Chesil Beach Chesil Beach

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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    27 Gennaio, 2021
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Cronaca di un disastro



Ovvero... la cronaca di un disastro.

Solo McEwan poteva raccontare una storia così, trattare un argomento come "la prima notte di nozze" con tanta eleganza, raffinatezza e contestualizzazione socio/economica/culturale, senza dimenticare l'aspetto delle relazioni interpersonali, dei sentimenti...

Siamo nel 1962, e questi due giovani ragazzi di 22 anni, appena sposati, ("erano giovani, freschi di studi e tutti e due ancora vergini"), sono assolutamente impreparati a quello che li attende da lì a qualche ora.
Sono il risultato di una generazione cresciuta a pane e tabù, quando parlare di sesso era non solo sconveniente, ma proprio inconcepibile.

Florence ed Edward si amano, ma non si conoscono come dovrebbero.
Lui è smanioso di poter finalmente coronare anche carnalmente il suo sogno d'amore, pur temendo di risultare troppo "precipitoso".
Florence invece non ha semplicemente paura del sesso, ne è disgustata!

L'incomunicabilità tra i due porterà ad una situazione imbarazzante ed incresciosa, dalle conseguenze catastrofiche.
Ed era proprio qui che McEwan voleva portarci... alle conseguenze del pudore, del moralismo e del bigottismo della classe borghese dei primi anni '60.
Per farlo, però, l'autore dilata il tempo e ci porta per mano nel passato dei protagonisti, nella loro infanzia, nel loro ambiente di origine, riuscendo a condensare in poche pagine, i punti cardine di due vite che non sono riuscite ad unirsi, a fondersi, nonostante l'amore... lasciandoci con un grande punto interrogativo: quanto può cambiare la nostra vita in seguito ad un qualcosa che non abbiamo fatto?

L'eleganza della parola e la raffinatezza psicologica della prosa di McEwan (di cui noi possiamo godere grazie alla grande traduttrice Susanna Basso) qui raggiunge vette altissime, spazzando via ogni possibile prurito, voyeurismo e volgarità su cui era facile scivolare con questo tema.
Chiudiamo il libro con un leggero retrogusto amarognolo in bocca, per quella triste sensazione di aver assistito ad un qualcosa che sarebbe potuto andare diversamente...
Quell'effetto "sliding doors" continua a rigirare nella tua mente, perché da qualche parte, in questa storia, c'è un momento preciso in cui si poteva cambiare il destino.

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Lyda Opinione inserita da Lyda    24 Mag, 2019
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Il bivio della vita

Siamo nel luglio del 1962: Edward e Florence, due ventiduenni molto innamorati, si sposano e partono per il viaggio di nozze fermandosi in un delizioso albergo in stile georgiano a Chesil Beach, la splendida costa nel Dorset, sud-ovest dell'Inghilterra.
Il romanzo si intitola proprio come la deliziosa spiaggetta di ciottoli, “Chesil Beach”, è stato scritto da Ian McEwan, quello di 'Espiazione' per intendersi, e pubblicato in Italia nel 2007.
Detta molto alla spicciola è la storia di un amore sincero e profondo e di un matrimonio tra due inesperti giovani, ciascuno con un futuro promettente ma famiglie diversissime alle spalle (in quella di lui c'è pure l'ombra scomoda della disabilità mentale), il tutto ambientato nell'era della pre-rivoluzione sessuale in un Paese molto conservatore, quale era appunto l'Inghilterra di Macmillian.
La trama si nutre di un'argomentata disquisizione sul tema del sesso (ovviamente contestualizzata in quel preciso momento storico di quando l'argomento era tabù) ed è naturale susciti nel lettore tutta una serie di considerazioni e riflessioni sul valore del rapporto fisico in una coppia innamorata e nella fattispecie, in una coppia appena unita nel vincolo coniugale.
Già dall'incipit si intuisce la diversità di queste due 'galassie' umane che sono Edward e Florence, i due ambiziosi protagonisti alle prese con le proprie inconfessate e quasi contrapposte aspirazioni: “Erano giovani, freschi di studi, e tutti e due ancora vergini in quella loro prima notte di nozze, nonché figli di un tempo in cui affrontare a voce problemi sessuali risultava semplicemente impossibile. Anche se facile non lo è mai.”
Il libro è suddiviso in cinque corposi capitoli: i primi quattro descrivono con minuzia gli impacciati momenti della prima sera da sposi novelli restituendo un'approfondita panoramica dei due a livello intimo ed emozionale, ed interessante è proprio questo alternarsi dei punti di vista, il maschile e il femminile, “Il viso di Edward era ancora molto arrossato, le pupille dilatate, le labbra socchiuse, il respiro breve irregolare, accelerato. Quella settimana di assurda astinenza in preparazione delle nozze giocava pesante sull'alchimia del suo giovane corpo. Florence gli stava dinanzi talmente viva e preziosa, e lui non sapeva bene che fare. Nella luce morente, l'azzurro dell'abito che non era riuscito a toglierle di dosso staccava come una chiazza scura sullo sfondo bianco della sopraccoperta tesa. Toccando la coscia di Florence si era in un primo tempo sorpreso di sentire la pelle fresca, e per qualche ragione la cosa l'aveva eccitato parecchio.”
La storia e le due differenti personalità si arricchiscono di numerosi flash su episodi del passato, molto bello e particolareggiato è quello del pomeriggio in cui i due ragazzi si conobbero.
Poi c'è il quinto ed ultimo capitolo che ci porta dritti all'epilogo della prima notte e risucchiandoci, quasi senza nemmeno accorgercene, sino alle ultime righe, sino alla parola fine. Lo fa tra l'altro, non senza un sommesso invito alla riflessione: capita che certe volte a seconda dei condizionamenti familiari o di eventi passati, di una spiccata immaturità o estrema impulsività, di un no dettato dall'orgoglio, di un sì al posto di un no per mancanza di coraggio... insomma, capita che a causa di scelte assolutamente non ragionate si possa stravolgere completamente il corsi dell'esistenza di una o più persone. Irrimediabilmente.
Lettura consigliatissima sia ai giovani che ai meno giovani, sia a chi è innamorato che a chi non lo è. Perché nella vita si sceglie ogni momento.

