Sostiene Pereira Sostiene Pereira

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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    12 Mag, 2023
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Sorprendente

“Sostiene Pereira” è uno di quei romanzi che ti orbitano intorno, che ti trovi così spesso davanti agli occhi da dire a te stesso che dovresti leggerlo, prima o poi, ma per qualche motivo finisci sempre per rimandare. Ma poi finalmente il momento arriva e, nel caso di Tabucchi, è stato una vera e propria rivelazione.
“Sostiene Pereira” è un romanzo bellissimo, che spicca su tanti altri per diversi motivi. In primis per lo stile che, seppur particolare e non semplicissimo (in certi tratti ricorda un po’ quello di Saramago, soprattutto per la gestione dei dialoghi e la scrittura “corposa”), è molto ben strutturato e si adatta perfettamente alla narrazione, ruotando intorno a Pereira e aiutandoci a percepirne i cambiamenti in maniera sensibile. È oltretutto uno stile che, se letto ad alta voce, si presenta ritmato e musicale, oltre che chiaro; vi consiglio infatti di ascoltare la versione in audiolibro letta da Sergio Rubini, davvero molto bella.
Considerazioni stilistiche a parte, “Sostiene Pereira” è un opera pregna di significato, che porta a riflessioni di diverso genere e inquadra molti dei diversi tipi d’uomo che emergono nel periodo dell’affermazione dei movimenti nazionalisti, poco prima dell’esplosione della catastrofe della Seconda Guerra Mondiale. Tabucchi è molto abile nel delineare tantissimi tipi di personalità proprie dell’epoca, e la sua maestria sta nel farlo anche con delle brevissime apparizioni: basti pensare a personaggi come Padre Antonio, classico appartenente al clero che non condivide le idee del Vaticano ma non osa opporsi all’autorità; il direttore del Lisboa e capo di Pereira, classico galoppino delle alte sfere ormai completamente assoggettato e influenzato dalla violenza dei suoi superiori, senza scrupoli, arrogante. Questi personaggi bucano le pagine e, in fin dei conti, non appaiono che per una o due scene. E se Tabucchi riesce a creare personaggi così interessanti in breve tempo, potrete immaginare quanto siano approfonditi e interessanti i protagonisti, in particolare il dottor Cardoso e Pereira, veri cardini su cui ruota tutta la storia.
Pereira è il prototipo dell’uomo che vive nella propria bolla, che si adagia sulle proprie convinzioni di una vita e non riesce a rendersi conto che il mondo intorno a lui sta cambiando, almeno fino a quando il mondo non lo prende a schiaffi costringendolo a una presa di coscienza, all’emergere prepotente di una delle anime della sua confederazione, che come gli dice il dottor Cardoso, smania per diventare il suo io egemone, la sua personalità portante, contro la quale non può nulla. Deve elaborare il lutto, Pereira, deve lasciarsi il passato alle spalle pur non dimenticando, così da far fronte a un mondo che sta cambiando, in peggio.
Una gradita sorpresa.

“E a quel punto a Pereira venne in mente una frase che gli diceva sempre suo zio, che era un letterato fallito, e la pronunciò. Disse: la filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità. Monteiro Rossi sorrise e disse che gli sembrava una bella definizione per le due discipline.”

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archeomari Opinione inserita da archeomari    29 Dicembre, 2020
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Forse la letteratura dice la verità

“Sostiene Pereira che da un po' di tempo aveva preso l'abitudine di parlare al ritratto della moglie. Gli raccontava quello che aveva fatto durante il giorno, gli confidava i suoi pensieri, chiedeva consigli. Non so in che mondo vivo, disse Pereira al ritratto, me lo ha detto anche padre António, il problema è che non faccio altro che pensare alla morte, mi pare che tutto il mondo sia morto o che sia in procinto di morire. E poi Pereira pensò al figlio che non avevano avuto”.

Le mie lacune letterarie si presentano , agli occhi della mia coscienza , come un vuoto spaventoso soprattutto quando mi capita di imbattermi in titoli considerati capolavori della letteratura mondiale che non ho ancora letto. “Sostiene Pereira” fino a qualche giorno fa mi era totalmente sconosciuto, sapevo solo dell’ambientazione: l’atlantica Lisbona in pieno regime salazariano. La fama precede il libro e questo è un problema, perché le aspettative sono altissime e si rischia di rimanere delusi. Mi è molto piaciuto il libro e, riascoltarlo nella voce del Rubini è stato splendido. Il protagonista, nella sua mitezza, nella sua semplicità, nelle sue manie conquista il lettore che non tarderà ad affezionarglisi. Tuttavia, non sono rimasta entusiasta, mi aspettavo i fuochi d’artificio.

Pereira è un giornalista portoghese che cura la pagina culturale di un quotidiano pomeridiano della città, “Lisboa” e, in particolare, predispone in anticipo necrologi per letterati ed intellettuali, in modo da non essere colti impreparati all’occorrenza. Da quando è morta la moglie di tisi, è ossessionato dalla morte, dal pensiero di essa e della questione della resurrezione dell’anima -ma, si badi, non della carne-

“Tutto quel lardo che lo accompagnava quotidianamente, il sudore, l'affanno a salire le scale, perche? dovevano risorgere? No, non voleva piu? tutto questo, in un'altra vita, per l'eternita?, Pereira, e non voleva credere nella resurrezione della carne”

Le sue precarie condizioni di salute (cardiopatia, leggera obesità) non contribuiscono a tenere lontano questo triste e malinconico atteggiamento nei confronti della vita. Evidentemente, come gli farà notare il dottor Cardoso che diventerà poi anche suo interlocutore privilegiato per parlare di anima ed io egemone, Pereira non è riuscito ad elaborare il lutto e proprio per questo non si apre alla vita, non getta via la zavorra del passato per affrontare il futuro con una nuova progettualità.

La sua vita abitudinaria, fatta di necrologi, traduzioni di autori francesi dell’800, brevi colloqui col ritratto della moglie da cui non riesce a staccarsi e che porta sempre con sè anche quando si farà ricoverare per una decina di giorni in una clinica talassoterapica, subisce una curvatura quando entrerà nella sua vita il giovane Monteiro Rossi e la sua fidanzata Marta.
Entrambi sono dei dissidenti al regime di Salazar e girano per il Portogallo con passaporti falsi, ma questo Pereira lo scoprirà dopo aver assunto il giovane come “praticante” nella stesura dei necrologi, dedicati ad autori non tanto consoni al regime . Nonostante l’inutilità dei lavori di Monteiro, Pereira non gli negherà mai i compensi, anzi, davanti alla confessione delle difficoltà finanziarie del giovane, gli anticiperà denaro senza riserve. Anche quando scoprirà la ragione di queste difficoltà, Pereira, dimostrando un coraggio che sorprenderà il lettore, non esiterà ad aiutarlo rischiando la propria incolumità.

La prosa del Tabucchi è fluida, incalzante e, come quella del Saramago, fa larga economia di segni di interpunzione. Le descrizioni sono quasi assenti, con pochi aggettivi rende vivida l’immagina di Lisbona, immersa nella luminosità e nella calura estiva, a volte rinfrescata dalla brezza atlantica. Brevissime anche le descrizioni dei personaggi, delineati invece dai loro discorsi, dalle loro parole.
Ambientazione storica precisa, senza voler essere un romanzo di genere, personaggi realistici, precisi messaggi sul valore della letteratura:

“La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità.”

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    29 Febbraio, 2020
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Un'anima bella

Pereira è un letterato vedovo, cardiopatico, infelice, che ama la letteratura francese, che è ossessionato dalla morte e che è, soprattutto, un’anima bella. La vicenda raccontata è intrisa di malinconia e ci trasmette appieno questa caratteristica intrinseca della cultura portoghese. La percepiamo nel lento trascinarsi del protagonista, nei suoi dialoghi con il ritratto della moglie, nei suoi pensieri intimi con se stesso. Fondamentale nel libro è il rapporto con la morte, perché la limitazione della nostra esistenza mediante la morte è decisiva per la comprensione e la valutazione da parte nostra del valore della vita. Queste pagine sono inoltre intrise di riferimenti letterari, culturali, storici. Un libro dal ritmo lento, piacevolissimo da leggere, con un protagonista dal carattere mite, schivo e solitario, di cui non puoi non innamorarti.

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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    19 Gennaio, 2020
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Indimenticabile Pereira

Pereira è un giornalista, per molti anni si è occupato di cronaca, adesso dirige la pagina culturale di un modesto giornale del pomeriggio, il “Lisboa”. Siamo in un afoso e luminoso agosto del 1938, a Lisbona. In Europa si aggirano le inquietanti ombre del fascismo e del nazismo e nella vicina Spagna si combatte una feroce guerra civile fra repubblicani e nazionalisti.

