Colazione da Tiffany
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Audrey e New York.....tutto tremendamente perfetto
Sono follemente innamorato della Hepburm, che con la Jolie rappresentano il mio ideale supremo di bellezza.
Va da se che mi sono mangiato le pellicole di queste due Divine e non possono mancare le loro foto in casa.
Quando leggo questo piccolo gioiello di libro, non posso che avere davanti agli occhi il volto di Audrey che incarna alla perfezione un ideale di donna bellissima e di una classe senza fine.
E' come la pellicola, un testo sbarazzino ma anche per certi versi molto triste.
Pagine mirabili e poetiche dove un aitante ragazzo ha la fortuna di trovarsi proiettato per un certo tempo, nel mondo fantastico e senza problemi apparenti di una ragazza che sembra uscita da qualche set cinematografico.
Scorrendo le pagine, si entra in contatto con una moltitudine di personaggi, che sono attratti irresistibilmente da questa ragazza che ha uno spirito magnetico e porta positività e leggerezza nella vita di chi incontra.
Naturalmente non poteva che fare da sfondo a questa storia il fascino senza eguali della Grande Mela e della sua Quinta strada, piena di luci e negozi alla moda, dove ancora oggi, come ai tempi della meravigliosa Hepburn, spicca il negozio di Tiffany.
Come potevo io devoto della Hepburn non fare un salto alle vetrine di questo negozio, con il libro in tasca. Guardare la vetrina con i preziosi e immaginare la scena iniziale del film, che è poi la madre di ogni scena cinematrografica. Riprodotta ovunque nel mondo.
Sono le 6 del mattino, è l'alba e una donna scende da un taxi. La strada è deserta, si scorge in lontananza i primi raggi di sole, di un colore rosa, che sfuma nell'azzurro. La donna con grandi occhiali neri, si ferma davanti alle vetrine della gioielleria e per alcuni lunghi secondi rimane in contemplazione dei gioielli che riflettono la luce.
Si sogna, come un miraggio sono queste pagine scritte del buon Capote, perchè come diceva Holly:"Mi sono accorta che per sentirmi meglio mi basta prendere un taxi e farmi portare da Tiffany. E' una cosa che mi calma subito, quel silenzio e quell'aria superba: non ci può capitare niente di brutto là dentro"
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Una Holly Golightly che non ti aspetti
Abitualmente io non leggo i romanzi dai quali sono state tratte pellicole cinematografiche che ho visto e apprezzato. Mi è capitato più volte, al contrario, di vedere film tratti da libri che mi erano piaciuti e, quasi immancabilmente, sono rimasto deluso nel momento stesso in cui notavo derive (per me inaccettabili) della vicenda sul grande schermo rispetto al filo narrativo voluto dall'autore letterario e dal “film” che mi ero girato nella mia testa.
Allora perché arrischiarsi a leggere “Colazione da Tiffany” dopo che il capolavoro di Blake Edwards è uno dei film che più ho amato? Dopo che la Holly interpretata da Audrey Hepburn è stata la mia prima “cotta” cinematografica, al punto da aver, forse, condizionato, alcune mie decisioni successive? Dopo che di quella sceneggiatura quasi conosco ogni battuta a memoria?
Ci ha messo lo zampino il caso, nella specie rappresentato dalla fortuita scoperta di una edizione elettronica in lingua originale del romanzo di Truman Capote. A questo punto, poiché era un po’ di tempo che desideravo leggere qualcosa in inglese, lo stimolo di rinfrescare nella mia mente i dolci ricordi suscitati dal film e una sana curiosità di scoprire le differenze mi hanno convinto a fare il passo.
Esito? Nonostante le iniziali titubanze è stato decisamente soddisfacente.