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AlessandraDP Opinione inserita da AlessandraDP    17 Giugno, 2017
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Le occasioni perdute

Estate 1962. In un piccolo hotel nella contea di Dorset, sulla spiaggia di Chesil Beach, una giovane coppia si appresta a consumare la loro prima notte di nozze. Florence Ponting e Edward Mayhew, poco più che ventenni, sono profondamente innamorati l’uno dell’altro e assolutamente terrorizzati da ciò che dovrebbe accadere quella notte. La prima parte del romanzo si concentra sul presente, sulla nervosa attesa che travolge i novelli sposi durante la cena che consumano nella camera d’albergo, alla presenza di due camerieri altrettanto impacciati. In questo preludio è già evidente come i due giovani non riescano a comunicare tra loro, le uniche parole dette sono delle brevi dichiarazioni d’amore, che diventano una sorta di appiglio contro l’inconfessabile paura dell’atto fisico che li attende.

“Gli sposi rimasero soli un momento, anche se udivano rumore di posate contro i piatti, e il mormorio dei ragazzi alla porta. Edward appoggiò una mano su quella di Florence e per la centesima volta della giornata disse con un filo di voce: “Ti amo”, e lei ricambiò all’istante, perché era verissimo.”

Se Edward teme di essere troppo impetuoso e di “concludere troppo in fretta”, Florence è invece paralizzata dalla paura di deludere il suo giovane marito e dalla vergogna e dal disgusto suscitate in lei anche solo dal pensiero del sesso. Una repulsione fisica e psicologica, quella di Florence, sulla quale pesa sia una educazione prude e borghese, ma anche l’ombra degli abusi sessuali subiti ad opera del padre.

“Florence sospettava di essere affetta da un’anomalia seria, una diversità antica che prima o dopo sarebbe saltata fuori. Il problema, a suo avviso, era più grave e profondo di un semplice disgusto fisico; l’intero suo essere si ribellava alla prospettiva di qualsivoglia unione carnale; ne sarebbero uscite violate la sua padronanza di sé e la sua stessa intima felicità.”

Il presente si confonde allora con il passato, con i ricordi del primo incontro tra Edward e Florence, dei primi teneri momenti tra i due, i quali si soffermeranno a riflettere sulle rispettive famiglie, assolutamente diverse tra loro: quella di Florence altolocata, con una madre intellettuale e distaccata, e quella di Edward, portata avanti dal padre poichè la madre, a causa di problemi mentali, vive in un mondo tutto suo; ma i due giovani rifletteranno anche sulle loro ambizioni future: Edward, appena laureato, vorrebbe scrivere libri di storia piuttosto che lavorare nell’azienda del padre di Florence, la quale invece è una violinista e non chiede altro se non di poter vivere con e per la sua musica.

“Spesso, quando era triste, si era domandata che cosa desiderasse di più al mondo in quel momento. Nel caso specifico, non aveva il minimo dubbio. Si vide alla stazione di Oxford, al binario del treno per Londra: le nove del mattino, custodia del violino in ano, un fascio di spartiti e qualche matita ben temperata nella sacca di tela sulle spalle, diretta alle prove del quartetto, a un incontro con la bellezza e la difficoltà […]”

Due realtà sociali diverse, quindi, sullo sfondo di un’Inghilterra appena avviata verso quel cambiamento, quella liberazione culturale, che presto travolgerà tutta la società degli anni ’60. Una società ancora legata a tabù e perbenismi secolari che peseranno profondamente sull’esperienza vissuta dai due giovani, i quali saranno allo stesso tempo tempo protagonisti e spettatori del loro dramma, incapaci di aprirsi l’uno con l’altra, di parlare dei propri sentimenti e dei propri timori. Una incomunicabilità così insuperabile da dividerli per sempre. Nell’ultima parte del romanzo, vediamo un Edward ormai maturo che riflette sulla sua vita e su come essa sia cambiata in seguito a quella fatidica notte del 1962.

“Che aveva fatto di sé? Si era lasciato trasportare, fra il sonno e la veglia, distratto, senza ambizioni, senza un progetto serio, senza figli, compiaciuto.”

Emergono allora il rimpianto e l’amarezza per tutti quei sogni, quei progetti per il futuro, così tipici di due giovani innamorati, per i quali però né Edward né Florence sono stati in grado di combattere, vittime inconsapevoli del tempo e delle loro stesse paure. Ma anche la curiosità di chiedersi come sarebbe potuta andare a finire.

“Ecco come il corso di tutta una vita può dipendere… dal non fare qualcosa.”

Ian McEwan è un assoluto mostro di bravura. Lo scavo psicologico è notevole e la sua scrittura delicata sembra quasi proiettare la vicenda in una dimensione atemporale, sospesa nei ricordi dei due personaggi. Un dramma innocente e, forse proprio per questo, profondamente toccante.

