Cronaca di una morte annunciata Cronaca di una morte annunciata

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WottaCambija Opinione inserita da WottaCambija    28 Gennaio, 2019
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Cronaca non per tutti

Il mio logicamente è un giudizio soggettivo, mi guardo bene prima di dire che un libro di Marquez non è un buon libro. Personalmente a me non è piaciuto, ma consiglio a tutti di leggerlo, perché è sicuramente particolare. Credo che necessiti di una determinata sensibilità per essere "gustato". Sensibilità che attualmente non ho. "Memoria delle mie puttane tristi" mi aveva illuminato, splendido nel suo lento e devastante raccontare i processi interiori di un uomo. Questo libro invece mi ha lasciato un vuoto dalla prima all'ultima pagina. Una continua descrizione di eventi. Una cronaca appunto. Cronaca che non mi ha ispirato e stimolato. Voglio però credere che il fatto di non averlo apprezzato dipenda da alcune mie lacune. Quindi non solo mi sento di dire che è comunque un libro da leggere, ma vorrei anche rileggerlo tra qualche anno. Chissà che in me non si sia creata una certa sensibilità per gustare questo libro.

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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    08 Settembre, 2018
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Cronaca di una morte risaputa ma non... annunciata

Avevo cominciato la lettura di questo libro piuttosto carico di aspettative. Non me ne voglia chi ha amato il libro, ma devo dire che non mi ha colpito quanto credevo, e ho apprezzato molto di più l'unica altra lettura che ho fatto dell'autore, ovvero "L'amore ai tempi del colera".
Il romanzo è molto breve ed è proprio quello che promette, la cronaca quasi giornalistica della morte di Santiago Nasar, a quanto pare basata su un fatto reale ma con l'aggiunta di un'ampia componente narrativa.
La trama è molto semplice, un bel giorno si consuma il matrimonio tra Angela Vicario e un forestiero molto ricco, Bayardo San Romàn, appena arrivato in questa cittadina colombiana. Peccato che nella prima notte di nozze, quest'ultimo scopra che la sua novella sposa non sia vergine. Ferito nell'orgoglio, Bayardo la riporta nella casa della madre, dove la giovane Angela confesserà che l'autore di questo disonore è il povero, inconsapevole, Santiago Nasar. Cosa possono fare i due fratelli gemelli della disonorata, Pedro e Pablo, se non rivendicare l'onore tramite l'assassinio del fornicatore? Omicidio che sbandiereranno ai quattro venti, che grideranno ad ogni orecchio che sia in grado di sentire (probabilmente sperando che qualcuno li fermi), ma che nessuno ha la forza d'animo di impedire.

Il primo sentimento che si è generato in me è quello dell'incredulità; chè se un delitto di tal sorta dovesse essersi compiuto davvero in questi termini, va oltre la più fervida immaginazione. Il lettore non può credere che stia succedendo davvero, che Santiago Nasar stia andando incontro alla propria morte e che tutto il paese lo sappia ma non alzi un dito né tantomeno lo avvisi dell'imminente pericolo.
Come precisa la quarta di copertina, la storia dell'omicidio del protagonista di questa storia è un'allegoria dell'assurdità della vita, e infatti tutto quello che accade è ai limiti dell'assurdo, la narrazione è avvolta in una sottile ironia che è in continuo contrasto con la tragicità degli eventi. Non si può fare a meno di provare compassione per il povero Santiago, stroncato nel fiore della giovinezza a causa di una giovane priva di coscienza e pudore. Nonostante il suo funesto destino, l'autore sembra quasi prendersi gioco del povero Santiago, anche quando è ridotto ormai a un cadavere. L'assurdità della vita... sarà...
Il messaggio che l'autore vuole trasmettere è chiaro, è chiara la sua allegoria; ma se devo essere sincero non mi ha colpito quanto credevo. Sicuramente apprezzabile da un lettore più sensibile a questo genere di narrazioni e temi.

"Era così perplesso sull'enigma che gli era toccato in sorte, che molte volte incorse in divagazioni liriche contrarie al rigore del suo mestiere. Soprattutto, non gli parve mai giustificato che la vita si servisse di tante casualità proibite alla letteratura, perché si compisse senza ostacoli una morte tanto annunciata."