Il tracciato scelto da Capote per il suo romanzo solo saltuariamente percorre i medesimi binari scelti da Edwards. Le “stazioni” principali ove incontrare Holly Golightly (quale cognome poteva essere più rappresentativo di “vai alla leggera”?) ci sono tutte: i suoi party, un po’ folli; i suoi flirt, accuratamente selezionati tra i milionari scapoli; le visite al mafioso Sally Tomato e i suoi messaggi “meteorologici”; il tenero interessamento di “Doc” Golightly, marito della ragazza; la morte del fratello Fred; lo scandalo giudiziario e, ovviamente, il Gatto e… Tiffany. Tuttavia il ritratto che Capote fa è decisamente più ardito. Come ebbe a precisare lui stesso voleva disegnare il personaggio di una specie di geisha americana, in un epoca in cui neppure il termine “escort” era stato inventato. Ne è uscita la rappresentazione di una giovane donna decisamente disinibita e frenetica, fin troppo per un’America dei primi anni ’40 (con la guerra in corso). Holly si accompagna con qualsiasi uomo sia disposto a lasciarle qualche banconota da dieci “per il bagno”. Parla senza inibizioni di sesso (sia eterosessuale che omosessuale) e, forse, lo pratica con la medesima assiduità. Rifugge da ogni forma di convenzione sociale. Beve senza limiti e, probabilmente, fa pure uso di droga (a domanda precisa dei giornalisti dichiarerà “Talvolta. Funziona meglio del brandy ed è pure più economica”). Tuttavia alla fine quella che ci appare ai nostri occhi non è una donna dissoluta e cacciatrice di patrimoni, ma una ragazzina fragile e indifesa, attanagliata da mille paure e insicurezze che cerca di scacciare (tra una visita a Tiffany e l’altra) conducendo quella sua vita convulsa continuamente all'inseguimento di qualcosa che neppure lei sa identificare con chiarezza.
Il risultato è un romanzo delizioso e sfacciatamente iconoclasta. Raccontato in prima persona da un giovane scrittore alle prime armi (lo stesso Capote?) in una lingua lieve e scorrevole è un tenero e amorevole collage di ricordi. Da essi emerge una protagonista di cui è impossibile non innamorarsi nonostante tutti i suoi difetti, i suoi salti di umore e le sue fragilità. E, di lei, infatti, tutti, alla fine si innamoreranno, pure il giovane scrittore, anche se le sue preferenze sessuali, con ogni probabilità, andrebbero altrove.
Tuttavia l’A. non ci concede il finale consolatorio auspicato (e inventato, in seguito, da Edwards per il cinema). Ci consegna una Holly in fuga verso ignoti lidi, lasciandoci preda dell’ansia per la sorte di quella sconclusionata, ma adorabile ragazzina.
Da fan sfegatato della storia debbo confessare che quell'epilogo non mi ha deluso particolarmente (nel mio subconscio continuo a sognarmi al posto di George Peppard e l’assenza di un concorrente letterario fa solo piacere). Da lettore obiettivo debbo invece riconoscere che era l’unico possibile: Holly non è più la timida Lula Mae sposatasi bambina a Tulip, in Texas, e per lei ogni sentimento troppo saldo è una gabbia da cui fuggire, perché in essa allignano le angosce più opprimenti e la vecchia sogghignante (la morte) si fa più minacciosa e vicina.
In conclusione il risultato del confronto romanzo/film è un onorevole pareggio: il film di Blake Edwards è un capolavoro della cinematografia mondiale, ma il romanzo di Capote è una deliziosa storia tutta da godere.
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Odore d'argento
“Non amare mai una creatura selvatica … non si può dare il proprio cuore a una creatura selvatica; più le si vuol bene più forte diventa. Finché diventa abbastanza forte da scappare nei boschi. O da volare su un albero. Poi su un albero più alto . Poi in cielo …”
Holly Golightly , indubbia protagonista di questo effervescente e fresco romanzo, è la grande assente dalla scena, è già volata per altri lidi quando il misconosciuto narratore di cui sappiamo solo che è uno scrittore in erba ce ne racconta la vicenda. Eppure lei è la forza motrice della narrazione e sapere dapprima chi sia, che cosa fa, quali sia stata la sua infanzia , rileggere insomma il suo vissuto newyorkese sulla scia di queste informazioni è ciò su cui fa leva Truman Capote. E lo fa con grazia pur restituendoci un personaggio assai discutibile sotto il punto di vista etico ma di una bellezza come solo le cose fuggevoli sanno donare. Holly è giovanissima ma navigata, in perenne transito e incapace di instaurare legami durevoli, spicca per savoir- faire ed è invischiata in losche e mafiose faccende. Sa sparire al momento giusto, dosa tempi e sentimenti. Quando crolla, perché il peso del suo vissuto è realmente eccessivo e oltremisura, lei sa come placcare il suo tormento interiore: “ Mi sono accorta che per sentirmi meglio mi basta prendere un taxi e farmi portare da Tiffany. È una cosa che mi calma subito, quel silenzio e quell’aria superba: non ci può capitare niente di brutto là dentro, non con quei signori vestiti così bene, con quel simpatico odore d’argento e di portafogli di coccodrillo.” È impossibile non rimanere incantati da questo personaggio femminile o meglio dalla capacità rappresentativa dell’autore che ha saputo tratteggiare un vissuto, un’indole, una possibilità. Lo consiglio vivamente.