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Elena72 Opinione inserita da Elena72    02 Mag, 2017
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Il dramma del non detto

Quanto è importante il sesso in una coppia? Fino a che punto l'educazione ricevuta e il rapporto con i genitori possono condizionarci nella relazione con il partner? E' bene nascondere agli altri aspettative e paure per il timore di deluderli?
Nell'Inghilterra degli anni Sessanta, Florence ed Edward hanno poco più di vent'anni, si sono appena sposati e stanno per vivere la loro luna di miele in un albergo a Chesil Beach, sulle coste della Manica, tra lo sciabordio delle onde e il rumore dei ciottoli sulla spiaggia. Per i due sposi, giunti vergini al matrimonio, la prima notte sarà però solo una frustrante esperienza, un “pasticcio” dal quale tirarsi fuori il prima possibile. McEwan ci consente di entrare nella stanza dei due giovani, di spiarne ogni dettaglio, dalla cena non finita al letto con le coperte candide e troppo tese, si sofferma sui loro gesti, attimo dopo attimo, fino all'epilogo dell'amplesso, involontariamente tragicomico, a causa dell'inesperienza di lui e delle ritrosie di lei. Ciò che accade quella notte, di per sé banale, assume, agli occhi dei due sposini, un significato amplificato in un crescendo di umiliazioni, delusioni e rabbia. McEwan non si ferma ai fatti, ne scandaglia le ragioni andando a scavare nella psiche di entrambi e mostrando al lettore gli effetti devastanti di un'educazione repressiva, di una mentalità bigotta, ma soprattutto l'influenza di un rapporto con i genitori ambiguo e disfunzionale. Madri anaffettive e padri inadeguati non possono, però, giustificare il fallimento di un rapporto e l'indagine di McEwan prosegue nel mettere in luce aspettative e desideri mai svelati contrapposti a dialoghi “troppo educati, repressi, premurosi” che vanno degenerando in frasi dai termini offensivi e denigratori. L'epilogo della storia è malinconico, pieno di rimpianto e nostalgia per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato.

La bravura di McEwan è nota e non ha bisogno dei miei commenti, avevo già avuto modo di apprezzarne le straordinarie capacità descrittive e la profonda analisi psicologica in Espiazione, romanzo che rientra tra i miei preferiti; anche Chesil Beach mi è piaciuto molto, sia per come è scritto, sia per il tema affrontato. Mi ha molto coinvolta il personaggio di Florence, proprio per la complessità della sua caratterizzazione psicologica, per certi aspetti patologica, ma per altri così anticonformista da essere terribilmente affascinante: Florence avrebbe solo voluto essere se stessa, realizzarsi coltivando il suo talento musicale, amare ed essere amata senza condizioni. “Le occorreva soltanto essere certa che lui l'amasse, sentirsi rassicurare sul fatto che non esisteva nessuna fretta, avendo un'intera vita davanti. Amore e pazienza (...) li avrebbero di certo aiutati a superare ogni cosa”. Amore e pazienza. Se lui avesse detto...se lei avesse fatto...ma non sempre accade ciò che vorremmo: “ecco come il corso di tutta una vita può dipendere ... dal non fare qualcosa” e condannarci ad una esistenza di rimpianti.

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68 Opinione inserita da 68    01 Agosto, 2016
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Presente tormentato e passato inquietante.

Due giovani di belle speranze, Florence, violinista di talento ed Edward, storico convogliato agli affari da esigenze e parentela, si sono appena sposati e vivono la prima notte di nozze in un Hotel Georgiano affacciato su Chesil Beach.
Trattasi all' apparenza di una coppia modello, due anime parallele, ribelli nel proprio conservatorismo coatto, sono giovani, freschi di studi, e quell' atmosfera velata di romanticismo parrebbe un perfetto nido d' amore.
Ma in quell' attesa protratta, ed in quel desiderio sopito e spesso allontanato, in passato, scacciato, rimandato, respinto, sta la chiave di una narrazione che scava e si addentra nell' io più profondo e celato dei due protagonisti, in un viaggio che diventa psicodramma sentimentale e personale.
La propria infanzia, le complesse relazioni intrafamiliari, alternate alla ricostruzione di un rapporto di coppia nato per caso, come la maggior parte dei grandi amori, e poi alimentatosi di parole, dette e non dette, di attese, ricordi, false speranze, di un io ignoto anche a se stessi, il desiderio della semplicità, il tormento dell' estasi e la certezza di una solitudine dei sentimenti, scandita dal dolore di ricordi nebulosi e celati, quanto terrificanti, in Florence, e da rabbia, dolore, indignazione, frustrazione, rifiuto di un amore non pienamente corrisposto in Edward.
Due anime parallele, ribelli nel proprio conservatorismo obbligato, che scoprono nel principio di una vita felice, il matrimonio, l' inizio della fine, il tormento dei sentimenti, una ossessione protratta, la discussione e ridefinizione di un percorso amoroso e personale.
Del passato, riconosciamo una forma della menzogna consolatoria, e quel passare le proprie giornate in una specie di anticamera in attesa spasmodica che la propria esistenza prendesse il via.
I due protagonisti hanno vissuto una infanzia che deponeva sogni e speranze, ingabbiati nell' oggi, nella forma della consuetudine contrapponendo, ma solo interiormente, un ideale di vita ed un desiderio di fuga da una realtà accettata come ovvia ma lontana da se'.
Siamo nell' Inghilterra dei primi anni '60, con rigide regole prematrimoniali, incastonata ed incastrata nella logica dell' apparenza, in cliché dettati dalla tradizione e dal conservatorismo, così difficili da tollerare e sopportare.
E' un mondo isolato, legato al passato, che sta per aprirsi a mode e costumi della modernità, che condurranno a percorsi diversi, e ad un mondo diverso.
Il presente, e la prima notte di nozze, riavvolge e ripropone un passato che diventa ostacolo insormontabile tra desiderio e retaggio culturale, ed una personalità mescolata ad ignoranza, paura, timidezza, pruderie, educazione religiosa, britannica, appartenenza di classe.
Ma questo riguarda il reale, e ciò che da esso emerge, sommariamente e concretamente.
All' autore interessa capire che cosa si cela al di là' dell' apparenza, quale ossessione manifesta, perché Florence viva l' incubo di una sessualità imminente, procrastinata ma ora inderogabile, ed Edward cerchi di capire se il proprio amore avrà quel coronamento dolce ed agognato.
Un mondo sommerso, un uragano di interiorita' e sentimenti e' improvvisamente scoperchiato.
Florence è un' artista, e fa della musica e del proprio violino una ragione di vita, come tutti gli artisti vive in un mondo di " solitudine ", di perfezione solipsisica, ed aspira all' amore ideale, spirituale, eterno, al contrario imperfetta e goffa nel quotidiano esperire.
Edward, al contrario, non comprende appieno la musica classica, il suo misticismo, la perfezione dell' assoluto, sospinto da pulsioni ed istinti che lo avvicinano alla carnalita', in passato e' stato attratto ed incline alla violenza, per redimersi, oggi, grazie a Florence.
Eppure c'e' dell' altro, e lo leggiamo, tra le righe, perché i sentimenti, i turbamenti, le passioni, le paure, tutto ciò che è vita è forgiato e scritto in un passato silente incuneatosi lentamente in noi, ignari, un incubo con radici profonde ed oscure, ma sempre presente.
Un passato confuso, che comunque ci corrode, ci aspetta e ci tormenta per riemergere, evocato dai sensi, mentre stiamo in attesa, in un angolo, silenti, rabbrividendo, umiliati, tenendo gli occhi chiusi e pensando ad una musica amata, rifugio sicuro.
Ed allora ritornano ricordi che da tempo si era deciso non essere nostri, i sentimenti e la tranquillità' apparente vengono meno ed emerge un senso di disgusto.
Forse, la risposta inquietante sta qui, come il destino di ogni amore appena sbocciato e di ogni vita attraversata per sempre da incubi e tentennamenti.

