Rossovermiglio
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Rossovermiglio.
"Si, le fate a volte sono assai svelte nelle loro faccende, e gli incantesimi si realizzano in una manciata di secondi, poi, capita che non bastino cent'anni."
Il libro racconta la vita di una donna,Minù, nata in una buona famiglia di Torino all'inizio del '900, che si sposa giovanissima per volere della famiglia, con coraggio e per la propria libertà decide di trasferirsi in Toscana, in una piccola tenuta: La Bandita, dove diventerà una viticoltrice esperta, sarà capace di produrre un ottimo vino il Rossovermiglio, richiesto da tutto il mondo.
"...le cose, come gli uomini, finiscono sempre con l'essere trasportate dal caso. Non ci sono nata, non mi ci hanno portata. La vita avrebbe potuto condurmi altrove. E invece è qui che mi sono fermata."
Sullo sfondo della vita di questa donna, c'è la storia dell'Italia: l'Italia monarchica prima, poi l'Italia in guerra ed infine l'Italia che decide di diventare Repubblica, nessun avvenimento influirà o colpirà il percorso della protagonista, nonostante il progresso avanzi, il mondo cambi, lei vive tutto il resto è contorno.
"Noi non viviamo tragedie abbiamo solo dispiaceri."
Il fulcro di tutto il libro è la figura di Minù: "in fuga da un matrimonio diventato insostenibile", che ha "portato sulle spalle la disapprovazione della sua famiglia", che ormai ottantenne fa il bilancio della sua vita, quando sente il tempo sfuggirle dalle dita, sa di essere stata: "impaurita, sola, determinata, non aveva un mestiere né un'idea, solo questa campagna", ha amato Trott, un uomo ambiguo e misterioso, che le ha insegnato a fare il vino, ha scoperto l'affetto che il marito provava per lei solo troppo tardi, si è nascosta al suo stesso figlio, casualmente ha scoperto una verità che avrebbe potuto intuire, ma che le è stato difficile accettare, ama definirsi: "lunediante del cuore" cioè una che "ha faticato ad esprimere un'emozione, a rivelare un'inclinazione o un turbamento".
Rossovermiglio è scritto in maniera eccellente, racconta una storia al femminile ambientata nella mia splendida Toscana, devo dire che purtroppo non mi ha convinto fino in fondo perché la protagonista racconta tutta la sua vita in maniera un po' fredda, asettica e distaccata, Minù non mi è risultata simpatica, ma piuttosto altezzosa e aristocratica, di conseguenza quello che mi ha raccontato non mi ha emozionato, né coinvolto, un vero peccato!
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Ego
Una storia privata, il racconto di una vita narrato in prima persona dalla protagonista quando ormai la canizie si è fatta avanti e quando la tranquillità dettata dalla distanza permettono di analizzare i fatti con il giusto distacco. Figlia di una nobile casata piemontese spesso stonata rispetto alle armonie della domus natale, si ritrova giovane e infelice sposa di un uomo, aristocratico, impostole dal padre. Soffocata dalle convenzioni sociali fugge tra i colli del Chianti, per ritrovare se stessa. Lo scintillio dei salotti piemontesi si fa polvere di vigneto, i pettegolezzi di corte si trasformano in nozioni di agronomia sul campo, l'oro di famiglia genera rosso vermiglio, da cui trarrà la forza di continuare, di andare per questa nuova strada.
In un'alternanza di flashback narrativi, il passato e il presente si mescolano narrando le scelte di una donna, il suo coraggio, la sua voglia di libertà, la sua determinazione. L'evoluzione di una giovane intraprendente e autonoma, talvolta al limite dell'incoscienza, per distaccarsi da un mondo fatto di convenzioni e apparenza. Il conformismo e l'anticonformismo, la ricchezza e la libertà, l'artefatto e il naturale dualismi vitali sprigionati dall'esistenza e dalle scelte intraprese.
