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La foresta dei girasoli
 
La foresta dei girasoli 2010-07-25 15:42:57 Giulian
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
Giulian Opinione inserita da Giulian    25 Luglio, 2010
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Lettura stucchevole e deludente

Sono un ammiratore di Torey Hayden, ma solo dei suoi libri “classici”, quelli che raccontano le sue esperienze di psicopatologa infantile (ad es. “Una bambina”, “Figli di nessuno”, “Una di loro”... che ritengo appassionanti ed istruttivi e che consiglio vivamente). Penso che quando si cimenta con il “romanzo” vero e proprio i risultati siano piuttosto deludenti. Penso che molte parti siano prolisse e retoriche. L’argomento scelto (la pazzia di una donna che non è riuscita a superare la tragedia vissuta in epoca nazista, quando fu inserita nel programma Lebensborn per la proliferazione della razza ariana) richiedeva a mio parere uno stile più asciutto ed essenziale, senza troppi sbrodolamenti sentimentalistici che finiscono con lo svalutare la gravità degli eventi. In particolare la parte finale (la figlia che ritorna in un luogo dove la madre ha vissuto per qualche tempo) non sembra molto legato al resto della narrazione: sembra quasi un racconto separato che sia stato inserito a forza nel libro. La conclusione del libro, inoltre, non è a mio parere molto significativa. Cara Torey, torna ai tuoi bellissimi racconti di esperienza vissuta. Consiglio la lettura di questi ultimi, non de “La foresta dei girasoli”.

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Commenti

2 risultati - visualizzati 1 - 2
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katia 73
27 Luglio, 2010
Ultimo aggiornamento:
27 Luglio, 2010
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Penso anche io che il finale non sia un gran chè, ma questa è stata per me l'unica cosa un pò deludente di un libro che ho trovato bello e commovente. Non credo che l'argomento Lebensborn( che è sicuramente un capitolo molto scuro della nostra storia) richiedesse uno stile più asciutto e, soprattutto non credo che l'autrice scrivendo un romanzo che ruota intorno a questi eventi abbia svalutato la gravità di quello che è accaduto, perchè appunto questo è un romanzo. Io ho letto molte testimonianze vere sull'olocausto (sono stato un numero, ho sognato la cioccolata per anni, Soderkommando e altri) e certo sono libri non stucchevoli ma li trovi in un altro scaffale della libreria, sicuramente non nei romanzi. In un libro così invece un pò di sentimentalismo non ha certo guastato.
In risposta ad un precedente commento
Giulian
27 Luglio, 2010
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Rispetto il tuo punto di vista, ma rimango della mia opinione. Può darsi che quello che abbiamo definito "sentimentalismo" sia più apprezzato da scrittrici e lettrici e meno da scrittori e lettori? Non voglio generalizzare, naturalmente.
Grazie per aver letto la mia recensione.
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