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Le paturnie di Holly...
Un romanzo strano, apparentemente leggero, senza una vera trama, ma che cela un significato più profondo che ti lascia amareggiato.
Il personaggio di Holly ha veramente mille sfaccettature, come un diamante...: ragazza allegra, spensierata, frivola, ingenua e libertina allo stesso tempo, infantile ed anche un po' arrampicatrice, sicuramente portatrice sana di fascino...ma solo in apparenza, restando in superficie.
A guardare bene, Holly è una ragazza sola, triste, che soffre di attacchi di panico (le paturnie che solo andare da Tiffany poteva far passare), in pena per un fratello che ama moltissimo, in cerca di un suo posto nel mondo (...in transito...), con un passato difficile di cui non vuole parlare, ma che torna a galla...una donna che vuole dimostrare al mondo di sapersela cavare, di avercela fatta, ma che, in fondo in fondo, non ha mai realmente potuto scegliere...
Tutti s'innamorano di lei, dal barista al multimilionario, dal manager al politico brasiliano, anche il nostro narratore, presunto omosessuale...eppure Holly non ha amici.
Bella la scrittura di Capote, semplice, elegante e coinvolgente.
Potrà sembrare strano, ma non ho mai visto il film tratto da questo romanzo che, a quanto dicono i più, pare che sia molto diverso e anche più bello del libro.
Lo farò adesso. Vedremo.
"Non voglio dire che non mi interessi diventare ricca e celebre. Sono cose che ho in programma, e un giorno o l'altro cercherò di raggiungerle; ma, se dovesse succedere, il mio ego me lo voglio portare appresso. Voglio essere ancora io quando mi sveglierò una bella mattina e andrò a fare la prima colazione da Tiffany"
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Colazione da Tiffany
"Io no. Non mi abituo mai a niente, io. Chi si abitua a tutto tanto vale che muoia."
Un libro che è un inno ad una figura femminile: Holly Golightly che è alla continua ricerca di un posto nel mondo, una ragazza dolce, caparbia, cinica e sognatrice che è rimasta nei nostri cuori per sempre, perché interpretata nella versione cinematografica dalla indimenticabile Audrey Hepburn.
Un piccolo libro che ci parla di una figura eccentrica, che conduce una vita sregolata, tra mille eccessi, un'attrice mancata, che al campanello del suo appartamento ha messo il cartellino con su scritto "in transito", perché lei è una persona che difficilmente si stabilisce in un posto, Holly cerca un luogo "speciale" nel quale sentirsi "speciale", libera e completamente sé stessa, senza costrizioni ed obblighi.
"Non voglio dormire, Non voglio morire, Voglio soltanto viaggiare per i pascoli del cielo."
La vita è complicata e spesso si può soffrire di "paturnie", curabili solo andando nella meravigliosa gioielleria da Tiffany.
"La melanconia viene perché si diventa grassi, o perché piove da troppo tempo. Si è tristi, ecco tutto. Ma le paturnie sono orribili. Si ha paura, si suda maledettamente, ma non si sa di che cosa si ha paura. Si sa che sta per capitarci qualcosa di brutto, ma non si sa che cosa."