Romanzo come incontro di mondi, di modi di essere, di esigenze raccontati negli anni dei grandi cambiamenti tra i primi del Novecento e il secondo dopoguerra, fino a quell'elezione tra Monarchia e Repubblica che per la prima volta vede le donne protagoniste della storia e dirette responsabili delle proprie scelte e, purtroppo o per fortuna, dei propri errori.
Storia intrisa di ricordi, rimorsi e rimpianti alternati a prese di coscienza e scoperte, mille emozioni scandagliate, scrutate, analizzate in tutti gli aspetti quelli più personali, più profondi, più fastidiosi fino al colpo di scena finale.
Piacevolmente sorpresa!
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La ribellione è donna
Rossovermiglio, romanzo che si è aggiudicato il premio Campiello nel 2008, è uno squarcio sulle ipocrisie della società aristocratica italiana nel periodo che va dal 1928 all’immediato dopoguerra, quando nel 1946 si svolse il referendum per la scelta tra monarchia e repubblica.
La protagonista, Manuela, vive sulla propria pelle una scelta drammatica: diciannovenne, deve decidere chi sposare tra cinque uomini “di buona famiglia” in una lista stilata dal padre. In tale condizione è ovvio che scelga Francesco Villaforesta, un uomo al quale si sente accomunata … dalla passione per i cavalli! Inevitabile, dunque, che il matrimonio naufraghi.
La giovane fugge da Torino e si rifugia in Toscana, a San Biagio, in una tenuta denominata 'la Bandita' ed ereditata dal fratello Enrico. Con ciò intende dimostrare – soprattutto a se stessa - il proprio spirito d’indipendenza, per attuare una reazione volitiva. Nella tenuta si produce il Rossovermiglio, un vino pregiato che otterrà ambiti riconoscimenti.
Lì alla Bandita, Manuela riceve Trott, un uomo conosciuto durante il viaggio di nozze a Parigi e poi rivisto a Torino nel 1939. L’uomo, dedito a misteriosi traffici, alla Bandita dimostra grande abilità nella coltivazione del vino. Ma anche il rapporto con Trott – una sorta di infatuazione emozionale - è minato dalle ipocrisie. L’uomo sparisce all'improvviso lasciando incinta l’amante. Il bambino che nasce, Dino, viene affidato a Mario e Novella, che si occupano della gestione della tenuta. Dino vive accanto alla madre senza sapere di esserne il figlio…
Seguiranno altri intrighi, l’ex marito ritorna per interesse … o forse per dimostrare che ha sempre vigilato sull’ex moglie, scongiurando le truffe di Trott.
La ribellione e l’intraprendenza di una donna che si sente estranea al tessuto sociale di appartenenza si intrecciano alle complessità di rapporti umani spesso viziati da apparenze, convenzioni e inganni. Il contatto con la terra sembra l’unico modo per vivere emozioni autentiche, mentre lo sfondo della guerra e dei bombardamenti rimarca spavento e solitudine di chi già deve condurre un proprio personale conflitto contro le imposizioni sociali.
Nell’apprezzare l’analisi socio-storica condotta dall’autrice e la caratterizzazione psicologica della protagonista, ho trovato vagamente ermetico lo sbocco della vicenda. Questo mi ha lasciato un vago senso di insoddisfazione, di indefinito: ma in fondo – per il buon esito di un romanzo - non è necessario che una trama risulti trasparente in controluce …
Bruno Elpis
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La ribellione di una donna
Un matrimonio combinato è la causa dell'infelicità di una donna ribelle e spaventata che ha il coraggio, agli inizi del novecento, nel mondo dell'aristocrazia torinese, di trasferirsi nelle campagne toscane per una maggiore libertà ed autonomia a seguito dei tradimenti del consorte. La vicenda si svolge durante l’arco di tutto il millenovecento, dai suoi inizi sino ai giorni nostri; la scrittrice con uno stile veloce ed essenziale ci svela, piano piano, le vicende private della protagonista. È curata la scelta lessicale ed il linguaggio risulta ricercato. L’azione è blanda e i tempi sono complessi, come che si voglia seguire volutamente il disorientamento delle capacità mentali della protagonista, il finale è originale e mai scontato. Con sapiente tecnica narrativa viene miscelato il ricordo del passato con lo scorrere del tempo, ricordi che si trasformano in sociali e storici, in un’amalgama che rende il racconto avvincente, denso di atmosfere e di luoghi incantevoli.
