Non avevo capito niente
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Estremamente piacevole
«Ma vedi un poco la Madonna.»
Una delle frasi più esilaranti che abbia mai letto. La trama del Romanzo è molto semplice: la fortuna e la sfortuna dell'avvocato Malinconico.
Il suo punto di forza è senza ombra di dubbio la piacevolezza. Si tratta di una lettura frizzante e veloce, allegra, che riesce a far ridere a voce alta.
Nulla di impegnativo che necessiti di una grande capacità di analisi.
Una bella commedia che vale la pena di leggere.
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Malinconico di nome e di fatto
Non avevo capito niente - D. De silva
Questo è un altro di quei libri di cui sente sempre parlare con toni entusiasti, persone che te lo consigliano perchè fa morire dal ridere e perché è una bella storia; al che tu lo compri e lo leggi con un carico di aspettative considerevole e anche con un po di diffidenza pensando: sarà piaciuto agli altri ma magari a me non piace, i miei gusti sono diversi e così via. Beh posso dire che questa volta tutte le aspettative sono state soddisfatte e che la storia davvero mi ha fatto ridere molto, a volte anche rumorosamente.
La trama in due righe vede protagonista l’avvocato Malinconico, già il nome è un programma, che ci accompagna nella sua vita e nel suo lavoro, al tribunale e in giro per la città immersi nelle sue riflessioni e nei suoi mille dubbi. Marito divorziato, avvocato quasi disoccupato, uomo perennemente indeciso questo è il nostro protagonista.
Un filosofo naturale, un pensatore che con semplicità e una logica tutta sua ci parla una volta di camorra, un’altra di amore, un’altra ancora di sistema giudiziario. Su tutte non posso dimenticare la scena del volpino esilarante e la riflessione sui cantautori impegnati: delle verità assolute. Un bel libro, divertente con pochi difetti e che sicuramente ci fa affezionare al personaggio Malinconico.
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Non avevo capito niente, infatti questo libro non
Se fosse il primo libro che incontro a strizzare l'occhio al lettore cercando di fare il simpaticone seminando battutine a ogni piè sospeso, forse non sarei così netto nel mio giudizio. Purtroppo non lo è. Anzi, inizio a chiedermi che morbo stia colpendo molti scrittori italiani contemporanei che li spinge a tappezzare le loro storielle di battutine o giochi di parole troppo prossimi all'imbarazzante. Io non sono riuscito a finire il libro, che avevo comprato leggendo proprio le recensioni di Qlibri e che quindi ora voglio ripagare della stessa moneta, dicendo come stanno le cose secondo me. L'avvocato Maliconico è l'ennesimo personaggio che si affaccia sul mercato caratterizzato da un carattere a bassa autostima e spruzzatina di imbranataggine di cui l'autore si serve per bombardare chi legge di considerazioni omnidirezionali riguardanti ogni insignificante dettaglio della vita quotidiana. Lascia, nel leggerlo, un gusto rancido in bocca, come appunto se tramite l'avvocato mezza cartuccia che punta al fattore simpatia non centrando però neppure il pallone, l'autore gocciolasse abusivamente quelle che per lui devono essere personalissime e intelligenti perle di saggezza atte a spiegare a noi lettori capre brancolanti nel buio come funzioni in realtà il mondo, ed i rapporti uomo-donna. Riporto il paragrafo del libro dove mi sono arenato irrimediabilmente senza possibilità di procedere oltre "C'è una cancelleria in tribunale dove appena entri ti trovi sulla parete di fronte, piazzato in modo che non puoi perderlo, un avviso molto spiritoso, fatto al computer, di quegli avvisi fatti al computer che quando li vedi pensi quanto deve essersi sentito spiritoso, il tipo che li ha fatti, al centro del quale campeggia una sagoma di una testa umana, tipo manuale d'anatomia, dominata da una istruzione che recita: prima di aprire bocca, assicurarsi che il cervello sia acceso (una freccia tratteggiata esplicita, ondeggiando, il percorso fronte-cavità orale) "
Bene caro autore di 'Non avevo capito niente' , vorrei chiederlo io a te: quanto ti devi essere sentito tu spiritoso nello scrivere tale libro? Un libro farcito di considerazioni filosofiche sul nulla poggiate su un umorismo imbarazzante.
