Lettera ad un bambino mai nato Lettera ad un bambino mai nato

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michele87 Opinione inserita da michele87    16 Marzo, 2022
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La solitudine delle donne

Cosa vuol dire per una donna il concepimento di un figlio e la gravidanza che ne consegue? Che impatto ha sulla vita personale e professionale di una persona che da un giorno all’altro passa dalla completa spensieratezza alla consapevolezza che un altro essere vivente sta prendendo forma dentro di lei? Oriana Fallaci descrive le difficoltà di una donna che si trova da sola a gestire una gravidanza, combattuta tra la possibilità di abortire e quell’inspiegabile amore che porta una mamma a sacrificare la propria vita per i figli. La protagonista attraversa diversi stati d’animo, tutti contrastanti tra loro, e spesso viene osteggiata nelle sue scelte proprio da coloro che dovrebbero sostenerla, come il marito, il ginecologo o i genitori. Si tratta di un romanzo breve ma molto intenso dal quale traspaiono tutte le preoccupazioni, le ansie e le paure di una neo mamma e con il quale l’autrice ha voluto denunciare la solitudine alla quale spesso vanno incontro le donne in un momento così delicato della loro esistenza. Vengono toccati temi molto delicati per il periodo in cui il libro fu pubblicato, come l’aborto, ma l’intento dell’autrice è quello di mettere il lettore davanti alle difficoltà talvolta insormontabili che le donne devono affrontare, senza esprimere giudizi morali sulle decisioni che alla fine vengono prese.

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SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    21 Ottobre, 2020
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LETTERE A CUORE APERTO

Capolavoro assoluto della grande scrittrice Oriana Fallaci.
Una storia struggente, una madre combattuta tra la scelta di abortire e quella di continuare la gravidanza, tra giudizi, pregiudizi, paure e consapevolezze, attraverso un rapporto epistolare tra lei e il feto che porta in grembo. Lettere indirizzate a quel bambino che vorrebbe nascere ed esplorare il mondo ma ha una madre che il mondo lo conosce già e vuole proteggerlo;dalla cattiveria, dall’invidia, dalle ingiustizie, dai pregiudizi e delle prese in giro. Oriana in veste di madre, si chiede se è realmente caso di far nascere una creatura ed esporla a tutti questi pericoli, se il bambino una volta cresciuto le volterà le spalle e la accuserà di essere venuto al mondo senza permesso alternando questi pensieri a momenti di speranza e dolcezza a momenti in cui ha addirittura quasi un astio nei suoi confronti perché questa gravidanza le porta solo problemi con i medici che la accusano, la gente che spettegola e la addita come poco di buono perché non sposata e un compagno assente a cui non interessa un fico secco né di lei, né della situazione né tanto meno del bambino, lasciandola sola in una decisione che è di per sé dolorosa e intensa.
Solo le menti più aperte,acute e preparate come quella della Fallaci possono parlare di questo argomento senza cadere nel volgare, nel banale o nell’accusatore tipico di chi non sa di cosa sta parlando e chi meglio di una donna può trascrivere in un foglio le sensazioni che si provano in questo particolare frangente di vita, così delicato e fragile.
Il finale struggente è la conferma che questo libro è da leggere assolutamente almeno una volta nella vita.

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    25 Giugno, 2016
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La vita o il nulla?

Accade per caso, eppure lei lo sa, lo sente dentro di sé, è consapevole della sua esistenza. Una lettera, un monologo in cui l’autrice si rivolge al bambino che certamente non nascerà. La Fallaci scrive in un’epoca di cambiamento, a cavallo tra due realtà e due diverse prospettive, dove il mutamento si scontra con la consuetudine, dove la tematica della vita e della morte sono oggetto di diatribe tra universi tra loro completamente diversi, la tradizione contro l’innovazione.
Oriana narra di una giovane donna in carriera, una donna che mai avrebbe pensato di trovarsi in stato interessante, mai avrebbe prospettato di essere chiamata ad adempiere ai doveri di madre. I dubbi, le ansie, gli scrupoli morali, le emozioni, le paure che la attanagliano al solo pensiero di quel che significa mettere al mondo una nuova vita, o al contrario, nello scegliere di interromperla, sono esposte dalla stessa direttamente al futuro nascituro, lui o lei che sia, quel bambino che adesso le cresce dentro, diventando un tutt’uno con la sua anima. Quella della eroina è una infanzia segnata dalla guerra e dalle ingiustizie, tanto che spontaneo le viene da chiedersi: -“Perché condannare un infante a vivere in un mondo crudele quale quello a cui oggi giorno apparteniamo, una realtà, cioè, in cui le armi si sostituiscono alle parole, la mentalità retrograda alla possibilità di miglioramento, l’egoismo all’altruismo, il disprezzo alla cortesia?”- Eppure, continua ancora la giornalista/Fallaci, non è comunque sempre preferibile nascere ed essere piuttosto che consacrarsi al nulla? Ed ancora, nonostante questi dubbi, ella non prende mai seriamente in considerazione l’idea di abortire e quando arriva il momento in cui il piccolo non ce la fa ha inizio un giudizio morale strutturato sotto la forma del processo e che porta il lettore ad analizzare pro e contro delle circostanze, della scelta che la gestante si trova a dover prendere in un momento essenziale della vita.
Il tutto è avvalorato da uno stile unico, graffiante, accattivante, capace di catturare chi legge dall’inizio alla fine.

