Se ti abbraccio non aver paura Se ti abbraccio non aver paura

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Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    04 Settembre, 2014
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L'importanza di un abbraccio

"Se ti abbraccio non aver paura" è la scritta che Andrea porta sulle sue t-shtirt, ben in evidenza.
Perchè Andrea, ragazzo autistico di 17 anni, non può fare a meno di abbracciare il mondo che lo circonda, anche se il mondo spesso lo ignora o lo teme; Andrea, trascinato da un vento impalpabile in mondi paralleli, in universi che solo lui vede, ha bisogno di aggrapparsi a punti di riferimento stabili per tornare, non solo col corpo ma anche con la mente, tra noi.
Per questo motivo deve abbracciare, toccare, sentire fisicamente le persone che vede e considerarle quindi reali, di questo mondo, del mondo a cui apparteneva sino all'età di 3 anni, prima che iniziasse il suo viaggio.
Il libro racconta questo viaggio... il viaggio che porta chissà dove la mente di Andrea, un viaggio triste fatto di solitudine, in posti che Andrea non vorrebbe visitare perchè gli sono del tutto estranei e perchè non c'è nessun altro con lui... ma quando il vento arriva, Andrea non riesce ad opporsi ed è straziante il suo grido silenzioso di aiuto, il suo desiderio di uscirne e l'impotenza, l'amara constatazione di non potercela fare, da parte sua e di chi lo ama.
Il libro però racconta anche un altro viaggio, quello che Franco - papà di Andrea - ha organizzato per se stesso e per suo figlio, un'avventura on the road in lungo e largo per l'America, con lo stretto necessario per sopravvivere ma senza dimenticare la bacchetta magica di Andrea e l'elastico invisibile con cui mantenersi agganciati, per non perdersi mai.
E questo è un gran viaggio per Andrea, è felice perchè non è solo stavolta, c'è suo padre a condividere con lui il nuovo mondo che gli si presenta dinanzi, a volte ostile, a volte perdutamente immenso, altre volte sfarzosamente luminoso e spesso tragicamente povero.

Non sono molto informato sull'autismo, so che può manifestarsi in diversi modi e 'gradazioni', ma credo sia abbastanza evidente nel racconto di Ervas che alcune manifestazioni della malattia di Andrea (e di conseguenza le azioni correttive del padre) siano state troppo enfatizzate e 'rielaborate'.
Anche il racconto degli ultimi giorni di vacanza in Brasile mi sembra poco realistico.
Tuttavia, è un libro che consiglio perchè, per quanto romanzato possa essere, fa emergere comunque il coraggio e la forza di un padre che ama il figlio più di qualsiasi altra cosa e lotta come può per non lasciarlo solo, un rifugio per tutte le volte in cui l'uragano cerca di trascinarlo via.

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Minuscola Opinione inserita da Minuscola    16 Giugno, 2014
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Passabile

Sicuramente un libro interessante che tocca il tema personale dell'autore che si ritrova con un figlio autistico e non sa come muoversi. Dopo lo shock iniziale il padre (autore del libro ripeto) decide di intraprendere un viaggio negli USA con il figlio che non parla.
Il viaggio è la vita, la vita el padre che conosce appieno il figlio solo in questa occasione, il viaggio è quello ceh ognuno di noi deve fare nella vita per capire e capirsi.
Scrive: per certi viaggi non si parte mai quando si parte. Si parte prima.
Viaggi dolorosi a volte, come quello di Andrea, ma lui proverà amore? Cosa farà da grande?
Tante incognite della vita, pericolose e preoccupanti per un padre e/o una persona che sta vivendo una situazine particolare.

Non mi è piaciuto molto questo libro, a parte il tema toccante, è una storia troppo personale. A volte mi son persa nel leggerlo perchè non capivo chi parlasse a chi; nel complesso buono, ma non ottimo.

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AndCor Opinione inserita da AndCor    16 Giugno, 2013
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Un viaggio terreno, ma che sa tutto di spirituale

Andrea, un ragazzo autistico di diciassette anni, consapevole del proprio disturbo e straordinariamente determinato nel voler abbattere quel muro che lo separa dal mondo 'dei normali'; Franco, suo padre, anch'egli consapevole del problema di Andrea, ma altrettando determinato e desideroso nel vederlo libero, slegato, sciolto dalle catene che lo affliggono sin dalla nascita.

Questi sono i due protagonisti, reali, che affronteranno un fantastico viaggio attraverso l'America, permettendo loro di incontrarsi e fondersi con le etnie e con i costumi più variegati del continente.
Accanto ai capoversi descrittivi, non mancano riflessioni taglienti, domande esistenziali, elucubrazioni talvolta disperate di un padre che ha sì accettato senza esitazioni il disturbo di suo figlio, ma che talvolta ha la necessità di sfogarsi, di reagire, di chiedersi quale sia il 'Perchè?' che si trova alla base di tutto questo calvario.
Dall'altra parte, Andrea è consapevole del suo stato di salute, e presenta alcuni momenti di lucidità in cui arriva ad affermare come 'sono un uomo imprigionato nei pensieri di libertà', 'non è facile sentirsi pecora nera', 'sono stanco di vivere così'.
E c'è anche da sottolineare come, quasi a sorpresa, egli riesca perfettamente ad integrarsi con le realtà più indigenti e primitive dell'America Latina. Semplicemente perchè quelle persone vanno oltre l'etichetta superficiale dell'autismo di Andrea, ed apprezzano la spontaneità, la purezza, la sincerità di un ragazzo che utilizza una maniera diversa di comunicare, ma che comunque riesce ad arrivare dritto al cuore: è questo ciò che conta davvero.

