Dettagli Recensione
Il viaggio come metafora della vita.
Dunque, vediamo un po' da dove cominciare.
C'è un professore bernese che è talmente colto da essere chiamato Mundus dai suoi discepoli.
Un giorno incontra una donna portoghese che vuole buttarsi da un ponte.
E la sua vita cambia.
Così, di colpo, d'infinito, cambia.
Sofferente di disturbi d'attacco di panico, Mundus prende il primo treno che partendo da Berna lo porterà, attraversando l'Europa, a Lisbona.
Non sa perché.
In realtà oltre al destino della donna portoghese c'è altro.
Un libro vecchio comprato, anzi, ricevuto in regalo dal suo antiquario di fiducia.
E' il libro di un medico.
Portoghese, membro della resistenza socialista sotto la dittatura di Salazar.
Sarà ancora vivo?
Perché Mercier (che non è altri che Mundus) attraversa l'Europa per scoprirlo?
Glielo diranno i tipi psicologici che incontrerà in una carrellata junghiana all'interno della capitale lusitana.
Padre Bartolomeu, il vecchio e colto gesuita.
Il fantasma del liceale che si ribellò al punto di essere soprannominato "sacerdote laico".
Il vecchio reduce da Tarrafal, l'ultimo lager di Capoverde del regime fascista portoghese.
Uomo particolare, questo, che ama giocare a scacchi con le dita rotte dalle torture di una vita e prive di unghie, come quelle di tutti i sopravvissuti .
Uomo talmente provato dalla morte da fumare la sigaretta fino a toccare con la brace le falangi, ormai insensibili.
Amedeu, il poeta, il medico...è vivo?
E ancora, quanto dista dal marciapiede di una stazione la Porta della Libertà?
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E' uno dei libri più belli che abbia letto in vita mia.
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