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Madre disordine
Victor è un sessuomane. Lavora come “personaggio” in un museo vivente che fossilizza l’America nell’anno 1734.
Ha la Madre in una clinica per malati psichiatrici, e paga le spese mediche attraverso un ingegnoso trucchetto che adotta nei ristoranti, fingendo di soffocare e facendosi salvare da qualche avventore, a cui si lega attraverso biglietti di ringraziamento e corrispondenti assegni di mantenimento.
Falso. Vero. E’ la trama superficiale.
Victor finge di soffocare la prima volta per liberarsi dalla Madre disordine. E’ una richiesta di aiuto. E’ una richiesta di stabilità. Soffoca, nei ristoranti, per lasciarsi salvare la vita e lasciarsi amare. Per dare un senso a sè offrendolo agli altri.
Ma è un inganno.
Anche il mondo è inganno. Le regole, le leggi per proteggersi, i finti divertimenti:tutto per sopravvivere alla vera natura del mondo: corruttibilità, malattia, degenerazione. Occlusione del colon. Blocco intestinale. Crampi, febbre, setticemia, arresto cardiaco.
La Madre lo sa e glielo ha insegnato.
Victor è dilaniato tra la Madre e il Mondo. Non riesce ad amare, ad essere vero. Soffre.
La sofferenza va anestetizzata.
Il suo anestetico è la dipendenza dal sesso. Victor è un sessuomane.
Victor dovrà soffocare la Madre, accettare la necessità della follia (dov’è il confine tra ciò che è vero e ciò che non lo è?) per ricostruirsi e ricostruire la sua vita.
E’ Palahniuk. Allucinato.
In “Soffocare” troppo volutamente disturbante.
In fondo, gli stessi temi del Fight Club. Individuo e società, dolore e vita, follia e amore, distruzione e rinascita. Ma quel libro è tutta un’altra cosa.
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