Pereira è stanco, solo, vedovo, è grasso, ed il suo essere grasso è solo l'esteriorizzazione di un suo disagio interiore. Pereira non ha elaborato il lutto della morte della moglie e in generale della sua vita passata, della sua giovinezza. Vive in un eterno passato ed uno dei suoi pensieri ricorrenti riguarda la morte: sarà forse eretico se non crede nella resurrezione della carne?
Ma in quell'agosto portoghese, sospeso tra caldo opprimente e brezze atlantiche, tra un'omelette alle erbe aromatiche ed una limonata, si verifica un evento.

«Bisognerebbe che conoscessi meglio gli ultimi mesi della sua vita, disse il dottor Cardoso, forse c'è stato un evento. Un evento in che senso, chiese Pereira, cosa vuol dire con questo? Evento è una parola della psicoanalisi, disse il dottor Cardoso, non è che io creda troppo a Freud, perché sono un sincretista, ma credo che sul fatto dell'evento abbia ragione senz'altro, l'evento è un avvenimento concreto che si verifica nella nostra vita e che sconvolge e turba le nostre convinzioni e il nostro equilibrio, insomma l'evento è un fatto che si produce nella vita reale e che influisce sulla vita psichica, lei dovrebbe riflettere se nella sua vita c'è stato un evento. Ho conosciuto una persona, sostiene di aver detto Pereira, anzi, due persone, un giovanotto e una ragazza.»

Pereira dunque conosce un giovane, Monteiro Rossi, e la sua fidanzata, Marta. Il ragazzo si è laureato in Filosofia con una tesi sulla morte e Pereira pensa di assumerlo come praticante al “Lisboa” per fargli scrivere necrologi di scrittori scomparsi. Monteiro Rossi in realtà non ha la stessa passione di Pereira per la morte: fin dal primo colloquio mette in chiaro che a lui interessa la vita. Da quel momento l'esistenza di Pereira comincia lentamente a cambiare, l'anziano giornalista non riesce più a sostenere la sua posizione di cauta neutralità nei confronti di ciò che sta avvenendo in Europa ed in Portogallo: non può più evitare di prendere una posizione netta e di pagarne direttamente le conseguenze. La sua idea era già in lui, ma adesso non è più possibile metterla a tacere soffocando l'insoddisfazione e il senso di colpa in una limonata piena di zucchero o nel triste parlare con il ritratto della moglie morta. Nella confederazione delle anime che governano il suo io sta cambiando l'anima egemone che guida tutte le altre. Non c'è nessun'altra possibilità.

Incredibilmente bello questo romanzo di Tabucchi, finito di scrivere il 25 agosto 1993, da leggere e rileggere con rinnovato apprezzamento, stupore, meraviglia. Tabucchi, con il suo capolavoro, ci consegna una storia che sa parlare alla nostra coscienza civile e sociale, risvegliandola, e allo stesso tempo sa rivolgersi anche alla nostra umanità, facendoci immedesimare nel disagio, nella voglia di reagire e di vivere, nella determinazione e nel coraggio dell'indimenticabile Pereira.

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Martina248 Opinione inserita da Martina248    30 Agosto, 2019
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Noi non facciamo la cronaca, noi viviamo la Storia

Ogni libro cela una domanda; quelle di questo libro sono molte e ne ho amata ognuna:
La cultura ha un ruolo civile o è fine a se stessa?
È correlata al mondo o estemporanea?
Chi è l'intellettuale?
Cos'è l'anima? Ma soprattutto, è unica?
È preferibile vivere nel passato o forse nel presente?
Affascina di più la vita o la morte?

Non si può leggere questo libro e non innamorarsi della singolare figura di Pereira e del suo rispettivo opposto, Monteiro Rossi.
L'uno, anziano giornalista che, paradossalmente, ignora il presente e vive nel passato, amante di limonate e scrittori francesi, attirato dalla morte; l'altro, giovane laureato, fiducioso nel presente ed insito nella storia ma soprattutto amante della vita.
E come possono, due storie così diverse intrinsecarsi per dipendere l'una dall'altra?

Ma questo libro è anche critica ai regimi totalitari e un elogio a tutti coloro che hanno il coraggio di opporsi, di scrivere, senza remore, il proprio nome in basso a destra, alla fine di testi che parlano di verità.

Degno di nota è anche il brillante stile di Tabucchi, denso di melanconiche ripetizioni che immergono nella nostalgica figura di Pereira.

E voi? Cosa aspettate a scoprire cosa sostiene Pereira?

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Molly Bloom Opinione inserita da Molly Bloom    17 Aprile, 2019
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Mah

Non mi convince Pereira. Certo è un libro fresco, interessante, scritto in modo originale seguendo quasi uno schema in cui le parole chiave si ripetono all'interno delle frasi, le frasi si ripetono all'interno dei capitoli e le stesse parole troncano subito qualsiasi slancio immaginario o memorie involontarie del personaggio perché "non centrano nulla con la storia che il libro si propone di narrare". Quest'ultima cosa, ovviamente voluta se no non avrebbe accennato a quei germi di fantasie e emozioni personali rispecchia l'idea stessa del libro: no alle idee e alle opinioni personali che vanno in contrasto con il regime salazarista, l'io non conta più nulla nell'estate del '38, no alla propria identità.

Una cosa è certa: Pereira, giornalista appassionato di letteratura, pingue e buffo, buono e riservato, riuscirà a conquistare le simpatie del lettore e si assisterà a un suo cambiamento che comporterà anche le relative sue azioni. Perché non mi convince allora? Diciamo che ho letto libri ben più intensi sull'argomento dei regimi bui alla vigilia e durante la seconda guerra mondiale e a confronto questo è una passeggiata di salute. E' anche vero che in questo libro descrive gli inizi di questo regime e magari per quello lo trovo più blando, non so ma nel complesso, pur riconoscendo che ne vale la pena leggerlo mi lascia una sensazione di incompletezza.

Ambientato a Lisbona, tra colori, caffè letterari e brezze marine, dove l'accenno a Pessoa e altri grandi scrittori non manca, è un libro che si fa leggere velocemente e con piacere, senza però essere un capolavoro.

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leogaro Opinione inserita da leogaro    23 Marzo, 2019
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Dalle limonate alle barricate

Il romanzo è ambientato a Lisbona nel 1938, durante il regime dittatoriale di Salazar; l’Europa, piegata ai totalitarismi, è pronta ormai alla guerra.
Il dottor Pereira è un giornalista che ha abbandonato la cronaca nera per curare la pagina culturale di un modesto quotidiano del pomeriggio, il “Lisboa”. Quieto, solitario e apolitico, è dedito alla letteratura e al tenero ricordo della moglie. Terrorizzato dalla morte, vive in modo abitudinario, rimpinzandosi di omelettes e limonate iperzuccherate.
Un giorno Pereira, leggendo un articolo, rimane impressionato da come il giovane autore Francesco Monteiro Rossi affronta la tematica della morte. Decide così di contattarlo per offrirgli un posto come collaboratore nella sua pagina culturale. Il giovane accetta, iniziando in prova a scrivere bizzarri necrologi, impubblicabili in quanto totalmente ostili al regime politico.
I giorni passano, l’escalation di violenza contro ebrei e socialisti aumenta ma Pereira, chiuso nel suo mondo culturale, quasi non se ne avvede. E’ combattuto tra il desiderio di aiutare Monteiro Rossi e quello di evitare ritorsioni ma, giorno dopo giorno, Monteiro Rossi lo coinvolgerà nella sua esperienza di fiancheggiatore della resistenza spagnola.
Su consiglio del suo medico, Pereira si ricovera nella clinica di Parede per curare la cardiopatia legata all’obesità. Lì, conosce il dottor Cardoso, appassionato di letteratura: tra i due nasce una profonda amicizia. I dialoghi con Cardoso e la frequentazione con Monteiro Rossi, gradualmente, risvegliano qualcosa nell’apatico Pereira che giungerà, inaspettatamente, a compiere un gesto eroico che lo condurrà all’epilogo della storia.

Memorabili alcune frasi: “La limitazione della nostra esistenza mediante la morte è decisiva per la comprensione e la valutazione della vita” - ”La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità.” – “Non c'è niente di cui vergognarsi a questo mondo, se non si è rubato e se non si è disonorato il padre e la madre.” - “Le ragioni del cuore sono le più importanti, bisogna sempre seguire le ragioni del cuore, questo i dieci comandamenti non lo dicono, ma glielo dico io” - “L'opinione pubblica è un trucco che hanno inventato gli anglosassoni… noi non abbiamo mai avuto il loro sistema politico, non abbiamo le loro tradizioni, noi siamo gente del Sud, e ubbidiamo a chi grida di più, a chi comanda.”