«Non temo il dolore. Esso nasce con noi, cresce con noi, ad esso ci si abitua come al fatto di avere due braccia e due gambe. Io, in fondo, non temo neanche di morire: perché se uno muore vuol dire che è nato, che è uscito dal niente. Io temo il niente, il non esserci, il dover dire di non esserci stato, sia pure per caso, sia pure per sbaglio, sia pure per l’altrui distrazione»

«Coraggio, bambino. Pensi che il seme di un albero non abbia bisogno di coraggio quando buca la terra e germoglia? Basta un colpo di vento a staccarlo, la zampina di un topo a schiacciarlo. Eppure lui germoglia, tiene dure e cresce gettando altri semi. E diventa un bosco. Se un giorno griderai “Perché mi hai messo al mondo, perché?” io ti risponderò:”Ho fatto ciò che fanno e hanno fatto gli alberi, per milioni e milioni di anni prima di me, e credevo di fare bene”»

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tris73 Opinione inserita da tris73    29 Dicembre, 2015
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una lettera di vero amore

“Lettera a un bambino mai nato” è un monologo autobiografico della scrittrice Oriana Fallaci, nella quale si rivolge direttamente al suo futuro bambino, che come anticipa già il titolo, non nascerà mai. La protagonista è una donna giovane e in carriera, ma ecco che un giorno capisce di essere incinta, così comincia il soliloquio. Racconta al bambino le sue ansie, le sue paure, i suoi ragionamenti e ogni tanto condizionata dalle emozioni del momento gli impartisce lezioni di vita abbastanza spietate raccontandogli della propria vita, come quando da bambina ha visto una donna morire, o il padre torturato, oppure di come è rimasta delusa la maggior parte delle volte che era speranzosa di qualcosa. Si rivela tuttavia, una madre protettiva sin dalle prime pagine, i suoi dubbi sul tenere o meno il figlio non sono affatto legati ad una superficialità, come sembrerebbe inizialmente, ha avuto un’infanzia difficile, segnata dalla guerra e dalle ingiustizie, allora perché far nascere un bambino in un mondo crudele come il nostro? In un mondo dove le armi sostituiscono le parole e l’egocentrismo sostituisce l’altruismo?
Nonostante questo suo pensiero, non pensa nemmeno lontanamente ad abortire perché non è suo diritto porre fine alla vita di qualcuno, un bambino non è “un dente cariato da estirpare appena si presenta”.

Questo è il primo libro della Fallaci che leggo, e per iniziare non potevo sceglierne uno migliore. Il suo linguaggio è semplice e scorrevole ma conciso e diretto, così da restare impresso nella mente del lettore. Inizialmente dubitavo della protagonista e delle sue idee, ma ben presto mi sono ritrovata a comprenderla e quasi ad ammirarla, ho confrontato spesso i miei pensieri ai suoi e ho capito che questo scritto insegna. Insegna cos’è l’amore e il coraggio. Mi ha colpita il modo in cui la Fallaci descrive il dolore, un dolore vero di cui non si può fare altro che accettare con il tempo, mi ha colpita il modo schietto e deciso con cui spiega al bambino che la vita non è tutta rose e fiori, che bisogna lottare per una libertà che probabilmente neanche esiste. Mi piace proprio perché è un libro vero, lontano da inganni, è la prima madre che vedo (che sia in un libro, in un film o nella realtà) che racconta al proprio figlio le cose come stanno; come le ricorda anche il figlio lei non gli ha mai raccontato una favola, ma solo storie in cui la morale era sempre il dolore.
Il pezzo che più mi ha commosso è quello in cui per la prima e ultima volta a parlare è il bambino che cerca di consolare la madre esprimendo l’impressione che ha di lei. “Non è vero che non credi all’amore, mamma. Ci credi tanto da straziarti perché ne vedi così poco, e perché quello che vedi non è mai perfetto. Tu sei fatta d’amore. Ma è sufficiente credere all’amore se non si crede alla vita?”