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manuelaagosto Opinione inserita da manuelaagosto    22 Giugno, 2015
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Le paure inconfessabili

Quanta paura a volte si cela nelle pieghe di un rapporto di coppia seppure i due amanti si amino tanto e pensino di trascorrere tutta la vita insieme. McEwan si insinua negli anfratti più oscuri e più intimi della relazione tra Edward e Florence scavando con il bisturi tra i pensieri che loro stessi non ammettono o che addirittura non sanno di avere.
Siamo in un contesto storico in cui sul sesso gravano pesanti pregiudizi e la puritana Inghilterra non sa che siamo a un passo dall’esplosione della libertà sessuale che arriverà con la fine degli anni sessanta.
Edward ha la prorompente baldanza dei suoi giovani anni, qualche impacciata esperienza sessuale, ma ama tantissimo Florence e, una volta divenuta sua moglie, crede che tutti i rifiuti di lei in materia sessuale possano cadere all’istante sotto la spinta del suo forte desiderio.
Ma c’è chi, un po’ per insegnamento familiare un po’ per carattere, non ha mai conosciuto i richiami del desiderio e anzi tutto ciò che riguarda il sesso lo vive come sporco, disgustoso, vergognoso. Questa è Florence, tanto determinata nel condurre il suo quartetto d’archi quanto ignorante e terrorizzata per tutto ciò che concerne il sesso.
Intorno a loro si muove l’Inghilterra nei suoi vari aspetti sociali e politici e ognuno dei due ragazzi accarezza i suoi sogni e progetta la sua vita, entrambi talentuosi nel loro campo.
Il percorso che li porta dal primo timido bacio al talamo nuziale è un percorso ad ostacoli fatto di riluttanti concessioni, approcci goffi destinati a un ulteriore richiudersi di lei, taciti accordi di non avanzare richieste inopportune. Ma che una ragazza non si conceda che dopo il matrimonio è ancora cosa comune. Nutrendosi di questa ipotesi, confermata dai tempi che stanno vivendo, e del fatto di amarla così tanto, Edward sposa Florence.
La prima notte di nozze è un capolavoro fatto di immagini, cose non dette e inconfessabili, pensieri che vorticano nelle teste dei due amanti, emozioni travolgenti sia come forza del desiderio di Edward che come forza del disgusto di Florence.
McEwan ricama con le emozioni contrastanti dei due un affresco che sa di peccato, del senso di colpa della vittima sacrificale e della goffaggine di lui.
Non ha grande importanza quello che succede per l’irruenza incontrollata di Edward. Tutto era già nelle premesse.

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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    27 Mag, 2014
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Guardarsi negli occhi

Strano romanzo, ammantato di apparente banalità ma caratterizzato da profonda indagine psicologica e da una tragica verità non rivelata in modo esplicito.
La prima notte di nozze di una coppia di ventenni inglesi degli anni Sessanta diventa una sorta di commedia dalle sfumature drammatiche e farsesche: il dramma scorre in profondità, legato soprattutto al passato, la farsa resta in superficie, rafforzata da gustosi inevitabili equivoci.
Lui, Edward, giovane con ambizioni letterarie, ha poca esperienza con le donne in generale e con la neosposa in particolare, di certo innamorata ma estremamente riservata e pudica.
Lei, Florence, violinista non meno ambiziosa, nutre un'inconfessata e patologica repulsione per il sesso, forse a causa dell'educazione ricevuta, o perché la passione totalizzante per la musica ne esclude a priori ogni altra, relegando l'artista in un mondo incontaminato.
Questo almeno, è ciò che sembrerebbe dalle prime battute, ma a bloccare la donna, vittima in modo molto più amaro dell'ipocrisia alto borghese, è in realtà qualcosa di «ben più atroce e del tutto incontrollabile», ricordo vergognoso rimosso almeno in parte dalla memoria.
Ed ecco la verità nascosta che sfugge ad una lettura poco attenta e che lo scrittore - per altri versi senza peli sulla lingua - lascia intendere al lettore attraverso frasi ben ponderate e allusioni neanche troppo velate.
Fulcro della vicenda è il rapporto tra genitori e figli e le conseguenze inesorabili sulla personalità e sulle scelte di questi ultimi, condannati a scontare in una spirale viziosa traumi infantili e adolescenziali.
La narrazione procede con qualche digressione di troppo (limite di McEwan è senz'altro la prolissità) ma è notevole la sistematica dissacrazione di sesso e amore, che ha inizio con la meticolosa e asettica descrizione di baci accompagnati da riflessioni che fanno a pugni con l'erotismo:
«Le passò per la testa un pensiero assurdo: e se gli avesse vomitato in bocca?».
Lo scrittore sceglie di adottare in molti passaggi il registro ironico, e persino il sentimento puro esce malconcio sotto i colpi sferzanti dell'irrisione:
«Continuarono a guardarsi negli occhi: in questo non li batteva nessuno».
La luna di fiele avrà il suo epilogo nel letto a baldacchino «dalla candida sopraccoperta tesissima» che fin dalle prime pagine - insieme alla penosa tensione degli stessi protagonisti - lascia presagire il disastro.
Una spiaggia al tramonto inutilmente romantica, il crepuscolo di ogni speranza, ciò che avrebbe potuto essere e non è stato...
L'amore è più forte del sesso? La risposta è racchiusa tra le righe di questa storia.

