Novecento
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Fermo sul terzo gradino...
Quanta bellezza racchiusa in così poche pagine.
Una vita iniziata e finita in una nave, in 88 tasti di un pianoforte.
Una vita che non riesce ad andare oltre, che non riesce a scendere quei tre scalini che la separano dalla terraferma, dalla brulicante realtà con le sue strade, tante, troppe, così tante da non poterne immaginare la fine.
Troppe incognite, troppe variabili.
E allora Novecento rinuncia, si volta e torna indietro.
Torna alle sue note, che sono soltanto 7, ma con cui riesce a inventare infiniti mondi, uno per ogni passeggero del Virginian, uno per ogni sogno che non potrà mai realizzare, per tutte le donne che non amerà mai, per i figli che non potrà avere, per la vita che ha scelto di non vivere.
"Cristo, ma le vedevi le strade?
Anche solo le strade, ce n'era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una...
A scegliere una donna, una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire.
Tutto quel mondo,
Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce,
E quanto ce n'è,
Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell'enormità, solo a pensarla? A viverla…"
Lui è un uomo senza patria, senza famiglia, senza data di nascita.
Ufficialmente non è mai esistito.
Lui sa stare solo lì, sul transatlantico dove è nato e dove è stato abbandonato, dove è cresciuto suonando e dove vive i sogni e le passioni degli altri trasformandoli in musica, una musica unica, travolgente, una musica mai suonata prima.
La terra è una nave troppo grande per lui...
"La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò. Lasciatemi tornare indietro.
Per favore."
Novecento ha paura.
Novecento è la paura!
La paura di impattare nella vastità delle relazioni umane con tutto il loro carico di responsabilità, delusioni, difficoltà, sconfitte, dolori, nell'ignoto dei sentimenti, che sono tanti, troppi, infiniti...
Eppure Novecento non è poi così strano...
Chissà quanti di noi sono fermi, da troppo tempo, su quel terzo gradino... a guardare la vita scorrere da lontano.
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STORIA DI UN BAMBINO MAI NATO
Dopo la piacevole scoperta di Baricco con Seta, ho voluto leggere questo libro che per tanti è considerato un suo capolavoro.
Devo dire che, forse per le aspettative che erano parecchio elevate, sono rimasta abbastanza delusa.
Lo stile di Baricco è sempre piacevole, come in tutti i suoi romanzi.
Riesce a raccontare momenti drammatici e illogici con una grande leggerezza ma non ho apprezzato l’intercalare del monologo teatrale. Spesso mi distraevano e annoiavano rispetto l’evolversi della trama.
La storia l’ho trovata molto prevedibile (puntualizzo il fatto che non ho mai mai visto nulla di rappresentanto in merito ne film ne teatro).
Non c’è una storia vera e propria da seguire, tranne che la nascita e poi la fine di questo personaggio.
Forse il fatto di essere breve non aiuta ad appassionarsi. Penso che qualche altro capitolo per dare più colori oltre le scale del bianco e del nero sarebbero serviti per creare più empatia con i lettori.
Sembra un albero privo dei rami, visualizzato descrivendo solo il tronco della sua esistenza.
Proverò a leggere altro dello stesso autore e magari fra anni a rileggerlo per vederne spunti diversi a quelli colti nella mia prima lettura.
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MILLE NOTTI DI NOTE SULL'OCEANO
Ci troviamo a bordo del “Virginian”, una nave a vapore che a cavallo delle due guerre faceva la spola fra l’Europa e l’America, trasportando passeggeri di ogni etnia e ceto sociale; una volta saliti a bordo, sul ponte in prima classe, incontriamo il ricco industriale vestito di tutto punto mentre passeggia rilassato fumando un sigaro, oppure l’elegante signora appartenente a chissà quale nobile famiglia europea in vena di scoprire ogni mistero del Nuovo Continente. Scendendo in seconda classe vediamo uomini in cerca di fortuna o di avventura, gente qualunque o gente particolare, seduti a conversare o con lo sguardo perso all’orizzonte, ognuno di loro in trepidante attesa di sbarcare verso una nuova vita o di riabbracciare una persona cara, mente tutt’attorno l’Oceano culla e sbalza e tutto questo vortice di sguardi, voci e sospiri ci risucchierà e ci farà precipitare rovinosamente negli abissi neri di questa città galleggiante, la terza classe, il girone dantesco gremito dagli ultimi, gli emigranti, centinaia di poveracci che salpano a bordo con tanti figli e rattoppi quante speranze riposte in un futuro migliore che potrebbe davvero trovarsi al di là del mare.
E proprio alla fine di uno di questi lunghi viaggi, con il Virginian ancorato al porto di Boston, ecco comparire un neonato abbandonato sul pianoforte nella sala da ballo della prima classe, all’interno di scatola di cartone: il piccolo verrà chiamato Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, così pomposamente ribattezzato dal marinaio che lo trovò, Danny Boodmann per l’appunto, il quale lo crebbe amorevolmente come fosse il vero padre. Una notte come tante altre, il ragazzino si sedette al pianoforte e iniziò a suonare una melodia così intesa che pareva esser guidato della mano invisibile di Dio: fu allora che nacque la sua leggenda, quella di Novecento, lo straordinario pianista che non scese mai da quella nave. E nessuno mai seppe il perché.
Quest’opera fu pensata e scritta dall’autore sotto forma di testo teatrale, dal quale successivamente ne derivò uno spettacolo; è un libro in bilico fra una messa in scena e un racconto da pronunciare ad alta voce, fatto sta che l’ho letto tutto d’un fiato, immaginando di salpare a bordo del Virginian negli anni ’30, con il mio vestito ricco di orpelli e un baule carico di sogni, cullata dalle onde e dalle note suonate da un pianista unico al mondo. Un uomo che con la sua magnifica dote seppe incantare migliaia di persone e che attraverso di esse visitò quel mondo che mai volle conoscere perché consapevole di non appartenervi; mai come in qualunque terra si sarebbe sentito più straniero di quanto lo fosse in realtà e questa condizione finì per condannarlo ad una solitudine di sentimenti inespressi e di emozioni negate che come rondini in volo potevano assaporare la libertà solamente per mezzo della sua musica.
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Il Barone Rampante sulla nave
Alessandro Baricco è stile puro. Alcuni suoi lavori sono eccellenti (Oceano Mare, Catelli di rabbia), altri meno emozionanti, ma in ogni caso perfetti (Seta, tre volte all'alba, Emmaus). Molti recensori hanno definito questo autore come un affabulatore, forse condizionati dall'impegno nel campo del teatro, della musica, delle rubriche giornalistiche (Barnum) o informatiche (The game). Niente di più errato. Anche Leonardo da Vinci (mi si perdoni il paragone) non era certo solo inventore.... Credo che un critico oggettivo sia in grado di notare immediatamente l'estrema accuratezza che Baricco fa propria nella scelta dei termini, delle frasi, delle descrizioni. Il meccanismo è perfetto, quasi matematico. Non vi è lo strabordare quantitativo che connota molti autori (anche italiani) che in 400-500 pagine ci narrano ciò che con 150 massimo 200 potrebbero efficacemente trasmetterci. Questa sintesi nulla toglie all'efficacia emozionale e quasi magica della storia. Leggere Baricco è come tuffarsi nelle fiabe italiane di Calvino o ancor più indietro nell'Odissea. Ci coglie uno stupore e una meraviglia che solo i grandi scrittori riescono a trasmetterci. Quando ho letto Novecento (discretamente trasposto sul grande schermo) mi è immediatamente sovvenuta la figura del Barone Rampante, di calviniana memoria. In questa micro storia in poche, magistrali pennellate si snodano temi universali, l'amore, la solitudine, l'amicizia , l'arte, la consapevolezza di avere un posto nel mondo e nella storia, nella vita. La scelta di come siamo e di come vorremmo essere, l'inevitabilità della fine di uno che può essere l'inizio di altri. Leggere Baricco è come ascoltare una canzone a volte triste e a volte allegra, un susseguirsi di elementi emozionali spesso non definibili. Il senso generale è quello di aver assistito ad un fenomeno naturale connotato da bellezza, come un tramonto o una stella cadente. Baricco esce dai confini del libro come pochi altri (forse la Capriolo) rendendo tangibili le emozioni.