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Ginseng666 Opinione inserita da Ginseng666    15 Novembre, 2013
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Lettera a un bambino che non ho potuto avere...

Questo libro racconta l'esperienza di una donna che sta per diventare madre...
I suoi dubbi, il suo sentirsi inadeguata a svolgere questa funzione che per secoli è stata l'obiettivo principale delle donne: sposarsi e diventare madri...
La maternità è una scelta importante, la scelta che condiziona la vita, ma secondo me...la rende migliore..ma questa è una mia opinione, una scelta personale...opinabile, discutibile..quanto si vuole, perchè io per diventare madre ho lottato duramente per 11 anni.
Non ammetto l'aborto (rispetto questa scelta ma non la condivido) perchè io son stata devastata dagli aborti spontanei...e mia figlia, quella che è riuscita a sopravvivere ai mei disastri ormonali è nata nel 1988.
Nel 1986 ho avuto un bambino che è nato al sesto mese e che è morto quasi subito, dopo aver esalato il suo primo e ultimo respiro...
Da parte mia non ho mai avuto dubbi esistenziali: l'ho amato fin da quando l'ho sentito palpitare nel mio grembo e la mia storia, una storia di devastazione, di dolore, di profonda delusione perchè il figlio, il mio figlio adorato non è potuto sopravvivere...
Dare la vita e perchè? Per far soffrire? Per gettare nel tempo una creatura innocente?
E' egoismo questo? E' incoscienza, è inadeguatezza della personalità?
Non so bene...io i miei figli, anche quelli perduti li ho amati profondamente e non mi son chiesta molti perchè, ho sorvolato sui perchè sulle recondite ragioni, sui miei complessi di donna non del tutto soddisfatta dalle attenzioni (a volte subite del marito) i figli, in fondo erano solamente miei, affogati dal mio selvaggio amore uterino, come una continuazione vitale della mia personalità...un salto nel futuro, un accenno di evocata immortalità.
Vedersi, riconoscersi, specchiarsi in mia figlia...anche se non finirò mai di preoccuparmi per lei anche quando la sento emettere un lieve colpo di tosse...se potessi mi prenderei tutti i suoi malanni, e mi caricherei di tutti suoi problemi...
Al mio bambino nato troppo "presto" scrivo così, certa che attraverso canali misteriosi potrà comprendermi: " Mio caro angelo, tu sai...che nel breve cammino che abbiamo trascorso insieme...
ti ho amato...tu sai quante volte, sentendoti muovere ti ho parlato....rivelandoti il mio amore...un amore che dura tuttora...al di là del tempo, dello spazio e della tua dipartita che ci ha momentaneamente separati...Desideravo tanto conoscerti, accarezzarti e avvolgerti nel mio abbraccio protettivo...
Adesso invece devo accontentarmi di venirti a trovare in uno squallido cimitero e mi si spezza il cuore
di non essere riuscita a metterti al sicuro prima che la morte ti portasse via...
Caro bambino mio, io ti amo e ti amerò sempre...al di là del tempo e dello spazio e spero che un giorno, potrò comunque rivederti...Ma sappi che comunque, se tu ci fossi stato ti avrei accolto con gioia, e non ti avrei mai gettato in un cassonetto, nè mi avrebbe mai sfiorato il dubbio del perchè della tua nascita.
Ciao, Giovannino.
Con affetto, con amore immenso.
La tua mamma."

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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    15 Novembre, 2013
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La mia lettera

Anch’io voglio scrivere la mia personale lettera ad un bambino mai nato. Lo faccio in acronimo, virgolettando le citazioni tratte dal capolavoro (parafrasando una sua opera) di una Penelope che non ha mai smesso di combattere la sua guerra.

