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Lo sguardo del leone
 
Lo sguardo del leone 2011-01-18 22:20:12 katia 73
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
katia 73 Opinione inserita da katia 73    19 Gennaio, 2011
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Lo sguardo del leone

Un libro molto bello che coinvolge fin dalle prime pagine, tratta tantissimi temi: l’amore l’amicizia, la guerra , la famiglia, ma soprattutto la voglia di libertà di un popolo che difende la propria vita e la propria dignità dalla dittatura.
Hailu è un uomo distrutto dal dolore per la malattia della moglie, lui, un medico, uomo di scienza contrario all’accanimento non riesce però a lasciare andare la sua amata, e continua a combattere una guerra con la morte che lei invece ha abbandonato da tempo. I suoi figli Dawit e Yonas sono già grandi, il primo è una studente, il secondo un uomo sposato, con Sara.
Sono fratelli caratterialmente molto diversi, Dawit un ragazzo forte con un grande senso del dovere e soprattutto coraggioso, mentre Yonas è un ragazzo debole, decisamente remissivo.
Quando l’esercito prende il potere su Addis Abeba comincia per loro una nuova vita, fatta di paura, di coprifuoco e di morte, l’esercito uccide e tortura tutti i dissidenti, abbandonando i corpi martoriati per le vie della città, proibendo anche ai famigliari di seppellirli.
Dawit da subito cerca di ribellarsi a tutta questa violenza e lo fa attivamente entrando a far parte della resistenza contro il Derg, mettendo in pericolo più volte la propria vita, e questo crea un grande conflitto sia con suo padre che con suo fratello che temono per lui e per le vendette del regime che potrebbero ripercuotersi su tutta la famiglia. Il senso del dovere per Dawit però è tutto , è anche più forte dell’amicizia per Micky , compagno di giochi fin da bambino passato però dall’altra parte della barricata, quindi per lui traditore e opportunista.
Il libro a tratti è un po’ crudo, le descrizioni sulla vita in prigione e sulle torture subite sono abbastanza forti, ma vale veramente la pena leggerlo, a me è piaciuto tanto, mi ha commosso indignato ed emozionato, e penso siano tre buoni motivi per portarmelo nel cuore.

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