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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    23 Settembre, 2017
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L'onore

Il romanzo narra una tragica vicenda accadauta realmente in Colombia circa trent'anni prima che il libro venisse scritto. Ci troviamo nei primi anni '50. E' singolare come proprio negli stessi anni, il drammaturgo Friedrich Dürrenmatt, abbia scritto "La visita della vecchia signora" ambientato in svizzera. Entrambi i romanzi affrontano il tema dell'onore e delle vendetta, ed in un modo o nell'altro anche la cittadina è coinvolta. Dovevano essere anni duri quelli.

"Cronaca Di Una Morte Annunciata" racconta come il bigottismo e il maschilismo si confondano con la morale. Purtroppo questi sentimenti non hanno abbandonato quegli anni e ancora oggi, se non ci si scandalizza più difronte a rapporti pre-matrimoniali, ci si lascia andare a facili pettegolezzi. D'altronde l'onore rappresenta la dignità personale che si riflette nella considerazione altrui. E fin quando la considerazione di terzi è al centro del nostro universo, potrebbe essere possibile guadagnare l'onore ma sicuramente si perde la libertà di scegliere la propria vità, anche facendo scelte sbagliate.

La trama è accattivante e mi piace lo stile diretto nelle conversazioni ma ho trovato inappropriato il tratto poliziesco nel raccontare gli episodi.

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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    05 Marzo, 2017
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Una sordida matassa

Una giovane sposa viene ripudiata dal marito la prima notte di nozze perché non illibata. Riportata a casa dei genitori, viene sottoposta ad un violento interrogatorio finché non tira fuori il nome del colpevole del misfatto: Santiago Nasar, giovane e ricco rampollo della più importante famiglia della comunità araba del villaggio. Non verrà mai chiarito se sia stato veramente lui a deflorare Angela, anzi, viene il forte dubbio che la ragazza abbia fatto il suo nome soltanto per proteggere il vero responsabile. Tuttavia non c'è tempo per appurare la veridicità dell'accusa, perché la macchina della vendetta si mette subito in moto in maniera implacabile e tocca ai fratelli della giovane disonorata andare a punire il delinquente lavando con il sangue l'onta che si è abbattuta sulla famiglia. Eppure nessuno nel villaggio avrebbe mai pensato che Pedro e Pablo Vicario fossero capaci di uccidere un uomo, nemmeno loro stessi. I giovani macellai fanno il possibile per essere fermati in tempo prima di commettere l'atroce delitto, facendosi vedere in giro con i loro inquietanti coltelli e annunciando a tutti quelli che incontrano, compreso l'alcalde, le loro intenzioni criminali. Nessuno però riesce (o, più probabilmente, vuole riuscire) ad evitare la tragedia e, seppur riluttanti, gli assassini sono praticamente costretti a compiere l'ignobile dovere dettato da barbare convenzioni sociali. Ad anni di distanza dall'accaduto, un anonimo amico della vittima indaga sulle cause e sulle conseguenze del fattaccio, facendo luce su impensabili retroscena, fatali malintesi e ineluttabili casualità. Il risultato è un resoconto preciso e dettagliato degli avvenimenti che si propone di essere una pura e semplice cronaca ma che la magnifica penna di Marquez trasforma in un racconto armonioso e vivace. Curiosità, interesse e suspense sono garantiti nonostante si conosca con largo anticipo la conclusione, annunciata dallo stesso titolo, mentre affascinano la prosa e le atmosfere quasi oniriche che rendono tanto speciali le opere del compianto maestro. Tra festeggiamenti colossali, lussuriosi baccanali e il clima caldo e gioioso dei Caraibi, si dipana la sordida matassa in cui si intrecciano retrogradi concetti d'onore, ipocriti pregiudizi e becere tradizioni popolari, in una società incivile e sessista che l'autore mette alla berlina con il suo immenso talento e la sua intelligente e pungente ironia.

