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Una lettura che rimane dentro
Ho letto “il bambino con il pigiama a righe” ben due anni dopo aver visto il film (che tra l’altro aveva emozionato, quasi commosso, sia me che il mio amico, capitati per caso). La lettura è scorrevole e leggera, il punto di vista di Bruno, un bambino ignaro della tragedia folle e aberrante messa in atto dal regime nazista (di cui il padre è un alto esponente). Nonostante a volte ho avuto l’impressione che il piccolo Bruno avesse pensieri troppo adulti o che utilizzasse parole estranee alla sua età (a nove anni io ignoravo il significato di “perplesso” o “atterrito”), la psicologia di un bambino degli anni 40 è delineata in maniera splendida. La forza di questo libro è il raccapriccio che fa nascere dentro, come uno schifo, che fa seguire passo passo la vicenda di Bruno e Shmuel con il fiato sospeso, anche se si conosca già il finale. Il nazismo, le SS, i campi di concentramento raccontati da un bambino, e quel bimbo avremmo potuto essere noi, per questo colpisce così tanto. Un libro scritto come una fiaba ma che fa riflettere molto di più di un trattato di storia moderna. Una lettura veloce, destinata a rimanere dentro per parecchi giorni e che ti fa chiedere “Com’è stato possibile?”