Dettagli Recensione
I newyorkesi?
Il cane è il miglior amico dell'uomo. Sopratutto se l'uomo in questione è solo, insoddisfatto e tendenzialmente dedito all'autocommiserazione. Un rapporto uomo-cane in cui quest'ultimo viene quasi personificato, considerato amico, confidente, punto di appoggio e riferimento, in quel modo che solo chi ha condiviso la propria vita con un cane può davvero capire. E così nel romanzo della Schine i cani diventano qualcosa di più che un animale da compagnia, tramutandosi in involontario strumento di comunicazione fra universi isolati.
Un racconto delicato, malinconico.
Carica di significato la scelta di affidare l'unico spiraglio di serenità nella storia ad una felice coppia gay e ai loro innumerevoli figli.
Il titolo però è quantomeno inappropriato. Le stesse vicende avrebbero potuto svolgersi a Parigi, San Francisco o qualsiasi altra grande città e ciò non avrebbe fatto alcuna differenza dato quanto poco le caratteristiche della città influenzano l'evolversi della vicenda.