Un libro graffiante, sempre gradevole, con un ritmo blando ma non lento, quasi ad evocare le atmosfere sonnolente di una Lisbona oppressa dalla calura estiva.

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P.P. Opinione inserita da P.P.    28 Ottobre, 2017
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Sosteneva Pereira

Sostiene Pereira, scrive Tabucchi. Suggerendo che questo Pereira sia qualcuno che può a buon diritto sostenere qualcosa, e che abbia qualcosa da sostenere.

Nel nostro tempo ognuno può scrivere ciò che vuole, non importa se sulla Treccani, su di una rivista o su facebook, dato che ormai la filosofia dell'uno vale uno sembra essere stata accolta alla lettera, quando si parla di opinioni. Ma c'è stato un tempo, ed è di questo che Tabucchi racconta, in cui sostenere un'idea, non era cosa da poco, anzi aveva un alto, altissimo prezzo e richiedeva tanto, tantissimo impegno.

Il tempo è il 1938, e Pereira, il dottor Pereira, è il redattore della colonna culturale del Lisboa, un giornale come tanti nella LIsbona di Salazar. Un uomo ordinario, si direbbe, cardiopatico appesantito dalle smodate abitudini alimentari, che rendono le sue passeggiate uno sforzo immane, e dal suo passato.

"... lei ha bisogno di elaborare un lutto, ha bisogno di dire addio alla sua vita passata, ha bisogno di vivere nel presente, un uomo non può vivere come lei, dottor Pereira, pensando solo al passato"

Ecco, ciò che sostiene Pereira, e Tabucchi con lui raccontandone la storia, è che bisogna vivere il presente. Con ciò intendendo non rinunciare alla propria presenza in una data terra, in un tempo esatto, definito politicamente. Ed è quello che, timidamente, Pereira cerca di fare, traducendo e pubblicando racconti di autori francesi che criticano la dittatura, nel momento in cui la dittatura opprime LIsbona.

"Sostiene Pereira" è un romanzo di impegno civico, certo, ma non è una storia d'eroici uomini politici o di impavidi partigiani. Non è un esasperato invito alla resistenza, uno sbandierare e urlare valori da difendere e idee da esprimere. E' la storia di Pereira, e del Portogallo con lui, incastrati nel loro passato, e terrorizzati ad affrontare il proprio presente. E' la storia di quanto la letteratura, pubblicata su un giornale in questo caso, ma soprattutto stampata nella mente di chi la legge e ascolta, possa essere un atto di coraggio. E' un invito, a riconsiderare, guardando ad una storia del passato, non vera, ma veritiera, l'importanza di essere presenti nel proprio tempo.

"La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità"

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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    01 Gennaio, 2016
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Romanzo storico e di formazione

Indimenticabile, umano, coraggioso Pereira. Coraggioso, si, anche se il coraggio giunge come scelta conseguente a una sofferta presa di coscienza della realtà storica e politica del suo tempo.
Il romanzo e il personaggio sono inscindibili. La storia di Pereira é la storia del Portogallo di Salazar, é la testimonianza di come si possa disinformare e condizionare l’opinione pubblica e di come un intellettuale onesto possa infine trovare sottili stratagemmi per riuscire a comunicare ciò che il regime impedisce che venga divulgato.
Non é né arbitrario né esagerato definire “Sostiene Pereira” un romanzo storico: la storia qui conferisce maggiore dignità alla narrativa, fa da sfondo realistico alla vicenda, generando un componimento misto di invenzione e realtà che si avvicina al concetto di fiction. Se si pensa a “I viceré” di De Roberto, a “Il gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, o anche a “La storia” della Morante, per citarne solo alcuni titoli, vediamo con quanta efficacia e con quale successo realtà e immaginazione insieme abbiano prodotto opere indimenticabili.
Sono gli eventi, inscindibili dall’epoca, a determinare quella crescita ideologica del personaggio Pereira. Il suo incontro con Monteiro Rossi, il crescente disprezzo verso la portinaia informatrice della polizia, l’influenza esercitata su di lui dal medico Cardoso, il rapporto sempre più critico con il direttore del suo giornale, in linea con i dettami del regime, e infine la violenza subita da chi avrebbe dovuto rappresentare lo Stato trasformano Pereira da testimone sensibile alle sopraffazioni, ma non attivo nell’impegno civile, nel partecipe e consapevole giornalista che mette la sua penna al servizio della causa per la libertà. Raggirare la censura e rendere noti i fatti delittuosi a cui ha assistito, é un’operazione astuta e efficace, che costituisce una rottura definitiva con il passato, che lo aveva costretto a una specie di sopravvivenza, a una parvenza di vita.
Importantissimo é il titolo del romanzo per un duplice motivo: da una parte sottolinea che la narrazione è in terza persona, affidata ad un narratore esterno alla vicenda, che raccoglie la testimonianza del personaggio-protagonista, dall’altra getta una luce di ambiguità e problematicità, sulla interpretazione dei fatti così come ci vengono presentati. Il “Sostiene” diviene in questo senso quasi un appellativo, un attributo del protagonista, il simbolo di un’epoca di incertezze.

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Belmi Opinione inserita da Belmi    24 Settembre, 2015
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L'uomo delle limonate

Durante la lettura di questo testo mi sentivo come un'osservatrice che dall'alto valutava tutto quello che Pereira sosteneva. Per tutta la lettura, ma direi anche giunta alla fine, una sensazione di perplessità mi accompagnava. Avevo letto così tanto bene di questo libro e poi mi ritrovavo a leggere la telecronaca indiretta dell’uomo delle limonate.

Finché dopo un paio di giorni, dalla conclusione della lettura, è come se davanti ai miei occhi si fosse diradata la nebbia e si fosse presentato il vero messaggio dell’uomo delle limonate.

Pereira, come avrete capito, pur essendo un tantino fuori forma, non riusciva proprio a rinunciare a una buona limonata fresca con tanto zucchero. Siamo a Lisbona, nel 1938 e da poco il nostro protagonista è diventato il direttore della pagina culturale del “Lisboa”, un giornale del pomeriggio. E’ un uomo solitario, parla con il ritratto defunto della moglie e la sua vita va avanti intervallata da omelette aromatiche e ovviamente limonate. Pereira sostiene di definirsi così:

“sono solo un oscuro direttore della pagina culturale di un modesto giornale del pomeriggio, faccio qualche ricorrenza di scrittori illustri e traduco racconti dell’Ottocento francese, di più non si può fare….

Gli venne in mente la bizzarra idea che lui, forse, non viveva, ma era come se fosse già morto. Da quando era scomparsa sua moglie lui viveva come se fosse morto”.

Finché un incontro con la morte, con l’anima, con un uomo, una donna o un dottore, cambiano definitivamente la sua vita.

Tabucchi ci racconta con gli occhi di Pereira come il popolo portoghese si stava preparando alla seconda guerra mondiale e come seguiva le vicende della Spagna. La censura, le soffiate, la diffidenza e la “follia” di un uomo che rinuncia alla normalità per tornare a vivere.

Un libro molto riflessivo, a cui tuttora penso, che non mi ha subito preso ma che una volta diradata la nebbia mi ha proprio conquistata.

Lo consiglio.

Buona lettura!!