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Belmi Opinione inserita da Belmi    02 Agosto, 2016
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Non ci fu mai una morte più annunciata

“Lei indugiò appena il tempo necessario per pronunciare il nome. Lo cercò nelle tenebre, lo trovò a prima vista tra i tanti e tanti nomi confondibili di questo mondo e dell’altro, e lo lasciò inchiodato alla parete con la sua freccia precisa, come una farfalla senza più scampo la cui sentenza era scritta da sempre.
“Santiago Nasar” disse”.

Márquez ci porta in quel “villaggio bruciato dal sale dei Caraibi” per farci vivere la cronaca di una morte annunciata, scritta moltissimi anni dopo. Un fatto già compiuto, una storia ormai svanita di cui ormai solo il sapore agro può essere rimasto…e quando pensi che quello che leggerai non potrà sorprenderti, puoi dormire sogni tranquilli perché la magia di Márquez colpisce ancora.

Basata su un fatto reale, la cronaca va a indagare su quelle incongruenze, su quei dubbi e interrogativi su cui ancora non è stato fatto luce. “Non ci fu mai una morte più annunciata di quella” eppure…

Márquez con le sue novanta pagine “mette a nudo” le vite degli abitanti di quel paesino dei Caraibi, ci racconta quel mondo, ci svela le sue contraddizioni, le tradizioni e l’importanza dell’onore. I ruoli (e le dinamiche) all’interno del villaggio sono ben dettagliati.

“A differenza delle ragazze dell’epoca, che avevano trascurato il culto della morte, le quattro sorelle Vicario erano maestre nella scienza antica di vegliare gli infermi, confortare i moribondi e avvolgere i morti nel sudario. L’unica cosa che mia madre rimproverava loro era l’abitudine di pettinarsi prima di andare a letto. “Ragazze” diceva loro, “non pettinatevi di notte perché s’attardano i naviganti”.

Con uno stile unico, mai banale e sempre coinvolgente, verrete conquistati da questa cronaca. Non posso far altro che consigliarlo, non ne rimarrete delusi, io ne sono rimasta affascinata.

Buona lettura!!

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maria68 Opinione inserita da maria68    21 Settembre, 2014
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lui sa perché. ..

Non t'immagini quanto è difficile uccidere un uomo!
Investita dalla vergogna, si respira un'aria stantio in casa Vicario, l'onore di tutta la famiglia è stato compromesso. La decisione è inappellabile: Santiago Nasar deve morire. Ineluttabile è la sua colpevolezza, egli ha infangato la rispettabilità di Angela, rendendola orfana di quei simboli di purezza che contraddistinguono una ragazza perbene da una poco di buono.
Il matrimonio è naufragato a poche ore dalla celebrazione, tutto ciò non è tollerabile! l'unico rimedio possibile è il delitto d'onore e poco importa se il colpevole appartiene a una famiglia benestante...  
Sono trascorsi 27 anni da quel tragico lunedì e la ferita generata da quel funesto episodio stenta a cicatrizzarsi, ma un ultimo tentativo va ancora fatto... un amico di Santiago avrà il compito di collocare le ultime tessere di un mosaico incompleto. Attraverso la raccolta delle innumerevoli testimonianze "anziosa di esibire la propria importanza nel dramma" e la lettura delle carte processuali, cercherà di ricostruire le ultime ore precedenti al delitto, perchè è arrivato il momento di capire.
Ore costellate da equivoci, tanta confusione e dall'eccessiva faciloneria di chi avrebbe "potuto far qualcosa per impedire il delitto e tuttavia non lo fecero...con il pretesto che le questioni d'onore sono recinti sacri ai quali hanno accesso soltanto i padroni del dramma" non riusciranno a sovvertire un destino che ha voluto giocare con la vita dei protagonisti...dove carnefici e vittima sono stati risucchiati nel vortice di un sistema culturale retrogrado.

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Ginseng666 Opinione inserita da Ginseng666    31 Agosto, 2013
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Uccidere per salvare l'onore...

