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vivere o morire
Ho affrontato questo libro con la paura di non riuscire a vederne la fine. Mi sembrava troppo: troppo importante l'autore e le parole che ha saputo scrivere. Mi chiedevo: non sarà uno di quei sacri testi così pesanti da leggere per una mente semplice?
Invece ho raggiunto le ultime pagine con l'amaro in bocca per dover lasciare delle persone alle quale mi ero affezionato. Persone, perchè Solzenicyn le rende vere.
E' certamente uno scritto politico contro un regime autoritario che ha provocato milioni di morti e reso nulle milioni di vite. Un regime che si ripropone, forse si amplifica nelle stanze di un padiglione d'ospedale dove chi comanda, il medico, ha completo ed assoluto potere decisionale sul degente.
Uno stato, quello sovietico, che viene riassunto in una piccola stanza: abbiamo un confinato politico, un dirigente comunista, un giovane che ancora crede agli ideali dello stato, un assuefatto al regime in preda al rimorso per non essersi mai ribellato.
E quella maledetta malattia che ancora si pensava di poter arrivare a sconfiggere in poco tempo.
Leggendo, sorgono domande alla quali non credo si possa dare una risposta definitiva. Fino a che punto è degna d'essere vissuta una vita? Il solo essere in grado di respirare e nutrirsi è un successo? Oppure ci sono limiti oltre i quali sarebbe bene porre fine alle sofferenze? Personalmente opto per la seconda. Però non mi sono mai trovato davanti alla morte, e questo è un dettaglio non da poco.
Leggete questo romanzo.
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Commenti
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Ciao
Ad ogni modo bella anche questa recensione Marco e complimenti per aver affrontato questa lettura.
Granatina
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