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Ci sono privilegi che non perdonano
La storia di una vita lunga quasi un secolo, che nasce nei primi anni del novecento, scavalca la seconda guerra mondiale e arriva ai giorni nostri. La protagonista è una donna ribelle ma non troppo, insofferente e spaventata, che fugge dal piccolo mondo dell’aristocrazia piemontese per inseguire un’esistenza solitaria ma autonoma in una piccola tenuta del senese, tra le meravigliose colline del Chianti. La fuga da un matrimonio combinato non le consente di trovare l’amore duraturo e sincero, ma riesce a trasformare una proprietà in rovina in un’azienda fiorente, che produce grandi vini, autentiche opere d’arte ottenute dalla terra.
L’ambiente, lontano nel tempo, è non soltanto descritto, ma anche fatto rivivere da una successione di immagini e di particolari, che raccontano di una vita fitta di privilegi e di costrizioni. Le convenzioni non erano una trama sottile agli inizi del secolo che ci siamo lasciati alle spalle, ma sbarre d’acciaio, che incanalavano la vita e circondavano anche i sogni.
Non è un libro per chi ama la velocità e l’azione. Lo stile richiede palati allenati, gusti ben definiti: ha un ritmo elegante, complesso ma fluente, molto curato nella scelta lessicale. I tempi della narrazione, complessi e distribuiti in modo non lineare, seguono il disorientamento temporale nella mente della protagonista, ormai molto anziana.
Il disvelamento procede sornione, trascina il lettore attraverso percorsi e linguaggi insoliti, stupisce con un finale che non ha niente di scontato. Non stupisce, invece, la disparità di giudizi ricevuti da questo romanzo, tipica delle opere che si distinguono per l’eccellenza.
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non mi ha convinta
No, questo libro non mi ha convinta.Ho letto la storia,ho cercato di esserne la protagonista,di vivere il contesto storico e sociale cui si riferisce:una Torino regia e prefascista e la famiglia nobile e rigida,aliena all'etica del lavoro e all'esternazione dei sentimenti.Ma no,non vengo trascinata nella storia. Vi è questa donna,Manuela Cuadrado detta Minù,prima bimba poi ragazza,che cresce in questa famiglia torinese fredda e convenzionale,alla quale viene imposta la scelta di un marito della sua stessa estrazione sociale in una rosa di cinque candidati.Fra questi lei sceglie quello che crede sia il male minore e inizia una vita matrimoniale senza amore nella quale da subito, invece di incolpare se stessa per aver subito l'imposizione del matrimonio senza reagire, incolpa il marito della sua perduta libertà.Nella realtà non cerca in alcun modo di conoscere veramente lo sposo,che davanti ad un muro di disprezzo e freddezza reagisce orgogliosamente facendola soffrire e tradendola pubblicamente.Purtroppo sono entrambi prigionieri di un'inadeguatezza sentimentale retaggio della rigida ed antiquata educazione ricevuta in famiglia. Dopo 10 anni di matrimonio Minù si decide a lasciare il marito per andare a vivere nella proprietà toscana ereditata dal fratello morto,la Bandita.Anche questa decisione avviene però in conformità con il comportamento dell'epoca, cioè senza dare scandalo, e , ancora una volta in modo vigliacco, cioè senza che ella cerchi un confronto diretto col marito.Solo dopo moltissimi anni essi si riincontrano e finalmente avviene la spiegazione tra i due:ma nemmeno questa volta in maniera diretta:ancora una volta Minù scopre dalla lettura di un carteggio del marito, i veri sentimenti che lui aveva sempre provato nei suoi confronti: la speranza che lei potesse vederlo per ciò che era veramente al dilà della sua apparente frivolezza e l'orgoglio che gli impediva di svelarsi a lei nella sua fragilità sentimentale. Durante gli anni passati separati, entrambi trovano qualcuno col quale esprimere il proprio lato sentimentale, ma solo alla fine del loro percorso si ritrovano insieme ormai fragili e anziani ma per la prima volta disarmati uno di fronte all'altra.Forse finiranno la loro vita insieme.