E questo viaggio ci lascerà in eredità due persone cambiate, maturate, più consapevoli dei propri limiti, delle proprie paure e delle proprie qualità;
Andrea, anche attraverso l'amore, riuscirà a convivere meglio con la sua natura più istintiva ed irrazionale, mentre Franco prenderà atto di come sia necessario guardare al cuore, all'essenza, al vero sentimento delle persone anzichè seguire ed alimentare le etichette pregiudiziali. Un pò come ci consigliava di fare già settant'anni fa il Piccolo Principe di Saint-Exupéry.

Infine, il libro vuole lasciarci con una riflessione attualissima;
"L'associazione tra deserto ed autismo è immediata. La scarsità di relazioni, l'apparente monotonia. Il silenzio. L'essenzialità. La vita che si fa strada sgomitando, distante dall'esplosione delle foreste, infilata tra la sabbia, dentro le fessure delle rocce, che non disdegna mimetismi, adattamenti estremi, che accetta di perdere parti di sè pur di resistere". Da un punto di vista medico, Andrea è indubbiamente autistico. Ma talvolta ci siamo mai chiesti se anche noi fossimo affetti da autismo a livello emotivo? Essere chiusi mentalmente, giudicare basandoci su 'voci di corridoio', additare il prossimo perchè 'ho la sensazione che non sia una persona affidabile' è da 'normodotati emotivi'?

Non voglio che mi rispondiate, nè tantomeno voglio farlo io. Ci ha già pensato Franco al posto nostro:
"Davanti a questa prova della vita avrei imparato a sorridere: l'avrei affrontata con fatica, ma anche con responsabilità, con intenzione. Con positività.".

Ed allora "Allargo le braccia, guardo in alto e dico: 'Dai Andre, ne hai viste di notti buie. Ne sei uscito sempre'.

Grazie Andre. Grazie anche perchè ti chiami come me (e sono sicuro che non è una semplice coincidenza), ma soprattutto grazie perchè mi hai insegnato come si sta al mondo e perchè mi hai reso una persona diversa.

"Non si vede bene che col cuore".

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calzina Opinione inserita da calzina    15 Aprile, 2013
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ANDREA TOCCA LA PANCIA E SCALDA IL CUORE

Per me è stato impossibile non essere coinvolta da questo libro. Ti tiene magneticamente incollato a sè finchè non giungi all’ultima frase. Scritto magistralmente, con uno stile che ho adorato fin da subito, e che ha il potere di trascinarti dentro, tra le parole, tra le lettere, tra i sentimenti e i silenzi che parlano.
Questo volume di poco più di 300 pagine narra un viaggio. Questo è il racconto del viaggio di un papà e di un figlio, Franco ed Andrea. Un viaggio dove nulla è programmato, tutto è lasciato all’istinto ed al destino. Proprio lo stesso “destino” che ha voluto rendere Andrea un ragazzo speciale, un ragazzo autistico.
Attraverso gli occhi di Franco voliamo insieme a loro negli USA, nolleggiamo un’harley, sfrecciamo insieme a loro nelle immense autostrade americane. Poi giù, fino al Messico e poi all’America Latina. Tra mille sorrisi, mille abbracci e mille emozioni. Un concentrato di personalità diverse, di abitudini diverse, di paesaggi eterogenei. Soffriamo il caldo, ridiamo, piangiamo, ci preoccupiamo per Andrea. A questo racconto di viaggio si intreccia il racconto del rapporto tra un genitore e il figlio autistico.
Non essendo genitore non posso pienamente capire il significato profondo della malattia di un figlio. Pur leggendo con emozione queste righe penso di poterne solamente sfiorare il sentimento.
Che coraggio Franco ha avuto. Nonostante il parere contrario di tanti medici ha voluto intraprendere questo viaggio con Andrea. L’ha fatto per tentare, ancora una volta, di costruire un ponte che porti Andrea a comunicare con il resto del Mondo. Perché Andrea non ha le chiavi per accedervi, non trova il modo per poter comunicare con l’esterno, non riesce a trovare il codice giusto che possa permettergli di aprire quella porta della comunicazione.
Andrea. Andrea che tocca la pancia delle persone, che le abbraccia, che le bacia. Toccarle per stabilire un contatto. Perché Andrea soffre. Vorrebbe comunicare, ma non ce la fa, non riesce, la calamita dell’autismo non lo libera. Andrea è conscio del mondo esterno, delle persone, si rende conto di tutto. Ma non riesce a interagire con esso.
Particolarmente toccanti e commoventi sono le scarne, eppure dense, comunicazioni scritte che Andrea riesce ad avere con il padre e la madre. Perché è solo scrivendo che Andrea riesce ad aprire una finestra a papà e mamma.
E queste stesse righe scritte sono ciò che Franco avrà di più caro nei momenti peggiori. Quando Andrea sarà più distante, nel suo mondo, Franco lo avvicinerà a sé così, trovandolo comunque tra quei bigliettini, comprendendolo anche in quei momenti.
Questo viaggio è un viaggio libero,niente programmi, niente prenotazioni. Solo libertà. E forse questa privazione di schemi aiuterà Andrea a stare bene. Perché è quello che percepiamo in questo libro. Seppure prigioniero della propria malattia questo viaggio lo renderà felice.
Franco poi si aprirà a noi anche nei propri stati d’animo. In diversi flash back racconterà la rabbia per la malattia, la frustrazione, la confusione e soprattutto la volontà di non mollare mai. Di crederci sempre, di credere che Andrea potrà guarire, che una cura si potrà trovare.
Ma a volte haimè Franco troverà anche lo scoramento davanti a sé, l’impotenza e le preoccupazioni per il futuro di Andrea. Quando lui e la moglie non ci saranno più, come farà Andrea da solo? Ed è doloroso leggere come volutamente Franco ipotizzi di portare con se fino alla morte Andrea. Perché è questo il nocciolo del discorso. Un genitore di un figlio “diversamente abile” potrà mai smettere di pensare alla propria morte come una colpa e responsabilità verso il figlio malato?
Consiglio vivamente questo libri. Abbandonarsi alle emozioni può segnare l’anima e Andrea arriva all’anima, proprio qui, nella pancia.

