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Vite che si sfiorano
Il libro non mi ha entusiasmato molto, anche se la scrittura è fluida e il racconto è ben fatto.
Siamo in Egitto, al Cairo, più precisamente la storia ruota attorno agli abitanti del Palazzo Yacoubian, costruito negli anni trenta da un miliardario armeno.
È un racconto corale di personaggi che vivono le contraddizioni di una società moderna legata fortemente alla religione e alle tradizioni, ma anche una società corrotta e violenta.
Le vite dei vari personaggi il più delle volte non si toccano, ma si sfiorano nell'evolversi delle vicende.
Il giovane Taha e il giornalista Hatim sono i due personaggi che più mi hanno catturato. Le loro vite sono così diverse tra di loro, in qualche modo sono agli antipodi, ma sono gli unici due che mi hanno trasmesso qualche emozione.
Taha è un giovane idealista che dopo aver subito la bocciatura all’esame per entrare in polizia, perché non ritenuto idoneo per le sue origini familiari, e dopo aver visto lentamente finire la sua storia d’amore con la bella Buthayana, entrerà a far parte di un gruppo di estremisti islamici.
Hatim, giornalista gay, è invece il simbolo della trasgressione del diverso, vive amori clandestini con uomini che sfruttano per lo più la sua posizione sociale per avere in cambio denaro.
Un racconto amaro, cupo grigio. Forse mi aspettavo qualche nozione in più per capire meglio alcune dinamiche politiche del paese (e non mi riferisco ai recenti scontri, anche perchè il libro è stato pubblicato nel 2005).
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