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Malinconicamente ... Vincenzo
Vincenzo Malinconico: già il fatto che porti il mio stesso nome m'ispira un sentimento d'istintiva empatia nei suoi riguardi per la disgrazia che ci accomuna sin dalla nascita e contro cui (almeno io, non so lui) non ho potuto ribellarmi visto che, nel momento in cui i miei genitori hanno pronunciato all'unisono 'Vincenzo' al ginecologo che mi ha portato alla luce, nessuno dei presenti in quel luogo
è riuscito a tradurre dal ueè-ueèese le mie urla disperate nel loro vero significato, ossia 'Ma che diamine di nome mi state affibbiando, ma vi rendete conto? Ma ci pensate al mio futuro? E perchè non scegliete.. che so Mattia, o Joe.. già, Joe.. breve, conciso, affidabile e serio.. un nome, una garanzia.. è statisticamente provato che uno che si chiama Joe fatica il 90% in meno di uno che si chiama Vincenzo per conquistare una donna.. e allora cosa volete? che rimanga scapolo a vita? ecco, è questo che volete?"
Solo l'ostetrica di turno sembrava aver intuito qualcosa nel mio pianto.. chissà quanti ne aveva sentiti.. ma non intervenne, la stronza.
E potrei raccontare molto altro in proposito, potrei scrivere un libro sulla disgrazia di chiamarsi Vincenzo.. ma sarebbe una digressione troppo ampia, ben più ampia delle innumerevoli digressioni presenti in questo libro di De Silva. Anzi direi quasi che il libro è una raccolta di digressioni intervallate da una storia; divagazioni piacevolissime, mai noiose, che spaziano dalla musica alla camorra, dall'amore ai panini di Burger King, rese ancor più gradevoli dall'umorismo dell'autore che seppur non dotato della carica cabarettistica di un Benni, per esempio, riesce spesso e volentieri a strappare un sorriso.
Si chiama patologia del narratore incoerente:
"Il fatto è che io sono un narratore incoerente. Non si può fare affidamento su di me. M'interessano troppo le chiacchiere incidentali che ti portano da un'altra parte. Quando racconto, sono come uno che cerca una bolletta nel cassetto delle ricevute. Prima tasto un pò, tanto per prendere confidenza con il materiale organico, poi pesco a casaccio, sperando di prenderci. Ovviamente non prendo, e comincio a raspare. Mescolo. M'incanto. Faccio mucchietti. Scopro bollette che non c'entrano e ci penso sopra. Guardo la data stampigliata su una ricevuta di ritorno, riconosco la calligrafia di quand'ero più giovane (avete notato come mostrano gli anni, le calligrafie?) e cerco di ricordarmi dov'ero e cosa facevo quando l'ho spedita. Se stavo meglio o peggio. Se mio figlio era già nato. Che odore aveva casa nostra. Chi erano i miei amici. Mi piace rivedermi negli avvisi di ricevimento. Penso che siano più attendibili delle foto. Tutto questo per dire che ho una cattiva tenuta di strada dei pensieri. Infatti credo che la mia patologia, in fondo, non sia altro che un saltuario collasso di questa inclinazione naturale. Mi prendo parecchie scappatelle dai discorsi che faccio, ecco."
E la storia? La storia è quella di un uomo, avvocato e marito senza successo, che trascina la sua esistenza sotto i colpi di un destino avverso ed alla mercè dei capricci della moglie..
sino alla svolta, quella che il destino ti offre quando meno te l'aspetti e che va presa al volo, senza troppe esitazioni... ed allora riacquisti dignità, speranza, quello scatto d'orgoglio a lungo represso e mai assecondato.
"Vaffanculo, penso. Ecco quello che penso. E' questa la parola che viene spontanea quando capita che ti senti inaspettatamente felice, tutt'a un tratto."