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kiko Opinione inserita da kiko    20 Febbraio, 2013
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Vorrei fargli "spiccare il volo"

I personaggi di questa fantastica storia sono Andrea, un ragazzo autistico di diciassette anni e Franco, suo padre, che intraprendono un viaggio on the road alla scoperta del continente americano e attraverso il quale impareranno a conoscersi meglio.
Nella volontà di questo padre c'è la volontà di comprendere il mondo in cui vive questa "macchina imperfetta" cercando di penetrare i suoi gesti ripetitivi e apparentemente incomprensibili.
Sicuramente un romanzo che ci avvicina a comprendere il problema della diversità e anche un modo diverso di affrontarlo, senza rassegnazione ma con uno spirito di grande propensione alla vita!

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Lorenzo Roberto Quaglia Opinione inserita da Lorenzo Roberto Quaglia    01 Gennaio, 2013
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Se ti abbraccio non aver paura

Mi piace la teoria di Barnard, il medico di famiglia, con cui l''autore inizia il diario di viaggio di Franco e Andrea: ' "Funziona che la vita sta tutta sotto una grande curva a campana, con al centro disturbi comuni e ai lati stravaganze d'ogni sorta. La vita è diluita nel mezzo e troppo densa ai lati"'. Questo diario racconta la densità delle vite di Andrea, ragazzo autistico dall'età di tre anni e di suo papà Franco il quale nel 2010 parte con Andrea per un viaggio apparentemente senza meta che li porterà ad attraversare i due continenti americani. Dal racconto di quei giorni, l'autore, Fulvio Ervas ha scritto: 'Se ti abbraccio non aver paura'.

E'' un libro che mette a nudo il tuo essere lettore - spettatore che pensi, leggendo di Andrea e Franco, per fortuna che i miei figli non sono nati autistici. Però leggendolo, mi viene da pensare che forse mi sono perso qualcosa. Non è il fatto che io personalmente non ho mai compiuto un viaggio avventuroso come quello che hanno vissuto Franco e Andrea. E' che forse il rapporto con i miei figli non ha mai raggiunto un livello di ascolto reciproco, di densità relazionale come quello che percepisco esserci tra Franco e Andrea.

Certo non è facile mantenere costantemente, per tutta la vita, questa attenzione. E' un lavoro sovrumano, che va oltre le forze fisiche di cui dispongono un uomo e una donna, un padre e una madre. Nel diario papà Franco ad un certo punto lo dice chiaramente: 'Impreco, ma lo amo. Non so di cosa sia fatto questo amore. Credo che nessun genitore possa rispondere facilmente a questa domanda'. Un figlio autistico, in questo senso, è una grande occasione per andare all'origine di questo amore. Certo, potendo, un genitore ne avrebbe preferita un'altra di occasione, ma qui si ritorna alla teoria di Barnard, sulla densità ecc. ecc.

Da quando ho terminato di leggere il diario penso ad Andrea ed a suo papà Franco come compagni di viaggio in questa vita e li vedo uniti dall'elastico dell'amore che ogni giorno si tende al massimo, ma non si spezza mai. Come penso spesso al mio amico Ugo e alla sua famiglia, la moglie Silvia e i suoi due figli Riccardo di 5 e Letizia di 3 anni. Ugo da tre anni vive in compagnia della SLA e da un anno mi parla solo muovendo le pupille sullo schermo di un computer che poi traduce con voce metallica il suo pensiero. Tutto il resto del corpo di Ugo è immobile su una sedia a rotelle. Si, decisamente anche la vita di Ugo è molto densa' eppure quando vado a trovarlo e gli chiedo come stai, mi risponde: 'a parte la SLA, benissimo'!