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insomma...
insomma... la storia poteva essere potenzialmente interessante ma la lettura devo ammettere che si è rivelata un pò noiosetta, lo consiglio perchè è comunque un libro piacevole, mi sono soffermata sui paesaggi della toscana e sulla splendida torino perchè il personaggio protagonista non mi ha colpito particolarmente, vuole essere una donna ribelle ma a mio avviso non è riuscita nel suo intento. Come ho già detto non è avvincente ma è comunque una lettura piacevole
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Rossovermiglio
Il romanzo ruota attorno alla vita di una donna nata agli inizi del Novecento da una famiglia torinese aristocratica. Costretta ad un matrimonio combinato, come di consuetudine per l'epoca, sarà destinata ad una esistenza infelice e tormentata.
L'idea poteva essere buona, ma la trama del racconto è piuttosto scarna, pochi approfondimenti del contesto storico e di quello geografico, mancanza assoluta di pathos, a causa di una scarsa introspezione psicologica dei personaggi. L'ho trovato un lavoro freddo e asettico, dove i personaggi non trasmettono al lettore quelle emozioni che ci si aspetterebbe, considerate le problematiche trattate.
Personalmente non mi è piaciuto e non mi sento di consigliarne la lettura.
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Rossovermiglio di Benedetta Cibrario
Torino 1928. La protagonista del romanzo, di cui non si sa il nome di battesimo, ha i contorni di un’eroina ottocentesca, bella, fragile, ancora imbavagliata dalle rigide etichette proprie, della sua classe sociale, l’aristocrazia piemontese, è spinta da una ribellione interiore in nuce non abbastanza forte da governare appieno la sua vita. Queste due antinomie solcheranno il suo percorso esistenziale che dalla adolescenza arriverà alla vecchiaia; circa un secolo di storia dal Fascismo alla Seconda Guerra Mondiale al Dopoguerra fino all’incirca ai giorni nostri, la Contessa vive questa età in bilico tra presente e passato. Un infelice matrimonio combinato prima e un amore con Trott, avventuriero e affascinante uomo dopo che alterna presenze estemporanee e assenze e silenzi prolungati.
Da Torino alla campagna senese, San Biagio, una fattoria abbandonata diverrà il suo buen retiro prima e la sua ragione di vita dopo. Con l’aiuto di Dino si trasformerà in una fiorente azienda vinicola che produrrà vini di grande qualità come il Lunediante e il Rossovermiglio, appunto il titolo del romanzo. Il finale a sorpresa sorprende il lettore e lascia un senso di sperdimento quando i sentimenti del cuore sono repressi esteriormente e la tempesta agita dall’interno abbattendo le certezze e le illusioni. Come la fiaba La bella addormentata nel bosco di Perrault che la scrittrice cita nella storia, la Contessa è addormentata da un incantesimo e il risveglio tardivo non può più modificare gli eventi. I personaggi sono emblematici di una certa classe sociale in cui arroccati nei loro privilegi di casta guardano la realtà dal loro “particolare” educati come sono senza passioni civili o politiche, serpeggia nei loro animi la paura che il mondo cambi e con esso il loro status. Interessante quello che dice un cugino della protagonista nell’attesa dell’esito del referendum del 1946: la paura che le cose cambino per i nobili i cui titoli diventeranno delle paroline in disuso, buone solo per raccontare le fiabe ai bambini, essi sanno conservare, non mutare. Un romanzo vivo, scritto con l’animo, denso di ricordi personali che diventano sociali e storici in un tutt’uno affascinante. Densa la scrittura come la terra vangata e strappata alla sterpaglia e ricondotta alla sua greve fertilità, incantevoli i paesaggi del Chianti, i colori della natura dipinti con amore e passione. Un bel romanzo che senza acclamare al capolavoro rispecchia le qualità artistico-espressive di una narratrice a tutto tondo.