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Un storia dal fiato corto
Con questo romanzo De Silva non fa altro che confermare il proprio stile e il proprio modo di narrare. De Silva è bravo: stile divertente, spesso brillante, con trovate "narrative" che sorprendono il lettore. Ogni suo lavoro si legge con leggerezza e piacevolezza. Qui si cimenta con tematiche complesse e vischiose per un autore. Il risultato non convince del tutto. Qui non è brillante, ma spesso sembra che "faccia il brillante". L'autocompiacimento per la propria abilità narrativa, che tende a rendere tutto leggero, può produrre tanto piacere quanta irritazione. Altro punto debole, caratteristica di molta narrativa di De Silva, si trova nella trama del romanzo. Per certi versi non è neppure un romanzo, ma una serie di "situazioni" narrative tenute insieme da una trama tanto esile da svanire una pagina su due. De Silva non è un romanziere, ma uno scrittore "situazionista", dal fiato corto o, se si vuole, bravissimo negli sprint e molto meno nelle lunghe distanze
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Ma cosa dovevo capire?
A chi si è divertito nel leggere questo romanzo, si consiglia la lettura di “Hanno tutti ragione” di Paolo Sorrentino.
A chi non ha ancora letto questo romanzo, si consiglia di passare direttamente a “Hanno tutti ragione” di Sorrentino.
Il problema di “Non avevo capito niente” è uno (e, a parere di chi scrive, abbastanza evidente): tutta la bravura dell'autore è fine a se stessa.
Dov'è questa bravura? In alcune battute – o forse sarebbe meglio dire: freddure – obiettivamente divertenti, in alcuni sprazzi arguti (“Parlare non risolve i problemi, semmai gli dà una lisciatina”).
Un libro però è una storia (almeno una). Se le varie battute, o lo stile umoristico, si trascinano in sequenza – come in un gag comica – finiscono per non raccontare nulla, o per raccontare qualcosa di molto esile. Se poi la ricerca a tutti i costi della suddetta sequenzialità produce varie battute scontate, o debolucce, il tutto prende ad annacquarsi un po'.
Il protagonista del romanzo, il malmesso avvocato Vincenzo Malinconico, è una persona separata che sciorina l'ordinario repertorio dei mariti delusi contro una moglie che sente nemica e dei figli che comprende a intermittenza. Finché non gli capita di inventarsi difensore d'ufficio di un camorrista di mezza tacca e di trovarsi sorprendentemente assediato dalla bella collega per cui sbava tutto il tribunale. E su questi quattro filoni – moglie, figli, camorrista, collega – si trascinano le pagine.
Il resto è partenopeismi che spuntano qui e lì come rovi, e menzione dei prodotti di un noto mobilifico svedese che Malinconico cita più e più volte (più del catalogo del mobilificio stesso, tanto da far venire il dubbio che il primo lavoro dell'autore sia piazzare mobili scandinavi).
De Silva non è il Sorrentino di “Hanno tutti ragione”, come si diceva: perché l'operazione di Sorrentino – che risulti piacevole o meno – è analoga solo in apparenza, consistendo invece nel prendere in giro tutta una filosofia di vita, e una o più categorie umane (ciò che il regista-scrittore fa anche nel suo ultimo film, “La grande bellezza”). Ma De Silva non è nemmeno il Bukowski di “Pulp”, se è vero che c'è differenza tra parodiare e imboccare la via del fancazzismo (nel senso non necessariamente dispregiativo del termine).
Immagino che poi qualcuno mi verrà a dire di questo romanzo che anche io “non avevo capito niente”... ma quello che non ho capito, in realtà, è una cosa precisa: se è vero che il libro è stato finalista al premio Strega, non ha ragione, allora, chi avanza dubbi sui meccanismi dei premi letterari in Italia?
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scurdammoce 'o passat'
E bravo il nostro pulcinella.
Tecnica e realtà a profusione, un cinismo melodico e brioso ed ecco qua che De Silva tira fuori questo buon lavoro dal cilindro.
“Non avevo capito niente” è il titolo del suo romanzo … ma alla fine del libro, a me,
non è poi mica tanto sembrato.
Alcuni lo hanno definito un romanzo semplice, ed io confermo, ma è proprio qui che ha colpito,
la semplicità con la quale affronta temi complessi e delicati come: la camorra, la separazione, una famiglia che va a rotoli e l’adolescenza di un figlio, insomma, “cosucce”.
Il protagonista VINCENZO MALINCONICO oltre ad avere delle grandi "imprecazioni" che da subito mi hanno fatto diventare suo fan è un avvocato atipico in bilico tra il volere e l’essere:
civile o penale, padre o figlio e marito o amante.
la storia continua sulla retta di questo gioco, mai noioso e molto interessante da seguire, perché in fondo un nuovo modo di affrontare le situazioni può sempre essere utile , a chiunque.
