Dettagli Recensione
Lettura stucchevole e deludente
Sono un ammiratore di Torey Hayden, ma solo dei suoi libri “classici”, quelli che raccontano le sue esperienze di psicopatologa infantile (ad es. “Una bambina”, “Figli di nessuno”, “Una di loro”... che ritengo appassionanti ed istruttivi e che consiglio vivamente). Penso che quando si cimenta con il “romanzo” vero e proprio i risultati siano piuttosto deludenti. Penso che molte parti siano prolisse e retoriche. L’argomento scelto (la pazzia di una donna che non è riuscita a superare la tragedia vissuta in epoca nazista, quando fu inserita nel programma Lebensborn per la proliferazione della razza ariana) richiedeva a mio parere uno stile più asciutto ed essenziale, senza troppi sbrodolamenti sentimentalistici che finiscono con lo svalutare la gravità degli eventi. In particolare la parte finale (la figlia che ritorna in un luogo dove la madre ha vissuto per qualche tempo) non sembra molto legato al resto della narrazione: sembra quasi un racconto separato che sia stato inserito a forza nel libro. La conclusione del libro, inoltre, non è a mio parere molto significativa. Cara Torey, torna ai tuoi bellissimi racconti di esperienza vissuta. Consiglio la lettura di questi ultimi, non de “La foresta dei girasoli”.
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Grazie per aver letto la mia recensione.
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