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Opinione inserita da Gaetano    04 Agosto, 2013

L'amore ai tempi del proibizionismo

Avevo letto, di questo autore, il romanzo Espiazione.
L'avevo trovato un pò prolisso e, per certi versi, barocco.
Con Chesil Beach, al contrario, viene regalata al lettore una storia ben narrata, senza orpelli eccessivi ma dallo stile godibile.
Ciò che più mi ha colpito è la capacità dell'autore di trasmettere, a chi legge, l'ansia e le insostenibili pressioni che devono affrontare due giovani sposi di poco più di mezzo secolo fa.
Sembrerà banale oggi ma, all'epoca, arrivare illibati al matrimonio era quasi sempre la regola e lo scoglio della prima notte di nozze poteva, talvolta, assumere le dimensioni di un iceberg.
Il finale di questo brevissimo romanzo, quasi un racconto lungo, riesce ad offrire una interessante anticipazione sul '68 che verrà.
Consiglio vivamente a tutti questa lettura .

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Alain De Botton, Milan Kundera, Sandor Marai, Patrick McGrath
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    12 Aprile, 2013
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Chesil Beach di Ian McEwan

Una prosa limpida, bellissima. Non sempre leggendo opere di grandi scrittori stranieri consideriamo con il giusto e dovuto rispetto in che misura il traduttore contribuisca al loro successo nel mondo. La traduzione di Chesil Beach di Susanna Basso nell’edizione Einaudi è davvero eccellente. Conoscere a fondo una lingua non vuole sempre dire sapere interpretare e rendere il pensiero d’un autore, i sentimenti dei suoi personaggi. Tradurre è un’arte che non s’impone con prepotenza e arroganza, è un’arte discreta, che tuttavia può essere determinante per l’affermazione e la diffusione di un’opera.
In questo romanzo McEwan affronta un tema che fu importante negli anni sessanta immediatamente precedenti la rivoluzione sessuale. Florence è una ragazza bella e delicata, studia musica e ha un avvenire come concertista, Edward è un ragazzo onesto e studioso, anche lui con tanti sogni da realizzare. Sullo sfondo le loro famiglie, ciascuna con i suoi limiti e i suoi pregi. Tutto appare essere nella normalità più assoluta. Florence e Edward si amano, ma i pregiudizi e le inibizioni che hanno condizionato l’educazione dei giovani di quell’epoca, portano i due al matrimonio senza aver avuto precedenti esperienze. In realtà nessuno dei due conosce a fondo se stesso, non ha mai sperimentato le proprie reazioni di fronte a un rapporto sessuale completo: la loro prima notte di nozze diventa dunque il terreno su cui si realizzerà lo scontro più lacerante.
Come sempre nelle opere di McEwan la lettura viene proposta su due livelli.
A un primo livello, è chiara la critica a quella generazione di educatori che costringevano i figli, più specificamente le figlie, a rispettare il preteso valore della verginità, molto spesso con il fine tanto pratico quanto ipocrita di evitare fastidiose e ingombranti conseguenze. In questi casi ci si poteva trovare di fronte a vere e proprie patologie del tutto sconosciute, tanto difficili da affrontare nel momento in cui la coppia aveva già iniziato una vita insieme. Il sesso è da sempre stato il punto di incontro o di scontro, una carta da giocare nella riconciliazione o nella separazione. Il problema fondamentale si rivela quando l’amore che dovrebbe accompagnare il sesso non è abbastanza forte da superare eventuali ostacoli. Con la rivoluzione sessuale e la conseguente liberalizzazione dei rapporti uomo-donna, si è giunti a una conoscenza più approfondita di se stessi, del proprio corpo, e del corpo dell’altro, delle reazioni che esso manifesta in casi specifici. La conoscenza non è mai un fatto negativo, essa anzi aiuta a crescere: in questa prospettiva l’emancipazione dei costumi, quando non degeneri in inutile eccesso, è sempre auspicabile.
A un secondo, non meno interessante livello, McEwan crea, come già ho notato in modo particolare in “Espiazione”, un personaggio che si proponga come metafora dell’arte: la purezza di Florence è la purezza dell’arte che non ammette contaminazioni. L’arte in tutte le sue forme, che sia musica, letteratura o arte figurativa deve mantenere la sua integrità, non può accettare di diventare funzionale a un fine che non sia se stessa. Ma è qui il vero quesito che, io credo, McEwan pone ancora una volta: è davvero giusto perseguire questo concetto decadente di un’arte fine a se stessa, o non è più giusto e attinente ai tempi moderni adeguare anche il concetto dell’arte alle esigenze del mondo moderno? Perché per esempio non un’arte con un fine sociale? Chi è più funzionale oggi, un Wilde con la sua indiscutibile magia descrittiva o un Guttuso con la capacità di esprimere il dramma della società moderna? In realtà credo non sia neanche giusto dare una risposta, anche se personalmente tendo più verso Guttuso che verso Wilde. Non è giusto, perché l’arte è sempre arte, come la vuole l’artista, e se è in grado di esprimere concetti universali, il suo valore è sempre indiscutibile.