Un libro leggero e che fa sorridere analizzando tempi in cui in effetti poco rimane da sorridere e
cosi ho colto in De Silva un abilissimo osservatore ed un buon narratore .
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Vincenzo Malinconico
Ho voluto recensire questo libro perchè è un libro veramente bello, come tutti i libri di De Silva.
Il suo modo di scrivere è unico, mi trovavo a ridere mentre leggevo e poi mi dicevo: "... ma perchè rido? qui la questione è seria!".
Vincenzo Malinconico è il protagonista, "il nuovo povero", in giacca e cravatta, che nessun sindacato difende, insomma parliamo di un avvocato (e credetemi è così!!!). Lo vedi girovagare per il tribunale pur non avendo nulla da fare, salutare con un largo sorriso un collega che nemmeno conosce o che gli sta sulle scatole, camminare per le strade di Napoli e lasciarsi andare ai pensieri.
Vincenzo pensa molto visto che la sua vita è tutt'altro che rosea: un matrimonio finito, una carriera che non decolla, due figli. I suoi pensieri spaziano, lasciandoti di sasso e facendoti pensare a tua volta Alla fine ti chiedi: non sarà che Vincenzo in realtà ha capito tutto della vita e me la sta spiegando?
La trama è relativamente importante, è Vincenzo il fulcro del romanzo, ci parla di quattrosalti in padella e di camorra quasi con la stessa disinvoltura, quando in realtà le sue riflessioni mettono a nudo un uomo con un grande spirito d'osservazione e tanta sensibilità. Lui ci racconta la vita con un humor disarmante, sottolineandone proprio gli aspetti roccamboleschi, seppur tragici, senza mai svilirli.
E' un libro da leggere perchè alla fine ti innamori di Vincenzo, o forse di De Silva? non credo ci sia differenza.
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MALINCONICA..MENTE AVVOCATO
Certamente non è un capolavoro, ma rispetto a tanta paccottiglia che gira è scritto bene, ha ritmo e si cala bene nel rappresentare l'ambiente forense (il brano "ho visto cose che voi non avvocati..." è esilarante nella sua aderenza al vero). Una lettura piacevole e divertente, anche se è più centrato sulla figura del protagonista - tra lo stralunato e il depresso - che su una vera e propria trama. Di fronte alla decadenza della figura sociale e professionale dell'avvocato, il povero Malinconico porta una ventata di aria fresca che non guasta.
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All'inizio...non avevo capito niente...
Pur piacendomi il modo di scrivere, all'inizio, non riuscivo ad entrare nella storia, non capivo dove voleva arrivare e se sarebbe mai arrivato da qualche parte. Piano piano, però, la storia mi ha preso ed il finale, davvero imprevedibile, mi ha lasciato una bella sensazione e, sicuramente, la voglia di leggere qualcos'altro di questo scrittore...
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Con stile brioso e divertente riflessioni
Mi sono divertita molto leggendo questo libro, poi l'ho prestato a diverse amiche ed anche loro si sono divertite. L'autore presenta con un stile di scrittura brioso, frizzante la storia di un uomo, quarantenne, apparentemente non brillante, sicuramente riflessivo, introspettivo.
Da leggere per passare delle ore piacevoli, per avere un punto di vista maschile sulla vita, per sentirsi meno soli quando ci sono situazioni che conducono a sentirsi erroneamente inadeguati.
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divertente
quando ho finito di leggerlo, mi sono accorto che è un libro divertente.
solo durante i lunghi monologhi interiori del protagonista ho fatto fatica a portarlo avanti.
l'avvocato malinconico è l'anti-guerrieri (l'avvocato di carofiglio). se guerrieri è un uomo divo, malinconico è l'opposto.
da un lato c'è un uomo sicuro, duro, consapevole, dall'altro incontriamo un essere umano fragile, insicuro, timido.
in comune per entrambi il senso della giustizia, in tribunale come nella vita
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Ma vedi un poco la Madonna...
Vincenzo Malinconico è un avvocato semi disoccupato, semi divorziato, semi felice, incapace di prendere qualsiasi decisione fosse anche solo inerente ai quattro salti in padella che popolano il suo frigo.