Non si conoscono le ragioni della SLA come le cause dell'autismo, ma del resto di quante cose non si conoscono le ragioni eppure accadono? E' la vita che le fa accadere, ma non a caso. C'è sempre una ragione perché le cose accadono. Bisogna vivere la quotidianità di ogni giorno chiedendo di avere sempre un compagno di viaggio che ti faccia compagnia e ti aiuti a comprendere queste ragioni. Franco intuisce forse ad un certo punto del cammino questo fattore e infatti ammette: '"cercando di portare Andrea nel mio mondo, forse sono solo riuscito a fare un piccolo passo nel suo''"...

Come scrive S. Paolo nella prima Lettera ai Corinzi, Dio non manda mai prove (tentazioni per San Paolo) che non siamo in grado di sopportare. Non siamo mai lasciati soli, basta guardarsi intorno, basta riprendere in mano i ricordi di Franco e Andrea. Consiglio veramente a tutti la lettura di questo libro, dai quindici ai cent'anni, perché non è mai tardi per leggere queste pagine e cercare d'imparare ad amare l'altro, il diverso da te, tuo figlio.

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C l a r a Opinione inserita da C l a r a    25 Settembre, 2012
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Un viaggio chiamato VITA.

"Se ti abbraccio non aver paura".
ll viaggio di essere padre.
Il viaggio dentro al viaggio.
Il viaggio dentro al mondo inesplorato e, ai più ancora sconosciuto, dell'autismo.
L'autismo: questo sconosciuto! Una di quelle malattie che crea disagio, che appartiene ad un folto ventaglio di eventi che il genere umano non sa ancora come affrontare, nei meandri di una società che non capisce come comportarsi e rapportarsi con queste persone che hanno un modo di vedere la realtà completamente diverso, del tutto originale.

"Il mondo intero entra dentro Andrea come un sasso in discesa, come una valanga. Andrea non ha difese, non ha barriere assorbe tutto come una spugna e basta guardarlo per capire che ha un'intimità diversa, tutta sua, con la realtà. A voce si esprime in modo sconnesso, pronuncia parole secche: casa, in giro, quello verde. Le sue risposte suonano meccaniche, riprendono una parte della domanda.
Quello che lascia trapelare è concentrato: è l'alchimista che distilla poche parole ma un grande eco.
Bisogna solo imparare a sentire."

E in "Se ti abbraccio non aver paura" ci sono loro: Franco e Andrea.
Padre e figlio.
Padre e figlio adolescente che da 15 anni convivono con l'autismo.
E c'è il loro viaggio. Un viaggio che parte da molto lontano, da una diagnosi di autismo confermata e trecento chilometri in macchina verso Siena, durante i quali l’abitacolo si riempie di urla e lacrime, per entrare fino in fondo nella realtà. Per esplorare quella parola misteriosa quanto spaventosa.
E in parallelo un altro viaggio, un viaggio di speranza, un viaggio per assaporare il gusto della parola "vita". Andrea e Franco nelle Americhe, a dorso di una Harley o di un’automobile, attraverso gli States e l’America Latina, attraverso città conosciute e meno conosciute, alla ricerca di un qualcosa che non ha un nome, e che forse non esiste neanche e quindi tanto vale non nominarlo... Un viaggio all'insegna della normalità, se davvero esiste.

E allora cos'è l'autismo? E' un cuore che batte con un ritmo diverso ma sempre umano, sono piccole manie, piccole tic alternati a momenti di armonia perfetta. E allora ci scopriamo un po' tutti autistici, bene o male.
Niente lieto fine o finale triste, niente contentino per il lettore o epilogo da favola, solo realtà. Uno spaccato di anima schietto, niente buonismo né illusorie fantasie, ma un bel ritratto romantico e dolceamaro di un presente che resta ancora chiuso dietro tante, troppe sbarre.

La mia eredità a tutti quelli che ancora non sono entrati in contatto con il romanzo è questa: http://www.andreaantonello.it/galleria.php?MIAMI-ARRAIAL-2010-5
E il mio augurio è quello di andare oltre. Sempre e comunque.
Buon viaggio!

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Viola03 Opinione inserita da Viola03    31 Agosto, 2012
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Se ti abbraccio non aver paura

Una fiaba, inusuale forse, ma pur sempre una fiaba è “Se ti abbraccio non aver paura”.
Protagonisti assoluti papà Franco e suo figlio Andrea, a cui un giorno lontano un dottore ha diagnosticato l’autismo. Da quel momento quel bimbo sorridente si è trasformato in un groviglio inestricabile, ogni tranquillità persa, ogni equilibrio saltato.

Ed oggi, come due eroi strampalati, Franco e Andrea affrontano un viaggio in moto, loro due e il vento nel viso.
Loro due e paesaggi meravigliosi che tolgono il fiato.
Loro due e una malattia che è una costante compagna di vita, che sembra poter essere spazzata via da un sorriso di Andrea, da una parola scritta, ma che in realtà è sempre lì aggrappata e mai molla la presa.
Dagli USA all’America del Sud, padre e figlio percorrono chilometri e si scoprono, si avvicinano lottando contro il muro eretto dall’incapacità di comunicare di Andrea.
E lungo la strada incontrano spezzoni di vite altrui, che li arricchiscono, li riempiono, li rendono forse meno fragili e più consapevoli.