“La vita è una fatica tale, bambino.”
“E’ una guerra che si ripete ogni giorno”
Te lo dico con sicurezza, “i suoi momenti di gioia sono parentesi brevi”
Ti confermo che quei momenti “si pagano un prezzo crudele”.
E “molte donne si chiedono: mettere al mondo un figlio, perché?”
Ragiona
Anche su questo: “Il nostro è un mondo fabbricato dagli uomini”

A loro immagine e somiglianza, “per gli uomini”, si dice “bambino per
Dire “bambino e bambina… omicidio per indicar l’assassinio di

Un uomo e di una donna”
Non credere sia facile vivere in questo mondo,

Bambino mai nato, bambina mai nata
Anche se “Essere donna è così affascinante” e essere
“Mamma non è un mestiere, non è nemmeno un dovere”,
Bambino, bambina, “è solo un diritto fra tanti diritti”. Ma
“Il niente è da preferirsi al soffrire”?
No, io non lo credo,
Oppure “perfino nelle pause in cui piango sui miei fallimenti”

Mi dico “che soffrire sia da preferirsi al niente”.
“Amore è una stagione”
Inutile

Negarlo,
Anche se penso che “niente è peggiore del niente”. Così
Ti dico “il brutto è dover dire di non esserci stato”.
O forse sbaglio.

A distanza di quasi quarant’anni dalla sua pubblicazione (1975), questo libro ti rimane dentro, con la sua autrice, icona di una Penelope che grazie alle sue opere è ancora in guerra, non ci ha lasciato, anche là dove adesso si trova, forse nel “ niente” sul quale si è così drammaticamente interrogata.

Bruno Elpis

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Mariiik Opinione inserita da Mariiik    14 Novembre, 2013
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Una lettera anche a noi stesse

Sto cercando di scrivere una recensione alquanto distaccata ed imparziale, ma parlando di un tema delicato come la gravidanza e l'aborto mi trovo in difficoltà.
Innanzitutto la protagonista di questo romanzo è una donna in carriera come qualunque donna su questo pianeta che prima o poi si trova a che fare con la maternità. Una donna costernata dai dubbi della nuova condizione e da ben poche e spiacevoli sicurezze che affronta un percorso di cambiamento tra alti e bassi.
Cosa raccontare al proprio bambino sul mondo nel quale entrerà? Come spiegare quali sono le motivazioni delle scelte che ha fatto e dei pensieri che ha avuto? Non ci sono vie da seguire, se non quella del cuore e della verità con se stessi, strada che intraprende la protagonista raccontando passo passo al figlio che porta in grembo.

Una storia vera e cruda come è giusto che sia raccontata. La storia di un miracolo e di una scelta.
La maternità che non è rose e fiori e i dubbi che ogni madre ha avuto da sempre con le risposte che solo ognuna di noi può dare a se stessa, nessun altro.
Dare vita ad un altro essere è il miracolo più grande che ci sia, non mi stancherò mai di dirlo. Questo romanzo merita davvero di essere letto da tutti, perché trovo sia una spiegazione perfetta ai dubbi di molti, a prescindere da che parte stiano e da come la pensino: un aborto è sempre un avvenimento che ti travolge come un mare in tempesta.

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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    12 Ottobre, 2013
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Lettera di una mamma mancata

Si tratta di un libro ancora molto attuale anche se è stato pubblicato per la prima volta nel 1975 cioè quasi quaranta anni fa.
Il tema di cui parla è l’aborto.
Una probabile futura madre decide di scrivere una lunga lettera al figlio che porta in grembo.
Una notte all’improvviso di accorge della sua esistenza con la celebre frase “Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal nulla.”, ma a quanto pare non si sente pronta a questo grande avvenimento.
Si sente inadeguata e fuori posto.
Parla dei suoi sentimenti, del suo malessere, del suo stato d’animo e soprattutto si domanda se è giusto avere tra le mani il potere di dargli o meno la vita.
Come ben si sa ancora oggi il tema aborto è molto scottante. Ci sono molti pareri discordanti su questo argomento ed a molte donne nella propria vita magari capiterà di dover intraprendere questa “battaglia” verso se stesse e chi le circonda.
Lo stile di questa scrittrice è molto interessante e diretto.
Le parole che ha utilizzato all’interno di questo libro sono sempre molto suggestive e combinate al tema assai toccante fanno risultare questa storia una vera e propria opera.
L’autrice nel suo libro ha voluto celebrare la vita attraverso la morte di questa piccola ed indifesa creatura spiegando il tutto attraverso il monologo di questa donna che non si sentiva ancora pronta a questo grande passo.

Che altro posso dire?
Sicuramente mi sento di consigliarlo a tutti, non solo alle donne che hanno la possibilità e la fortuna di portare in grembo il frutto della vita, ma anche agli uomini che talvolta non sanno dare un SENSO a questo grande evento della vita e che spesso chiedono di buttare come fosse uno straccio.

Buona lettura!