Ma soprattutto è un grandioso filosofo autodidatta, uno che mentre vive pensa, si distrae, insegue un'idea, chiacchiera, riprende, si perde, si ritrova, in un baluginante tango di chiacchiere.
Divertente, autoironico e fuori dagli schemi, refrigerante come una doccia gelata in estate, mi ha fatto ricordare del perché ho deciso di non fare l’avvocato dopo la laurea.
Assolutamente da leggere.
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vincenzo malinconico
Vincenzo Malinconico è il protagonista di questo spassosissimo romanzo. E' un avvocato che si barcamena per vivere, un ex marito ancora troppo poco ex ma soprattutto è colui che ci offre uno sguardo semplice e realistico sulla realtà che lo circonda.
De Silva affronta con spietata leggerezza un tema delicato come la camorra, facendoci ridere e riflettere al contempo. Davvero un'impresa ardua che egli riesce ad assolvere in pieno.
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La forza dell'ironia
Ho appena finito di leggere questo libro.
Ho conosciuto trasversalmente De Silva tramite il film
"Certi Bambini" che ho scoperto essere stato tratto proprio dal romanzo scritto da lui.
Nonostante i miei vent'anni, è stato bello leggere della vita di
un uomo, di un adulto per meglio dire, che senza saperlo ha la capacità velata di stupire tutti coloro che lo circondano rimanendo se stesso e condendo la sua esistenza con quell'ironia che a tratti mi rimanda al Nietzsche degli aforismi (La Gaia scienza).
E' proprio questo, credo, che dona al personaggio un'invisibile bellezza che lo porta metaforicamente parlando, alla sua "vittoria" alla fine del romanzo.
Insomma, mi è veramente piaciuto, l'ho trovato filosofeggiante nella sua semplicità.
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malinconicamente divertente
Non si può non rimanere catturati dal mix di impetuosità, di divertimento, di sconclusionatezza, di indecisione, di sincerità che caratterizza il personaggio di Malinconico.
Un uomo che cerca di vivere in maniera dignitosa barcamenandosi tra una ex moglie, non del tutto ex, e un possibile nuovo amore, tra il lavoro da avvocato che non decolla mai del tutto e i suoi sani principi che lo portano lontano da "guadagni facili".
Un uomo che sta vivendo un cambiamento di vita sia nel modo di vivere sia nell'aspetto più intimo, un uomo con i suoi dubbi e i suoi tentennamenti di fronte agli eventi della vita.
Le vicende della storia vengono spesso "interrotte" da molte sue considerazioni che spaziano in svariate tematiche...a volte profonde e a volte forse un pò "banali", ma sempre ironiche ed intelligenti.
Una lettura leggera, divertente, che porta però a spunti di riflessione di una società contemporanea che rispecchia benissimo l'Italia dei giorni nostri.
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Ironico e intelligente
Ironico e intelligente, leggero ma non privo di contenuto, sono aggettivi che si potrebbero coniugare sia con il libro intero sia con il suo protagonista, l'avvocato Vincenzo Malinconico, un personaggio ben studiato e caratterizzato a cui ci si affeziona nel giro di poche pagine... Avevo già espresso un parere super-positivo su "Mia suocera beve", e anche se li ho letti in ordine inverso, non posso far altro che riconfermare la mia opinione... assolutamente consigliato!!
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E' un libro che aiuta a capire
Le analisi interiori compiute sui singoli personaggi risultano ben fatte rispecchiando in primissima battuta, fin dalla prima pagina, la triste condizione degli uomini appena usciti da una separazione: "si va a passeggio.. per lo shopping della disperazione, che spinge a investire su mercati inesistenti. Perché è chiaro che quando non hai alternative cominci a travisare la realtà disponibile". Quanti non capiscano un simile concetto, o non si ritrovino in certi atteggiamenti, sono quelli probabilmente mai separati. Appaiono invece pesanti ed eccessive talune digressioni che allontanano, spesso, il lettore dalla trama portandolo, a volte, anche fuori scena. Il libro è complessivamente piacevole e gradevole; le sue 310 pagine vanno giù d'un fiato senza alcuna difficoltà. Non vi è nulla di incomprensibile in un testo che risulta, invece, scritto con semplicità e autentica padronanza del linguaggio dal suo autore.