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Se non sali adesso, non sali più
Ho letto “Novecento” con curiosità e timore.
62 pagine sfogliate, recensite ed elogiate da un numero sterminato di lettori.
E ora lette da me, che mi sono sempre sentito allergico, non so neanche per quale motivo preciso, a Baricco.
Non è la prima volta che leggo qualcosa dell’ autore. Non saprei dire se questa sia grande letteratura. O se Baricco sia soltanto un grande affabulatore. Se sia apprezzabile che la vera letteratura abbracci la dimensione del grande pubblico o se questo sia il sintomo che per cercare quella, la vera letteratura, si debba guardare altrove.
Io non lo so se “Novecento” meriti il successo che ha avuto. Non sono un critico letterario. Sono soltanto un semplice, per quanto appassionato, giovane lettore.
E non ho ancora deciso se il modo di scrivere di Baricco mi stia simpatico o meno.
Ma credo sia oggettivamente doveroso riconoscere un grande merito del monologo. L’ universalità.
Parla di noi, tutti. Delle nostre storie.
Parla della paura quotidiana di staccarsi da quello che è sicuro, conosciuto, per abbracciare nuovi e imprevedibili orizzonti.
La paura, umana e terrena, di vivere un’ esistenza intrappolata nel nostro amato finito, sognando di gettarsi ad occhi chiusi verso un infinito che potrebbe essere migliore, ma che forse non si avrà mai il coraggio di raggiungere.
La paura di chi si rifugia nei propri porti sicuri.
La paura del mondo, delle persone.
Di non farsi trovare pronti al momento giusto.
Di non cambiare un lavoro che non ci fa sentire realizzati. O viceversa, di non cercare quello che davvero abbiamo sempre sognato.
Di non avere la risposta pronta quando servirebbe.
Di non saper staccare i cordoni ombelicali che ci tengono ancorati ad un’ infanzia e ad un’ adolescenza che in qualche modo a volte ci portiamo ancora dentro da adulti.
Di non fare quel viaggio che nella nostra testa abbiamo già immaginato migliaia di volte.
Di non compiere quei pochi passi che ci separano dalla donna che abbiamo sempre desiderato conoscere, nonostante gli sguardi si siano già incrociati almeno una volta di troppo.
Con il sincero augurio che quando sarà il nostro turno, sapremo scendere quei dannati scalini delle nostre navi, qualunque esse siano.
Quando un testo intercetta i sentimenti di così tanti lettori, non può lasciare indifferenti.
E allora forse ha ragione Dave Eggers, quando afferma che “ dovremmo gioire le rare volte in cui la letteratura entra nel mainstream, non rinfacciarle la popolarità”.
“La vita è una cosa immensa, lo volete capire o no ? Immensa”.
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Danzare con l’Oceano…
Questa è la storia leggendaria del pianista migliore al mondo, Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento, figlio illegittimo dell’Oceano, cresciuto, vissuto e scomparso nel ventre del suo transatlantico natio, il maestoso Virginian, senza mai aver calcato per una sola volta la terra ferma.
Novecento è un personaggio unico ed indelebile della narrativa: avvolto dall’aura intangibile del prodigio, racchiude in sé una profonda, struggente malinconia, legata ad una sua certa solitudine, in qualche modo propria del suo stesso straordinario modo di concepire il mondo, difficilmente condivisibile con il resto dei comuni esseri mortali. Lo stesso narratore, virtuoso trombettista della favolosa orchestra delle serate di gala sul transatlantico, per quanto affascinato dalla luminosa figura del pianista, e per quanto vicino possibile ad un rapporto di intima amicizia con questo strabiliante personaggio, non è mai completamente capace di decriptarne gli arcani pensieri.
Perché Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento è sovraumano, fatto non di carne ed ossa ma della materia dei sogni e degli ideali e per questo solitario nella sua dimensione celestiale, incantevole ed inaccessibile.
Novecento è un genio, ma questa è la sua condanna da scontare, lui non può mischiarsi agli altri e non può avere l’empatia di nessuno, lui suona la sua musica divina danzando con l’Oceano, viaggia in lungo e in largo col pensiero, ma non può scendere dal Virginian, perché tutto ciò che sta fuori è altro da lui. Eppure ispira una grande compartecipazione emotiva, perché in fondo ciascuno di noi rivive questa malinconica solitudine ogni qual volta si trova nella condizione di non riuscire ad esprimere le proprie sensazioni, i propri crucci, le proprie speranze.
Il racconto ha uno scorrere che rievoca in chi legge la danza sulle onde del Virginian, magico traghettatore di speranze umane per l’Oceano Atlantico verso la terra promessa dei desideri e dei miraggi. Il registro linguistico va dal volgare e colorito all’aulico e sublime, viaggiando tra i possenti motori del ventre della nave, tra gli afrori e la vitalità della terza classe fino al lusso della prima classe e i sollazzi della fastosa sala da ballo.
Alessandro Baricco è un narratore con pochi eguali, che certamente non si smentisce in questo piccolo capolavoro: ha la dote eccelsa di agganciare l’attenzione del lettore trascinandolo completamente all’interno dei suoi racconti, gioca con la sintassi e il vocabolario senza temere affatto di prendersi ogni tanto alcune licenze, regalando frizzantezza e dinamismo alla scrittura con tecniche ed espedienti che ne caratterizzano decisamente lo stile.
Novecento è uno splendido testo teatrale,
Novecento è un magnifico monologo,
Novecento è un intenso distillato di poesia,
Novecento è una storia eccezionale ed indimenticabile.
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Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento
Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento suona il suo pianoforte con quella maestria e libertà proprie di chi quei tasti li sente sulla pelle, di chi quella melodia l’ha scolpita nel cuore e nell’anima, di chi, già dalla prima battuta, si ritrova ad abitare un’altra dimensione, un altro mondo. Ed è sul Virginian, nave tanto amata quanto dimora provvisoria che da un momento all’altro può venire meno, che l’incanto della musica nonché della storia narrata dalla sublime penna di Baricco, ha inizio.
Nave che è sinonimo di “casa” in un mondo in movimento composto da uomini e donne dai mille colori, con vite che si incontrano e scontrano fondendosi in un’unica sinfonia. Mai è sceso a terra Novecento, egli il mondo di fuori lo osserva dal ponte, lo ascolta dai racconti e dalle chiacchere dei passeggeri, lo respira tra un profumo e l’altro della giornata. Quello scenario che si apre in lontananza ai suoi occhi è tanto estraneo quanto sconosciuto è, per chi non ha mai viaggiato in mare, l’Oceano. Non vi è scelta per Novecento, non vi è alternativa, prendere una decisione non sarebbe altro che una sofferenza, perché come si può scegliere quale nota suonare a discapito di un’altra? Come si può rinunciare a quella sinfonia che ci scuote dall’interno e che fa di tutto per uscire? Novecento è l’accordo vivente di una melodia infinita; egli riesce infatti ad accordare quello strumento che tutti abbiamo dentro ma che spesso, per circostanze e/o disarmonia, non riesce a produrre alcun suono, alcuna melodia.
Novecento è passione, è voglia di vivere, è poesia. Una delle prime opere di detto autore che ho avuto modo di leggere, e che è sempre un piacere rileggere, ogni volta con un nuovo spirito, ogni volta con una nuova e mutata consapevolezza.
«Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino. E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio.