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    09 Settembre, 2015
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Confederazione delle anime

In una nota in fondo al libro (p. 211 un.ec.Feltrinelli) Tabucchi spiega che il Dottor Pereira lo visitò per la prima volta in una sera di settembre del 1992. Seppur fosse ancora un qualcosa di vago e di indefinito era già un personaggio in cerca di autore.
Perché la scelta ricadde proprio su di lui questo Tabucchi non lo sapeva, come unica spiegazione seppe darsi il fatto che il mese prima, in una torrida giornata d’agosto di Lisbona lesse su un quotidiano cittadino che un vecchio giornalista era deceduto, un uomo che sfuggevolmente aveva conosciuto a Parigi, che sapeva essere di origini portoghesi e che era stato costretto all’esilio poiché negli anni della dittatura salazarista era riuscito a pubblicare su un significativo articolo contro il regime, una persona che in quegli anni di rinascita era caduta nel dimenticatoio nonostante il suo coraggio.
E se di poi metaforicamente quel letterato tornò a fargli visita sotto le mentite spoglie di una allegoria un'altra ragione si annette alla scelta del nome. In portoghese Pereira significa infatti «albero del pero, e come tutti i nomi degli alberi da frutto, è un cognome di origine ebraica, così come in Italia i cognomi di origine ebraica sono nomi di città ». Un gesto con il quale volle rendere omaggio dunque « ad un popolo che ha lasciato grande traccia nella civiltà portoghese e che ha subito le grandi ingiustizie della Storia ».
Un mese torrido, quello dell’agosto del 1938, fu il mese cruciale scelto per Pereira. Il clima in Europa era critico e questa si avviava inesorabile a giorni di indimenticabile disastro.
La scrisse a Vecchiano questa storia Antonio Tabucchi e per una fortunata coincidenza ne concluse la trascrizione il 25 agosto 1993, data registrata nello scritto stesso poiché ricorrenza della nascita della figlia e dunque un giorno di felice avvento e la storia di vita di un uomo.
Ma chi è Pereira? Il Dott. Pereira era un giornalista portoghese, vedovo, cardiopatico ed infelice. Era un uomo che viveva nel passato, con la compagnia del ricordo della moglie con la quale dialogava ancora grazie ad una sua foto ritratto, e con la passione per gli scrittori francesi dell’ottocento e la tematica della morte. Viveva in un periodo di forti conflitti il nostro protagonista, un intervallo di cambiamento dove la democrazia lasciava attecchire la dittatura, dove la censura e la polizia politica erano legge, dove il concetto di razza era divenuto principio cardine della quotidianità.
Eppure, nonostante questo mutevole scenario, egli non si interrogava, non osservava. Continuava la sua vita con tranquillità preoccupandosi di mantenere le sue abitudini, curando per quanto possibile la sua salute, fingendo che tutto andasse bene.
Fino a quando un bel giorno si imbatteva in una tesi di laurea sulla morte, un elaborato redatto da Monteiro Rossi, e del quale restava affascinato tanto da chiedere al giovane di collaborare alla sua pagina culturale al “Lisboa” occupandosi di necrologi anticipati di scrittori e artisti.
Ed è in questo giovane uomo, nella sua innamorata dai capelli ramati Marta, nel Dott. Cardoso che la sua coscienza veniva risvegliata. Tabucchi non ci spiega la ragione per la quale Pereira aiuta Monteiro Rossi, lascia al lettore la facoltà di scegliere il proprio perché e sul finale lo sorprende con l’atto rivoluzionario per eccellenza, poiché a tutto vi è un confine innanzi al quale non può più celare la verità agli occhi, non può fingere che non sia successo niente, non può tollerare: il suo io egemone ha preso la testa della confederazione delle sue anime e non può far altro che assecondarlo.
Il sintagma “Sostiene Pereira” ci accompagna per tutto il componimento, nel principio, nel durante e nella conclusione della narrazione, ed è un’impostazione forte, convincente, concreta. Fa si che il lettore nutra la sensazione di trovarsi davanti a Pereira il quale, è vigile e meticoloso, nel rilasciare la propria confessione, versione o deposizione che si voglia. Un romanzo di alto livello è quello dello scrittore, sia da un punto di vista contenutivo che stilistico che narrativo.

«Ma lei, dottor Pereira, lo sa cosa gridano i nazionalisti spagnoli?, gridano viva la muerte, e io di morte non so scrivere, a me piace la vita, dottor Pereira, e da solo non sarei mai stato in grado di fare necrologi, di parlare di morte, davvero non sono in grado di parlarne. In fondo la capisco, sostiene di aver detto Pereira, non ne posso più neanch’io».

«[…] la filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità».

«La smetta di frequentare il passato, cerchi di frequentare il futuro».



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Giggina Opinione inserita da Giggina    24 Agosto, 2015
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Pereira e il risveglio della coscienza

Pereira è un intellettuale come tanti, giornalista non eccentrico, amante della letteratura francese. Conduce una vita come tante, diviso tra l’amore per la moglie defunta e il suo presente, che scorre lento e monotono. Poche le certezze: il Bar Orquidéa, dove si reca ogni giorno per una delle sue limonate o per mangiare le omelettes alle erbe aromatiche, e la foto della moglie, alla quale il dott. Pereira racconta la sua quotidianità, chiedendo consigli, ma che rimane immobile e muta sul mobile all'ingresso dell'appartamento.
Ma qualcosa sta cambiando intorno a lui, i tempi per il Portogallo cominciano a farsi tristi e sospettosi, la dittatura prende forma, la censura anche, le sue traduzioni di opere francesi sulla pagina culturale del “Lisboa”, di cui è unico giornalista e curatore, cominciano a infastidire qualcuno.
Nonostante ciò, Pereira continua a vivere placido, in questa realtà mutevole dalla quale rimane estraneo, non curante: non si interroga, fa semplicemente attenzione alla sua salute e finta che tutto vada bene.
Fino a quando non si imbatte in Monteiro Rossi, un giovane laureato con una tesi sulla morte, al quale chiederà di scrivere dei necrologi anticipati di scrittori e artisti e che provocherà il risveglio della sua coscienza; nella ragazza di lui, Marta, donna forte e dura; nel dott. Cardoso, che avrà il ruolo di curare il suo corpo e di veicolare il rinascere della sua coscienza sociale.
Più che mai attuale, “Sostiene Pereira” è il romanzo che fotografa la condizione in cui versano molti intellettuali nella società odierna, fatta di contraddizioni e di mutazioni “genetiche” gravi e pericolose. Il sonno della coscienza degli uomini che sanno usare la parola si contrappone alla vita ribelle di quei giovani uomini che lottano per l’ideale della democrazia, fino al sacrificio della vita stessa.
Perché Pereira aiuta Monteiro Rossi? Antonio Tabucchi non ci svela le motivazioni, ci lascia spiare questo uomo grassoccio e i suoi banali tormenti, ma alla fine ci sorprenderà con l’atto rivoluzionario per eccellenza.

“Lei ha bisogno di elaborare un lutto, ha bisogno di dire addio alla sua vita passata, ha bisogno di vivere nel presente, un uomo non può vivere come lei, dottor Pereira, pensando solo al passato (…) La smetta di frequentare il passato, cerchi di frequentare il futuro”.

Chissà che società sarebbe la nostra se tutti gli intellettuali del nostro tempo denunciassero il marcio e la sofferenza degli uomini onesti. Forse cambierebbe qualcosa o forse no. Sicuramente rappresenterebbero un faro nel buio di questa notte e darebbero voce a tutte quelle persone silenti, private del potere della parola, che non hanno più la forza per rimanere erette e lottare per la giustizia e la libertà, sempre più spesso negate.

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giada78 Opinione inserita da giada78    18 Dicembre, 2014
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Storia di un eroe per caso

Non voglio spendere inutili parole sullo stile di questo romanzo che ho trovato di squisita originalità. Voglio piuttosto soffermarmi sul contenuto. Il romanzo prende spunto da una vicenda realmente accaduta in Portogallo, quando un giornalista riuscì a pubblicare, ingannando la censura, un articolo di condanna contro i reati perpetuati dai membri del regime. Ecco da dove nasce la storia di Pereira: un brav'uomo che conduce una vita normale anche se un po' distaccata dal mondo e dalla mondanità. Pereira però si trova coinvolto suo malgrado: in modo sottile all'inizio circa gli atti di vandalismo a danno di una macelleria ebraica, poi attraverso l'effimera amicizia con una passeggera del treno e quindi attraverso i dialoghi con il medico curante. Il tutto procede in un crescendo di eventi che coinvolgono sempre piú Pereira e lo vedono ad un certo punto costretto suo malgrado ad affrontare la realtà e prendere posizione. Ecco quindi che una persona normale con una vita semplice trova il coraggio per compiere un gesto eroico. A dimostrare che le grandi azioni sono a portata di tutti. Un grande scrittore, un grande romanzo che merita di essere letto. Sempre attuale.

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siti Opinione inserita da siti    16 Settembre, 2014
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LA NOSTAGIA DEL FUTURO? E' UNA QUESTIONE DI STILE!

E' un ossimoro, un'anafora, un chiasmo, è un linguaggio poetico in prosa quello che racconta, o SOSTIENE, la vicenda.
Ambientazione storica, sfondo politico, personaggio qualunque, anonimo e antitesi perfetta del prototipo del giornalista ( quello dell' immaginario collettivo). Un antagonista: il recensore impavido e giovane.
Passato, tempo della vicenda e tempo verbale, intrecciato col presente, tempo verbale dell'onnipresente SOSTIENE che punteggia tutto lo scritto e fa da incipit e da chiosa di ognuno dei venticinque brevi capitoli.
Il presente del "sostiene" funge anche da cerniera per il futuro laddove il passato, pane quotidiano che nutre il ricordo di Pereira, non può essere dichiarato. E il futuro? E' già proiettato nel passato del ricordo.
Tutto il romanzo è inoltre sottilmente giocato sullo stile di una dichiarazione da verbale ( scoprite voi il motivo!!)

