Dettagli Recensione
Alcolico e Rancoroso
“Piccola non essere ingenua. Qualunque stronzo è capace di trovarsi uno straccio di lavoro; invece ci vuole cervello per cavarsela senza lavorare. Qui la chiamiamo l’arte di arrangiarsi. E io voglio diventare maestro in quest’arte".
Bukowski non ha vie di mezzo. Alla prime righe del romanzo capiamo subito se il suo stile incazzoso fa per noi oppure no. Lo si ama o lo si odia. Quel che é certo é che non lascia indifferenti.
In post office "subiamo" un Bukowski oltraggioso, squallido, ripugnante, affascinante, menefreghista che fa a pugni con il mondo e con il mondo sembra andare a braccetto alle corse dei cavalli.
Romanzo autobiografico in cui l'autore ci scarica addosso tutto il suo malessere per la societa' moderna verso la quale combatte una battaglia personale a colpi di ubriacate colossali, scopate occasionali e scommesse all'ippodrome che lo vedono spesso perdente.
La sua inquietudine esistenziale traspare attraverso tutto il romanzo, lasciando l'autore (ed in parte il lettore) esausto e sfinito in preda a crisi mistiche dalle quali non riesce ne vuole uscire.
Eterno perdente che imbronciato si limita a galleggiare sulle onde della vita facendosi trasportare da una riva all'altra senza il minimo interesse. Nonostante cio'Bukowski riesce sempre a ritardare l'affogamento definitivo; perche questo demone dalla scarpe bucate la barba incolta e l'alito che puzza costantemente di vino sa bene che questo é il solo modo per evitare di annegare e di tornare all'inferno.