Un scrittura che posa colori sul bianco dei fogli, che crea immagini dal vuoto della carta.
Una penna lieve, delicata che trasforma in fiaba il racconto di un uomo, che tramuta il suo dolore in gocce di pioggia.
Non c’è falsità tra le pagine, non c’è il lieto fine delle fiabe: al ritorno dal viaggio la vita di Franco e Andrea continuerà con i soliti rituali, le stesse paure, la identica sofferenza.
Non ci sono però picchi drammatici e non perché la malattia non ne riservi, ma perché l’intento è far emergere l’amore e la gioia per ogni piccola conquista, a discapito delle molto più numerose sconfitte.
Ervas riesce a trasportare sulle pagine tutto l’amore di questo padre per un figlio che non giocherà mai a calcio con lui, con cui non potrà mai commentare una bella ragazza, che sicuramente non gli darà mai un nipotino e che sarà sempre e costantemente aggrappato a lui.
E’ questo sentimento smisurato che traspira durante tutta la lettura.
E il titolo, “Se ti abbraccio non aver paura” riprende la scritta stampata sulle magliette di Andrea, abituato a toccare la pancia delle persone, ad abbracciarle per poterle conoscere, ma è anche la richiesta che Franco fa a suo figlio, lasciati abbracciare, lasciami entrare in questo tuo mondo alieno, estraneo, colorato con altri colori, lasciami un piccolo spiraglio di luce.

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Sabbana Opinione inserita da Sabbana    30 Agosto, 2012
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Un libro fasullo spacciato per verità.

Un libro che contiene una valanga di bugie, in primis che il ragazzo scriva da solo profonde frasi. E viene legittimamente il dubbio che non sia per niente autistico, se guardate le tabelle di valutazione non ha nemmeno uno dei tratti dell'autismo, neppure in forma leggera. Probabilmente ha un leggero ritardo mentale, e mi meraviglia che qualche neuropsichiatra non si sia ancora fatto avanti per fare giustizia e chiarezza! Come dice il suo ex alunno, lo scrittore è un gran furbacchione...

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Opinione inserita da sergio    29 Agosto, 2012

poco di più delle solite cose strappa cuore

Mi lascia perplesso questo libro scritto dal mio ex professore a cui consiglierei di continuare a fare il professore. Un romanzo - storia vera che lascia la tristezza in bocca, perchè è veramente pura e semplice retorica borghese strappa cuore, un po' come dare la monetina al bambino africano o zingaro malformato che hai visto lungo la strada e che ti ha guardato con i suoi occhioni tristi. Mi pare facile conquistarsi i lettori arricchiti e abbastanza ignoranti, con una storia così che fa piangere. E alla fine anche se con buoni propositi Ervas si rivela un furbone e lo dimostra proprio in questo libro smaccatamente marchettaro il cui sottotitolo dovrebbe essere "compratemi, faccio piangere e si sa le lacrime fanno fare i dollari"

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Opinione inserita da anna    28 Agosto, 2012

STORIA MERAVIGLIOSA

Ho acquistato il libro dopo aver visto il servizio in televisione .
Non so da dove iniziare perche' oltre alla piacevolezza della scrittura c'e di mezzo un viaggio a dir poco fantastico . Il legame che lega franco con il figlio Andrea l'ho percepito indissolubile. Non c'e' da complimentarsi con il padre perche' ha deciso di fare questo viaggio ma per le emozioni che ha regalato ad Andrea . E' vero Andrea puo' aver insegnato anche al padre ad abbandonarasi alla vita ma se non aveva un padre che abbatteva le solite barriere fatte di diagnosi ...consulti ....limitazioni e quant'altro Andrea queste esperienze non le avrebbe sicuramente vissute .Infine i complimenti a chi l'ha scritto perche' e' riuscito in pieno a raccontare e descrivere luoghi , colori sensazioni ..insomma ho contagiato il marito e l'ho consigliato a mia figlia di 12 anni che lo sta leggendo perche' anche lei possa capire che certe barriere e' meglio toglierle e lasciare che la vita non sia altro che un avventura grandiosa difficile ed imprevedibile .

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Opinione inserita da Braddina    18 Agosto, 2012

Intenso rapporto padre-figlio

Libro interessante soprattutto perché mette in risalto come un padre viva giorno per giorno la "diversità" esuberante del figlio in un'età tutt'altro che semplice. Originale la riflessione sul tema dell'affettività e ancor di più della sessualità in ragazzi cosiddetti "particolari". Ho trovato un po' logorroiche le descrizione dei vari luoghi a mio parere a volte inutili ai fini della narrazione del rapporto padre-figlio, tema centrale del libro.

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petra Opinione inserita da petra    26 Luglio, 2012
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L’AMORE E LA SPERANZA

“Lui è un viaggio nella vita. Ci ha iscritto alle olimpiadi di salto in lungo dal problema alla soluzione. Non abbiamo vinto molte medaglie, ma perlomeno non ci siamo fatti corrodere dalla tristezza, dalla rassegnazione, schiacciare dal peso delle difficoltà”.