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Maso Opinione inserita da Maso    11 Gennaio, 2013
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Una parabola sull'amore

Ancora mancava tra le mie conoscenze letterarie questo autore così conosciuto, amato e idolatrato. Per fare la conoscenza del Signor McEwan e del suo mondo mi è stato consigliato vivamente qualcosa di leggero e fulmineo, e e la scelta per questo ruolo è ricaduta su “Chesil Beach”, che, proprio nel medesimo tempo che sarebbe trascorso in chiacchiere con un amico si è fatto leggere meravigliosamente, senza intoppi e con grande leggerezza. Mi rendo conto dell’apparente impossibilità di poter dare un parere approfondito su un autore dopo un primo solitario approccio così quantitativamente scarno. Non sono infatti sicuro di essermi fatto un’idea esatta ne dei punti forti, ne di quelli deboli, ne delle particolarità delle scelte stilistico-narrative proposte da McEwan. La mia opinione in merito deve essere quindi presa con beneficio di inventario e spero di potermene formare una più solida procedendo con altri romanzi.
Oggettivamente parlando ho trovato una scrittura scorrevole, piacevolmente forbita ed equilibrata. Tramite essa si profilano due fili narrativi paralleli, uno che descrive avvenimenti in accadimento, uno formato da una serie di flashback esplicativi che ci parlano degli avvenimenti pregressi. Tutto ben narrato e tutto incentrato quasi esclusivamente su due personaggi, Edward e Florence, novelli sposi freschissimi di nozze, alle prese con quella che si prospetta essere la prima notte insieme come moglie e marito. Al centro di questo breve romanzo, o racconto lungo, che dir si voglia, sta una trama all’apparenza scontata, un immenso cliché che però viene temperato con un elemento assolutamente originale e bizzaro. L’escamotage consiste infatti nel presentare una delle metà appena congiunte nel sacro vincolo del matrimonio, Florence, come una persona dagli intricati dissidi emotivi e sessuali. Una donna assolutamente incapace di darsi, nel senso più stretto della parola. Una donna capace di amare profondamente ma assolutamente restìa, per disgusto fisico, a donare il proprio corpo. Il problema, già di per sé piuttosto consistente, sorge a causa del fatto che lo sposo, Edwad, sia di avviso assolutamente contrario, il che risulta quasi un eufemismo. Edward, comunque rispettoso è pur sempre un uomo che si aspetta qualcosa dalla prima notte di nozze, qualcosa che per il partner risulta essere uno scoglio assolutamente insormontabile.
I numerosi flashback che approfondiscono le vite e il successivo incontro dei due personaggi non chiariscono fino in fondo cosa porti alla formazione di un tale disgusto per Florence nei confronti del contatto fisico. Ma poco importa ai fini della morale di questa storia. È necessario e sufficiente accontentarsi di sapere che Florence è fatta così, che ha un carattere fatto così e che certamente qualcuno, nel mondo reale, rispecchia fedelmente i suoi connotati psicologici. McEwan ci fa entrare quindi in una condizione di malessere molto poco indagata, dal mio punto di vista, dalla letteratura sia classica, sia moderna, sia contemporanea. Ci mostra soprattutto come uno scrittore, vero e affermato, uno scrittore che sa far bene il proprio mestiere, riesca sempre a trovare il modo di dare un immancabile tocco di originalità ad una struttura narrativa estremamente stereotipata, sconvolgendone le sorti e i significati più profondi. E ci fa capire, infine, in questo “Chesil Beach”, la differenza che intercorre tra amore e contatto sessuale. La differenza che c’è tra un sentimento puro, sincero, capace di essere inossidabile e duraturo e una gestualità di coppia che, rimanendo comunque un bisogno istintivo e indiscusso, si rivela in questo caso un ostacolo che mette a repentaglio l’armonia di giovani sposi innamorati come Edward e Florence. Interpreto quindi questo romanzo come una sorta di parabola alquanto esplicativa sull’amore senza sesso, non casto per ragioni di perbenismo cattolico ma solo per la mancanza di desiderio, quella che porterà Florence a proporre quella che Edward considererà come una sorta di indecenza e di umiliazione personale.
In definitiva, un bellissimo piccolo romanzo dai contenuti intensi. Lascia un sapore inevitabilmente molto amaro in bocca, ma il miele con cui addolcirla è abbondante e di facile reperibilità se lo si cerca fra le righe ottimamente scritte dal Signor McEwan.

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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    18 Mag, 2012
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QUELLO CHE LE DONNE NON DICONO

In un'Inghilterra anni ’60 il clima , ancora bigotto prima dell’avvento della liberalizzazione sessuale, impone un certo rigore nei modi di una giovane coppia se non legata dal sacro vincolo del matrimonio.
Ci troviamo a Chesil Beach, in un’ariosa suite sul mare, nido d’amore della prima notte di nozze di due giovani sposi.
Florence ed Edward : una giovane donna primo violino, un giovane uomo studioso di storia.
Sono innamorati, sono complici, non hanno mai fatto l’amore, e’ il giorno delle loro nozze.