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Irritante
Ero stato indotto alla lettura di questo romanzo dalla recensione entusiasta di una nota firma del supplemento domenicale di Il Sole-24 Ore che, tra l'altro, magnificava la novità del cambiamento di stile e registri di De Silva.
Non c'è ombra di dubbio sul fatto che, nella panoramica contemporanea italiana, l'A. sappia scrivere bene. Ma al di là di questo ho trovato il romanzo irritante per la vacuità dei personaggi e della storia.
A mio parere riflette fedelmente la vacuità di certa filmografia "giovane" e "giovanilista", incentrata su personaggi che non crescono mai, e che pensano di autoassolversi per il solo fatto di esserne consapevoli: il problema, però, è che ne sono anche compiaciuti! Questo autocompiacimento, per il modo in cui trasuda da tutta la narrazione, finisce per coinvolgere la visione di un autore che non appare mai prendere le distanze.
Si aggiunga poi a tutto questo una rappresentazione di personaggi, fenomeni e atteggiamenti camorristici come se si trattasse di bozzetti di costume, di folclore - in tempi di "Gomorra"!! - e, francamente, l'irritazione mi è sembrata una reazione del tutto appropriata.
Alla fine non ho potuto evitare ri pensare che il titolo, in un certo senso, risulta paradossalmente appropriato.
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EVVIVA!
Dopo averlo letto potete dar fuoco a tutta la vostra biblioteca. Lo so che il commento è esagerato, ma come si fa a non trovarsi in ogni arguta osservazione che De Silva spiattella ironicamente su ogni gesto quotidiano e le sue origini psico-comportamentali che ci portano ad agire più o meno consapevolmente per continuare a sentirsi vivi? Dopo questa lettura se aveste mai pensato di aver bisogno di uno psicologo per le vostre piccole-grandi nevrosi, allora capirete che potreste essere proprio voi il consulente mentale di voi stessi... e risparmiare un bel po' di soldi. Unica ostacolo: bisogna avere il coraggio di guardarsi dentro con onestà disarmante. E De Silva lo fa senza preoccuparsi di alcun giudizio.
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che bella malinconia!
Ma che bella malinconia!!
Leggo per la prima volta De silva e forse, essendo napoletana, ho colto il senso di tutto quello che l'autore ha voluto dire.
La lettura è molto piacevole e scorrevole, i personaggi estremamente curati nel profilo, e vi assicuro molto fedeli all'originale.
Ambientazione accurata e precisa in tutti i particolari.
La storia è credibile e divertente.
Nel finale grande riscatto.
Lo consiglio e vi assicuro l'ho consigliato a tutti gli amici che amano leggere.
Non pretende di essere letteratura impegata ma, francamente una lettura così piacevole è rara. Molto bravo De Silva!
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Malinconico... fino a che punto?
De Silva questa volta ha usato un linguaggio diverso rispetto al suo precedente "Una donna di scorta", in entrambi c'è il messaggio vero, di "vite vere". Vincè Malinconico (di nome e di fatto) è un personaggio "semplicemente complicato" che chissà quanti ne incarna e chissà quanti ne conosciamo nella nostra vita quotidiana, in questo caso è solo grazie al linguaggio e alla bravura dell'autore che ho percepito di avere letto un libro profondo e ricco di rifessioni, malgrado le risate che mi ha sucitato.
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NON HO CAPITO NIENTE
Mi spiace per l'autore, ma già della prime pagine questo libro è stata una delusione: pieno di descrizioni quasi maniacali che non aiutano la fluidità della storia, che a sua volta è proprio povera. Non l'ho finito di leggere e per me è davvero una cosa insolita.
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Capire di non aver capito niente...
L'ironia è usata come arma per difendersi dalla violenza come dal grigiore di una vita piena di problemi più o meno reali. Una lettura piacevole arricchiata qua e là da situazioni umoristiche che ti strappano il sorriso o da rilessioni leggere quanto pungenti.
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Da leggere
Un libro assolutamente da leggere. Divertente senza mai diventare banale, anche quando tratta argomenti che allegri non sarebbero. Un periodo di pesanti cambiamenti nella vita del protagonista descritto ridendosi addosso ed illustrando in dettaglio una magnifica e pratica filosofia di vita. Sono le cose che tutti noi pensiamo quotidianamente messe su carta in modo davvero piacevole. L’Avv. Malinconico è un personaggio riuscitissimo e il suo “segugio” Tricarico altrettanto. In realtà tutti i personaggi sono perfettamente delineati e veritieri.