Non sono pazzo, fratello. Non siamo pazzi quando troviamo il sistema per salvarci. Siamo astuti come animali affamati. Non c'entra la pazzia. È genio, quello. E’ geometria. Perfezione. I desideri stavano strappandomi l'anima. Potevo viverli, ma non ci son riuscito. Allora li ho incantati. E a uno a uno li ho lasciati dietro di me. Geometria. Un lavoro perfetto.»
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Pura poesia
Questo romanzo narra l’emozionante storia del pianista Novecento, mai sceso dalla nave “Virginian” dov’era nato. Viene trovato per caso da Danny Boodman, un marinaio di colore alla nascita che gli farà da padre fino all’età di otto anni, fino a che non morirà in una burrasca. Il bambino scompare misteriosamente nei giorni successivi alla morte di Danny e quando ricompare incomincia a suonare il pianoforte Così iniziò ad esibirsi tutte le sere sul piroscafo che portava gli emigranti in America; la gente saliva da qualsiasi parte del mondo per sentirlo suonare. Molto importante, la figura del narratore, il trombetista amico di Novecento e colui che ci racconta la storia.
Fu questa pagina ad avvicinarmi alla lettura di questo romanzo:
“A me m’ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c’è una ragione. Perché proprio in quell’istante? Non si sa. Fran. Cos’è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C’ha un’anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un’ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall’inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto fra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d’accordo, allora buona notte, ‘notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto: fran. Non si capisce. È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli, un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all’Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: “A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave”. Ci rimasi secco. Fran.”
.....rimasi di sasso, per quant'era stupenda questa pagina. Non so era applicabile alla vita umana, a quello che stavo provando in quel periodo.
Uno dei migliori libri di Baricco, è inspiegabile come con passione egli riesca a descrivere questo personaggio e le emozioni che la sua musica suscita in milioni di persone. Nel romanzo viene sottolineata anche l’immensità del mare, scenario comune ai tanti migranti che salgono e scendono dalla nave. Altra protagonista è la musica, dalla quale Novecento non riesce a svezzarsi, non riesce a pensare ad una vita all’infuori di quella che conosce. Pagina dopo pagina riesce a conquistarti e catturarti e inizi anche a provare strane emozioni di commozione nei confronti di Novecento.
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Malinconica malinconia
Non avevo mai letto nulla di Baricco e non so se leggerò altro. Colpita dalla moltitudine di commenti positivi, ho cominciato la lettura ricca di aspettative.
Molto malinconica la storia, ma molto positivo il personaggio di Novecento, così legato alla sua nave da non abbandonarla mai.
L'ho trovato però un po' scarno, frettoloso come romanzo. Credo sia sicuramente meglio "assistervi" una volta messo in scena, i commenti di "scena" mi hanno un po' distratto dalla lettura e dall'essenza del romanzo stesso.
Consiglio comunque la lettura, perchè i libri da non leggere sono sicuramente altri.
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Sinfonie di mare, cielo e terra
Baricco con “Novecento” ci ha regalato una piccola grande opera. Le sue parole scorrono come la musica che Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento suona sul suo pianoforte, leggero come l’aria, sulla sua “terra” natia, la sua casa, il suo mondo, quella nave tanto amata, il Virginian.
Quella nave, residenza temporanea di un mondo in movimento, tramite quei suoi così diversi passeggeri, le cui vite sono una sinfonia unica diversa in base alla provenienza, all’esperienza, all’essere. Tutte quelle sinfonie unite in una, quella suonata da Novecento, che il mondo non l’ha visto ma l’ha udito dalle note dei suoi abitanti, abitanti temporanei di quella nave di cui in qualche modo Novecento rappresenta l’anima.
Dalla limitata grandezza della sua nave Novecento osserva il mondo di fuori, così estraneo a lui come lo è l’Oceano per noi, e ci vede una vastità di scelta impossibile da affrontare, come suonare una musica su un pianoforte dagli infiniti tasti. Come scegliere una nota a discapito di un altra? Dai suoi occhi innamorati della vita osserva nel mondo una musica potenzialmente infinita, mentre per noi spesso, nel mondo che ci appartiene, ci sentiamo come se non potessimo produrre un suono, come se di nota non ne avessimo a disposizione alcuna, quando in realtà ci rifiutiamo volontariamente di suonare, di vivere per davvero.
Eppure quel che abbiamo dentro è già di per sé una musica armoniosa, se riusciamo a mettere a posto gli accordi. Ogni uomo con la sua personale melodia, che unita a quella degli altri dà vita a una sinfonia unica che ci identifica, piccola goccia d’acqua nell’immenso oceano dell’universo.
Una piccola imperdibile perla.
“[...] d’improvviso, vedevi il mare. Non l’aveva mai visto prima, lui. Ne era rimasto fulminato. L’aveva salvato, a voler credere a quello che diceva. Diceva:" E’ come un urlo gigantesco che grida e grida, e quello che grida è: ‘banda di cornuti, la vita è una cosa immensa, lo volete capire o no? Immensa.’".”
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IL CAPITANO AFFONDA SEMPRE CON LA SUA NAVE
Onde che cullano la terra sotto i nostri piedi, orizzonti da cui vedere il sole che sorge e tramonta sono motivi validi per prendere un biglietto e farsi un lungo viaggio su una nave da crociera. Per Novecento no. Sono motivi validi per restarci tutta la vita. Perché scendere da una nave se posso restarci lì a suonare per tutto il tempo che mi è concesso? Il Virginian è una vera e propria oasi in mezzo all'oceano, nella quale confluiscono persone provenienti da tutto il mondo, persone che il nostro Novecento è capace di leggere, letteralmente. Così viene detto nel libro. Persone che fluiscono per vedere questo leggendario pianista, emblema dell'arte e della vita stessa. Arte come entità privilegiata, e allo stesso tempo lontana da noi. Estranea alla maggior parte del mondo che alloggia sulla terraferma, incapace di farsi trasportare da essa, spesso troppo distante da raggiungere. Simbolo della vita, vista come dedizione completa alla bellezza stessa, per lasciarsi completamente alle spalle le frivolezze del mondo sulla terraferma.
Ero partito con poche aspettative su questo libro, viste le non poche critiche che Baricco riceve. Una bellissima sensazione trovarsi tra le mani questa bellissima storia, forse un capolavoro. Dotato di molteplici livelli di lettura e possibili interpretazioni, a distanza di diversi giorni ancora mi vengono in mente altri significati da attribuire alla storia e al leggendario Novecento, nonostante non siano nemmeno 70 pagine. Semplicemente epico.
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Novecento
Per me Novecento è un modello di vita.
E' un inno alla passione, è la passione stessa.
La passione per la vita che per lui è la musica.
Tutte le pagine splendono, hanno un messaggio da darci.
Tutto mi è sembrato malinconico, il mare che per lui è la vita eppure lo allontana dalla vita.
Ma è giusto sia così? Chissà a che cosa ci incatenano le nostre paure.
E Novecento aveva davvero paura? O erano tutti gli altri, i vigliacchi?
Questo è un libro commovente, ma in modo positivo.
E' un libro che scuote un po', ma in modo positivo.
Perché ti fa venire voglia di vivere, di sembrare a tutti i costi al nostro Novecento, che non cessa di emozionarsi per quello che fa.
Mi è piaciuto tanto, mi ha fatto venire voglia di innamorarmi di qualcosa.
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Un libro "essenziale"
Aveva dieci giorni Novecento, quando fu trovato da Danny Boodmann rannicchiato all’interno di una cassetta di limoni. Erano nel Virginian, un piroscafo, che solcava i mari e si portava addosso speranza e malinconia. Tra l’Europa e l’America aiutava miliardari ed emigranti ad iniziare una nuova vita. Dall’oceano alla terra le voci vagarono, come le note del pianoforte di Novecento. Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, ecco qual’era il nome che si udiva per le strade e per i mari. Lui, un pianista che non aveva mai abbandonato la sua nave ed il suo strumento. Un pianista che faceva scorrere le sue dita solo tra i tasti della scala musicale, e non ha mai sceso la scala che l’avrebbe portato alla vita reale. Novecento, il miglior musicista mai esistito.