E’ una storia intensa, quella di Andrea e di suo padre, e delle loro "olimpiadi"nei problemi della vita: un viaggio nell’animo e fra le genti, ma, soprattutto, la ricerca interiore di una nuova comunicazione, profonda, autentica, fra un padre e suo figlio. Un figlio di diciotto anni, autistico sin da piccolissimo. Sono ancora un po’ commossa da questo romanzo, finito da poche ore, che ha saputo trattare con delicatezza, senza retorica o pietismo, un tema controverso come quello di questa malattia.
Andrea si è ammalato intorno ai tre anni e da allora, dopo lo shock iniziale, i genitori non hanno lasciato intentati nessuna terapia, nessuno specialista, nessuna cura, medica o spirituale che fosse, ma tutto senza risultati. Tuttavia loro non mollano: “…Non avrei vissuto con un continuo pianto senza lacrime, con una smorfia o con un ghigno. Davanti a questa prova avrei imparato a sorridere: l’avrei affrontata con fatica, ma anche con responsabilità, con intenzione. Con positività”.Questo è lo spirito , questa è la forza con cui Franco, il papà di Andrea, decide di affrontare questa battaglia.
Giunta l’estate del diciottesimo compleanno del figlio, Franco matura dentro di sé l’idea di una nuova “terapia”… un viaggio. Posti nuovi, emozioni diverse possono, se non guarire suo figlio,almeno farlo stare bene. “Siamo sempre in viaggio, anche quando aspettiamo che Andrea torni da scuola…. E’ arrivato il momento di prendere il largo. Adesso dobbiamo perderci”. Così, contro il parere di tutti, medici in primis,organizza alla bell’e meglio un viaggio nelle Americhe, guidato dai mille consigli di amici e conoscenti, ma soprattutto dal suo istinto e dal desiderio, fortissimo, di vedere felice suo figlio. Non sa ancora che quest’avventura darà molto ad Andrea, ma forse arricchirà ancora di più lui come uomo e come padre.
Inizia così un percorso che porta i due protagonisti lontano, in America, dapprima coast to coast negli Stati Uniti, poi in America centrale, e da ultimo, in Brasile. E’ un viaggio lungo e meraviglioso, fatto in moto, in auto e in aereo; una strada che brulica di vita, piena di paesaggi pittoreschi, di scoperte e di colori, quei colori così importanti per Andrea. “I colori sono i miei umori e le parole che non riesco a dire”. Lui non comunica tanto a parole, quanto con lo sguardo e con la sua affettività, prorompente e viva: gli piace abbracciare le persone che incontra, è con tutti mite e benevolo, ed esercita , come un incantatore, un forte istinto di simpatia e di tenerezza. Sarà perché, con la sua innata sensibilità, riesce forse a percepire sensazioni e sentimenti che i cosiddetti “normali” non sanno vedere?

“Sento la pancia di persone per conoscere chi mi sta vicino. Mi presento alle persone toccandole e sto tranquillo”. Andrea ha necessità di sentire “visceralmente” chi ha accanto. Se ne accorgono tutti quelli che lo incontrano e ne rimangono conquistati.
E nel lungo viaggio s’incontrano personaggi di tutti i tipi: una coppia di anziani gestori di Bed&Breakfast con la passione per i fuochi pirotecnici; due rider del deserto, imponenti e apparentemente scontrosi; un anziano signore che percorre il deserto in bicicletta; Yorge, un ragazzo con lo stesso problema di Andrea, che vive in condizioni miserrime…un’umanità variegata con cui i due entrano in contatto, scoprendo un affiatamento sempre maggiore.Franco si stupisce nel constatare come nulla sembri turbare la pace del figlio, che affronta gli imprevisti con un'inaspettata serenità.

Il romanzo è intenso, in tanti passaggi si sorride, ma ci si commuove tremendamente in altri. Si percepisce il profondo dolore di Franco, la sua fatica, la sua impotenza di fronte alla malattia,e ci si rende conto dell’intima sofferenza di Andrea, amplificata dalla sua difficoltà a comunicare. "Non è facile sentirsi pecora nera”.
In una delle ultime tappe Andrea e Franco conoscono Joana, una donna che sa guarire l’anima, sa “sgonfiare” la mente dalle preoccupazioni e dal dolore. Joana intuisce l’estrema sensibilità del ragazzo, e a lui affida un incarico delicatissimo, di vitale importanza,per lei. Questo incontro sarà decisivo per le sorti del viaggio, che si concluderà in Brasile; sarà determinante anche per Andrea, per la sua crescita come uomo, e per Franco, che sentirà rinascere una nuova forza per andare avanti.

“ Eppure io la sento una speranza, sento che il futuro è ancora nelle nostre mani. Siamo ancora capaci di agire e non subire”.

Consiglio vivamente questo romanzo, forte,pieno di vita e intenso come possono esserlo solo la speranza e l'amore di un padre.

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    22 Luglio, 2012
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Imprigionato in se stesso

Ho saputo di questo libro guardando una servizio delle Iere e questo Andrea, con la sua sensibilità mi ha catturato e profondamente colpito. E' un ragazzo autistico, che ha un'intimità tutta sua con la realtà. Ha quattro stati fisici: assente, quasi presente, agitato e chiuso. Il libro è il racconto di un viaggio spettacolare che ha fatto col suo papà, perchè per loro era arrivato il momento di prendere il largo, di perdersi. Il papà, prima di partire, ha avuto qualche dubbio, sull'opportunità di tenere Andrea al riparo dal mondo o se per lui fosse meglio portarlo a riempirsi gli occhi di questo mondo. E ha scelto la strada dell'avventura, facendo ad Andrea e a se stesso un regalo di vita. Complimenti all'autore che ha saputo, attraverso il racconto di un viaggio, aprire il cuore di Andrea e farci capire tanto del rapporto tra Andrea e il suo papà. Le parole riportate pari pari in un carattere diverso da quello usato in tutto il resto del libro, sono toccanti, intime, vere, perchè Andrea, che non controlla il suo corpo, è un dolce uomo imprigionato nei pensieri di libertà.