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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    15 Mag, 2013
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Sottrarsi al nulla e vivere

Questo libro è il frutto dolceamaro di un periodo di lotte femministe, ma è anche specchio impietoso di quesiti esistenziali, espressi con stile struggente e caustico.
Decidere se dare la vita o negarla, quando non si crede in Dio e nella vita, significa dover percorrere da soli un sentiero pieno di contraddizioni laceranti.
La protagonista è una madre che gronda tenerezza dalle unghie, capace di difendere il suo bambino contro tutto e tutti, ma forse non contro se stessa. E' il prezzo da pagare alla cosiddetta maternità consapevole, che disdegna ogni forma di retorica da melodramma.
Ed ecco sbocciare l'amore più puro, quello non imposto dallo Stato e dalla religione, amore caparbio verso una creatura che prende forma: “Dormiamo insieme, abbracciati. Io e te, io e te... Nel nostro letto non entrerà mai nessun altro”.
E invece il mondo ci deve entrare, con le sue leggi buone per tutte le stagioni, con le sue ipocrisie: “Tu che non conosci ancora la peggiore delle verità: il mondo cambia e resta come prima”.
Una madre deve fare anche questo, preparare il figlio a difendersi dalle prepotenze, raccontargli favole senza lieto fine, insinuargli il dubbio: vale davvero la pena sottrarsi al nulla e vivere?
Ma sul terreno sdrucciolevole del dubbio lei stessa finisce per inciampare, e i sentimenti ostili di una donna che non fa sconti neppure a se stessa prendono il sopravvento: “Ti insinuasti in me come un ladro, e mi rapinasti il ventre, il sangue, il respiro. Ora vorresti rapinarmi l'esistenza intera. Non te lo permetterò”.
E' la zampata di una tigre abituata agli spazi aperti e costretta all'immobilità da una gravidanza difficile, forse è solo un momento di stizza, ma necessario come la vita stessa.
Costerà “vallate di tristezza invano fiorite d'orgoglio”, ed approderà ad una speranza carica di disillusione, messaggio estremo rivolto ad un essere che alla fine, avvilito, ha smesso di lottare:
“Il dolore non è il sale della vita. Il sale della vita è la felicità, e la felicità esiste: consiste nel darle la caccia”.

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Marsin Opinione inserita da Marsin    22 Febbraio, 2013
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Una bellissima opera

Oriana Fallaci è sicuramente una scrittrice da me ammirata al massimo ! Adoro i suoi pensieri , il suo femminismo, la sua lotta per la parità dei sessi che si intravede in questo suo romanzo !

In questo romanzo vi è una donna in lotta tra se stessa, sembra che nel suo io siano due persone a parlare, due persone che si scontrano e litigano : una vuole il figlio,l'altra non lo vuole. Ma la realtà è che, come tutte le donne, lei ha paura, è sola, ma ama questo essere che vive dentro lei. Si sente in gabbia da ciò che serve al bambino, non è pronta a dare sacrifici, lei vuole essere semplicemente libera!

"Mai due sconosciuti uniti nello stesso corpo furono più sconosciuti,più lontani di noi."
Questa è la frase del libro che più mi è piaciuta e che credo racchiuda i pensieri contrastanti di questa donna. Riesco a immedesimarmi molto in lei poiché avrei fatto gli stessi suoi errori !

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AndCor Opinione inserita da AndCor    10 Febbraio, 2013
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L'altro volto della maternità

Mi trovo di fronte a uno dei testi letterari più difficili da recensire in assoluto. Sia perché più cerchi di commentarlo nei dettagli e più avverti la sensazione di avere saltato tanti passaggi fondamentali, sia perché è davvero difficile per un uomo comprendere in profondità la sconfinata psiche dell'Universo femminile. Si può provare, ma non è detto che si riesca.
Voglio comunque provarci a tutti i costi, perché questo testo, ma soprattutto l'Essere donna presentatoci dalla Fallaci merita di essere capito.

Avete mai provato a immaginare una donna che vede la nascita del proprio figlio come una 'condanna morale al dovere' anziché come 'la gioia più grande del mondo, insieme al primo bacio ed al giorno del proprio matrimonio'? Ecco, se non vi è mai capitato di soffermarvi su una riflessione del genere, questo è il libro che fa al caso vostro.