“Novecento è un poeta, Novecento è la spuma dell’oceano che si infrange sul Virginian, Novecento è un mondo, un universo di note che si perdono nel mare, tra le onde. Il Virginian è la culla di un bambino, che dondola ritmicamente e racchiude il tesoro più sacro, il vagito di un neonato, che come Novecento sa creare altre note, al di fuori della scala musicale, semplici, ma allo stesso tempo le più complesse ed enigmatiche del mondo. Un oceano di emozioni” Credo di essere riuscita ad esprimere, in poche parole, il mio punto di vista relativo a questo libro. Novecento nasce come un monologo teatrale, ed infatti sono presenti molti punti che descrivono la scenografia, l’abbigliamento e la postura degli attori. Questo non lo ritengo assolutamente uno svantaggio, anzi, mi ha portata a viaggiare con la fantasia, trovandomi sia spettatrice di una rappresentazione teatrale che passeggera di prima e di terza classe nel Virginian. A mio parere, la frase che descrive meglio il libro è questa: “Il mondo, magari, non l’aveva visto mai. Ma erano ventisette anni che il mondo passava su quella nave: erano ventisette anni che lui, su quella nave, lo spiava. E gli rubava l’anima. Il questo era un genio, niente da dire. Sapeva ascoltare. E sapeva leggere. Non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente” . Mi ha emozionata immaginare come lui guarda le persone, come sia riuscito a creare un suo mondo immaginario solo tramite la gente, come per lui sia una scelta vivere su quella nave, come se tutto il suo universo fosse lì, come si sentisse sicuro solo tra le anime presenti nel piroscafo, e non in un mondo popolato da milioni di persone indifferenti. Mi ha stupita la personalità del protagonista. Se immagini una persona nata e cresciuta in una nave, senza mai aver vissuto la vita reale, lo immagini diverso, quasi come un bambino, e invece Novecento non è questo, è maturo, in tutto e per tutto, lo si capisce da come parla, da ciò che dice, e questo ti spinge ad amarlo ancora di più, a ritenerlo una persona adulta che saputo mantenere la purezza dell’infanzia. Questo monologo è la prova tangibile che un BUON LIBRO di settantatre pagine non è “sintetico” ma “essenziale” e quando è scritto bene come questo non serve una parola di più per entrare e farsi spazio tra la memoria e i sentimenti del lettore.
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Un capolavoro
Novecento è la prova di come un romanzo, di una bellezza e intensità rare a trovare si possano sintetizzare in poche pagine.
Il libro come dice il nome stesso narra la vita di Novecento, un uomo nato, vissuto e cresciuto sul piroscafo Virginian senza mai mettere piede sulla terra ferma.
Questo libro nasce come un monologo teatrale e come tale viene narrato da colui che imbarcandosi sul Virginian diventa intimo amico di Novecento, il più grande pianista che abbia mai solcato i mari e non solo!
La sua fama divenuta leggendaria, tutti vogliono ascoltare la musica di Novecento, alcuni vorranno mettere alla prova se la sua abilità non è degli uomini.
Gli uomini suonano semplicemente, ma lui danza con le mani su quei tasti creando virtuosismi impossibili per i comuni mortali.
I due amici dopo un po' si lasceranno, per ritrovarsi molti anni dopo proprio dove la loro amicizia era iniziata, sul Virginian.
Il Virginian è destinato a venir inabissato con l'esplosivo, ma Novecento non vuol saperne di scendere, non può lasciare colei che è stata la sua casa, non può abbandonare il suo amato piano amico e compagno di tante avventure.
Il finale è fantastico.
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Thanks Danny
"Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla"
E Baricco di certo una buona storia da parte ce l'ha, una storia stupefacente! La storia di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, l'uomo che visse la sua intera vita sul Virginiam, senza mai scendere a terra, senza mai passeggiare, se non sulle tavole della sala da ballo o sul ferro arrugginito del ponte del Virginiam. Di lui si direbbe sia un pazzo, chi non scenderebbe a terra anche solo per vederla, per toccarla, per curiosità... ma lui non ne aveva bisogno... la vedeva in quei duemila passeggeri (o poco più), che vivevano sul Virginiam, solo il tempo di un viaggio, il tempo di arrivare in America. La terra la vedeva suonando, se così si può dire, facendo scivolare le sue dita su quegli ottantotto tasti... ma la sua non era musica... era molto diverso, era la sua vita, era l'oceano, era il mondo.
E cosi le pagine scorrono spumeggianti come le onde dell'oceano, volano armoniose come le mani di Novecento tra i tasti bianchi e neri. La storia di Novecento è la storia di un uomo,piccolo, troppo piccolo per il mondo, l'infinita miriade di persone, paesaggi, sensazioni che costellano il mondo. E' la storia di un uomo, grande, troppo grande, tanto da scegliere di rimanere se stesso fino alla fine.
Ho cominciato a leggerlo con ottime aspettative, ma alla fine... beh si rimane un po' straniti, si pensa alla storia che scorre veloce tra le pagine, all'oceano, si rimane con la musica di Novecento nelle orecchie e dentro, senza averla mai sentita, è qualcosa di inaspettato e di stupefacente.
Ora avendo letto "Novecento" come monologo teatrale aspetto soltanto di vederlo in scena, anche se dubito che le parole possano esprimere meglio di un libro, le sensazioni e ciò che il lettore nella sua mente plasma leggendo...
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Finale da lacrime
Non avevo mai letto un libro di Baricco e sinceramente quando la mia professoressa ci ha dato questo libro da leggere pensavo che fosse un piccolo libro da niente, una cavolata...
Poi ho cominciato a leggerlo e già dalle prime pagine ho capito che si trattava di una storia che esprimeva sentimenti tanto grandi e veri, che Novecento provava ogni volta che suonava quel pianofoRTe che in un certo senso lo possedeva, lo tratteneva, facendolo viaggiare con la mente, facendogli rivedere luoghi che malgrado non avesse mai visto perchè non era mai sceso dalla nave su cui era, lui già conosceva, e se li rimmaginava.
Anche durante la "gara" tra lui e Jolly Roll Morton, l' inventore del jazz, nella quale i 2 si dovevano sfidare a chi suonava meglio il piano, Novecento dimostra di essere indifferente al fatto di vincere, non vuole la fama lui, vuole, nella sua vita su quella nave, suonare per quelle persone che salgono e scendono continuamente da quella nave, che rimangono incantati alla sua prima nota; non vuole avere fama, essere acclamato dalla gente per la sua bravura, lui suona per piacere, passione.
Ovviamente nell' ultima parte quando durante la 2a guerra mondiale, la barca su cui aveva vissuto per 32 anni deve essere bombardata per l' eccessivo carico di persone, lui non scende, perchè quello era il luogo che aveva racchiuso tutti i suoi sogni, le sue paure, il suono delle sue note per tutta la vita e quello non sarebbe stato il momento per lasciare quel bellissimo e caro posto.
Nonostante il bellissimo racconto, per me non è stato il libro pù bello che abbia mai letto, perchè comunque ho faticato a capire il finale e poi non mi è piaciuto che il libro fosse scritto in forma di monologo.
L' unica cosa per il quale mi è piaciuto è stato il racconto breve (63 pagine) perchè odio le storie lunghe. 63 pagine che racchiudono una bellissIma e anche triste storia. :')
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Un Baricco sublime
Il buon Dante Alighieri a suo tempo li chiamava "ignavi" e li condannava nell'anti inferno.
Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento é uno di loro per il semplice motivo che anche lui non ha saputo scegliere, non ha saputo prendere una posizione. Su quella nave c'era nato e vissuto per 30 anni. Su quella terraferma non ci aveva mai messo piede pur sapendo che avrebbe potuto sfruttare appieno la sua dote di pianista.
Novecento viene venduto come monologo ma si denota chiaramente un passo in avanti rispetto a quest'ultimo. Novecento é un capolavoro letterario. Poche pagine, una sessantina, dove Baricco non sbaglia una, e dico una per davvero, parola. La storia é al limite del reale ma l'autore é capace di buttarti sempre nella scena. Come se sedessi vicino a Novecento nel duello con Jolly Roll Morton. Come se fossi affianco a lui mentre scende quei fatidici gradini della scaletta. I protagonisti sono 3: Novecento, il trombettista e tu, il lettore.
Particolarmente fantastiche le prime venti righe così come le ultime, che vanno a scandire il finale del libro.
Penso che se Novecento leggesse questa recensione, gli verrebbe da dire un'unica cosa: "In culo Dante Alighieri"
E avrebbe ragione, infondo, lui, é il più grande di tutti.
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"Se non sai cos'è, allora è jazz"
La verità è che dopo essere stati cullati dalle onde del monologo di Baricco, ci si chiede se veramente si vorrebbe ascoltare dal vivo un qualsiasi trombettista, Tim Tooney, raccontare la storia di Danny Boodman T. D. Lemon Novecento. Non rileggete il nome increduli, perché Novecento è la SUA storia, e se non salite ora sul seggiolino del suo pianoforte, siete fregati per sempre. Sì, fregati perché vi limiterete alle “note normali”, quelle che si suonano in prima classe, mica al ragtime, “la musica su cui balla Dio, quando nessuno lo vede”, che si suona per gli emigranti sul piroscafo Virginian. Varie leggende sono legate a Novecento, come quella del senatore americano Wilson che avrebbe volentieri consumato la sua vita in terza classe, ad ascoltare la musica del mondo, di “quello che suona solo se ha l’Oceano sotto il culo”, o di quando ebbe l’idea folle di scendere giù dalla nave. Lui, proprio lui che suonava la sua vita incastrata tra una prua e una poppa. Lui che aveva incantato, incastonato, cesellato i suoi giorni nelle note dedicate ad una donna, ad un amico, ad un figlio mai avuto, ad una esistenza mai scelta, ma capitata 2000 mila passeggeri alla volta. Lui che, da solo, aveva scelto il modo in cui salvarsi per non essere mai infelice e avere rimpianti.
Novecento che “In culo il regolamento”.
Con affetto.
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PROFONDO COME IL MARE...
Premetto che è il primo libro di Baricco che ho letto. Ammetto che forse solo io non riuscivo a capire cosa fosse in copertina, l'ho capito solo alla fine del libro che era una nave. :-))
Ragazzi e come scrive Baricco!!! Ha uno stile che mi ha stupito. Mi ha insegnato più cose lui in 60 pagine che tanti libri di 400/500 pagine. Questo libro è scritto proprio bene, con una storia molto curata e originale. Mi ha fatto ridere e provare tristezza. Il dilemma di Novecento sul vivere o meno è riconducibile a tutti noi nella nostra vita quotidiana, ognuno con la sua interpretazione ovviamente. Profondo, molto profondo è il messaggio che l'autore vuole farci arrivare. E a me è arrivato in faccia come un pugno! Meravigliose alcune frasi che ricorderò sempre come: "La terra, quella è una nave troppo grande per me. E' un viaggio troppo lungo. Una donna troppo bella. Un profumo troppo forte. Una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò."
Mi è piaciuto moltissimo! E di sicuro continuerò a leggere questo strepitoso scrittore di nome Baricco.
Buona lettura.
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Novecento ha un'anima.
"Il Viriginian è un piroscafo. Negli anni tra le due guerre faceva la spola tra Europa e America, con il suo carico di miliardari, di emigranti e di gente qualsiasi. Dicono che sul Virginian si esibisse ogni sera un pianista straordinario, dalla tecnica strabiliante, capace di suonare una musica mai sentita prima, meravigliosa. Dicono che la sua storia fosse pazzesca, che fosse nato su quella nave e da lì non fosse mai sceso. Dicono che nessuno sapesse il perché." (Feltrinelli)
"A me ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, FRAN, giù, cadono.[...] Non c'è una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. FRAN. Cos'è che succede a un chiodo per fargli decidere che non ne può più?"
Ha un anima anche lui, si chiede Baricco? Non sapremo mai se il chiodo e il quadro si siano mai parlati, ma di una cosa si può essere certi: "Novecento" ha un'anima. E' un monologo teatrale che parla da solo, si recita guardandosi allo specchio, un libro le cui pagine si sfogliano da sole, un romanzo la cui trama si intreccia attorno ad una sola attività: l'immersione. Nell'Oceano di Novecento, nel Virginian, o nella tromba d'ottone del narratore. Un immersione fatta trattenendo il fiato, fino a sentire scoppiare i polmoni, e fino a perdere i sensi. "Novecento" si fa annusare, ha l'odore dell'infinito, il sapore del rumore del mare sulla cui superficie migliaia di personaggi, di persone, di attori e musicisti, di volti e di emozioni, vive.
La scrittura di Baricco è un'onda piena che travolge il surfista appena questo ha preso il fiato prima di essere inglobato in una montagna d'acqua, nella cui profondità scompare.Il ritmo diventa incalzante via via che la fine si avvicina, fino a culinare nei versi spezzati del finale.
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gradino dopo gradino
Il fischio della sirena preannuncia l'ultima chiamata.
Affrettatevi, tutti a bordo.... Si parte...
Per solcare le acque dell'oceano con il Virginian, che approderà in molteplici porti principali dei due continenti, l'Europa e l'America. Per alcuni passeggeri non si tratta della realizzazione di un "sogno" nel conoscere luoghi meravigliosi ma ahimè dell'unico viaggio che con molta probabilità faranno e che chiamerei senza nessun preambolo il viaggio della "speranza" per una vita migliore.
Ma cos'ha di speciale questa nave, rispetto ad altre? Senza dubbio la presenza di Novecento.
Novecento diventato legenda.
Novecento, come l'anno del suo ritrovamento, un nome alquanto originale che chiunque assocerebbe automaticamente a un numero e mai verrebbe l'idea che si potesse trattare del nome di un essere umano, che già a 8 anni da prova di saper suonare a orecchio, tanto da commuovere la piccola folla che si è radunata intorno al pianoforte; lui che non smetterà di suonare neanche in quei momenti dove le avversità climatiche e non solo, renderanno proibitive qualsiasi attività. Novecento nonostante non sia mai sceso a terra, il mondo, lo conosce bene attraverso i racconti della gente; perché la sua forza sta nel leggere le emozioni.
Novecento che tutti apprezzano per la sua semplicità, io l'ho odiato per la sua paura di vivere: "io che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino. E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio"
La maestria di Baricco è di descrivere le scene come se fossero reali, ed è musica ciò che si diffonde attraverso la lettura di queste pagine, riuscendo a trascinare il lettore in un andamento alle volte adagio e altre volte allegro nell'ascolto di note alte e basse della vita delle persone, fatta di amore, amicizia ma anche di miserie, invidia e cattiveria.
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UNA DOLCE MELODIA
La storia narra di Novecento , un ragazzo che si dice sia nato e vissuto sul Virginian(il piroscafo che trasportò una moltitudine di gente tra le due guerre). Si dice inoltre che il ragazzo abbia un grande talento nel suonare il piano, tanto da suonare note appartenenti solo a lui...