Ho adorato il suo modo di sdrammatizzare gli eventi usando i nomi del catalogo IKEA per i mobili (e intanto sottolinea la precarietà della situazione).
Cassarlo per una bestemmia (riportata, peraltro, non detta!) è, a mio avviso, da bigotti.
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Dolceamaro
Se pensavate che una buona laurea ed una professione importante vi garantissero contro le "buche" che la vita ci mette ogni giorno davanti...vi sbagliavate di grosso. E' questo che ci racconta l'autore attraverso le vicissitudini di Vincenzo Malinconico , Professione avvocato con un solo cliente , appena abbandonato dalla moglie per un brillante architetto ...alle prese con un possibile cliente alquanto "incomodo" , i problemi dei figli adolescenti e una nuova storia d'amore. Il tutto scandito da pensieri e parole (spesso diversi tra loro) di quest'uomo che affronta le situazioni con irascibile determinazione nonostante contraddizioni , sbagli e paure .
Dialoghi e situazioni sono parecchio realistici e spesso strappano più di un sorriso, in mezzo all'ironia c'è anche dell'amarezza e viceversa... alcuni passaggi sulla solitudine oppure sulla difficoltà di realizzarsi svolgendo una professione "inflazionata" sono molto ben riusciti.
Lo scritto dell'autore poi è molto vicino al "fiume di parole" tipico del personaggio di cui ci racconta la storia.
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Una piacevole sorpresa
E' il primo libro che leggo di Diego De Silva ed è stata un'autentica sorpresa. Una lettura piacevole. Un libro disincantato ed ironico dei nostri giorni. Leggendo tra le righe ci sono spunti di riflessione sul vivere quotidiano (naturalmente per chi riesce a coglierli). Bravo De Silva.
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bravo diego!
io in realtà ho letto prima questo e poi la solitudine ecc... Ovviamente quello di Da Silva non è un capolavoro ma è ironico e avvincente e ti concede un sorriso non scontato... ti ritrovi a pensare ai tuoi pezzi Ikea, ai surgelati, alla precarietà del lavoro e delle famiglie che ci costruiamo senza sapere bene se saremo in grado di portarle aventi...niente a che vedere con l'angosciosa noia e il fittizio esistenzialismo dei due protagonisti di giordano che ti vien voglia di farli malmenare da mimmo 'o Burzone così vediamo se si svegliano!!
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Voli pindarici
La forza del libro sta nella narrazione, si parla di camorra e di rapporti umani con una leggerezza ed un humor irresistibili. Si finisce per appassionarsi alle vicende del protagonista (Vincenzo Malinconico...il nome è già tutto un programma), la cui umiltà ne giustifica i continui errori. Interessanti sono anche i "voli pindarici" del protagonista che spaziano fra i "massimi sistemi" e le banalità della vita quotidiana.
Uniche pecche del libro un bestemmia inserita a pag.249 e un'abbreviazione linguistica (per es.) ripetuta più volte nel testo. Buona lettura:)
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un goccetto di amaro piacevole
La forma colloquiale può piacere o meno, ma è una scelta rispettabile. La storia è un insieme di sottostorie, nessuna della quale riesce a prendere il sopravvento.
Finale un pò tirato come un cazzotto, forse proprio una di quelle accelerazioni improvvise di cui si parla tanto nel libro.
Gustoso e molto "umano" il personaggio del tutor.
A rileggerci presto, dunque.
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cocktail all'italiana anzi alla napoletana
L'autore ha preso un pò da woody allen, un pò da bret easton ellis, ha aggiunto una spruzzatina di immancabile camorra e ha confezionato un libro piacione...se questi sono i nuovi scrittori italiani...aridatece De Crescenzo
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Diego De Silva
Un romanzo che si fa leggere senza problemi. Non siamo di fronte ad un capolavoro della letteratura, ma lo stile e l'ironia dell'autore sono piacevoli. La storia in sè non ha spessore, ma permette all'autore di compiere numerose riflessioni, spesso interessanti. Promosso
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