Holly possiede un gatto, al quale non ha dato neppure un nome, lei dice: "Ci siamo incontrati un giorno per caso vicino al fiume, non apparteniamo l'uno all'altra; e lui è indipendente, come me. Non voglio possedere niente finché non avrò trovato un posto dove io e le cose faremo un tutto unico. Non so ancora precisamente dove sarà. Ma so com'è", al termine del libro i lettori si augurano che lei abbia esaudito il suo sogno, la stravagante Holly che ci insegna a non perdere la speranza e i desideri, che rifugge da tutto e da tutti.
"E' stato questo lo sbaglio di Doc. Si portava sempre a casa qualche bestiola selvatica. Un falco con un'ala spezzata. E una volta un gatto selvatico adulto con una zampa rotta. Ma non si può dare il proprio cuore a una creatura selvatica; più le si vuol bene più forte diventa. Finché diventa abbastanza forte da scappare nei boschi. O da volare su un albero. Poi in cielo. E sarà questa la vostra fine, signor Bell, se vi concederete il lusso di amare una creatura selvatica. Finirete per guardare il cielo."
Con il suo stile scorrevole e diretto, Capote, ha costruito un personaggio, dalle mille sfaccettature, il racconto di una ragazza piena di desideri, affascinante e "leggera" che rimarrà per sempre nel cuore del lettore.
"L'amore dovrebbe essere libero."
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Impreparata!
Cresciuta con l’idea che il punto forte del film “Colazione da Tiffany” fosse l’eleganza di Audrey Hepburn, ho iniziato a leggere questo libro, ma mi sono subito resa conto di essere impreparata, quando “davanti” mi sono ritrovata la “Signorina Holiday Golightly in transito”.
Holiday, anzi Holly, è un personaggio davvero singolare, contradditorio, affascinate e difficile da classificare tanto da chiedersi “Ma c’è o ci fa?”.
Una donna che ha le “paturnie” che solo Tiffany può placare. Imprevedibile, con i suoi cambi d’umore, le sue “tolette” per mantenersi e il suo strano rapporto con gli uomini.
Ritorna bambina con Doc, malinconica e dolce quando parla di Fred, ingenua e genuina quando va a trovare Sally Tomato, svampita con il vicino di casa Paul e che a lei ricorda tanto il fratello Fred. Tutto questo è molto altro è Holly.
Per colmare la mia lacuna, ho visto anche il film, scoprendo che Truman Capote aveva altri piani e voleva una protagonista diversa. Devo dire che il film mi è piaciuto anche se vengono messi meno in risalto alcuni punti salienti del libro per puntare su altri. Primo fra tutti il rapporto di Holly con il vicino scrittore (il cui ruolo nel film viene stravolto), vengono saltati alcuni punti importanti (chi ha letto il libro e visto il film sa di cosa parlo) per arrivare al finale che è stato praticamente riscritto per le esigenze, sembra, del pubblico. Mah.
Comunque una lettura piacevole che consiglio.
Buona lettura!
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Rivedendo Audrey Hepburn
Holly è irrequieta, alla ricerca del suo posto nel mondo. Per questo la targa dell’appartamento, che provvisoriamente occupa a New York, recita: “Signorina Holiday Golightly, in transito.”
Come non ripensare a Audrey Hepburn, l’attrice che interpretò il ruolo in un film epurato da ogni carica trasgressiva che invece il romanzo contiene?
“Aveva le guance di un rosa acceso, la bocca grande, il naso all’insù. Un paio di occhiali neri le cancellava gli occhi.”
“Portava sempre gli occhiali neri, era sempre in perfetto ordine, c’era un innato buon gusto bella semplicità dei suoi abiti, nei grigi, negli azzurri…”
“Erano occhi molto grandi, un po’ azzurri, un po’ verdi, con piccoli punti bruni; variegati come i suoi capelli…”
Truman Capote avrebbe voluto che il personaggio fosse affidato a Marilyn Monroe. Forse la riteneva più adatta a interpretare le intemperanze di una donna che il coprotagonista, dopo un litigio, definisce “una volgare esibizionista, una perdigiorno, un’assoluta montatura”? E che per la benpensante vicina, Madame Spanella, è “moralmente riprovevole e un’animatrice di riunioni notturne che mettono in pericolo la sicurezza e l’equilibrio nervoso dei suoi vicini”.