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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    07 Luglio, 2012
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L’elastico tra padre e figlio

Prima di tutto voglio farvi vedere questo video:
http://www.youtube.com/watch?v=Uf0hgEEZt2E

L’autismo, questa strana malattia di cui non si sanno ancora bene le cause e gli effetti che provoca.
Un mondo nel quale vive Andrea un bel ragazzo trevigiano di diciotto anni.
Un mondo nel quale Franco, il padre di Andrea, si è ritrovato catapultato in pochi istanti ed ora ogni giorno lui “è diventato un cavaliere che combatte per suo figlio”.

Questo bravissimo scrittore, Fulvio Ervans, ha deciso di riscrivere fedelmente il viaggio on the road attraverso le Americhe che hanno intrapreso questo padre e suo figlio.

Si tratta di una storia di amore, sogni, avventura, lotte continue, speranze, delusioni, magia, brividi, dolore e lacrime.

Sì, con questo libro ho versato molte lacrime soprattutto leggendo quello che scrive Andrea a suo padre attraverso il computer. Perché Andrea conosce la sua situazione e “Andrea vuole guarire”.

Lo scrittore ha deciso di riportare fedelmente le parti scritte da Andrea e suo padre senza correzioni per mantenere l’integrità assoluta.

Andrea per conoscere la gente che lo circonda, le abbraccia e gli tocca la pancia, l’unico punto capace di trasmettergli vibrazioni e sensazioni intense circa l’anima delle persone a cui appartiene.

È una storia basata sull’avventura di chi spera sempre e non si arrende mai, soprattutto davanti alle difficoltà.

Come avrete già capito, i protagonisti sono Franco e Andrea, padre e figlio.
Dall’età di tre anni è stato diagnosticato l’autismo ad Andrea e da quel momento suo padre non si è mai arreso.
Franco non ha voluto ascoltare i consigli dei medici, i quali gli dicevano che un soggetto affetto di autismo ha bisogno di routine e prevedibilità, e ha deciso di partire all’avventura con suo figlio.
Un viaggio coast to coast attraverso le Americhe.
Un viaggio per non smettere mai di sognare e di sperare per un futuro migliore per Andrea.

Un libro che vi invito molto caldamente di leggere perché scritto in maniera semplice come se fosse il padre di Andrea a raccontarci tutta la loro storia.
Un libro pieno di amore e affetto paterno, un sentimento forte e molto spesso poco esplorato.

Una storia vera che merita di essere vissuta attraverso le pagine di questo capolavoro.

“Impreco, ma lo amo. Non so di cosa sia fatto questo amore. Credo che nessun genitore possa rispondere facilmente a questa domanda. A volte è sepolto. A volte è semplicemente sentire la vita che ti attraversa: è partita da un punto, tu la prendi in consegna e la passi a qualcuno.”

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Ally79 Opinione inserita da Ally79    29 Giugno, 2012
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Padre e figlio.Niente altro.

Andrea è autistico.
Scordatevi Dustin Hoffman in Rain man.
Dimenticatevi genialità assurde,intelligenze fuori dalla norma.
Andrea è autistico senza la patina rosa di un film Hollywoodiano.

Ci sono giorni in cui mangia solo cose rosse.
Giorni in cui vuole indossare solo magliette arancioni.
Ci sono momenti in cui ti porge il braccio perché tu glielo morda.
Abbraccia tutti e tocca le loro pance,cosi capisce la gente.Dice.
Allinea bottiglie di ketchup in ordine perfetto.
Riduce in pezzetti microscopici ogni foglio di carta che si trova davanti.

Andrea è autistico,ancora,di nuovo,ogni giorno.Per sempre.

I medici ti ripetono che ha bisogno di regole a routine,nulla deve sconvolgere il suo mondo.

Ma tu che ne sai di cosa ha bisogno Andrea?Tu che non sai spiegarmi perché mio figlio di due anni,gioioso e sorridente a un tratto non mi guarda più negli occhi!Tu ,davvero tu, che ignori perché si sia ammalato, vuoi dirmi cosa devo fare con lui?
E allora io lo prendo e me lo porto in America.Ci faccio un viaggio coast to coast su una moto.
E gli dico che siamo legati da un elastico invisibile e lui non deve allontanarsi da me.
E ho paura:paura che le cose vadano male,paura che questa sia la scelta sbagliata.
E mi sento frustrato:so che vorrebbe dirmi tante cose,so che contro la sua volontà vive in un mondo impenetrabile.
E mi sento confuso:ognuno mi dice la sua,un consiglio,una parola,una semplice idea.
E io non so cosa devo fare.

Allora faccio quello che sono:il padre di Andrea.

Ecco chi è Franco:un padre.
Che al di là di un viaggio avventuroso regala a suo figlio quanto c’è di più prezioso,la sua presenza,il suo amore.