Sì, perché solitamente una nuova vita stravolge positivamente le vite dei due genitori che si sono uniti sotto il vincolo dell'Amore - Eterno, lasciatemelo puntualizzare - e che hanno deciso di trascorrere il resto dei loro giorni l'uno accanto all'altra. Questo avviene "solitamente", perché il contesto in cui è immersa la nostra protagonista è tutt'altro che idilliaco e gioioso.
Il suo compagno (per la vita? O solo per la notte in cui l'ha messa incinta?) l'ha abbandonata, la sua amica le consiglia di abortire, il suo capo si preoccupa della sua efficienza lavorativa e la società ha già sentenziato, considerandola una ragazza-madre senza dignità e buonsenso che dovrà crescere da sola una creatura contro tutto e tutti.
Una donna-oggetto. Niente di più, niente di meno.

Tuttavia, la Fallaci non si dà per vinta e non lascia che siano gli altri ad avere l'ultima parola in questo romanzo. Ne deriva un monologo terrificante, fra etica, morale, diritto alla vita, conformismo, dolore ed eterno conflitto fra vita e morte.
E la scena finale del tribunale e della 'visione' del figlio ormai adulto è il preludio al verdetto definitivo. Che, però, leggerete e commenterete voi.

"Tu sei morto. Ora muoio anch’io. Ma non conta. Perché la vita non muore": a distanza di oltre 30 anni, un libro sempre attuale, come la vita e la morte. Entrambe inseparabili, perché l'una esclude l'altra, e l'altra conferma l'una.

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sottibus Opinione inserita da sottibus    15 Ottobre, 2012
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Un libro per crescere

Il tema di questo libro è tutt'altro che scontato: certo tratta dell'aborto, ma anche di tutte le contraddizioni interiori che vive una donna, una madre.
Io sono un'ostetrica e penso che ogni ostetrica (e ogni donna) debba leggere questo libro.
Siamo spesso portati a giudicare gli altri senza nemmeno lontanamente pensare che dietro la decisione di una persona ci sia un lungo dialogo interiore e, molte volte, una lotta interna, difficile da capire, ma prima ancora da esprimere.
Oriana Fallaci ce l'ha fatta, è riuscita a scrivere tutto questo in un modo unico e chiaro!
L'ho letto un paio d'anni fa, quando ancora studiavo e facevo tirocinio; è più utile di tutte le lezioni di psicologia e di comunicazione a cui si possa assistere. Mi ha aiutata a comprendere, a mettermi nei panni della ragazza/donna/madre/figlia con cui mi relazionavo (e spesso ho pianto con lei/loro per le lotte che combattevano, impotente), mi hanno ringraziata perché si sentivano CAPITE (perchè questo è il nostro dovere, non siamo macchine, dobbiamo diventare le loro confidenti, devono fidarsi di noi, altrimenti non potremo mai assisterle nel modo migliore). In quel periodo, e ancora oggi, mi vergognavo per le mie colleghe che puntavano il loro dito accusatorio verso gli altri senza minimamente provare a capire cosa avesse spinto a prendere una scelta piuttosto che l'altra.
Credo che forse, tra le tante riforme universitarie che i Governi attuano, quella più sensata sarebbe di introdurre la lettura obbligatoria di questo capolavoro: vorrebbe dire formare persone migliori!

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C l a r a Opinione inserita da C l a r a    15 Ottobre, 2012
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Un'emozione che buca il cuore.

"Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d'un tratto, in quel buio, s'è acceso un lampo di certezza: sì, c'eri. Esistevi"

Parte tutto da qui.
Parte da questa consapevolezza un dialogo unilaterale da una madre verso il figlio.
Un dialogo che poggia su poche frammentarie certezze e mille e più dubbi.
La maternità è solo un atto di egoismo, per rispettare la morale, o all'opposto è un atto d’amore verso un bambino che desidera nascere? Regalo o costrizione?
Aborto equivale ad omicidio? O omicidio è far nascere un bambino in un contesto così socialmente e umanamente complesso?

"Ora ti chiedo se sei disposto a correre il rischio di lavare le mutande degli altri e scoprire che il domani è un ieri. Tu che te ne stai dove ogni ieri è domani, e ogni domani è una conquista. Tu che non conosci ancora la peggiore delle verità: il mondo cambia e resta come prima."

Tenera mamma, fuori dagli schemi, racconta al feto fiabe autobiografiche che dipingono la vita come un percorso costellato di soprusi e ingiustizie e lo rende partecipe delle sue ansie, angosce, paure, perplessità. Le fatiche della vita, una guerra che si ripete ogni giorno, nero su bianco, descritte da una penna matura, semplice, nitida, pulita.

Un viaggio tra vita e morte per capire che la maternità non è un dovere morale.
Non è nemmeno un fatto biologico.
La maternità è una scelta cosciente.