Una volta per i delitti di onore, c'era lo sconto di pena.
Nei tempi passati in un passato non così lontano, le ragazze del sud, il nostro profondo e misterioso sud dovevano portare la verginità come un elemento principale della dote.
La mattina seguente la prima notte di nozze il lenzuolo del letto veniva esposto alla finestra come segno tangibile delle purezza della sposa: se non era macchiato del sangue virginale, erano guai seri.
La ragazza poteva essere ripudiata e in alcuni casi anche uccisa.
L'uomo non sopportava l'onta di aver accolto nella sua casa una ragazza già "usurata".
In questo libro si riporta un caso che reca il sapore acido di una vicenda di questo tipo, anche se si svolge nei Caraibi.
Angela convola a nozze e si compiono grandi festeggiamenti.
Ma la ragazza, svanita e distratta non risulta essere "pura", perciò lo sposo, la ripudia, rimandandola alla famiglia di origine.
I fratelli la picchiano strappandole con la violenza la confessione di chi è colpevole di averla deflorata e quindi reo di morte.
Quando sanno chi è stato corrono a fare giustizia.
Il colpevole è Santiago: la sua morte verrà annunciata anche da un oracolo, ma nessuno è in grado di proteggerlo dal suo tragico destino, neanche la madre...che appare complice della fatalità che lo sovrasta, in quanto lo chiude fuori di casa.
Santiago morirà, vittima di un incivile costume che a quell'epoca...riteneva le donne come prede incontaminate della volluttà ingiusta dei maschi.
Il potere maschilista, ingiusto e perverso ha preteso per secoli la verginità femminile come un olocausto, mentre l'uomo scorazzava, impunito principe, nei bordelli silenziosi delle prostitute...
Consigliato.
Saluti.
Ginseng666

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paola melegari Opinione inserita da paola melegari    31 Agosto, 2013
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cronaca nera, con sfumature variopinte.

Il racconto vorrebbe essere una cronaca , in quanto Marquez, era stato mandato come giornalista a seguire il processo per l’omicidio di Santiago Nasar. Cruentemente ucciso sull’uscio di casa .
Mandanti ed esecutori, i gemelli, Vicario; fratelli di Angela Vicario, della quale riscattavano l’onore.
Storia incredibile, nella quale i gemelli, praticamente diffondono l’intenzione di uccidere santiago,
il mattino seguente la festa di nozze della sorella, rispedita al mittente in quanto impura.
L’amore del suo sposo, che per farla felice è disposto a tutto, si spegne così, al loro primo incontro matrimoniale, di coppia.
L’onore della bella angela, infangato.
Lei disonorata, per sempre.
Dopo botte , schiaffi pugni , ha il viso tumefatto e irriconoscibile, angela confessa:
è stato Santiago Nasar a deflorarla.

Non si sa in quale momento, in quale angolo, Angela ha sempre condotto una vita esemplare.
Non si appurerà mai la verità.
I fratelli devono uccidere il colpevole, devono lavare l’onta.
Così con ancora addosso l’abito da cerimonia, affilano i coltelli , sono macellaiai di professione,
scelgono l’arma che più si addice loro.



Tutti sanno, ad esclusione del diretto interessato!
Della serie , quando devi morire, devi e basta!
Perfino la madre lo chiude fuori casa, credendolo invece al sicuro, permettendo così il suo omicidio.
Il racconto, a mio parere , come dicevo all’inizio,vorrebbe essere una cronaca, ma come può la fantasia superbamente feconda , magica, di Gabo, partorire una cronaca?
Ne nasce così un girovagare di personaggi per le vie del paese, come se da un momento all’altro santiago dovesse conoscere il pericolo che lo aspetta dietro l’angolo. Nessuno si prende la briga di metterlo in allarme , tutti sanno. Santiago Nasar, ignora, tranquillamente, se ne va in giro.
Col panorama caraibico tipico di Marquez, fra curiosi, festeggiamenti, vescovi che mangiano solo creste di gallo, amanti sapienti, metri di intestini che se ne vanno a spasso per le vie e molto altro; come annoiarsi?
Non il migliore, ma certo spettacoloso Marquez.
Come faremo , quando, esaurite le sue opere, lette e rilette.
Poveri qmarquezziani, che sono molti a quanto vedo,come ci consoleremo?
alla prossima
paola

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Opinione inserita da Roberto    18 Luglio, 2013

Che cosa è ?