Io l’ho visto questo papà in una intervista alla tv.La forza,l’entusiasmo,la voglia trasudano da ogni sua cellula.
No.Non “Nonostante Andrea”.
Ma grazie ad Andrea.

Scusatemi,questa non è proprio una recensione.
Ma ci sono libri che te ne deve fregare se son scritti bene o male,se lo stile è scorrevole,la trama avvincente.
Ci sono libri che sono semplicemente vita.
Non li puoi giudicare.Devi solo lasciarti emozionare......

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Opinione inserita da Giovanna    20 Giugno, 2012

Autismo e sindrome di Asperger sono cose diverse

E' necessario operare una netta distinzione tra Sindrome di Asperger e Autismo. Andrea è un ragazzo con Sindrome di Asperger, quindi facilmente trattabile. Questo libro miracolistico non mi piace perchè riporta frasi ottenute con la comunicazione facilitata che è una bufala. In realtà a scrivere è colui che indirizza il braccio del ragazzo sulla tastiera. Informarsi su internet per sapere che questo metodo è stato sbugiardato a livello internazionale. Un ragazzo autistico non potrebbe girare il mondo su una moto e non tutti i genitori di ragazzi autistici possono permettersi di lasciare il lavoro. Quindi di eroico non ci vedo niente. Ci vedo solo mania di protagonismo, melensaggini e falsità. Il genitore di un ragazzo autistico non avrebbe il tempo di fare il giro degli studi televisivi per fare il genitore coraggioso. I media divulgano falsità, la gente ha bisogna di credere nelle favole.
La realtà è ben diversa.

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lorenzamondina Opinione inserita da lorenzamondina    30 Mag, 2012
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.

Quando mi imbatto in queste storie, accade che mi esce tutta la frustrazione del mondo di fronte all’evidenza dell’esistenza di categorie differenti di cittadini. Mi chiedo con rammarico come, da operatore sociale, si possa convivere con l’idea di essere parte di un sistema e non poterlo far funzionare: è sufficiente fare del proprio meglio, nel proprio “piccolo”?
Tante volte credi di sì, tante volte penso che anche piccoli passi, basati su solidi principi etici e di coscienza, siano grandi conquiste. Ma poi arriva Andrea, con il suo papà, e mi rendo conto che noi, noi servizi pubblici, siamo capaci di tutelare i nostri ragazzi, non riusciamo a dare loro la possibilità di crescere al meglio, con tutte le opportunità adeguate.
E allora ci si chiede come può accadere questo, come può essere che a nessuno interessi il benessere di un ragazzino disabile; ma le risposte non arrivano, non ci sono, o forse sono “solamente” nella distanza tra chi decide e chi vive….

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gracy Opinione inserita da gracy    21 Mag, 2012
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Sono bastate poche parole: ‘suo figlio probabilmen

...te è autistico".

"Il mondo di Andrea non si può comprendere con un unico sguardo, con una sola vita. Dovrò rinascere e seguire Andrea altre mille volte prima di capire i suoi gesti eleganti, il loro mistero."

Finalmente ho letto questo meraviglioso libro! E’ passato più di un mese da quando ho visto Franco Antonello alla trasmissione di Daria Bignardi “Le invasioni Barbariche”, un perfetto sconosciuto che ha raccontato una storia straordinaria della sua vita, così intima, così audace da voler sperimentare cose nuove e così ricca di amore verso il figlio Andrea, un genitore così speciale che dovrebbero conoscere tutti. Non nego che accostarmi a questo libro avevo un pò il timore di imbattermi in una storia triste e un pò drammatica, invece mi ha portato lontano, ho viaggiato con loro per tutta l'America, ho consultato la cartina e mi sono sentita la terza viaggiatrice on the road. In punta di piedi ho riflettuto su tutti quei pensieri che passavano nella mente di Franco, mi sono emozionata, ho riso ed ho pianto. L'amore di un genitore verso un figlio è davvero una cosa speciale e ringrazio Franco per aver rinnovato questo sentimento in questa chiave così speciale e unica che va al di là della sua esperienza, che lascia al lettore comune un senso di rinnovato sentimento per i figli e la speranza che al mondo ci sia ancora posto per l'amore.

" funziona che la vita sta tutta sotto una grande curva a campana, con al centro disturbi e ai lati stravaganze di ogni sorta. La vita è diluita nel mezzo e troppo densa ai lati....La vita è imperfetta, ma ha una sua forza".

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pera64 Opinione inserita da pera64    28 Aprile, 2012
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una toccante storia vera, splendida avventura pien

si vive intensamente l'amore reciproco di Franco ed Andrea durante i tre mesi della loro meravigliosa vacanza all'insegna della libertà; la lettura scorre veloce e piacevole; davanti agli occhi vedi Franco e senti intensamente le sue emozioni di padre, le sue paure ed angoscie; vedi Andrea e il suo amore, che non ha bisogno di tante parole, quelle che lui faticosamente esprime. Ma è anche una splendida avventura attraverso le Americhe, a volte un po' incosciente, ma per questo affascinante.
Consigliato a tutti, a chi ama i viaggi, ai padri, ai figli ma soprattutto a chi vive lontano da esperienze "difficili", spesso dai valori umani più ricche della "normalità".

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