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Marghe Cri Opinione inserita da Marghe Cri    06 Mag, 2012
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Grande Oriana!

Famosissimo, questo è forse è uno dei libri più belli di Oriana Fallaci, una donna che ha vissuto tutte le sue passioni e i suoi sentimenti senza risparmiarsi nè tirarsi indietro, mai.
Nelle pagine di questo libro c'è un'Oriana ancora giovane, ancora non aspra come negli ultimi suoi: affronta con sentimenti alterni la presenza dentro di sè di una nuova vita e si interroga sul significato di nascere e di vivere.
Il libro si presenta come un colloquio intimo in cui la donna si rivolge alla nuova vita e si sviluppa su un doppio piano emotivo e razionale: si rivolge alla goccia di vita che sente attecchire nel suo ventre, considerandola già da subito come altro da sé, come una persona nuova non, come spesso accade a noi donne, come una parte di se stessa.
Lo fa con tenerezza e con razionalità, lo fa con la consapevolezza di non sentire affatto il desiderio/bisogno di essere madre, ma anche con la convinzione di non potersi arrogare il diritto di negare l'accesso alla vita a qualcuno che già c'è.
Questo libro, che ebbe subito un enorme successo, fu incoerentemente utilizzato come bandiera da chi allora (metà anni '70) lottava per l'introduzione dell'aborto legale in Italia: non ne capisco il motivo, dato che, anche se il bimbo alla fine non nascerà, non sarà per volontà della donna che invece trova in sé mille ragioni per accettare questa nuova vita.
Lo lessi quando ancora non ero madre. L'ho riletto ora a distanza di moltissimi anni e lo trovo ancora più bello, profondo e stimolante.
Lo consiglio a tutte le donne, di tutte le età, e anche a tutti gli uomini che, per mia esperienza, in genere lo apprezzano moltissimo.


[…]
Stanotte ho saputo che c'eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d'un tratto, in quel buio, s'è acceso un lampo di certezza: sì, c'eri. Esistevi. È stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata. Mi si è fermato il cuore. E quando ha ripreso a battere con tonfi sordi, cannonate di sbalordimento, mi sono accorta di precipitare in un pozzo dove tutto ere incerto e terrorizzante.
[...]
Vorrei che tu fossi una donna. Non sono affatto d'accordo con la mia mamma la quale pensa che nascere donna sia una disgrazia.
Se nascerai uomo io sarò contenta lo stesso. E forse di più perché ti saranno risparmiate tante umiliazioni, tante servitù, tanti abusi.
[…]

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    17 Marzo, 2012
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Cordone ombelicale

E' stato scritto nel 1975 in seguito alla perdita di un figlio e si snoda come un dialogo tra una donna e il bimbo che porta in grembo. E' un libro sul tema della maternità e dell'aborto, è intimo, profondo, toccante. Lei, nel libro, si confronta con un intero mondo: dal padre del bimbo, un vigliacco, ai suoi gentiroi, comprensivi; dall'amica, una femministra, al datore di lavoro, superficiale. Ma soprattutto si confronta con se stessa e con la propria vita. Nel libro lei si pone mille domande e la bellezza di queste pagine sta anche nel fatto che l'autrice non prende mai posizione, anzi sembra voler interrogare il lettore. Singolare è la parte del sogno che la donna fa di un processo, dove è la sua cosicenza ad essere tra le mani delle decisioni del figlio. E' un vero gran bel piccolo libro, che fa davvero pensare al senso della vita e al dono della vita, nonchè al legame più forte che è quello del cordone ombelicale.

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Iomilla Opinione inserita da Iomilla    26 Gennaio, 2012
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Lettera a un bambino mai nato

Ho letto per la prima volta "Lettera a un bambino mai nato" all’età di dodici anni, ed è proprio grazie a questo capolavoro che mi sono innamorata dei libri e della letteratura.
E’ viscerale, intenso, struggente, scioccante, schietto e poetico come ogni parola scritta da Oriana Fallaci.
All’autrice bastano queste poche pagine per coinvolgere e sconcertare il lettore, affrontare la drammaticità e soprattutto far riflettere su un argomento spinoso come l’aborto. Lo racconta da ogni punto di vista, attraversando i tormenti, i dubbi, le paure, le angosce e le devastazioni dell’anima che sconvolgono una donna costretta a decidere per sé e per il bimbo che porta in grembo.
Tutti quanti, almeno una volta nella vita, dovrebbero leggerlo, soprattutto quelli che sono convinti di avere la verità in tasca.