McEwan, con la sua bella scrittura senza scossoni ma gentile e accogliente, ci conduce in questa camera, ci permette di spiare nei pensieri dei due sposi, nelle loro paure, nelle loro voglie, nei loro istinti.
Salta nel passato, si delinea l’ambiente, ci racconta come nacque l’amore.
Ci riporta in camera e noi, lettori ormai abituati ai modi puritani in cui l’autore ci ha calato, ci troviamo un po’ imbarazzati a spiare dal buco della serratura.
Spiare i loro corpi. Spiare il loro primo amplesso. Nelle loro menti sappiamo gia’ cosa vibra.
Anche senza guardare.
Una storia d’amore che lascia basiti e malinconici, l’eterno dilemma dell’amore senza sesso e del sesso senza amore,portato all’estremo, fino alla riflessione di quanto un attimo, una decisione non presa , un grido di aiuto non sentito possa portare ad un punto di non ritorno.
Ma non dico di piu’, succede tutto a Chesil Beach, una passeggiata in questo libro si fa volentieri.
Buona lettura.

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Hypo Opinione inserita da Hypo    17 Mag, 2012
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Un albergo, una spiaggia

"Chesil Beach" è un breve racconto che narra la vicenda amorosa di una giovane coppia inglese (Florence e Edward) e delle problematiche che vigevano nei primi anni sessanta. Tema principale ovviamente il sesso, vero e proprio tabù ai tempi, qui sviscerato in maniera chirurgica e "lenta" da un McEwan preciso e perfetto come sempre. Leggere McEwan da non forse un intensità esagerata ma quando arrivi alla fine del racconto qualcosa dentro ti rimane. In questo caso ci troviamo di fronte ad un finale malinconico (in fondo tutte le vite viste alla fine procurano questa sensazione), un breve riassunto, un rimpianto per un qualcosa che poteva essere cambiato con poco.

Bella la scelta di inframmezzare la storia del presente con interessanti passaggi nel breve passato, il libro si legge facilmente e la sua brevità rappresenta sicuramente un ulteriore incentivo alla lettura.

E ora....sposatevi!

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Arcangela Cammalleri Opinione inserita da Arcangela Cammalleri    25 Giugno, 2008
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Chesil beach di Ian McEwan

CHESIL BEACH Ian McEwan

Studio analitico e anatomico di una storia d’amore

Siamo in Inghilterra, nel luglio del 1962, sulla costa del Dorset davanti alla sconfinata distesa di ciottoli di Chesil beach si frantuma, come macerie, la luna di miele dei due giovani Florence ed Edward. Mc Ewan descrive con inusitata meticolosità, pari ad un entomologo che studia la vita degli insetti, il microcosmo cellulare e sensoriale, l’iniziazione sessuale dei due protagonisti ingenui e fin troppo inesperti in un’epoca in cui si avvertono già i prodromi che avrebbero prodotto la libertà sessuale. In Florence e in misura minore in Edward convivono i pudori vittoriani, il perbenismo borghese e la mentalità miope e ristretta dei benpensanti che si traduce in una forte dicotomia tra l’amore puro e l’amore sensuale. La storia d’amore di Florence ed Edward è vissuta avulsa dal contesto storico- culturale in cui agiscono; gli sguardi che si perdono l’uno nell’altro, eppure pieni di promesse ardite, gli sfioramenti epidermici, presaghi di voluttà future e sempre procrastinate si scontrano con il momento culminante della consumazione effettuale hic et nunc. In definitiva, un amore in nuce, ancora all’alba delle esperienze di vita, le etichette sociali, come marchi indelebili impressi, lo troncano e lo falcidiano nella sua spontanea autenticità. Lo scrittore con incredibile maestria, orchestra i moti dell’animo dei due giovani come suoni ora dolci, soavi e suadenti, ora aspri e forti, quasi stridenti. Egli con precisione scientifica dettaglia ogni minimo particolare anatomico, ogni pulsione intima dei due inglesi, ogni minimo pensiero passa allo scandaglio della sua lente narrativa d’ingrandimento. La ricerca meticolosa e ossessiva dell’infinitivamente piccolo dettaglio fisico le descrizioni naturalistiche, lo scavo psicologico dei caratteri, la cura estetica della forma potrebbero apparire pretestuosi, ma la profondità di queste soluzioni narrative sono aderenti alla storia. I continui rimandi temporali al passato mentre il presente incalza creano una sorta di sospensione e di curiose cesure al ritmo narrativo. Alla fine, però, c’è da chiedersi… perchè una storia d’amore ed inibizioni? Forse, questo non c’è dato saperlo!

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vitosantoro Opinione inserita da vitosantoro    19 Febbraio, 2008
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un nuovo memorabile romanzo di Ian McEwan

