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Il giovane Holden si è fatto uomo?
Siamo nel 1951, c'è la guerra di Corea, e nello stesso anno, aggiungo io, viene pubblicato un romanzo che ha fatto storia: "Il giovane Holden". Quale nesso tra le due cose?
Marcus Messner, figlio di una modesta famiglia di macellai ebrei, decide di proseguire l'università fuori-sede, abbandonando la famiglia e trasferendosi nell'apparentemente patinata realtà del college Winesburg. L'eccessiva apprensione del padre e il suo maniacale bisogno di preservare Marcus dai pericoli della vita vera, fanno sì che il ragazzo scelga di cavarsela da solo, studiando e lavorando in questo nuovo ambiente. La lontananza da casa, inizialmente stimolo positivo per Marcus, diventa la distanza necessaria per valutare la vita per quel che è, per vedere ridimensionate le proprie aspettative, per comprendere come le regole, anche non scritte, ci governino quando siamo liberi da ogni protezione.
Nel nuovo college Marcus si fa alcuni amici (ma molti più nemici), una ragazza (la disinibita Olivia, dall'ambiguo passato e dalla disarmante spontaneità), ma rimane perennemente insoddisfatto: da una parte l'ardente desiderio di uniformarsi, di amalgamarsi nel favoloso e affascinante microcosmo che è il college Winesburg, dall'altra il bisogno incessante di emergere, di esprimere con chiarezza e a voce piena le sue idee e le sue convinzioni, quasi si sentisse un profeta investito dall’onere di diffondere la Verità. A proposito di questo, degni di nota sono tutti i dialoghi con il Decano del college: meravigliosi esempi di retorica (intesa nell'accezione più positiva del termine), sicuramente la parte più illuminante ed emozionante dell'intero romanzo.
Marcus diviso, scisso interiormente, Marcus e le sue paranoie mentali, Marcus e la sua impulsività tipica dei giovani non hanno potuto evitare di condurre il mio pensiero ad un grande protagonista della letteratura del Novecento, Holden Caulfield, il ragazzo ribelle che ha entusiasmato lettori di tante generazioni. Secondo la mia visione di Indignazione, è come se il giovane Holden fosse cresciuto e fosse davanti a noi nelle vesti di Marcus Messner: molti i tratti che hanno in comune, molte le differenze (quello di Marcus è sicuramente un personaggio più evoluto e "risolto", rispetto al problematico Holden e per questo più maturo e definito). Che sia una casualità che l'anno di ambientazione dell'opera in questione sia coincidente con l'anno di pubblicazione de Il giovane Holden?! sinceramente non lo so, ma mi piace pensare ad una sorta di "omaggio" da parte di Roth.
Ma questi sono pensieri miei...e ne avrei molti altri! la brevità di questo romanzo è inversamente proporzionale agli orizzonti di riflessione che riesce ad aprire: personalmente penso che, quando un romanzo sia capace di farci pensare ad esso a distanza di tempo e stimoli costantemente la riflessione e il paragone tra il nostro vissuto e le pagine dello stesso, allora abbia raggiunto il gradino più alto cui possa ambire.
L'aspetto che mi ha meravigliosamente colpita di Indignazione, al di là dei contenuti, è stato lo stile di Roth: non è assolutamente un romanzo semplice (chi l'ha definito così, ahimè, sbaglia di grosso!), non ci si deve lasciar ingannare dalla brevità; anzitutto è diviso in soli due capitoli (di cui il primo occupa il 95% delle pagine), aspetto non determinante, ma che può rendere più difficoltosa la lettura; ha un linguaggio chiaro ma con continui rimandi storici, filosofici, anche tecnici (dopo averlo letto saprete distinguere i vari tagli di pollo!): insomma, ogni singola riga deve essere letta e interpretata, magari anche riletta. E' un romanzo da pensare più che da leggere e proprio qui sta la sua grandezza.
Indicazioni utili
(se posso suggerire una specifica, l'ideale sarebbe leggere Holden verso la fine del liceo e Indignazione verso la fine dell'università... li trovo molto "calzanti" in queste fasi di passaggio).
Commenti
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io non l'ho ancora letto,ma è da tempo che voglio farlo ed ora tu mi hai dato la giusta spinta!!!grazie cara;-)))
Complimenti a parte, mi sa che è giunto il momento di leggere Roth. Ho in lista da diverso tempo Pastorale americana, ma a questo punto non so se conviene cominciare con questo. Che dici?
Visto che sto leggendo un paio di "mattonazzi", nel senso che ho iniziato un paio di libri piuttosto lunghi e impegnativi, tra cui "Q", sei felice? :)), ho pensato bene di intervallarne la lettura con libri di poche pagine e più leggeri e così mi sono imbattuta in Roth: bellissima scoperta! pensavo fosse appunto qualcosa di più semplice e invece mi ha totalmente catturata, soprattutto il suo stile! all'inizio ero un po' scettica (linguaggio abbastanza brutale, lunghe dissertazioni sulla macelleria...), ma quando ho cominciato ad inquadrare bene il tutto, mi ha coinvolta completamente :)
Tutto questo preambolo per dirti che....è il mio primo Roth! ho preso anche Inganno, sempre tra quelli più "piccolini"... ti saprò dire sicuramente!!! degli altri conosco solo i titoli :((
grazie a te cara!!
un bacio
tante volte penso che siano "voli" che mi faccio io e che nessuno condividerà... altre volte magari "scopro l'acqua calda", però è bello sentire che c'è qualcuno che la pensa come me :) e soprattutto, come dici tu, difficile è trovare qualcuno con cui parlarne, soprattutto una volta terminato il percorso di studi!
grazie a te :)
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Per fortuna, c'è QlIBRI!
Grazie Faye!! ;)
P.S. Ho letto Salinger, ora è tempo di "Indignazione"!