande scrittore. Continuerò a leggere altri suoi libri, per vedere come tratta altri argomenti.
In risposta ad un precedente commento

26 Mag, 2011
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Vorrei leggere a breve "Col corpo capisco"! Non vedo l'ora...

Già aggiunto alla mia Wish List (esattamente domenica, se non erro), insieme a: "Vedi alla voce: amore".
In risposta ad un precedente commento

26 Mag, 2011
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;))
complimenti bella recensione...
mi viene voglia di rileggerlo....
Grazie...
Comunque, non so se anche a te ha dato la stessa sensazione, ma con il diario di Myriam è come se calasse un pò il ritmo. Tu che ne pensi?
In risposta ad un precedente commento
crisk
26 Mag, 2011
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è vero anche io ho avuto la stessa sensazione, le lettere di Yair sono più profonde..penetranti....pensa se esistesse un uomo capace di scrivere così.....
Già! Eppure mi sono chiesta cosa ci 'trovasse' di così eccezionale Yair in Myriam! Pippe mentali su libri che parlano di altre pippe mentali! ahahah

26 Mag, 2011
Ultimo aggiornamento:
26 Mag, 2011
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Sig.ina Darkala,lei mi stupisce......
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