Certo è che Holly, dietro a volubilità e fragilità, nasconde tante complessità e contraddizioni.
Ha frequentazioni equivoche, visita in prigione il gangster Sally Tomato e riferisce al suo avvocato se “c’è un uragano a Cuba” o se “nevica a Palermo”. Nel suo appartamento intrattiene uomini che “salvo la mancanza di giovinezza, … non avevano nulla in comune, sembravano estranei tra estranei”.
Ha frequenti sbalzi d’umore che vorrebbe affogare nella leggerezza e nella superficialità: “Ma non è per questo che vado pazza per Tiffany. Sapete quei giorni, quando vi prendono le paturnie?”
“Mi sono accorta che per sentirmi meglio mi basta prendere un taxi e farmi portare da Tiffany”
Ha rapporti labili: con la modella Mag Wildwood, con un primo fidanzato ricchissimo Rusty Trawler, con il politico brasiliano José, del quale rimane incinta.
Per contro il vicino di casa, scrittore in cerca di successo, allaccia con lei un rapporto occasionato da una strana abitudine: “…nei giorni seguenti cominciò a suonare il mio (campanello), qualche volta alle due del mattino, alle tre e alle quattro”. Un rapporto sbilanciato e al tempo stesso equilibrato tra due polarità differenti: “Ma, se la signorina Golightly continuava a ignorare la mia esistenza, con l’unica eccezione dell’uso del campanello, io, nel corso dell’estate diventai qualcosa di simile a un’autorità sulla sua.”
Una relazione familiare nella quale Holly in qualche modo si riconosce, quando affibbia al vicino il nome del fratello Fred. Quando lo definisce “pieno di desideri, non stupido. Ha una voglia tremenda di essere al di dentro delle cose e di guardare fuori; e chiunque sta col naso schiacciato contro un vetro rischia di passare per stupido.”
Insieme i due rubano (“Non ci togliemmo la maschera per tutta la strada fino a casa”), cavalcano, soffrono, si spalleggiano nella ricerca di una collocazione nel mondo. E maturano una convinzione: “Non può continuare così per sempre. A non sapere cos’è tuo finché non lo butti via”. Nel desiderio fondamentale di arrivare – come il gatto rosso di Holly – “in un posto che era il suo posto”.
Un romanzo tutto da gustare nelle sue oscillazioni, nelle vibrazioni che trasmette, così diverso dal film che è stato cucito sulla bellezza eterea e sulla personalità affascinante di un’attrice indimenticabile. Figura tanto centrale da suscitare nella produzione cinematografica una revisione, propiziata dal puritanesimo americano, dell’intera storia.
Libro da leggere sulle note della colonna sonora di Heny Mancini, film da vedere ripensando agli elementi eterodossi presenti nel romanzo. Un confronto inevitabile nel quale apprezzare l’uno e l’altro.
Bruno Elpis
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Signorina Holiday Goligthly, in transito
Vi presento Holly Golightly, una bellissima bambina o, come direbbe qualcuno che le vuole meno bene di me, una montatura, ma una montatura autentica. E' quello che dice, tra le righe, l'io narrante di questo breve romanzo, alter ego dello scrittore.
Ad ispirare Truman Capote fu Marylin Monroe - “bellissima bambina” - ed è questa la differenza sostanziale tra il libro e il film cult che ne è stato tratto.
Quel mix di innocenza e peccato, quell'intelligenza nascosta dietro la maschera da svampita, quella solitudine profonda appartenevano alla bionda star hollywoodiana e per apprezzare al meglio queste pagine è necessario dimenticarne la versione cinematografica. Sono pagine scritte in stato di grazia, raffinate, ironiche e mai volgari.
Holly è una prostituta d'alto bordo “in transito”, alla ricerca di un posto tutto suo dove stabilirsi: “Non so ancora precisamente dove sarà. Ma so com'è”.