Durante tutta la narrazione la storia di Novecento ci viene presentata da un trombettista che suona appunto sul Virginian. Un aspetto molto rilvante nel libro è la vita e per certi versi la filosofia del protagonista perché egli vede il mondo da un altro punto di vista che gli altri non riescono a scorgere; la narrazione è scorrevole e l'impressione è quella di ascoltare qualcuno parlare rimanendo incantati, senza voler smettere di ascoltare. Lo stile dell'autore è molto semplice con espressioni, talvolta, un po' volgari che però non infastidiscono visto lo scopo originale dello scritto. La lettura è piacevole, e sebbene si tratti di un monologo ci sono tanti spunti di riflessione che ci faranno sicuramente rivalutare il libro spingendoci a comprarlo perchè ne vale davvero la pena.
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L'Amleto baricchiano: scegliere o non scegliere?
Ecco qui uno dei Capolavori letterari che merita di trovarsi nelle menti e nei cuori di tutti gli abitanti del mondo.
Perché questo è molto, troppo di più di un monologo teatrale. Perché riesce a insegnarci come la vita vada costruita partendo dalle piccole decisioni, mattone dopo mattone, e soprattutto su come sia necessario che ciascuno di noi prenda atto di come il non scegliere sia la scelta peggiore - scusate il gioco di parole - da fare.
Immaginate di possedere un alter ego che scelga al posto vostro, uno "scegliere" nel senso assoluto del termine: cosa essere, come essere, che percorsi di vita seguire, come affrontare quel determinato evento che si imbatte sulla nostra strada. Ci sentiremmo sollevati nell'essere deresponsabilizzati oppure ci mancherebbe l'aria perché abbiamo perso il controllo della nostra esistenza?
La risposta ce la offre il protagonista stesso, perché gli occhi sono lo specchio dell'anima, e 'negli occhi della gente si vede quello che vedranno, non quello che hanno visto.'.
Cinquantuno Pagine (la P maiuscola è d'obbligo) caratterizzate da una scrittura scorrevole, decorata in maniera deliziosa da una comicità a tratti rozza, a tratti audace, mentre rimane intatta l'impressione di un libro che ha sempre qualcosa di nuovo da raccontare.
Baricco è stato ancora più straordinario in questo romanzo.
Perché Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento è protagonista di una favola surreale, che, in realtà, è normale: intraprendere quel viaggio tanto ignoto quanto vissuto già diverse volte è una scelta che, nella sua straordinarietà, intreccia i temi della follia, dell'arte musicale e del senso comune, e il risultato fa letteralmente sognare a occhi aperti.
Ne approfitto per ringraziare pubblicamente Martina, la meravigliosa donna che mi ha trasmesso l'amore per il mondo di Baricco. Un mondo fatto di scelte e, perché no, di pura e autentica Felicità per le proprie scelte.
Grazie Martina. Grazie Baricco. Grazie a entrambi per avermi cambiato la Vita.
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Era un numero, adesso è un nome.
Parlare di Novecento è un po' come parlare della vita in generale. Si finisce per dire una marea di cose scontate che rischiano di sminuire ciò di cui si sta parlando.
Io però non ce l'ho addosso quella malinconia che c'avete voi quando scrivete di questo libro. No. Io la fine non l'ho letta. Io posso ancora sperare che lui da quella nave sia sceso, perché magari non era giusto lo facesse ma per un amico, a volte, si fanno cose inimmaginabili. E io me li vedo, lui e Tim, in qualche birreria malfamata a brindare sbiascicando:"Eeeee in cuuuulo anche la mooorteee!".
E lo so che qui da noi non si vede la fine di niente ed è difficile scegliere, ha ragione Novecento, ma ha più ragione Buster il contadino quando dice:"Banda di cornuti, la vita è una cosa immensa, lo volete capire o no? Immensa".
Mi emoziono sempre tantissimo a parlare di questo libro, non mi riesce per niente di dire parole sensate. L'unica cosa che posso fare è consigliarne la lettura, perché se esiste un libro che ti strega e ti entra nelle viscere, ecco, è proprio questo. E davvero nella vita può capitare di non incontrare mai cose così profonde, quindi non fatevi scappare questa occasione, prendetevi un'oretta e andate a conoscere quest'uomo, Novecento, perché diventerà uno dei vostri migliori amici. Ne sono certa.
Anch'io come lui mi sono voluta fermare al terzo gradino: non ho voluto leggere le ultime pagine. Ma io l'ho fatto per il motivo contrario, perché io, per lui, una fine certa non la voglio. Voglio essere io a immaginarla.
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"Se non sai cos'è, allora è Jazz!"
Premessa: non sono sicura di avere un giudizio completamente imparziale perché io adoro i monologhi di mia natura e Novecento è un dei più bei monologhi che abbia mai letto; mi sono scervellata, letteralmente, per cercare di fare una recensione che fosse imparziale, ma attendibile per chi non avesse ancora letto il libro. E ci sono riuscita poco, perché io non riesco a fare una recensione formale e credibile senza cominciare ad esaltarmi per ogni singolo passaggio, per ogni frase del monologo, mentre lo racconto.
Novecento è un pianista. Un pianista con un nome bizzarro e con una storia ancora più bizzarra! Infatti, Novecento non esiste. Per la società Novecento è ancora il nome di un secolo, non di un uomo. E' nato su una nave, la Virginian, e non ha fatto nient'altro che viaggiare per 30 anni, senza mai toccare terra, solo il mare e la musica del suo pianoforte, che ha imparato a suonare quando era un bambino. Almeno fino a quando non arriva il trombettista, Max, nonché il narratore.
Max adora Novecento. Ha un talento straordinario, un dono che non può essere sprecato suonando su una nave, per gente che va e viene e che non gli presta veramente attenzione. Così lo convince a scendere dalla nave. O almeno così crede: Novecento si fermerà a metà della scaletta e non scenderà mai a terra, tornandosene a bordo.
A coloro che questo libro non l'hanno ancora letto non voglio rovinare il finale, che è uno dei pezzi più potenti e belli di tutto il monologo. Ma è da leggere nel silenzio, senza che nessuno disturbi con telefoni o schiamazzi, la voce deve essere potente e forte solo nella testa.
Baricco non è di facile apprezzamento, ha uno stile molto criptico e non sempre si afferra il fine ultimo dei suoi romanzi. Ma è veramente difficile trovare qualcuno a cui Novecento non sia piaciuto.
E' breve, ma con una storia intensa che marchia. Ci sono frasi che leggi anche solo una volta e non dimentichi, le ripeti, dando un'inclinazione diversa con la voce o altri significati nella propria testa.
Non c'è bisogno che infiocchetti e ripeta sempre gli stessi concetti in questa recensione, perché finirei per essere monotona.
Novecento è un piccolo universo in 80 pagine.
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Una nave? No, un immenso scrigno di Emozioni!
