L'amore graffia il mondo L'amore graffia il mondo

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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    29 Marzo, 2017
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L'oca e la bambina

E' un romanzo ben lungi dall'essere perfetto, non privo di incongruenze e con qualche deriva sentimentalistica, dalla prosa delicata, passabile ma non certo eccelsa, eppure l'empatia verso i personaggi - verso Signorina soprattutto, la protagonista - è immediata, mentre le pagine scorrono veloci e centrano in pieno l'obiettivo: il cuore del lettore.
Lo scrittore, una volta imbastita la trama iniziale, preme i tasti giusti lasciando di volta in volta impressi in chi legge gioie, dolori, immagini tenere e nostalgiche: i ricordi graffianti di chi, nella narrazione, quelle scene le vive in prima persona.
E poco importa se un lieto fine potrebbe andare un po' a discapito della verosimiglianza, è a quello che nei momenti più tragici si anela, invocando il miracolo, implorando mentalmente la pietà di chi scrive nei confronti delle sue “creature”.
C'è rinuncia e abnegazione, nel libro, affetto incondizionato e ricambiato adeguatamente solo da un animale, un'oca dal verso sgraziato compagna di giochi, confidente e consigliera, che dopo la sua morte diventa quasi, nell'immaginario di Signorina, uno spirito guida.
I toni apparentemente leggeri raccontano una verità amara e paradossale, fulcro dell'intera narrazione: la felicità non passa mai indenne attraverso l'amore.

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Belmi Opinione inserita da Belmi    07 Ottobre, 2014
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Signorina di nome, donna di fatto

L'amore graffia il mondo è un romanzo che racchiude in se la vita di Signorina, Donna con la D maiuscola. Ambientato in Italia prima e dopo la seconda guerra mondiale questo libro ci riporta indietro nel tempo.

La protagonista è Signorina, ultima nata in una famiglia in cui i pantaloni li porta il padre Delmo, capostazione e uomo con principi di un tempo, in cui la donna deve fare la donna e rimanere a casa e pensare solo al marito, ai figli ed alla casa. Maria, la madre, è una donna con un unico obiettivo, quello di adempiere ai compiti che ognuna di noi dovrebbe seguire (vedi pensiero Delmo).
Poi ci sono i 3 fratelli e una sorellastra, ognuno con la propria vita ed infine Signorina.

La vita di Signorina sarà sempre coerente, metterà davanti al suo bene quello degli altri. Solo in rare occasioni si dedicherà a se stessa, per poi pentirsene. Una vita dedicata prima alla famiglia, poi al marito ed infine al figlio. Sempre pronta per gli altri.

In Signorina, vedo un pò le donne di un tempo che per fortuna ancora oggi non sono una rarità. Non condivido l'annientamento di noi stessi per il bene altrui, tutti dovremmo pensare anche un pò a noi stessi, ma in lei ammiro la forza che la fa andare avanti anche nei momenti più bui, l'amore e la speranza che non l'abbandonano.

Il libro inizialmente non mi aveva preso molto, ma poi mi sono ritrovata a divorarlo.
Ugo Riccarelli usa nella sua scrittura una sensibilità tipicamente femminile tanto da chiedermi a metà libro se avessi letto male il nome dello scrittore.

Riflessivo, intenso e reale.

Lo consiglio.

Buona lettura!

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ferrucciodemagistris Opinione inserita da ferrucciodemagistris    11 Settembre, 2014
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La suggestione della vita

La sofferenza di una vita intervallata da brevi episodi di serenità; una storia che lacera l'animo e devasta interiormente, ma, nel contempo, esprime il risultato della forza di volontà, del sacrificio estremo, indirizzati all'amore per gli affetti più cari che prevalgono su qualsivoglia attività terrena, che trascurano le proprie necessità e passioni, il cui unico fine è anelare al benessere della persona che si è messa la mondo. Pena, strazio e sofferenza si accomunano, quindi, all'amore puro che non ha confini ma solo speranza.

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    13 Aprile, 2014
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Sinusoide di emozioni

Storia italiana, fatta di emozioni alterne, tanto che, quando leggi, avverti nella narrazione gli stessi ritmi di una sinusoide. La protagonista è Signorina, prima bambina, poi ragazzina, poi donna, poi mamma. La storia che si racconta è la sua vita, che passa attraverso una notte in cui corre sotto un grappolo di bombe che fanno saltare in aria il suo mondo ed il paese che ha amato e che prosegue negli anni della ricostruzione. Ma questa è soprattutto una storia di umanità, la storia di una donna, con il suo talento nell’essere una vera e propria stilista, il suo desiderio di provare amore, il suo essere donna di casa, moglie, mamma, le sue paure, i suoi momenti di disperazione, in cui sembra sprofondare in un pozzo buio, i suoi momenti di euforia, quando prova un po’ di sollievo e di serenità. La sua vita è dedicata al figlio Ivo e le pagine in cui viene espresso il suo senso di maternità sono pagine perla di questo libro. Splendida quella in cui il bimbo, che sta per nascere, fa suo il battito del cuore della madre. Splendide quelle in cui Signorina vorrebbe dare il respiro al figlio sofferente. Scritto magnificamente. Denso di emozioni.

