Dettagli Recensione
Un Gatsby magiaro alla corte della Mitteleuropa.
Quanti grandi scrittori ha avuto l'Ungheria...sono talmente numerosi che (Marai escluso) a mio giudizio dovrebbero essere oggetto di introspezione maggiore.
Ferenc Kormendi, riscoperto solo adesso dalla Bompiani, regala al lettore un quadro di vita pestina totalmente avvincente.
Immaginate un uomo distrutto, reduce dalla prima guerra mondiale, ferito in battaglia sul fronte italiano che, tristemente, tenta di riguadagnare la terra natale.
Ci ariva a fatica perché tutto, ma proprio tutto, è cambiato.
Ha vent'anni.
Decide di affermarsi a qualunque costo e contro ogni avverso proclama del fato.
Ce la fa, e bene.
Ma a Budapest i suoi vecchi colleghi di Liceo, quelli che non lo stimavano già fra i banchi del ginnasio chiamandolo "pinguino", si ritrovano in un caffé e decidono di vendicarsi.
Di cosa? Di avercela fatta.
Di essere divenuto ciò che loro hanno sempre affermato di voler diventare.
E la cospirazione ha inizio con un programma: portargli via tutto il denaro, la fortuna che lui, Kadàr, si è costruito in Sudafrica...compresa la moglie.
Kormendi sostiene che:"Noi europei ci distinguiamo per essere gli uomini più crudeli del mondo".
Meraviglioso e stupefacente il finale.
Mitteleuropa allo stato puro sciolta in uno stile felice e superbo.
Be', un capolavoro.