Mentre penso al nome di Danny Boodman TD Novecento sorrido malinconicamente, con affetto. E' incredibile come solamente questo nome rievochi completamente questa dolcissima storia raccontata da A. Baricco. La leggenda del pianista sull'oceano titola il film, giusto, lui non è semplicemente il più grande pianista che abbia solcato l'oceano, ma il più grande pianista che si possa immaginare! E' nato sul piroscafo Virginian e da questo non è mai sceso... neanche un minuto. Questo libro mi ha preso e portato fuori dal mondo appena lo ho aperto; si perchè Baricco fa notare che è la trasposizione di un testo teatrale che lui aveva scritto per un monologo, questo lo rende ancora più coinvolgente. Le indicazioni per l'attore, per le scenografie e per la musica che deve sostenere la scena rende tutto più dettagliato; accresce la suspense narrativa, ed ogni dettaglio non è a caso, descrive un'emozione ben precisa. Novecento è un personaggio introverso, caratterizzato da una grazia innata... ma soprattutto sa osservare, con estremo entusiasmo, ogni singolo passeggero che abbia viaggiato sul Virginian. Così il suo talento in perfetta simbiosi con la sua sensibilità, gli permette di suonare una musica che non è di questo mondo, una musica che esprime tutte le emozioni dell'animo umano, ed è questo che senti mentre leggi il libro; spontaneamente provi amore per Novecento, ti senti vicino a lui, come quando sfida il carismatico ed un po' sbruffone pianista Jelly Roll. Momento epico, nel quale s'intrecciano il dispiacere che provi per Novecnto, ti vien da esclamare "Dai Novecento, non farti rendere ridicolo da questo cialtrone!" Ti viene da piangere, ma lui ne sa una più del diavolo, riesce a sorprenderti con immenso stupore, ed io mi sono ritrovato a gioire con le lacrime agli occhi! E' nato sulla nave e su questa si spegnerà per sempre. Anche un' uomo dalla personalità incredibile come lui possiede, non avendo mai vissuto al di fuori del Virginian, si è creato un suo mondo meraviglioso, cogliendo tutte le sensazioni, i sentimenti di base che ogni sognatore vorrebbe ritrovare nella vita reale; ha sofferto in segreto, perchè consapevole che niente lì fuori poteva avvicinarsia al suo "mondo". Eh, già, la vita fuori dal Virginian è senza confini. Gli animi lucenti non sarebbero che piccole luci invisibili.
"Il piano è composto da ottantotto tasti, su questi tasti posso esprimere l'infinito che è dentro di me. Il mondo là fuori è composto da miliardi, infiniti tasti, su quelli suona Dio"
Grazie Dalila, mi hai donato questo piccolo prezioso libro, sapendomi leggere nel cuore... TD (Thanks Dalila!) :D
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Romantica fantasia
Immaginate. Potete farlo, vero?
Immaginate tutte le cose più belle della vita: l’amicizia, l’amore, il sole, il mare, le vostre passioni, i vostri sogni.
Pensate: avete mai provato il sentimento del sublime? Il puro sublime kantiano: qualcosa che vi attrae ma al contempo vi fa paura.
Lo avete mai provato osservando dentro voi stessi?
L’infinito mondo interiore dell’uomo, i suoi infiniti sogni, le sue infinite passioni. Non vi hanno mai fatto paura?
Ecco, tutto questo è Baricco.
Egli vi fa provare tutte le cose belle e al contempo terribili della vita.
Se vi fate trasportare dalle sue parole e dal suo stile, vi sembrerà di volare su un tappeto magico: e se provate a sporgere un poco la testa, vedrete gli sterminati spazi della vita.
Baricco non scrive romanzi. La sua è pura poesia e filosofia di vita.
Pensate: un uomo che non è mai sceso da una barca. Un uomo che suona il piano come mai nessuno aveva fatto. Un uomo che non ha mai messo piede sulla terra ferma…
Una storia romantica, intrigante, dolce.
Baricco non sta finendo mai di sorprendermi, e di portarmi in un luogo lontano e meraviglioso.
Leggetelo assolutamente, e non finirete mai di godere della sua scrittura; penserete anzi che i suoi libri durano troppo poco.
Ringrazio di cuore coloro che me l’hanno fatto scoprire.
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SPOILER... o no? boh?
Sessantadue pagine di pura poesia musicata! Leggere queste pagine, magari col sottofondo di Ennio Morricone ("La leggenda del pianista sull'oceano"), è un'esperienza unica.
Non ci si innamora di Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento.
Non puoi innamorarti di una leggenda.
Perché lui E' leggenda.
Non puoi essere amico, nel senso classico della parola, di una leggenda.
Perché lui E' leggenda.
Puoi provare solo ammirazione, per una leggenda.
Perché lui E' leggenda.
Nato sul Virginian, piroscafo che fa la spola fra l'Europa e l'America, Novecento deve il suo nome a Danny Boodmann, che lo trovò in una scatola di cartone, all'arrivo a Boston. E sulla scatola di cartone c'era impresso T.D. Limoni, che tradusse in Thanks Danny. Allora decise che avrebbe avuto il suo nome, Danny Boodmann, ma anche T.D. Lemon. Ed era stato trovato il primo giorno dell'anno Millenovecento. Quindi Novecento, da numero, divenne nome. Un nome speciale, per una leggenda speciale.
Crebbe a bordo del piroscafo, incantando tutti con melodie che solo lui sapeva cogliere. Riuscendo ad afferrare note che potevano esistere solo in un mondo magico, la cui chiave era custodita dal movimento delle dita sui tasti del pianoforte.
Monologo teatrale, dove anche le scene vengono descritte, questa di Baricco è un'opera dove la letteratura diviene sinfonia.
Il finale offre spunti filosofici interessanti: "Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino. E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio."
Un distacco consapevole, mai doloroso, ma fortemente naturale, dimostra ancora una volta che Novecento E' leggenda.
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In culo alla tristezza..
Se foste saliti sulla nave Virginian diretti in America all’inizio dello scorso, fottutissimo secolo avreste fatto i conti con un equipaggio alquanto bizzarro: un comandante claustrofobico, un timoniere sensitivo, pranoterapeuta e purtroppo cieco, un medico di bordo dal cognome impronunciabile ma sareste stati accompagnati dalla musica dell’Atlantic Jazz Band che poteva vantare il più grande pianista del mondo: Danny Boodman T.D Lemon Novecento.. strano si (già a partire dal nome) ma diamine.. che musica!!Tutta la vita su una nave. Senza mai scendere, neppure per nascere, neppure per morire. Solo una volta quel tentativo un giorno di febbraio, dopo che Lynn Baster, un contadino inglese, gli aveva raccontato della meraviglia di vedere il mare per la prima volta nella propria vita, lì dopo una collina. Ed egli aveva immaginato, dopo una vita intera vissuta sul mare, cosa potesse essere vedere il mare da una collina, ansioso di capire finalmente, di avere delle risposte.
Quante incertezze prima di scrivere questa recensione. Perché per me parlare di Novecento è come parlare di me stessa.. di una me stessa del passato ma non del tutto dimenticata. La prima volta che l’ho letto, anni fa, mi sembrava di vedere me stessa nei sentimenti e nelle riflessioni di Novecento. Da allora il gradino, il fatidico terzo gradino, l'ho sceso, diversamente dal mitico pianista. Ma Novecento io non lo voglio giudicare.. non io..
Era stato felice sul Virginian fino a quel giorno di febbraio Si era nascosto le sue paure. La musica era divertimento, era modo per esprimersi, per divertire, la musica era come una finestra che fa scorgere al di là.. ma mai raggiungere. Solo sognare, incantando le proprie emozioni in modo tale che possano solo arrecare conforto al cuore, senza tradirlo. Novecento conosceva il mondo meglio di tutti. Ma non era il suo mondo, era il mondo degli altri. E lui in fondo al suo cuore lo sapeva. Per questo era così bravo a suonare il jazz. Senza malinconia non si può suonare jazz. Il pianoforte ha 88 tasti, siamo noi ad essere infiniti si,ma i tasti non sono tutti banchi.. Ce ne sono anche alcuni neri. ma è bello suonarli...perchè quando incontri quelli neri...riesci a capire meglio i bianchi. Il dolore ci fa capire e godere meglio dei momenti felici.. è questa la vita!!
Che dire aggiungere altro sarebbe superfluo.. Novecento và letto.. tutto qui..
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62 pagine di poesia e leggenda...
La storia di Novecento,abbandonato in fasce su una nave,la Virginian,adibita a fare la spola tra Europa e America a cavallo tra le due Guerre Mondiali,dove cresce sotto le cure di uno dei marinai,che gli fa da padre adottivo,senza mai metter piede sulla terraferma.
Il suo talento,quello di pianista,che lo renderà celebre al punto da arrivare a "duellare" a bordo col più grande pianista jazz dell'epoca.
La sua paura di vivere,di affrontare il mondo al di fuori della Virginian...