Ian McEwan è senza dubbio uno dei maggiori scrittori viventi. L’uscita di ogni sua opera rappresenta sempre una festa per il lettore. Ne è una prova Chesil beach, romanzo breve e bellissimo (ottimamente tradotto da Susanna Basso), incentrato (come è ormai noto a tutti visto che di questo libro si sono occupate non solo le cronache culturali dei giornali ma anche quelle di costume) sulla prima notte di nozze, in un albergo lussuoso nell’amena località di Chesil beach, di due ventiduenni inglesi, Florence ed Edward, che, come capitava spesso in quegli anni, siamo nel 1962, arrivano vergini al matrimonio.
«Erano giovani, freschi di studi - recita l’incipit - e tutti e due ancora vergini in quella loro prima notte di nozze, nonché figli di un tempo in cui affrontare a voce problemi sessuali risultava semplicemente impossibile». Lei è una giovane violinista molto promettente, di buona famiglia, cresciuta in una grande casa elegante e per così dire, decadente. Lui è uno storico, che proviene invece da una famiglia piuttosto modesta e disastrata, dalla casa disordinata e sciatta. Lei si scopre sostanzialmente frigida. Lui è tanto impaziente di dare prova della sua virilità quanto imbranato nel rapporto.
Con precisione implacabile, intrecciando con abilità i punti di vista di lui e di lei, McEwan descrive i fatti di quella notte fatidica, abbandonandosi a qualche flashback necessario per descrivere il background familiare dei due protagonisti. E offre l’ennesimo saggio della sua straordinaria capacità di calarsi nella psicologica dei personaggi, in una sorta di metempsicosi, ricostruendone in maniera quanto mai minuziosa l’intima esperienza di una cultura sentimentale e sessuale, che egli - nato nel ’48 e che quindi ha avuto venti anni in quel ’68 che molte cose ha cambiato - non ha avuto la sfortuna di conoscere e vivere.
Ma Chesil beach non è un romanzo 'storico': non mira a offrire semplicemente uno spaccato della vita sessuale prima della rivoluzione sessantottina. E nemmeno un romanzo sul problema delle dinamiche di potere che spesso si sviluppano in un rapporto di coppia. Piuttosto è un romanzo sul presente, che mira a porre in relazione - e questo avviene nel quinto e conclusivo capitolo - i tabù di ieri con la finta-libertà di oggi. Se i due giovani sposini - sembra dirci McEwan - saranno destinati a vivere trascinando con sé il pesantissimo fardello del fallimento iniziale, non meno diverso è il destino delle generazioni del presente, impastoiate come sono nel moralismo e nel perbenismo catto-protestante teo-con che innerva e pervade la società.
Un destino di insoddisfazione e di frigidità.

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Elutari Opinione inserita da Elutari    20 Gennaio, 2008
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Chesil Beach

Letto tutto d'un fiato. Splendida scrittura, ottimo stile, piacevole, brillante, triste, preciso, incredibilmente intenso. Mi è piaciuto tutto. Le descrizioni sono quasi maniacali, gli stati d'animo attraverso cui passano i due protagonisti sono pieni di tutte le sfumature che proviamo noi tutti i giorni. Realistico fino all'inverosimile ma nello stesso tempo estremamente fantasioso.

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Ann Tyler: Lezioni di respiro
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Opinione inserita da Angela    10 Dicembre, 2007

Pensiero su Chesil Beach

Mi dispiace, ma devo dire che questo libro è stata una grande delusione. Forse è vero che dopo un capolavoro come Espiazione, era difficile pretendere un altro tesoro..però , per quanto penso sia comuqnue un grandissimo scrittore, ho trovato questo libro inconcludente e sbrigativo. La storia è bella,c'è tutto, amore e malinconia, ma non vien sviluppata, i tempi narrativi passano dal ritmo lento a veloce con uno stacco troppo evidente. Dopo aver indugiato a lungo sui "preliminari" tutta la seconda parte è lasciata a se stessa e condivido l'opinione della ragazza che dice che la dichiarazione di Florence alla fine del libro è assurda, e stona moltissimo con il personaggio, che è dolce, tenero ma, secondo me, non sufficientemente sviluppato (specie se si considera cosa succede alla fine). Poteva essere un libro meraviglioso, e invece si legge in due ore e alla fine ti lascia con una amaro in bocca incredibile: uno per la conclusione (che, comuqnue trovo giusta) 2 perchè non ti aspetti un racconto così da uno scrittore così. E comunque lo consiglio, per i dialoghi (interessanti) il realismo, la forza e la vividezza delle immagini.

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enrico78 Opinione inserita da enrico78    07 Dicembre, 2007
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Chesil Beach

Condivido le due belle recensioni di Paolo e Dalila. Si tratta di un romanzo molto bello, molto profondo seppure l'episodio narrato (la prima notte di nozze di una coppia alle prese con la prima esperienza sessuale per entrambi) possa far pensare al contrario. In realtà è un romanzo che veramente scava a fondo nei sentimenti delle persone, nell'incomunicabilità, nella difficoltà di svelare i propri segreri. Un inno all'amore e al dolore che provoca la sua perdita.

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Revolutionary Road di Richard Yates
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Opinione inserita da Dalila    27 Novembre, 2007

LIBRO SENSAZIONALE, ECCETTO QUALCOSA

Un libro brutalmente reale. Una realtà ormai superata ma che ha influenzato la vita di milioni di coppie: la paura di non saper interpretare i segnali di un corpo sconosciuto. La paura di cedersi completamente all'altro. Il due protagonisti sono descritti da McEwan come due ragazzi intelligenti, sensibili che coronano il loro amore attraverso il matrimonio, fermandosi lì.. ma come si può evitare una critica.. come posso fare finta di aver letto con lo stesso entusiasmo il libro dopo una parte che mi ha assolutamente colpita. Come può una ragazza così intelligente come Florence uscirsene con un discorso come quella di pag. 127-128 (chi ha letto il libro mi capisce)??!! Io sono del tutto delusa dalla svolta di questo personaggio! Pur riconoscendo l'abilità dell'autore nel farmi vivere questo sentimento contrariato come se stessi assistendo ad una scena che si materializza davanti a me. Fuori luogo e davvero "scaduta" questa Florence.

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Opinione inserita da Paolo    14 Novembre, 2007

Chesil Beach

Un romanzo di grande livello, ma anche un libro molto triste e malinconico. Ian McEwan è un maestro nella analisi delle emozioni. Ogni pagina di questa stupenda opera mi ha dato la potente sensazione di vivere nella pelle dei tue principali protagonisti del romanzo, Edward e Florence, appena sposati quando la storia inizia. Quando si innamorano, nutrono le proprie ambizioni, si sentono felici, mi hanno trasmesso le loro sensazioni. Ma quando la felicità se ne va, la sofferenza è intollerabile, anche perchè l'autore non ci lascia mai dimenticare i bei momenti andati persi.

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