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Continuare a danzare
Parlare di genere o di trama può essere fuorviante per un libro e un autore così fuori dagli schemi. Il sogno e la realtà si mescolano, si confondono, si spiegano reciprocamente, in una narrazione che richiama i film di Truffaut piuttosto che altra letteratura. Il protagonista, che narra in prima persona, è banalmente alla ricerca di sé stesso, come mille altri “eroi”. Ma, fuori da ogni schema, qui niente accade per una sua scelta consapevole, per una sua qualche attitudine volitiva: per arrivare a sciogliere i nodi della sua e di altre esistenze che ruotano attorno a lui, il nostro giornalista si limita a “continuare a danzare”, seguire i passi, lasciarsi trascinare dal corso degli eventi. E così tutto accade, tutto ha un senso. In un'ossessiva ripetizione di frasi a effetto (“non sono uno scrittore, mi limito a spalare la neve”), telefonate senza senso, attese più dense delle azioni.
Detta così, quella di queste 500 pagine suona come una lettura noiosa e asfissiante. E invece c'è qualcosa in questo libro, una magia, che tiene incollati alla lettura fin dalle prime righe. Si aspetta che affiorino grandi temi, la vita, la morte, la coscienza di sé, ma invece non accade: non c'è preludio a grandi intuizioni o rivelazioni, ma un flusso ininterrotto di eventi – reali o immaginati – che sono, essi stessi, la vita.
Il tutto scritto con indubbia maestria.
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