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Sherlock Holmes e l’Assassino di Wellington
Quanto è affascinante per il lettore un mistero quando ci sono inizialmente pochi indizi per risolverlo?
Cosa succede se il nostro investigatore ha una mente puramente matematica e capace solo di distinguere il freddo dal caldo, il bianco dal nero, ciò che è assolutamente giusto da quello che è totalmente sbagliato? Possiede una ferrea memoria fotografica, ma è incapace di capire le metafore, comprendere gli stati d’animo, interpretare il linguaggio del corpo?
E poi, se uccidiamo un cane siamo assassini? Siamo quindi capaci di uccidere anche gli esseri umani?
Sin dalle prime pagine siamo catturati da questa visione del mondo, pura, razionale, rigorosa, ma nello stesso tempo affascinante ed infine emozionante.
E' un libro scritto molto bene, ricco di disegni e di ragionamenti matematici, racconta di un ragazzo molto particolare (affetto da “autismo ad alto rendimento”) che decide, grazie alla sua passione per Sherlock Holmes (“Il Mastino di Baskerville” è il suo libro preferito), di scrivere un diario che racconti la sua personale indagine su un caso misterioso, avvenuto proprio nel giardino di una sua vicina di casa.
Inizia come un vero giallo, con diversi colpi di scena, poi tanta azione, ed infine ci ritroviamo ad aver letto una storia che parla di un percorso difficile, tortuoso che cercherà di portare il nostro protagonista (ma non è stato così un po’ per tutti noi?) verso il complicato mondo dei grandi
Consigliato a chi ama leggere
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