ROMANZO DA LEGGERE PERCHE':
1) parla del Portogallo sotto la dittatura di Salazar, collaborazionista del regime franchista;
2) senza pretese ti attacca addosso l'odore del "puzzo di fritto" che aleggia dove vige omertà e tanfo di censura e di sospetto;
3) ti fa scoprire l'autore, fine scrittore e vera enciclopedia letteraria ma soprattutto critico intelligente;
4) ti regala ritratti realistici, sotto forma di necrologi e di ricorrenze, dei maggiori scrittori che attraversando la Storia, decisero di schierarsi, in un modo o nell'altro. Di tutti rimangono però, con le azioni umane, i giudizi dei posteri e quello su D'Annunzio è veramente impietoso, anche se difficilmente sindacabile, quanto quelli di Garcia Lorca o di Majakovskji sono un omaggio all'artista e all'uomo.

MORTE E NASCITA...a proposito

Una forma di scrittura esiste per queste occasioni, ancora oggi sui giornali. Annunci la morte con un necrologio, "la pagina dei morti", ricordi il compleanno di un personaggio illustre quando è morto, "la pagina culturale".
In questo romanzo necrologio e ricorrenza si alternano come la vita e la morte, da sempre.
I necrologi sono impubblicabili e le ricorrenze sono messaggi cifrati.
Nella nota finale, un testo pubblicato su "il Gazzettino", nel settembre del 1994 con firma Antonio Tabucchi, questa connivenza torna ancora magistralmente a chiudere il tutto...una morte e un compleanno e a noi il ricordo di Lui che non c'è più...

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ferrucciodemagistris Opinione inserita da ferrucciodemagistris    15 Settembre, 2014
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Sostiene Pereira

Un romanzo ambientato nella Lisbona, e dintorni, del 1938, con la descrizione del particolare momento storico vissuto dal Portogallo durante la guerra civile spagnola; la lettura è facile, piacevole, scorrevole. La narrazione ,anche se relativamente breve, riesce ad associare un accadimento umano, che si svolge nell’arco di un mese circa, con la profondità di pensiero intrinseca nel romanzo stesso. Il sintagma del titolo si ripete continuamente, dall’inizio alla fine, a volte in modo parossistico, tale da risultare inserito almeno in ogni pagina del romanzo; da notare il cambiamento di personalità del protagonista da una fase di rassegnazione/pusillanimità a una fase di consapevolezza e coraggio. Potrebbe far riflettere come lo spirito dell’essere umano può essere composto da una confederazione di anime coordinata da un “io egemone variabile” (sic!). Quindi un romanzo che non annoia e che fa conoscere l’originale stile narrativo di Tabucchi.

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Prelude Opinione inserita da Prelude    27 Marzo, 2014
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Sostiene Pereira

“Volli registrare il 25 agosto del 1993 sulla pagina perché è per me un giorno importante: il compleanno di mia figlia. Mi parve un segnale, un auspicio. Il giorno felice della nascita di un mio figlio nasceva anche, grazie alla forza della scrittura, la storia della vita di un uomo. Forse nell’imperscrutabile trama degli eventi che gli dèi ci concedono, tutto ciò ha un suo significato.”

Il 25 agosto è, infatti, la data della svolta, della redenzione e della presa di coscienza per il Dottor Pereira. Vedovo, cardiopatico e infelice, Pereira comprende di non essere stato scaraventato in un luogo e tempo preciso per lasciare che gli altri vivano per lui, per lasciare che gli altri “facciano la storia”.
Mentre Salazar instaura una dittatura sotto il naso dei portoghesi e, assieme ad Italia e Germania, supporta Franco contro la Repubblica, alcuni hanno il coraggio di non lasciarsi trasportare dagli eventi, ma cambiarne il corso. Non è il caso del Dottor Pereira, che preferisce dedicarsi alla letteratura francese dell’Ottocento, traducendo racconti sulla pagina culturale del “Lisboa”, al ricordo della defunta moglie e alla venerazione del suo Passato, sostiene. Ma il suo io egemone è messo a rischio quando incontra due giovani, Monteiro Rossi e Marta, coinvolti nel movimento di opposizione al regime, e il Dottor Cardoso, che lo esorta ad assecondare il suo malessere ed inquietudine, spie della necessità di cambiamento. Il libro si conclude con la personale rivoluzione del protagonista , che fa qualcosa di contrario ai suoi principi, mettendo in dubbio il suo io egemone. Forse la teoria della “confederazione delle anime” del Dottor Cardoso ha qualche fondamento, pensa Pereira. Egli continua la sua vita solitaria altrove, lontana dal Portogallo e da Lisbona, e Tabucchi ci dice che morì solo e dimenticato. A me piace immaginarlo intento ad ordinare la solita omelette aromatizzata e una limonata in un bar non molto diverso dall’Orquidea, ma con una nuova e migliore consapevolezza di sé. Il fischio del treno pirandelliano ( incarnato da Monteiro Rossi) lo smuove dall’ apatia di un’esistenza, che deve essere votata a “frequentare il futuro”, ribellandosi alla passiva interpretazione del ruolo di intellettuale che si rifugia in studi arcadici, sostengo io.
“La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità.” E’ questa la vera novità e rivoluzione di Tabucchi.

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bongobingo16 Opinione inserita da bongobingo16    31 Agosto, 2013
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Sostieni Tabucchi

Ottimo romanzo! è stata la prima volta che ho approcciato Tabucchi e ne sono stata particolarmente ammaliata,,, Leggendo le pagine del libro ci si innamora pian piano di Pereira, di Monteiro ma soprattutto del Portogallo. Tabucchi con la sua penna porta il lettore direttamente in questa nazione (a me sconosciuta) con i colori e i profumi che immagino appartengano a questa terra.
Importante inoltre il contesto storico in cui si svolge la trama del libro. Il governo di Salazar in Portogallo, passato sicuramente in secondo piano rispetto alle dittature estremiste degli altri paesi europei, viene riportato alla luce in questo romanzo. La paura di esporsi e allo stesso tempo la voglia di reagire sono vivi nelle parole di Tabucchi.
In sostanza Ottimo romanzo!

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marinablu Opinione inserita da marinablu    01 Agosto, 2013
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L'IO EGEMONE

Lisbona, 25 luglio 1938.
“Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d’estate. Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare,….il “Lisboa” aveva ormai una pagina culturale e l’avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte. Quel bel giorno d’estate, con la brezza atlantica che carezzava le cime degli alberi e il sole che splendeva, e con una città che scintillava, letteralmente scintillava sotto la sua finestra, e un azzurro, un azzurro mai visto, sostiene Pereira, di un nitore che quasi feriva gli occhi, lui si mise a pensare alla morte.”

E’ con una descrizione così straordinaria che ci approcciamo ad assistere all’evoluzione di un uomo, il dottor Pereira, un uomo ormai avanti negli anni, vedovo e con la cui obesità convive nel quotidiano, un giornalista che si occupa della pagina culturale di un nuovo giornale, il “Lisboa”, che Pereira ama definire come “libero e indipendente”, il suo piccolo mondo è ordinario, è fatto di battibecchi con la portinaia, di limonate e frittate, del ritratto della moglie deceduta e di una sorta di apatia nei confronti di una politica che sta diventando man mano sempre più repressiva, ma proprio questo piattume varrà totalmente sconvolto dall’incontro con Monteiro Rossi un giovane filosofo (..e rivoluzionario) a cui vuole affidare la pagina dei necrologi di scrittori importanti e quello che dovrebbe essere un rapporto di collaborazione professionale muta e si evolve fino al punto che Pereira prova un senso di protezione nei confronti di questo ragazzo e partecipazione agli ideali di libertà. Poco alla volta riesce ad aprire gli occhi e a vedere la realtà per quella che è, e allora vede un Portogallo dove la polizia di Salazar ammazza chi è contrario al regime, censura qualsiasi cosa sia antinazionalista, la gente non conta nulla, l’opinione pubblica non conta nulla.
Pereira inizia a provare il desiderio di pentirsi non sa ancora bene per cosa, lui lo chiama “pentimento limitrofo” perché da una parte è contento della vita che ha fatto, però nello stesso tempo è come se avesse voglia di pentirsi della sua vita, è una piccola fiammella che man mano cresce dentro lui, a far luce su questa strana sensazione e ad arricchire il lettore ci pensa il dottor Cardoso spiegando la fantastica teoria della ”confederazione delle anime”: ognuno di noi ha varie anime dentro di sé e queste anime sono sotto il controllo dell’IO EGEMONE che dirige i nostri pensieri e la nostra personalità, però questo io egemone, per il trascorrere del tempo o per un evento particolare, può cambiare, allora “sale al potere” un altro io egemone, più forte del precedente, che influenzerà la nostra vita, ed ecco spiegata l’evoluzione dell’animo umano, ora capiamo perché si cambia, nel caso di Pereira possiamo ben dire che più la narrazione va avanti più prevale l’uomo coraggioso e cosciente che è in lui.