Quello che non sa è che a volte la felicità può posarsi non vista sulla scala di sicurezza di un edificio newyorkese dell'East Side, mentre asciugandosi i capelli al sole e pizzicando le corde di una chitarra si racconta la propria vita ad un vicino di appartamento aspirante scrittore.
Lui, chiaramente omosessuale, diventa il suo unico vero amico, il suo Fred, fratello che invoca nei sogni: “Dove sei, Fred? Perché fa freddo. C'è neve nel vento”.
“Fred” conosce il suo vezzo infantile di grattarsi il naso quando le rivolge domande importune, le “tolette” con cui si guadagna da vivere, il gatto senza nome amato “senza impegno”, il suo cuore onesto: “Sii quello che vuoi ma non un vigliacco, un fanfarone, un ladro di emozioni, una sgualdrina”.
Il mondo fatuo di milionari ambigui, starlette ottuse e pigmalioni di mezza tacca viene descritto senza sbavature, tra battute argute e litri di alcol che non scaldano mai abbastanza.
Molto più corroborante, rimedio infallibile scaccia “paturnie”, è fare un salto da Tiffany: “Non ci può capitare niente di brutto là dentro, con quei cortesi signori vestiti così bene, con quel simpatico odore d'argento e di portafogli di coccodrillo”.
A fare da sfondo a questa improbabile amicizia c'è New York con le sue giornate autunnali deliziosamente tratteggiate, che fanno pensare al futuro parlando del passato ed hanno la struggente bellezza delle foglie che cadono.
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Sfida al perbenismo e al conformismo
Romanzo breve, frizzante e anticonformista con cui Truman Capote sfida il perbenismo e l’ ipocrisia borghesi. Con ritmo vivace e uno stile sobrio ma mai banale l’ autore racconta le vicende di Holly Golightly, giovane escort di umili origini e in condizioni economiche spesso precarie che vive infischiandosene delle convenzioni sociali e cercando di sfruttare il suo grande fascino e il forte ascendente sugli uomini per farsi largo nella vita. Una donna arrivista, intelligente e calcolatrice ma che segue comunque una moralità tutta sua e si fa guidare da un’ ingenua fiducia nel prossimo che la metterà nei guai. Guai da cui saprà uscire a modo suo e con una determinazione e un amore per la vita ancora intatti. Il romanzo si legge in poche ore non solo grazie alle pochissime pagine, ma anche per la piacevolezza che suscita e per la simpatia dei personaggi e che, dopo più di mezzo secolo, si dimostra ancora attuale nella descrizione dei vizi e del conformismo della società.
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Holly, ma chi sei?
Un pò una delusione. Una storia tanto famosa come quella di "Colazione da Tiffany" pensavo che mi avrebbe di certo arricchita di più. La lettura è stata breve ma non tanto perchè fosse piacevole, solo per via delle 128 pagine. Ho trovato lo stile di scrittura piuttosto anonimo, anche se abbastanza curato nella parte descrittiva. La vicenda nel complesso sembra inconclusa, il lettore un pò come il narratore (personaggio attivo della vicenda narrata), che è un individuo solo di passaggio nella vita della protagonista Holly, non saprà mai le sorti di essa. Holly è una giovane donna che non si può mai dire di conoscere veramente, capace di sorprenderti o deluderti per la sua immaturità in ogni momento e animata da sentimenti a volte infantili, a volte profondi. Sembra che viva in un mondo tutto suo in cui pensa di avere la possibilità di dirigere i "giochi" come più le piace, non avendo invece la consapevolezza di vivere nella realtà. Una figura senza dubbio poetica e affascinante, che resta l'unico punto forte del romanzo.
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- sì
- no
E dai Holly!
Pomeriggio invernale.Piove e fuori tira un forte vento.
Sei in un perfetto stato di pigrizia sotto al piumone e sul comodino hai un pacco di biscotti al cioccolato.
Ok è l’ora di un romanzo!
Guardi i titoli a disposizione e scegli “Colazione da Tiffany”.
Sei uno dei pochi esseri umani che non ha visto il film ma le persone ne parlano con occhi adoranti per cui sei abbastanza certa di aver fatto la scelta giusta.
Beh…mai essere cosi sicuri….
