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Il coraggio al femminile
E’ indubbio che il romanzo che ha fatto conoscere al grande pubblico Ken Follett sia stato La cruna dell’ago, storia di spionaggio e d’amore ambientata nel corso della seconda guerra mondiale. Con Le gazze ladre l’autore gallese ritorna a quel periodo e a quel conflitto, imbastendo una storia che vuole anche essere un omaggio alle cinquanta donne agenti segreti che operarono dietro le linee tedesche per compiere sabotaggi (di queste ne tornarono solo trentasei).
L’ambientazione accurata, il ritmo incalzante, i personaggi ben delineati, caratteristiche proprie di Ken Follett e che si possono trovare in tutti i suoi romanzi, sono gli elementi di una trama tutto sommato non nuova, anche se alla base c’è un fatto realmente accaduto, ma che tuttavia riesce ad avvincere il lettore, proprio per la straordinaria abilità dello scrittore.
Per quanto ovvio, l’azione bellica è predominante, fra un primo sfortunato tentativo di sabotaggio ed un altro che invece finalmente va a buon fine, ma se la vicenda, già di per sé, si presenta interessante, non bisogna dimenticare l’abile caratterizzazione dei personaggi, soprattutto delle protagoniste, e in ciò si nota una certa verve romantica prima quasi sconosciuta.
Si potrebbe forse dire che Follett ha voluto riscoprire la femminilità in donne indurite dalla guerra, dal rischio, dalla paura, un tocco di dolcezza che, anziché stonare, rende più umane le protagoniste, e quindi più simpatiche al lettore.
Che la mano dell’autore sia felice nello scrivere è cosa nota e si conferma anche in questo romanzo che, seppure a mio avviso inferiore allo stupendo La cruna dell’ago, pur tuttavia lascia qualche cosa dentro, un senso di rispetto e di ammirazione per fragili creature che molto hanno dato, quasi in silenzio.