Strutturato come una deposizione (verso chi? Forse a favore nostro che leggiamo) e seppur ambientato agli albori del secondo conflitto mondiale Tabucchi ci propone un romanzo più che mai attuale, riesce a smuovere le coscienze, attraverso Pereira ci invita ad aprire gli occhi per vedere ben oltre il nostro piccolo orticello, uno stimolo a non smettere di porci delle domande, a non anestetizzare la nostra anima rischiando di accettare per apatia tutto ciò che ci viene imposto per poi pentircene in futuro, ci invita ad aver coscienza di noi stessi, della vita e delle scelte che facciamo, a non abbassare la cresta e a rivendicare ciò che è giusto ….magari facendo prevalere l’io egemone un po’ più coraggioso che c’è in noi.

(Alla fine del romanzo c’è una nota tratta da un testo pubblicato su Il Gazzettino nel 1994 in cui Tabucchi rivela come nasce il dottor Pereira, il valore simbolico che attribuisce al personaggio e al nome che porta. Un ulteriore prova di quanta passione e amore ha provato nel creare questa storia.)

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catcarlo Opinione inserita da catcarlo    02 Aprile, 2013
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Sostiene Pereira

Vedovo e sovrappeso, Pereira conduce una vita solitaria dirigendo la pagina culturale di un piccolo giornale di Lisbona. E’ il capo di se stesso finchè nella sua vita entra Monteiro Rossi: il motivo per cui lo assume come praticante non è chiaro nemmeno a Pereira, ma il giovane – che pure non brilla per simpatia - e la sua fidanzata Marta finiranno per smuovere il vecchio giornalista fino a dargli il coraggio per un gesto di sfida all’opprimente dittatura salazarista, con conseguente rinuncia a una tranquilla esistenza e l’accettazione di un futuro pieno di incognite. Non si sa chi sia l’anonimo narratore che raccoglie la testimonianza di Pereira – da cui l’intercalare che è anche il titolo del libro – mentre indiscutibili sono i meriti di Tabucchi che riesce a raccontare il difficile processo di trasformazione, ovvero di presa di coscienza, dell’anziano giornalista in meno di duecento pagine: si susseguono impercettibili, a volte anche al protagonista stesso, spostamenti di prospettiva che nascono da piccoli fatti o incontri, eppure il lettore è spinto a voltare pagina grazie anche a una lingua semplice ma accattivante che, nel tono, riflette l’animo bonario del personaggio principale (che, in fondo, è un ottimista). Resta così nella memoria questa caldissima estate del ’38 in cui, mentre all’orizzonte mondiale inizia a profilarsi la guerra, Pereira decide che non è possibile stare sempre solo a guardare, vivendo un tran-tran fatto di racconti francesi da tradurre, limonate e omelette al Cafè Orquidea (queste ultime, oltretutto, sono una minaccia per il cuore malandato): in una capitale portoghese sonnolenta e svuotata dalla stagione, l’idealismo di due ragazzi e il coraggio del dottor Cardoso, uniti al servilismo a tutti i livelli (dalla portiera delatrice al direttore asservito al regime) e alla violenza ottusa che serve da definitivo innesco, danno al protagonista il coraggio di rischiare in proprio tanto da poter mantenere come unico legame con il passato la foto della moglie con cui è abituato a dialogare. Il risultato è un libro molto bello, che merita senza alcun dubbio lo status di classico che si è subito guadagnato (se proprio si vuole cercare il pelo nell’uovo, si può dire che si percepisce un lievissimo calo nelle due occasioni in cui Pereira lascia la città, ma siamo al limite della fisima personale) e non depone certo a mio favore l’averlo lasciato così tanto tempo a impolverarsi in libreria: il fascino di queste pagine è tale da far venir voglia di visitare Lisbona, salendone e scendendone le strade quando il vento dell’Atlantico soffia e pulisce il cielo.

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silvia71 Opinione inserita da silvia71    29 Gennaio, 2013
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Sostiene Pereira

Antonio Tabucchi affida a queste pagine il racconto di una storia amara, una storia di repressione, intolleranza e privazione della libertà; una storia che narra l'ascesa e il consolidarsi di un regime anti-democratico che annulla l'uomo come cittadino ed essere umano.

Un'afosa Lisbona del 1934 fa da sfondo alle vicende narrate; il sole ed i colori si fondono con il grigiore ed il buio della paura, della violenza, del silenzio.
Va reso merito alla penna di Tabucchi per aver creato un personaggio splendido quale è il signor Pereira, uomo mite e compassato, con gli anni arresosi alla vita e ad un destino poco propizio, a cui la sorte pone sul cammino un incontro destinato a mutare la sua visione della vita.
L'evoluzione psicologica del protagonista è stupefacente, dando vita a pagine dense di commozione e sentimento.
Né l'età né il clima politico possono arrestare la rinascita di un uomo.
L'autore con una narrazione pacata ma incisiva, descrive la parabola della rinascita del protagonista in un momento storico in cui reagire e sovvertire i diktat di un regime repressivo potrebbe essere deleterio.
L'apatia, l'inerzia, l'indifferenza cedono il passo al coinvolgimento, alla passione, alla solidarietà.
L'aridità di un cuore provato rifiorisce di sentimento.

Un ottimo lavoro, ben costruito a livello di contenuto e a livello stilistico, capace di catturare l'attenzione del lettore avvolgendolo in un crescendo di tensione e di emozioni.
Oltre ad offrirci uno spaccato storico estremamente realistico e di valore, l'autore ci regala un viaggio indimenticabile all'interno della coscienza umana, destinato a farci riflettere e a rimanere impresso nella memoria.
Nel giardino della violenza e dell'odio potrebbe sempre spuntare un filo di speranza.

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matteo88 Opinione inserita da matteo88    02 Gennaio, 2013
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IL RISVEGLIO DELLA COSCIENZA

Fondamentale.. bellissimo.. questo libro mi fu dato da leggere a scuola e, come spesso accade in questi casi, assolsi al compito con superficialità e scarsa voglia.. poi non so come accadde.. uno degli ultimi terrificanti giorni prima dell'esame di maturità, mentre vagavo disperato per casa mi soffermai davanti a questo libro e da lì a qualche ora lo avevo già finito di leggere.. fu una vera scoperta tanto che da quel momento sento di tanto in tanto la necessità di rileggerlo..perchè? innanzitutto perchè Tabucchi riesce con rara maestria a descrivere l'atmosfera unica che si respira a Lisbona e questo mi riporta ai giorni della gita scolastica più bella che abbia fatto... ma anche la stessa storia coinvolge e appassiona.. Pereira conduce un'esistenza apatica tutta rivolta al passato votato com'è al ricordo della moglie scomparsa.. sembra che quanto sta gli sta accadendo intorno - la dittatura salazarista e le sue violenze - lo sfiori appena.. ma poi un incontro cambierà la sua vita riportandolo saldamente nel presente.. una serie di eventi risveglierà la sua coscienza addormentata.. e Pereira reagisce.. alla sua maniera, nell'unico modo che gli riesce, ossia colla forza della parola

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Brizi Opinione inserita da Brizi    08 Settembre, 2012
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La storia

Pereira era un personaggio in cerca di autore, dice Tabucchi nella postfazione, che si è confessato all'autore nel momento in cui la nostra mente risulta più prolifera, cioè il momento tra la veglia e il sonno. E' un personaggio fatto di idee che vive però nella pesantezza massiccia di un corpo che suda e il cui cuore non funziona nemmeno così bene, che rifiuta le pulsioni umane, anzi, le ha ormai sepolte nei ricordi che protegge e non ci regala. Questo personaggio sudato è inserito nella Storia che si sta scrivendo da sé e non è nemmeno percepita da Pereira, se non per qualche strano avvenimento sparso. Eppure la vita di questo personaggio sudato è improvvisamente inondata di storia e le idee riescono a diventare forma, poi storia anch'esse. La fabbrica della storia.