Inizio a sfogliare le pagine e quasi immediatamente mi ritrovo a detestare la giovane protagonista.
(Una donna che si rivolge a un corteggiatore dicendo:«Accendimi una sigaretta,tesoro.»non può in alcun modo incontrare la mia simpatia.)
Holly vive a New york in un piccolo appartamentino in affitto. Non è ricca ma diventarlo è la sua ambizione.Si sente in pace solo quando è nel mitico Tiffany,dove peraltro nulla può permettersi se non dei biglietti da visita.E su questi ultimi fa stampare la frase:“Holly Golightly in transito”.E davvero si sente di passaggio:cerca un marito,cerca una casa,cerca un luogo.
Sfiora la vita della gente ma non è destinata a restarci.
E'la classica gatta morta(non è un termine che amo ma rende l'idea).Affascina uomini per farsi pagare cene e drink lasciandoli poi delusi fuori la porta di casa.
E’logorroica,sfacciata e superficiale.E’una portatrice di fascino. E’incredibilmente sola pur se accompagnata da schiere di corteggiatori.Tra questi il suo vicino di casa aspirante scrittore e narratore del racconto,il suo manager(che sproloquia insopportabilmente)e un giovane orfano ovviamente milionario.
Man mano che la storia procede la si ritrova con un ex marito che la ama e la cerca,l’uomo giusto che non può fare a meno di lasciarla,il fratello che muore in guerra,un figlio perso e un soggiorno in carcere.
La sua infelicità diventa palese come i suoi attacchi di depressione,le sue paure,i suoi disturbi.Inizi a leggere che dietro di lei c’è un dolore.Questo dovrebbe giustificarla ai tuoi occhi.
Ma non puoi.Non riesci perdonarla e comprenderla,non riesci a empatizzare con lei perché continua a sbagliare,continua a non crescere,continua ad ambire al matrimonio con il riccastro di turno.Holly getta tutto all’aria e ti fa innervosire!
Mi dispiace Capote,faccio mea culpa,so che in giro si dice che il tuo sia un capolavoro ma a me non è piaciuto.
P.S.:Posso sembrare contradditoria ma ne suggerisco comunque la lettura.Se tanti lo amano non mi arrogo il diritto di aver ragione.
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Un gioiellino della letteratura americana
Un piccolo gioiello.
Un racconto breve che sazia ogni tipo di appetito.
La caratterizzazione di Holly è qualcosa di superbo. Questa donna-bambina o si ama o si odia. E io l'ho amata.
Forse questo è uno dei rari casi in cui una trasposizione cinematografica si discosti in parte dal libro ma sia comunque stupenda. Il libro è più bello, però. Ha quel fascino particolare, quel sapore di non detto ma capito.
Capote ha senza dubbio colto nel segno!
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colazione veloce....
Ho visto il film con Audrey Hepburn, ma ammetto di ricordarlo poco. Rammento però lo stato d’animo che mi ha lasciato: lo stesso del libro, la sensazione che si voglia far piacere una ragazza svampita e mai cresciuta.
Holly Golightly è un’attrice mancata, che riesce ad incantare tutti gli uomini che incontra.
Più che la storia in sé, mi ha colpito la caratterizzazione dei personaggi: l’autore è riuscito a mettere in relazione un ergastolano a Sing Sing, un agente hollywoodiano, uno scrittore alle prime armi (che è anche il narratore in prima persona), un barista rude ma dall’animo tenero e una galassia di altri personaggi, dando loro uno spessore tale da renderli vivi, usando come “fulcro” la chiassosa Holly.
Personalmente la trovo antipatica, una “svampita a tutti i costi”, che affronta tutto con davvero troppa leggerezza, e che avrebbe bisogno di una “raddrizzata”. Eppure non riesco a non abbozzare un sorriso quando parla di “paturnie” o quando fa scrivere su suo biglietto da visita :”Holly Golightly, in transito”. La ragazza, piuttosto disinibita e molto, molto frivola, cela molto più di quel che appare. L’autore svela una parte del suo passato, ma non tutto, lasciando al lettore la voglia di rincontrarla ancora, per conoscerla un po’ di più e sapere che fine ha fatto.
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