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Midori394 Opinione inserita da Midori394    04 Gennaio, 2012
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solidarietà alla mia mamma!

Un giorno, mentre pranzavo con mia madre, le ho chiesto quale fosse il suo libro preferito.
"Si chiama: Lettera ad un bambino mai nato" mia madre non è mai stata un'amante della lettura ed il fatto che fosse proprio quello il suo libro preferito mi ha fatto ridere, avendo due fratelli e una sorella. Non conoscevo il libro a quel tempo, perciò mia madre aggiunse che quando avrei raggiunto l'età per leggerlo mi avrebbe dato la sua copia.
è passato quasi un anno da quando lo lessi la prima volta, ed è tutt'ora sopra il mio comodino, e non ho intenzione di spostarlo. è un libro speciale, uno di quei libri che ti lasciano qualcosa dentro, e inutile dire che ho pianto come una fontana.
Uno dei miei libri preferiti.

- solidarietà alla mia mamma! -

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Giulss Opinione inserita da Giulss    07 Gennaio, 2011
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LETTERA A UN BAMBINO MAI NATO

E' un libro che mi ha dato tanto , forte , deciso , una donna impaurita , ma tenace , piena di sensi di colpa , paure e scossa spesso dalla sua forza che le dice di reagire , dalla sua forza di donna.
Sente nascere dentro di se qualcosa che le appartiene e non le appartiene , sente improvvisamente riempire il vuoto che ha e reagisce in modo contraddittorio da momento a momento.
A volte vorrebbe cancellarlo da dentro di sè , altre lo accoglie nel suo grembo , le racconta favole , lo cura attraverso i pensieri e le parole e curando sè stessa.
Sogni , confusione , momenti sfogati , vissuti anche dal lettore nel corso del libro , domande che creano vuoti e insoddisfazioni , la tranquillità spezzata dal dolore , dall'affrontare qualcosa più grande di noi , troviamo questo leggendo.
E' un libro che ha il potere di affascinare e scuotere allo stesso tempo

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eleonora. Opinione inserita da eleonora.    18 Settembre, 2010
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lettera a un bambino mai nato

Consiglio questo libro a tutte le persone. Perchè prima di essere donne e uomini siamo, come dice la scrittrice, persone. Un susseguirsi di domande , che la protagonista si pone da quando sente la goccia di vita scappata dal nulla dentro di lei. Domande a cui risponde in maniera quasi sempre contraddittoria, il dubbio come strumento per vivere e capire la vita. E' la prima volta che leggo " lettera a un bambino mai nato", ma sono sicura che nel corso della mia vita lo rileggerò, perchè in qualche modo è come se i contenuti del libro possano mutare a seconda delle sfumature che il lettore coglie nel momento in cui lo legge.

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adrianaSETA Opinione inserita da adrianaSETA    29 Agosto, 2010
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commuovente

Un libro dal potere smisurato, inconsciemente ti entra dentro e smuove tutti quei meccanismi che trovano del razionale e naturale in un aborto. Una mamma dalle apparenze moderne, con una brillante carriera che ama, senza profondi legami con l'universo maschile, padre del bambino compreso, ma che mette tutto in discussione davanti ad una nuova esperienza disarmante come la maternità.
Con semplicità, ciò che una mamma tenta di insegnare al proprio bambino riguardo il mondo intero.
L'ho letto diverse volte, e ogni volta ne ho colto una sfumatura diversa. Vorrei che ogni singola parola mi entrasse nel cuore e ci rimanesse per sempre.

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    03 Mag, 2010
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non mi stancherei mai di parlarne

Devo averlo letto una trentina di volte,dai quindici anni in su.Era di mia madre,quando avevo dieci anni aprivo qualche pagina di nascosto..."una goccia di vita scappata dal nulla...." mi intimoriva e mi incuriosiva al tempo stesso....POI finalmente a 15 anni mi e' stato concesso di leggerlo,dubito di aver afferrato qualcosa di profondo pero' ho pianto anhe allora.Scritto magnificamente questo monologo di una donna che si chiede chi ha il diritto di decidere nascere o morire,la madre o il bambino?poetico,privo di ipocrisie....scritto da una donna che in tutta la sua vita non si e' mai stancata di chiedersi i perche',una donna che ha credeva nella vita,nell'esistenza....che ha combattuto fino alla fine dei suoi giorni con la rabbia,con l'orgoglio e con la forza della ragione.GRAZIE ORIANA

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Consigliato a chi ha letto...
....a chi capiva la Fallaci
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