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Consigliato a chi ha letto...
L'insostenibile leggerezza dell'essere - Kundera
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orchidea79 Opinione inserita da orchidea79    05 Giugno, 2012
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LA PRIMA RIVOLUZIONE E' QUELLA DENTRO SE STESSI

AVVISO SPOILER (almeno credo .... XD )

Dico subito che il mio parere su questo libro è "diviso in due", nel senso che ci son aspetti che valuto positivamente ed altri negativamente.
Di Sostiene Pereira non si può non apprezzare (e anche un pò affezionarsi) al protagonista, il dott. Pereira: un uomo tranquillo, mite, giornalista che si occupa della pagina culturale di un giornale portoghese, il Lisboa.
Pereira ha la sua vita, le sue abitudini (a partire dal cibo...) e le sue piccole stranezze (vedi parlare con un ritratto...) ma in fondo è un brav'uomo, fa tenerezza, è una persona semplice che se ne sta per i fatti suoi e ... tutto va bene così.
Ma l'incontro con tre persone in particolare - i giovani fidanzati Monteiro Rossi e Marta e il cardiologo Cardoso - metteranno il nostro placido eroe davanti ad una scelta: che faccio, continuo la mia vita tranquilla di giornalista apatico, di mezza età, che beve quantità incredibili di limonate dolci e ingurgita omelette elle erbe... o mi dò una scossa e incomincio a guardare al futuro, a staccarmi di dosso le pesanti catene del passato per cercar di capire cosa accade attorno a me?
Ai miei occhi, Tabucchi è stato bravo (e gliene dò merito) ad aver dato voce ad un individuo di per sè ... "mediocre", potremmo dire "insignificante".
Il risveglio della coscienza civile, il rifiuto non solo per ogni forma di oppressione ma anche per ogni atteggiamento di apatia, di vigliaccheria, propri di chi vuol chiudere occhi e orecchie davanti alla realtà per continuare a vivere e crogiolarsi nel proprio mondo personale fatto di illusioni e piccola manie rassicuranti.... sono tematiche importanti sempre, in ogni contesto e momento storico: mai abbassare la guardia ma avere sempre lo sguardo vigile su ciò che accade intorno a noi per trovarci pronti a non soccombere e a non nasconderci quando ci accorgiamo che qualcosa o qualcuno sta mettendo in pericolo i valori fondamentali dell'uomo...!
E la cosa bella ed originale è che questa presa di coscienza non parte da un giovanotto pieno di sogni ed illusioni... ma da un uomo come tanti, grassoccio, nostalgico, forse anche un pò patetico... che non ha alcuna intenzione, inizialmente, di mettersi nei guai e di fare la rivoluzione....!!
E' qui il bello: la rivoluzione parte da se stessi, e può partire da ciascuno di noi, a qualsiasi età, nonostante le nostre piccole o grandi zavorre che ci appesantiscono...!
E questa è la parte positiva.
Di "negativo" ho trovato lo stile e il ritmo narrativo, sinceramene: non sono riuscita a trovarli entusiasmanti, particolarmente coinvolgenti e non c'è stato un momento particolare della lettura in cui abbia provato una vera e propria curiosità per lo sviluppo degli avvenimenti, che di per sè, ripeto, sono comunque narrati un pò "lentamente", a mio avviso; senza considerare la famosa e costante ripetizione "pereira sostiene" ;)

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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    14 Mag, 2012
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Rinascita della coscienza civile

Lisbona, estate 1938. Non c’è solo il caldo ad opprimere la capitale portoghese, a soffocare tutta la nazione e gran parte del continente. E’ un periodo di forte deriva verso destra e nel paese lusitano siamo agli albori del regime di Salazar; l’aria diventa ogni giorno più pesante a causa dell’opera della polizia politica, della propaganda nazionalista, della censura, della disinformazione e della repressione nei confronti di chi non si dimostra ben allineato all’ideologia dominante. Ma il dottor Pereira, responsabile della pagina culturale del Lisboa, un giornale del pomeriggio di Lisbona, sembra non accorgersi di ciò che succede nel suo paese e in tutta l’Europa, perso nel suo mondo fatto di letteratura, limonate, ricordi dei bei tempi andati e dialoghi con il ritratto della moglie morta da diversi anni. Solo dopo aver conosciuto il giovane Monteiro Rossi e la sua ragazza Marta, una coppia attivissima nella lotta antifascista, il giornalista comincerà a guardarsi intorno, ad informarsi e a rendersi conto di ciò che sta succedendo. Il decisivo contributo alla rinascita della sua coscienza civile arriverà poi dalla bella amicizia che Pereira stringerà con il suo medico, il dottor Cardoso, che lo affascinerà con la sua teoria sulla confederazione delle anime e lo spingerà a seguire il suo nuovo “Io egemone”. Tutto ciò lo porterà a compiere un importante e coraggioso gesto a favore della democrazia. Un ritratto storico e politico straordinario quello che ci regala Tabucchi, che inquadra perfettamente la situazione europea nel periodo delle grandi dittature. Al lettore sembra quasi di sentire incombere su di se il peso del regime, e questo peso sembra aumentare sempre più man mano che si procede nella lettura. Pur non raccontando fatti eclatanti e nonostante il ritmo non altissimo l’autore è molto bravo nel tenere alta la tensione e vivo l’interesse. Lo stile è impeccabile, pacato ed elegante, bellissimi i dialoghi, superlativa la figura del protagonista. Rilevante infine il messaggio civile e umano che il grande scrittore lancia agli uomini: quello di tenere sempre alta la guardia contro ogni tipo di oppressione e di non restare mai passivi davanti a chi cerca di soffocare la libertà.

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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    10 Gennaio, 2011
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Un romanzo magistrale

Il dottor Pereira è redattore della pagina culturale di un quotidiano portoghese del pomeriggio, il “Lisbooa”. Siamo nel 1938, Pereira è un brav’uomo, tranquillo, senza grilli per la testa, metodico, lavoratore, esperto di letteratura soprattutto francese; s’interessa poco di politica, pur vivendo in un periodo di fermenti prebellici, con una guerra civile che sta per sconvolgere la vicina Spagna e un governo portoghese autoritario e poliziesco che appoggia i falangisti e che ha orecchie e spie dappertutto. Pereira è al corrente dell’attualità tramite Manuel, un cameriere che ascolta radio libere e che lo informa di tutto quello che succede. Ma Pereira è immerso nella sua amata passione letteraria e non sembra vivere emotivamente gli accadimenti che lo circondano, finchè incontra un giovane ribelle, Monteiro Rossi, incaricato di arruolare volontari da mandare a combattere in Spagna: Pereira non sa, non vuole sapere, si limita ad offrire un compenso per le saltuarie collaborazioni che il giovane gli offre al giornale. Poco a poco, però, Pereira viene coinvolto dalla passione civile del giovane, comincia a comprendere il motivo profondo della sua ribellione: teme per l’incolumità del suo collaboratore, lo nasconde in casa ma viene raggiunto da sgherri della polizia che scoprono il nascondiglio, massacrano Monteiro e intimano a Pereira di non aprire bocca. Qui Pereira non ha più dubbi : con uno stratagemma fa pubblicare sul “Lisboa” un durissimo attacco ai metodi della polizia, indicando nomi, cognomi, luogo del delitto e ubicazione del cadavere. Quindi, con il ritratto della moglie in valigia e passaporto falso, si avvia con studiata calma (prima che il “Lisboa” sia in edicola ) probabilmente verso un’agognata libertà.
“Sostiene Pereira” (indimenticata l’interpretazione di Mastroianni nell’omonimo film) è indicato come uno dei libri da non perdere nel patrimonio di letture di ognuno di noi. Tradotto in tutto il mondo e vincitore di grandi premi letterari (tra cui il Viareggio e il Campiello), si colloca nel panorama letterario come grande romanzo civile, scritto in modo semplice e magistrale, e si fa leggere tutto d’un fiato perché (come scrive Lalla Romano) è troppo bello e si fa amare senza riserve. Resta da riflettere su significato del titolo : chi o che cosa sostiene il nostro Pereira ? Si potrebbe pensare che “sostiene” tutto quello che afferma davanti a un tribunale, al quale non è riuscito a sfuggire, Oppure davanti al tribunale più grande e universale della letteratura, grande passione di sempre del dottor Pereira. Oppure ancora mi piace pensare che Pereira sostenga tutto quello che narra dinnanzi alla propria coscienza, una coscienza di uomo libero e consapevole di scegliere la propria via e la propria vita nella Storia.

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Josè Saramago
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Manem Opinione inserita da Manem    04 Ottobre, 2010
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Sostiene Pereira ma non sostiene il lettore...

