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Maus
 
Maus 2011-02-28 10:11:02 Robbie
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Robbie Opinione inserita da Robbie    28 Febbraio, 2011
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Maus!

Non ne avevo mai sentito parlare e mi sono accostato a “Maus” con la curiositá di chi si ritrova per le mani un racconto sull'olocausto e l'incertezza di vedere magari sminuita la drammaticitá e la serietà che un tale argomento comporta. Tale timore si è rilevato infondato perchè è un racconto che fa presa sulle nostre coscienze, che con le immagini riesce a smuovere i nostri cuori più di quanto facciano intere pagine di parole. L'espressività dei topi, abbozzata con pochi tratti di inchiostro riesce a incidere e a rendere realistiche le emozioni forti di gioia, dolore, infelicitá vissute dai protagonisti.

Art Spiegelman, l'autore della novella grafica, narra la storia reale e terribile del proprio papá Vladek Spiegelman e di sua moglie Anja, sopravvissuti a Auschwitz. L'autore si mette a nudo, ci svela anche il rapporto difficile, conflittuale tra padre e figlio, perché a volte ci si dimentica che l'orrore della “Shoah” non è terminato con chi l'ha vissuto direttamente, ma ha invece influito pesantemente anche sulle vite di tante generazioni successive.

L'opera si compone di due parti (Maus I e Maus II): la prima parte racconta il contatto con il padre, di quando la famiglia viveva felicemente in Polonia, l'ascesa del nazismo, la guerra, i tentativi sempre più complicati e disperati di sfuggire alla deportazione, lo sconcerto di vedere il proprio mondo che va in pezzi (quando vedi sparire man mano i propri cari, amici, conoscenti, devi abbandonare la propria casa, il paese o cittá in cui sei vissuto).
La seconda parte tratta della deportazione a Auschwitz o meglio Mausschwitz, il tentativo di sopravvivere, la follia nazista dello sterminio totale.

Il nazista è rappresentato come un gatto e l'ebreo come un topo (parola tradotta nel tedesco “Maus”, da cui prende il titolo l'opera). Allegoria molto azzeccata perchè il racconto del padre ci svela gli orrori dell'olocausto e così come il gatto gioca con il topo prima di ucciderlo, anche molti nazisti, con non minore crudeltá, giocavano e si divertivano nel vedere soffrire tanta povera gente prima di assassinarla.

Non esito a definirlo un capolavoro, una testimonianza forte per non dimenticare. Assolutamente da leggere.

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Commenti

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28 Febbraio, 2011
Ultimo aggiornamento:
28 Febbraio, 2011
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Bella recensione Roberto...e sono d'accordo con te :l'orrore della “Shoah” non è terminato con chi l'ha vissuto direttamente, ma ha invece influito pesantemente anche sulle vite di tante generazioni successive".E' vero..come si può dimenticare l'orrore della follia degli uomini?
Ciao

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28 Febbraio, 2011
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Infatti. Esistono individui che si sentono in diritto di insultare gli altri soltanto perché non la pensano come loro "su un comico"! Avete capito benissimo. Tanto che "l'altro" in quanto ebreo, o ebreo e slavo, il massimo, viene definito come "colui che sputa nel piatto in cui mangia"! Ma questi razzisti non si vergognano?
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28 Febbraio, 2011
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Jan, mi spiace ma non sono d'accordo. Quell'espressione poteva e doveva essere evitata, però anche tu hai contribuito che si arrivasse a quel punto. Nessuno dice che devi stare in silenzio o che non devi affermare quello che pensi, anche con vigore, ma c'è modo e modo. Il sarcasmo pungente, le continue polemiche non facilitano un dialogo franco e rispettoso per entrambe le parti, anzi peggiorano solo le cose. Se una persona è di altra idea non è cosi facendo che riuscirai a convincerla, anzi...Ti chiedo gentilmente, visto che sei una persona intelligente e di grande cultura di lasciar perdere questa polemica che si stà trascinando anche troppo al di là del dovuto...puoi dare il tuo contributo a Qlibri e a Qlibriclub in ben altra maniera.
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28 Febbraio, 2011
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Ed in che senso, Roberto caro, avrei affermato "in un certo modo"?
Dimmelo tu che sai tutto, perché io non lo so.
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28 Febbraio, 2011
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Dunque? La maniera rude che ho utilizzato qual era?
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28 Febbraio, 2011
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Io non so niente o molto poco invece, mi piacerebbe saper tutto (e di questa polemica preferirei proprio saper niente!!).
Vedi, già la frase sopra ha una vena polemica....Jan, ciò non aiuta un confronto sereno
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28 Febbraio, 2011
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No,Roberto, perdonami ma devo tornare ad intervenire: tu hai detto che anch'io ho contribuito a farmi insultare. COME???
Frans
28 Febbraio, 2011
Ultimo aggiornamento:
28 Febbraio, 2011
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Ciao, bella recensione.
Mi ha molto ricordato uno dei numeri più belli ed intensi di Dylan Dog: "Doktor Terror" (non ricordo che numero)
L'allegoria dei Topi, il nome della protagonista (Anja) sono gli stessi. Solo che i nazisti in quel caso sono rappresentati come maiali.
Interessante, da provare sicuramente.
Ciao
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28 Febbraio, 2011
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Ciao Claire, ciao Francesca, grazie!
Probabilmente hanno preso lo spunto da Spiegelman (i maiali ci sono ma sono raffigurati come polacchi, i cani sono gli americani, ecc..), nei fumetti della casa editrice Bonelli lo fanno spesso, rielaborando poi il tutto per adattarlo alla serie (Dylan Dog, Tex, zagor, ecc.)
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