Tutto attraverso gli occhi e le parole del suo più caro amico a bordo,il suonatore di tromba,compagno di band...
Un lungo monologo,in cui la storia si confonde con la leggenda,la prosa con la poesia,nel quale Baricco,delineando la figura straordinaria di Novecento,descrive un po'tutti noi,spesso così incapaci di aprirci al mondo e di affrontare la vita...
Un racconto armonico,fluido,carico di significato,quasi una parabola,ma estremamente moderna,o meglio,attuale...Assolutamente da leggere...Italia,terra di santi (forse non più) e di poeti...
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Mi hanno regalato una storia...
Mi hanno regalato una storia...questa storia, una storia strana, mai immaginata, una storia che non sai cos'è fino alla fine, ma ti piace parecchio mentre te la raccontano.
Una storia che ti capovolge la visuale sulla vita, ti gira sottosopra e ti lascia li, appeso, a guardare il mondo per così.
Non vi racconterò nulla di questa storia, chiamate Tim Tooney, il trombettista dell' Atlantic Jazz Band e lui ve la racconterà come ha fatto con me, non aspetta altro.
Riderete, è spiritoso,ha un'ironia adorabile, vi racconterà del suo migliore amico Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento (già solo questo nome non vi incuriosisce?) e della sua vita "incantata", di come ha sconfitto l'infelicità, si avete capito bene, Novecento...il pianista sull'oceano che ha sconfitto l'infelicità.
Poi forse piangerete, ma non un pianto amaro...un pianto dolce, come non capita quasi mai.
"Non sei fregato veramente finchè hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla"
Grazie a Baricco (e a Spank :)) io ora ho anche questa tra le mie storie da raccontare.
Granny
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THANKS DANNY
Conoscevo l'autore, le sue opere...ma non lo avevo mai letto prima.
Poi scelgo un titolo, uno ben recensito, cosi' per caso o per curiosita' :Novecento.
Lo tolgo dallo scaffale...lo guardo. SEmbra solo una copertina tanto e' piccino.
Eppure no, lo sfoglio, qualche pagina c'e' : 62 pagine.
62 pagine di intensita'.
62 pagine di armonia.
62 pagine che con grazia ci dicono quanto bello puo' essere il mondo che amiamo, per piccolo e semplice ed esclusivo che sia.
Mi ha emozionata, mi ha cullata.
Sulle onde dell'Oceano.
Con la musica di Novecento.
Questo piccino e' mio ora e dalla libreria non lo levo piu'.
Complimenti all'autore, veramente bello.
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Novecento: una vita lungo un sogno
Una storia semplice ma straordinariamente efficace. Sulla trama è stato già detto tutto per questo mi limite ad evidenziare, come già fatto da altri, la capacità dell'autore di sintetizzare in un testo breve così tante riflessioni ed emozioni. Un testo che dalla prima all'ultima pagine non perde mai d'intensità; un libro capace di coinvolgere e far sognare. Un classico che tutti, almeno una volta nella vita, dovrebbero leggere. Quindi grazie Baricco per questa perla.
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Il pianista sull'oceano
Un monologo che ti prende in un modo che ti costringe a legger tutto d'un fiato. Un uomo, una storia. Una nave, una vita. Una mente, un mondo. La trascrizione filmica che ne esce è il capolavoro di Giuseppe Tornatore "Il pianista sull'oceano". E' Novecento il personaggio principale a cui viene dato questo nome perché trovato all'inizio del nuovo secolo. Abbandonato su un pianoforte (che diventerà la sua unica ragione di vita),passa la sua intera esistenza su un transatlantico. Incontrerà persone nuove, diverse, riconoscerà familiare il grido "terra" che ogni passeggero cercava di accaparrarsi alla vista della sponda americana. Passerà il tempo, passeranno le persone, ma lui rimarrà sempre fedele alle sue origini, alla sua storia, alla sua vita.
L'opera di Alessandro Baricco è un tesoro cartaceo da apprezzare col cuore.
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Il miglior pianista del mondo
La storia di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento mi ha affascinata fino all'ultimo: un timido, modesto ma straordinario e bravissimo pianista autodidatta che non abbandona mai la sua nave... Non toccherà mai il suolo terrestre, a costo di morire insieme alla nave che l'ha trasportato per tutta la vita... Mi sono commossa leggendo questo bellissimo racconto... Sentivo nella mia mente e nell'aria la musica suonata da Novecento, vedevo quel magnifico pianista suonare davanti a me... Mi ha veramente coinvolta fino all'ultimo (come pochissimi libri sanno fare). La versione cinematografica, inoltre, è fedelissima al libro (devo ammettere che mi è piaciuta un pochino di più del racconto di Baricco. A mio parere il film è più profondo e toccante e ha completamente indovinato la mia immaginazione, ma, in sostanza, libro e film sono entrambi fantastici!). Assolutamente da leggere e da non perdere.
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Piccolo bijou
Leggere "Novecento" sotto le note di Giovanni Allevi è quasi doveroso. Il rischio di scrivere di un genio della musica è quello di non trovare nessuno che possa rendere concreto quel mito. Io, però, mi affido piacevolmente a Giovanni Allevi. Lui è il mio Novecento.
Bizzarro e puro come il personaggio di G. Allevi, Novecento ha 32 anni. I suoi anni sono finiti, come gli 88 tasti del suo pianoforte, che fa danzare a suon di ragtime. Mi son ritrovata quasi a percepire quel tocco delicato che sembrava provenire dai muri della mia nuova cameretta.
32 anni. 88 tasti. Questa è geometria. Perchè noi abbiamo bisogno di sapere che ogni cosa ha un limite; Novecento ne ha bisogno. L'infinito, la vita degli uomini 'normali' gli fa paura. Ed è per questo che decide di non lasciare mai il Virginian: la sua casa, la sua vita.
Non vuole scendere a compromesso con la realtà, perchè fa troppa paura, e decide di restare fino alla fine con i suoi sogni, le illusioni, le speranze.. tutto ciò che egli riesce ad evocare attraverso quegli 88 tasti di pianoforte.
Il merito di Baricco è stato, forse, quello di aver creato una storia pura e delicata con parole struggenti e a volte leggermente volgari. Suona come una contraddizione che, a parole non la si riesce a spigare, perchè bisogna leggere il monologo per comprendere.
Novecento... lo ricorderò come la delicatezza in persona, la passione, la poesia, la purezza..
Novecento e i suoi 88 tasti di pianoforte.
Chi l'ha detto che il pianoforte di Dio ha tasti infiniti? Forse ne ha proprio 88.
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Novecento
Ho sempre avuto qualche problema con gli autori italiani a causa di un pregiudizio, dalle origini incerte, tutto mio...forse però, con questa piccola perla, ho fatto pace con gli autori, miei connazionali, contemporanei. Incredibilmente, data la diffusione delle sue opere, è la prima volta che leggo Baricco e assolutamente non sarà l'ultima. Questa è la piccola grande storia di Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, un pianista, o forse dovrei scrivere "il" pianista. Baricco rende, palpabili le emozioni e ci fa capire come non siano necessarie centinaia di pagine per affezionarsi ad un personaggio. Ci si commuove tanto, più di una volta, in poche pagine. Come il narratore, si rimane increduli davanti all'ostinazione di Novecento nel voler rimanere sulla nave..e ad un certo punto siamo tutti con lui a percorrere quegli scalini e allo stesso tempo a chiedersi:"E adesso?? Adesso?"..da leggere una volta all'anno!
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Delicato
Che dire? Questo libro mi ha fatto sognare.
Novecento è uno dei personaggi più riusciti che abbia letto negli ultimi dieci anni.
La scena della sfida al piano con Jerry Roll Morton è superba.
Questa favola del personaggio che non scende mai a terra è vermaente geniale e delicata.
La lettura è gradevolissima e non incespica mai.
Imperdibile
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