Che NOIA!
Il romanzo non prende mai una piega. Non spicca mai il volo. Non c'è da aspettarsi mai niente: l'autore non stuzzica l'attenzione del lettore! Meno male che sono solo 200 pagine! L'utilizzo sempre di frasi molto corte non favorisce la scorrevolezza del racconto. In più questo linguaggio da "verbale", descrittivo ma anche molto distaccato dai pensieri e dalle emozioni del protagonista, fa sì che non ci sia mai un attaccamento allo stesso. Se si togliesse tutte le volte che l'autore cita "limonata" e "omelettes alle erbe" il romanzo sarebbe la metà!

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Stefp Opinione inserita da Stefp    25 Settembre, 2010
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Sostiene Pereira

Siamo nell'affascinante, malinconica e fatalista Lisbona, nel 1934, sotto la dittatura fascista di Salazar. Pereira è un oscuro direttore della pagina culturale del quotidiano Lisboa. E' un anziano vedovo, visibilmente sovrappeso che vive di letteratura e nel ricordo della moglie scomparsa con la foto della quale colloquia come se fosse ancora in vita. Sembra non accorgersi della dittatura, del clima di violenza, repressione e terrore che si respira. Paradossalmente, per un giornalista, è il cameriere del locale dove va a consumare i suoi pasti a base di omelette che lo tiene informato sulle notizie che il regime non lascia trapelare. Il destino gli fa conoscere due giovani oppositori, clandestini, del regime che inizieranno ad aprirgli gli occhi. L'incontro su di un treno con una donna ebrea che pensa alla fuga dal Portogallo contribuirà a svegliare la sua coscienza assieme al dottor Cardoso al quale si rivolge per una dieta.
Pereira, dopo esser stato testimone di una vile aggressione fascista al suo giovane amico Francesco Monteiro Rossi, cambierà definitivamente, compirà un atto di grande coraggio denunciando il fatto sul suo giornale e abbandonerà la sua triste vita per passare, anche lui, all'opposizione clandestina, una vera e propria fuga per la libertà.
Il "Sostiene Pereira" che Tabucchi ripete in tutte le pagine del romanzo come se il racconto gli fosse stato tramandato proprio dal protagonista ci accompagna fino in fondo donando un taglio singolare al racconto. Tabucchi, contravvenendo al solito cliché nel quale è il vecchio saggio che riporta sulla buona strada il giovane impulsivo e inesperto, fa "redimere" il vecchio Pereira da un giovane, Francesco Monteiro Rossi, che gli apre gli occhi, gli fa ricordare tutte le belle cose della vita seppellite dalla dittatura, gli fa ritornare ad amare la vita, a viverla e non più a farsela scorrere addosso solo nel ricordo di quello che è stato. Gli fa ricordare che ribellarsi è bello e giusto. Il piccolo, ma grande e coraggioso atto di Pereira non cambierà la storia, la dittatura di Salazar avrà vita lunga, ma cambierà la sua vita e ci ricorda che non è mai troppo tardi e non si è mai abbastanza vecchi per non lottare, per non indignarsi, ribellarsi, per non vivere. Tabucchi descrive meravigliosamente una Lisbona malinconica, governata dal "fado", ci fa toccare con mano il bellissimo quartiere arabo; l'Alfamà, i caratteristici tram che si inerpicano per le ripide stradine, ci fa vedere i bellissimi e artistici Azulejos che ornano la città.
Uno dei romanzi più belli che abbia mai letto trasposto in un film altrettanto straordinario di Roberto Faenza con un grandissimo Marcello Mastroianni.

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garo Opinione inserita da garo    18 Agosto, 2010
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Immancabile

Nel 1938 in Spagna imperversa la guerra civile, e anche in Portogallo la situazione politica si fa pesante. Pereira è un vecchio giornalista di cultura, che per caso viene a conoscere due repubblicani giunti a Lisbona per reclutare volontari. Pereira non si interessa di politica e preferirebbe starne fuori, ma un po' mosso da compassione per i due ragazzi, che tratta come suoi figli, un po' per voler dare una svolta alla sua noiosa vita da vedovo, un po' perché (in fondo) antifascista, si farà coinvolgere poco a poco fino all'attacco finale al neonato regime attraverso il suo giornale. Splendido quanto particolare romanzo: quella che leggiamo è la deposizione, o confessione di Pereira, rilasciata a non si sa chi. Le parole “Sostiene Pereira” vengono ripetute in maniera assillante, eppure, anche con questa fredda e distaccata descrizione dei fatti (quasi come in un verbale), riusciamo ad affezionarci tantissimo al gentile, premuroso e infelice giornalista. Capolavoro da bere in un sol sorso.

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riky93 Opinione inserita da riky93    21 Gennaio, 2010
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Pereira!

Devo ammettere che ho iniziato questo libro con lo scetticismo di chi è obbligato a una lettura. Lo stile dell'autore tuttavia si è dimostrato così veloce, serrato ma allo stesso tempo piacevole e completo che fin dai primi capitoli mi ha convinto che fosse un romanzo interessante. Grandi temi e personaggi amabili sono protagonisti della storia di un uomo che dalla stanchezza esistenziale troverà nuovi motivi per lottare e per avere speranza nella vita. Tematiche fondamentali e sempre attuali ma elaborate in modo originale e costruttivo. Un capolavoro.

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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    18 Giugno, 2009
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Un romanzo senza tempo

“Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d’estate.”



Inizia così il romanzo di Antonio Tabucchi e quel “sostiene Pereira” viene ripetuto più volte, in modo quasi assillante, e conclude pure l’opera, come se l’autore l’avesse scritta con questo Pereira davanti a lui, tutto preso da una confessione, o meglio ancora da una deposizione.

Da una vicenda di fantasia nasce così una trama che ha tutta la parvenza della realtà e che descrive mirabilmente la dittatura in Portogallo di Salazar, ricreando un’atmosfera sempre più opprimente in un contesto di fatti comuni, di piccole cose che danno esattamente l’idea di quel che è la mancanza di libertà.

A suo modo Sostiene Pereira è un romanzo storico, ambientato nell’estate del 1938 a Lisbona, un periodo in cui è ancora in corso la guerra in Spagna e Italia e Germania volano, ormai senza possibilità di ritorno, verso il grande conflitto mondiale.

Pereira è un giornalista di una certa età, vedovo e solo, che ha abbandonato la cronaca nera di cui si è occupato per tanti anni per curare la pagina letteraria di un quotidiano, il Lisboa.

E’ un uomo qualunque, quieto, senza idee politiche, tutto dedito alla sua passione per la letteratura, soprattutto quella francese. Non ignora di vivere in una dittatura, ma non se ne cura, proprio perché è riuscito a creare un mondo alternativo, rifugiandosi nelle lettere.

La sua vita verrà sconvolta da un evento imprevisto, dalla vicenda, triste, di un giovane che non ci sta a vivere sotto un regime.

Piano piano in Pereira avviene una metamorfosi, comincia a porsi delle domande, sorgono dei dubbi, scopre che in lui esiste un’altra personalità, teoria suffragata da un discorso sulla Confederazione delle anime che gli fa un medico di un centro talassoterapico, dove trascorre una settimana per lenire i suoi acciacchi.

E alla fine non resterà più insensibile al tormento della dittatura, con un gesto clamoroso di ribellione che lo costringerà a emigrare.

Sostiene Pereira, però, non è solo un romanzo storico, ma va assai oltre, perché implicitamente pone la domanda se sia giusto che un intellettuale viva in un mondo tutto suo, avulso dalla realtà che lo circonda. No, sembra dirci Tabucchi, un letterato, un uomo di cultura prima di tutto ha l’obbligo di non nascondersi fra i suoi libri, ma di evidenziare i pericoli, la gravità di un sistema che opprime i cittadini, senza che sia necessario avere idee politiche.

La cultura è libertà e quindi non può rendere insensibile chi la segue alla realtà di ogni giorno, non deve costituire un alibi per non vedere, ma è indispensabile che sia la base per denunciare quello di cui altri non si accorgono, o di cui, per timore, non vogliono accorgersi.

Questo è il grande messaggio del libro e in questo valore universale il romanzo va quindi ben oltre il genere storico e ne spiega il clamoroso successo di critica e di pubblico.

Ricordo fra l’altro che ne è stato tratto un bellissimo film interpretato da un Marcello Mastroianni al meglio delle sue notevoli qualità.

Sostiene Pereira è un romanzo senza tempo, di un’attualità e di una universalità assai rara e quindi sono dell’opinione che la sua lettura sia più che raccomandabile.

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