Ho da poco terminato di leggere questo "scritto" che non riesco a definire diversamente.
Fin dal primo momento non è riuscito a suscitare in me nè curiosità, ne emozioni, nè alcuna impressione positiva.
Non è un romanzo in quanto non lascia niente alla fantasia, nè dello scrittore, nè del lettore.
Non è un giallo in quanto, come dice lo stesso titolo, sin dall' inizio sono noti vittima, assassini e presunto movente, espressione, sopratutto quest' ultimo, di una società retrograda e conservatrice di tradizioni, costumi e preconcetti che dovrebbero invece essere estirpati.
L' unica sensazione che riesce a procurare è solo quella di un profondo disagio nel seguire le storie scollegate e parallele di un contesto quasi medievale che il lettore fatica a collocare temporalmente e geograficamente.
C' è un piacere perverso, da parte dell' autore, a disorientare, sconcertare e disgustare il lettore, piacere che culmina nella descrizione dell' evento, breve, intenso, violento, e disgustoso attorno al quale, a fatica e forzatamente dilungandosi, viene costruita quella che l' autore chiama "cronaca".
In breve questo scritto non ha suscitato in me curiosità, emozioni, apprensioni o interesse e mi sono dovuto far forza per terminarne la lettura che termina in modo repentino ed è sintomo di assenza di ulteriori forzature descrittive a disposizione dell' autore.
Ringrazio chi me lo ha consigliato per la perdita di tempo.
Da parte mia non solo non lo consiglio, ma lo sconsiglio con tutte le mie forze perchè è una lettura che non dà al lettore nessun arricchimento nè di conoscenza nè di sensazioni.

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    29 Marzo, 2013
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UNA MORTE INELUTTABILE

Cronaca di una morte annunciata: questo titolo racchiude tutto il senso di questa storia, vista con gli occhi del grande Gabò. E quindi abbiamo : Marquez che s’inventa investigatore e cronista, poi abbiamo la morte che ovviamente è un omicidio il tutto collegato dalla cronaca dettaglia dei fatti che conducono al ineluttabile epilogo, e in ultimo il grido d’aiuto ripetuto, che annuncia la morte di Santiago, lanciato dai suoi stessi assassini, che si aggirano famelici di vendetta e impauriti, da ciò che il destino li porterà a compiere, in cerca di qualcuno che li possa fermare.
Santiago è la vittima sacrificale dei luoghi comuni e del indifferenza dell’essere umano; il tutto visto con gli occhi degli amici dei nemici e dei conoscenti o semplici spettatori della vicenda. Geniale! Un giallo senza assassino: perché se è vero che in questa vicenda tutti sono colpevoli, allora nessuno è colpevole.
Lo stile rimane inconfondibile: irriverente, astratto, improbabile, ma sicuramente unico, magico e ammaliante. Splendida è l’imprevista citazione su Aureliano Buendia: che pone in questo modo “Cronaca di una morte annunciata” nello stesso universo letterario in cui si sviluppa “Cent’anni di solitudine”, o viceversa.
[… ] Ma l'asso vincente era il padre: il generale Petronio San Román, eroe delle guerre civili del secolo scorso, e una delle maggiori glorie del regime conservatore per aver messo in fuga il colonnello Aureliano Buendía durante la disfatta di Tucurinca.[…]
Per quanto sia uno dei romanzi più brevi del Maestro è a mio parere il più complesso e il meglio articolato, nonostante un numero enorme di testimoni, quindi di prospettive, riesce a non essere mai in contraddizione, rendendo gradevole e affascinante ognuno dei personaggi che come sempre non sono “eroi” e quindi migliori del lettore, ma anzi, sono sempre difettosi, oltre le righe, spesso improbabili, ma talmente gradevoli da divenire indimenticabili.
In realtà ho visto anche un'altra chiave di lettura, che potrebbe essere intesa come l’inevitabile destino a cui noi tutti dobbiamo rendere conto. Un interpretazione più fatalista. Ma non credo nel destino e preferisco pensare che il caos governi l’universo, e che l’uomo cerchi di spiegare le coincidenze per farsene una ragione. In tutti i casi un grande romanzo dove creatività e realismo scivolano sulle pagine in piena armonia.