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Rossovermiglio
Verrebbe da dire che, se ha vinto questo, vuol dire che non c'era di meglio...e probabilmente di meglio non c'era davvero, se consideriamo lo Strega parallelamente assegnato a Giordano.Nell'attuale panorama letterario italiano, evidentemente spiccano due libri che mi sembrano avere molto in comune: garbo, finezza, uno stile non eccelso ma nel complesso piacevole, nulla di particolarmente intellettuale, una trama che si fa leggere "per vedere come va a finire". Niente di meno e niente di più, ma mi sembra già molto, nel contesto attuale, che la Cibrario, così come Giordano, sappia scrivere in italiano. Personalmente, quindi, trovo che Rossovermiglio non sia un capolavoro, ma sia un libro che si legge piacevolmente, senza brividi di emozione ma anche senza sbadigli di noia. In questo momento storico, forse, non possiamo aspettarci di più.
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Rosso Vermiglio, la noia ha un altro colore
Poteva essere un gran bel libro, se i canoni, lo stile ed il registro fossero stati altri. Purtroppo spiace vedere questo libro tra i più venduti e con un gran bel premio campiello indosso. Speriamo che il prossimo anno una scrittura più vivace, meno banale e più letteraria possa tappezzare quell'importante premio letterario. Sia chiaro, la Cibrario non è una brutta scrittrice, anzi, ma forse oltre certi piccoli spunti non può andare, il resto è noia e banalissimi espedienti. La qualità è ben altro, e dal premio Campiello ci si aspetta proprio quella caratteristica.
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L'eleganza della semplicità
Libro semplice e lineare ma allo stesso tempo elegante e raffinato.
Piacevole ripercorrere, dal punto di vista "disinteressato" della classe nobile, le vicende dell’avvento della repubblica ma anche perdersi nei sublimi paesaggi toscani.
Non é una capolavoro, soprattutto nella scarsa originalità della trama, ma é sicuramente un promettente inizio di una scrittrice che, sono certa, ci regalerà altri piacevoli romanzi.
Consigliato a chi ama la "nuova" letteratura rosa, in cui non c’é solo una componente amorosa stucchevole ma anche la personalità di donne singolari, di cui può risultare veramente piacevole ripercorrere le gesta ed i pensieri.
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Rossovermiglio
Ho letto il romanzo due volte: la prima, di getto, curioso di apprenderlo e la seconda, più riflessivo, per assaporarlo. Mi è piaciuto molto e mi ha coinvolto.
La storia mi è parsa originale ed interessante. Ho apprezzato molto lo stile delicato e pacato dell’esposizione, particolarmente efficace nel proporre atmosfere e scorci della campagna toscana.
Ho trovato la struttura sequenziale della narrazione impegnativa ma abile ed implicante, quasi a meglio assecondare “il movimento oscillatorio della memoria” della protagonista che si racconta quando è anziana.
Un bel romanzo che consiglio di leggere.
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Storia esile
Sarò telegrafica. Ad un discreto stile narrativo, seppure caotico (si sovrappongono i preparativi di due cene che si sarebbero svolte a quarant'anni di distanza, ma stessi commensali!) segue una storia esile esile, dierei da romanzo di appendice. Sarà che le storie delle persone ricche sono di per sè poco interessanti. Per concludere dico che chi vuole lo legga ma non è affatto un libro da premiare.
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Banale e deludente
Avevo acquistato Rossovermiglio di Benedetta Cibrario perchè nella libreria fnac in cui ero stata lo scorso fine settimana questo romanzo era segnalato con il bollino "Attenzione: talento". Mmm... dovrei suggerire ai responsabili della libreria di cambiare l'addetto a questi bollini... Una delusione totale. Una storia banale, a tratti scontata, di una bella ragazza cresciuta in una famiglia sobria e severa ma dall'animo di sognatrice. Così si sposa il classico ricco della situazione ma si scoglie per il bellone di turno. Da qui scontati tradimenti e miserie conseguenti. Assolutamente da evitare.
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