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*Monica* Opinione inserita da *Monica*    11 Febbraio, 2013
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CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA

Come dice il titolo, questo libro racconta la cronaca del giorno in cui Santiago Nasar viene ucciso. Un resoconto a più voci nel quale ognuno racconta la storia dal suo punto di vista e ricomponendo i vari pezzi si ottiene una ricostruzione accurata delle ultime ore di vita del giovane. Tutti sapevano che quel giorno Santiago Nasar sarebbe stato ucciso per mano dei fratelli Pedro e Pablo Vicario, ma alcuni non fanno niente per evitarlo, altri vengono fermati da contrattempi e gli stessi fratelli Vicario fanno di tutto perchè qualcuno impedisca loro di ucciderlo. Ma il destino decide per loro e il delitto si compie.

La storia mi è piaciuta, anche se gli ultimi passi in cui viene descritta la morte di Santiago li ho trovati un pò troppo cruenti. Un racconto interessante che dimostra come a volte la vita possa essere paradossale e come la casualità possa influenzare la vita dell'uomo.

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silvia71 Opinione inserita da silvia71    09 Agosto, 2012
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Il destino di Santiago

Cosa succede quando la penna di Marquez prende in prestito una storia di cronaca nera e la racconta al suo pubblico ?
Ne nasce un romanzo tremendamente intenso, dove i colori, i profumi ed i sapori del Caribe abbracciano un microcosmo reale e magico al tempo stesso, teatro di una vicenda tragica e dolorosa, in cui le tinte fosche sfumano man mano nei colori sfaccettati e cangianti dell'allegoria.

L'omicidio di un uomo innocente viene premeditato con lucidità e senza veli; in paese sembrano saperlo tutti, tranne il diretto interessato. Nessuno alza un dito, nessuno dice una parola, nessuno si oppone; siamo al cospetto di un cieco destino o ad un episodio di follia collettiva?
Comprendiamo presto che l'intento di Marquez è quello di astrarre dal puro caso di cronaca per raccontarci la sua visione del mondo e della vita.
La vita è passione, onore, orgoglio, felicità, vigore, ma anche dolore, incomprensione, fatica, morte.
Il confine tra il bene e il male, tra giustizia e ingiustizia è sottile e talora sottratto alla volontà dell'uomo; anzi spesso l'uomo rischia di trovarsi in balia della sorte, cadendo vittima inerme di un fato avverso.
Parole taciute, azioni non compiute, luoghi sbagliati possono determinare il destino di un uomo.

Un romanzo straordinario, in cui l'autore coniuga la brevità del racconto ad una carica narrativa irresistibile; la storia si intreccia e si complica sfociando in un vortice di punti di vista, di opinioni discordanti, di testimonianze che tengono il lettore sulle spine fino alla chiusura.
Il lettore è interdetto e allibito di fronte a questo spaccato di umanità, che Marquez dipinge magistralmente, mescolando la serietà all'ironia, la disperazione alla serenità come solo lui riesce a fare.
Ancora un racconto dominato dai contrasti: l'amenità dei luoghi con il loro scorrere lento della vita, diviene teatro di un gesto turpe e sconsiderato, dettato da una furia cieca.
Il contrasto più stridente sembra nascere dall'epilogo: quando oramai il pubblico pensa di aver compreso la causa di questa morte, l'autore riesce a far vacillare ogni certezza.
Quale mano ha ucciso veramente Santiago?
La vendetta, l'omertà, l'ignoranza? O semplicemente il fato?

E' insito nella natura umana cercare dei punti fermi e delle risposte, ma non è sempre dato trovarne.

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    02 Luglio, 2012
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Questione d'onore

Questo piccolo libro, nell'architettura della storia, è pieno di elementi di immaginazione ed umorismo. E' basato sui temi della fatalità, perchè racconta di tante coincidenze funeste e dell'onore, perchè è una questione d'onore il movente di questa morte annunciata che viene descritta. E' bello, mentre la si legge, riflettere sulla volontà del destino; è bello pensare ai legami che esistono fra i diversi personaggi. particolare, nell'ultima parte, è la descrizione dettagliata, proprio sottoforma di cronaca, del delitto. E c'è molto sapore di Sud, di Sicilia in queste pagine e nell'aria che si respira da esse.

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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    12 Gennaio, 2012
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Datemi un pregiudizio e solleverò il mondo.

Devo fare una premessa: Marquez è un autore che di solito non mi è molto congeniale. Negli anni passati ho avuto l'occasione di leggere i suoi due libri più famosi e più osannati dalla critica, ovvero "Cent'anni di solitudine" e "L'amore ai tempi del colera", e, nonostante riconosca che è uno scrittore di talento con uno stile molto efficace e particolare, a me quei due libri non erano piaciuti molto, li avevo liquidati con una sufficienza stiracchiata e li avevo dimenticati in fretta.
Le storie narrate mi prendevano solo all'inizio e poi, forse per le troppe descrizioni e le troppe divagazioni che l'autore è solito a fare, la mia attenzione e il mio interesse andavano scemando, facendomi proseguire la lettura un po' per inerzia.
Ma in "Cronaca di una morte annunciata" secondo me Marquez riesce a dare il meglio di sé stesso! Trovo che il romanzo breve gli sia molto affine e senza troppe divagazioni è riuscito a tenermi incollata alle pagine fino alla fine. In realtà questo romanzo non dovrebbe elargire molta suspense dato che fin da subito il lettore sa cosa succederà al protagonista. Infatti la primissima riga del libro recita così: "Il giorno che l'avrebbero ucciso, Santiago Nasar si alzò alle 5,30 del mattino per andare ad aspettare il bastimento con cui arriva il vescovo." Quindi Santiago Nasar morirà, non è un mistero! Anche la trama sulla quarta di copertina lo spiffera candidamente.
Allora cos'ha questa storia di tanto interessante da ammaliare il lettore se in pratica si ha la certezza di come andrà a finire?
Marquez ci offre una precisa e interessante ricostruzione dei fatti, sia per quanto riguarda gli ultimi momenti di vita del protagonista, e sia, andando a ritroso nel tempo, per quanto riguarda la storia che si cela dietro a questa "morte annunciata".
Trovo davvero incredibile il fatto che l'autore sia riuscito a tessere intorno a questo avvenimento una storia così appassionante, ricca di incastri, equivoci, fatalità, e la sua abilità è ancora maggiore se viene considerato il fatto che non ha potuto giocare sull'elemento sorpresa. Con vivide descrizioni e una narrazione serrata "Cronaca di una morte annunciata" è un libro da leggere tutto d'un fiato. Nelle ultime pagine si percepisce una tensione talmente alta che (strano ma vero) sarà capace di farvi trattenere il respiro.
Anche se per i miei gusti è stato un po' troppo trucido e cruento, tanto che mi ha fatto venire il maldistomaco, lo considero un ottimo libro, ma mai e poi mai lo potrò definire piacevole.

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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    17 Dicembre, 2011
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ONORE E FATALITA'

Dicono di lui " la scrittura di Garcìa Màrquez e' sempre mitologica anche quando si chiama cronaca"
Ebbene sì, sottoscrivo pienamente premettendo di amare profondamente questo scrittore.
Capita spesso di sentirsi trasportati nello spazio e nel tempo da un libro, mentre siamo assorbiti nella sua lettua, leggere i suoi romanzi per me e' molto di piu'. E' teletrasporto allo stato puro.
E' qualcosa di prepotente la sua genialita' nella descrizione di questi luoghi e personaggi del Caribe.
La componente descrittiva di luoghi,oggetti, personaggi e' forte e meravigliosa e ha spesso piu' vigore della trama stessa.
"...era nata e cresciuta qui, e qui viveva, in una casa dalle porte spalancate con diverse stanze da affittare e un enorme patio dove si ballava sotto lumi fatti con zucche vuote comprate nei bazar cinesi di Paramaribo".
So che il modo di scrivere dell'autore non e' immediato, o meglio, necessita di attenzione perche e' facile perdere il filo, protagonisti e comparse sono molteplici e dai nomi piu' disparati : Plàcida Linero,Victoria Guzmàn,Divina Flor, Clotilde Armenta, Pedro Vicario,Bayardo San Romàn, Diionisio Iguaràn, Padre Amador, Angela Vicario, Prudencia Cortes....
Ma anche questo e' il bello di Màrquez e' una caratteristica onnipresente in ogni opera, i nomi dei suoi personaggi sono colore, sono calore, sono un carnevale di vita.

Veniamo a CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA.
Tra un ricordo dell'uno, la memoria dell'altro, gli scritti di un altro ancora si ricostruisce con goliardica cronaca di quel che successe il giorno dell'omicidio di Santiago Nasar.
Perche' il giorno della sua morte, tutti sapevano che i fratelli Vicario avevano affilato i coltelli per assassinarlo. Tutti . Eccetto Santiago. E lui morira'.
Sarebbe bastato poco , pochissimo perche' i gemelli Vicario evitassero il delitto : una parola di chiunque, un gesto qualunque, una coincidenza qualsiasi.
Ma la fatalita' tesse ragnatele, manovra tutti come burattini, ti mette a disposizione il mezzo per evitare l'omicidio ma te lo strappa di mano sorniona e irriverente un attimo prima : "la fatalita' ci rende invisibili ". Nessuno puo' spiegarsi perche' si compisse senza ostacoli una morte tanto annunciata.
Nessuno.
Questo romanzo e' anche amore, quelle storie d'amore tipiche di Marquez, un forte sentimento qui non corrisposto, che poi viene interrotto drasticamente, anni di pene e sofferenze che rasentano la follia e poi , quando la vecchiaia ormai bussa alla porta ingrigendo i capelli e somatizzando le crepe dell'anima, l'amore di gioventu' che ha strappato il cuore torna, per l'eternita'.
L'amore e il destino.
L'onore e l'assassinio.
Splendido romanzo , un Caribe inverosimile e giunonico in cui immergersi senza mezze misure basta lasciare fuori tutto il resto, e farsi trasportare .
Sento il caldo , un caldo umidiccio che sale dalle gambe, gonfia le caviglie, i vestiti di lino bianco mi si appiccicano addosso.
Siedo su un sedia a dondolo, all'ombra del patio, il fiume al di la' della strada e quella foschia che si alza grigia e malinconica, i bananeti all'orizzonte verdi e rigogliosi.
Zuppa di creste di gallo per pranzo poi sonnecchio su un'amaca, aspettando il bastimento del vescovo che mi dara' la benedizione.
I canarini cantano incessantemente nelle gabbie appese ,nel salone.
Arriva un profumo dalla cucina, e' l'aroma del caffe' di cuccuma con rum di canna, contro i vaneggiamenti del caldo...
Santiago Nasar, morira'.

Buona lettura.

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Per chi si avvicina per la prima volta all'autore, credo sia un buon inizio.
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Manem Opinione inserita da Manem    07 Settembre, 2011
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Disamina di un evento

Un libro di 126 p. Tutto ruota attorno ad un evento: la morte annunciata di un uomo. Come è possibile essere uccisi quando tutti lo sanno? L'autore ricostruisce la storia mediante le testimonianze delle persone. Lo stile è inusuale perché l'autore, anche con molta crudeltà e freddezza, racconta l'episodio a frammenti. Il puzzle si compone poco a poco e non seguendo un iter cronologico, anzi si diverte ad andare avanti e indietro, come quando un giudice si trova a leggere le diverse testimonianze di chi sa e ognuno ha visto qualcosa in momenti e luoghi diversi. Bravo l'autore perché comunque pur utilizzando questo stile, non ha appesantito la storia, di per sé semplice e breve.
L'autore si è limitato a raccontare il fatto sulla base delle precisazioni dei testimoni, senza ulteriori valutazioni o descrizioni. Sembra quasi di leggere un articolo di giornale, un po' più lungo però. In questo senso il titolo calza a pennello.

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