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SARY Opinione inserita da SARY    30 Dicembre, 2013
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L'amore assoluto

Signorina e l’amore sono i protagonisti indiscussi di questo romanzo. L’amore con tutte le sue sfaccettature, l’amore che dona, l’amore che riceve, l’amore che toglie, l’amore che dà, l’amore che impone, l’amore prepotente e quello generoso. In particolare l’amore materno, ruggente e graffiante capace di lottare e, a volte, soccombere.
Signorina è un nome fuori dal comune, affibbiatole dal padre ferroviere ispirato al momento della nascita dal portamento elegante di un treno in arrivo alla stazione. E proprio su una banchina, un giorno la bambina dal nome singolare incontra casualmente un viaggiatore dalle mani fatate in grado di creare piccole meraviglie; infatti, con pochi gesti sicuri il signore dagli occhi a mandorla trasforma un pezzo di carta in un grazioso vestito per la bambola della piccola.
Signorina cresce ed aumenta la sua abilità a creare modellini, come le aveva mostrato il signore alla stazione, una capacità che le garantisce un posto nella sartoria locale, distinguendosi dalle colleghe per la bravura.
Passano gli anni, arriva la guerra e se ne va portandosi via molto e lasciando poco, arrivano i problemi familiari e, zoppicando, se ne vanno anche quelli, poi giunge in punta di piedi l’amore passionale e lì ci resta. Signorina nutre un sentimento forte e sincero nei confronti di Beppe, nonostante il matrimonio sia spinoso, mette al mondo Ivo.
Il figlio è malato di tubercolosi, segnato dalla sofferenza, una mano invisibile attanaglia la gola del bimbo impedendo all’aria di compiere il semplice viaggio verso i polmoni. La vita, già di per sé faticosa, diventerà insostenibile, Signorina dovrà affilare le unghie per combattere la malattia del figlio, rinunzierà a tanto per concentrarsi solo su di lui, consumerà ogni fibra del corpo e della mente per vincere. Sarà sufficiente?
Un romanzo dotato di un tema centrale corredato da altre tematiche non meno importanti, quali la guerra, l’aborto, l’amore familiare, l’amore passionale. Una penna sapiente in grado di confezionare una trama solida dalle rifiniture di classe, capace di scatenare emozioni positive e negative.
Il lettore assiste ai disastri della guerra, gente che parte convinta di conquistare chissà cosa e gente che non torna più. Ci sono pagine toccanti come quelle relative alla malattia del bambino, un incubo per chi è madre. Ci sono riflessioni discutibili, almeno per me, nelle quali prevale il dispiacere della protagonista per il sogno infranto di dedicarsi all’arte del cucito come professione. È doveroso un sano egoismo, ma davanti al dolore di un figlio non ci si annulla in via naturale?
Uno dei personaggi che spicca per le buone qualità è il fratello di Signorina, Olmo. Un bravo ragazzo, sensibile ai problemi della sorella, disposto a sacrificare la propria nuova famiglia per assistere quella di origine; una persona di poche parole ma con un abbraccio che scalda il cuore.
Concludendo, un romanzo scritto con grazia e cura, una lettura densa che riempie in modo piacevole.

“Lo tenne vicino e si graffiò con le braccia, si ferì con la voglia di continuare ad amarlo, si scorticò per non allontanarlo, consapevole di quanto avrebbe dovuto affrontare per tenersi abbracciata a lui e a quello che lei portava dentro di sé, per continuare a dar forza a tutto quanto avrebbe difeso e nutrito, per cui avrebbe lottato e pianto, affinché fosse vivo e uscisse fuori nel mondo a mostrare cosa era capace di fare il suo amore”

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eleanor Opinione inserita da eleanor    11 Novembre, 2013
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signorina d'altri tempi

Questo libro racchiude un concerto di storie ed esperienze che difficilmente si raccontano ancora.

L'amore per la musica, l'amore per la famiglia, l'amore per il proprio lavoro, l'amore nel suo senso più lato e generale.
L'amore di cui si parla è quello di Signorina, che vediamo nascere, crescere, esitare e scegliere durante una lettura che cattura, che attira e che scalfisce.
I sentimenti di cui si parla sono complessi, così come la psicologia e l'introspettività dei personaggi. Non sono presenti classici stereotipi o persone messe lì perchè di dovere, tutto in questo romanzo sembra avere la sua importanza, seppure minima.
Non mi dilungo sulla trama vera e propria, in quanto ritengo che questo prezioso scritto sia classificabile come un romanzo di formazione.
Non vi è una trama ben precisa, ma solo episodi che sviluppano il personaggio aiutandolo a crescere, a maturare e a imparare a fare la scelta giusta.
Lo stile semplice e quasi paratattico di Riccarelli rende il libro mite, ma allo stesso tempo graffiante, creando quasi un parallelismo con il carattere della protagonista.
La grande capacità del compianto autore sta nel descrivere i profumi, i sapori, le sensazioni di caos senza 'classificarle' per forza rischiando di cadere nel banale.

Un libro che mi ha indubbiamente catturato e segnato.
Una storia di altri tempi, come non se ne trovano più.

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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    05 Novembre, 2013
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Purtroppo è l’ultimo romanzo

Ugo Riccarelli era uno scrittore che amava la dolcezza, senza che questa dovesse trasformarsi in mielosità, un compito tuttavia non facile, perché basta poco e, soprattutto quando si narra di storie con un contenuto anche drammatico, eccedere è sempre possibile, anzi non vi è nulla di più facile, così che l’autore è costretto a procedere in bilico su un’infida e sottile lama di rasoio. Ho notato questa sua capacità in Il dolore perfetto, un romanzo dall’equilibrio altrettanto perfetto come il suo titolo. Ho sperato che questa abilità fosse presente anche in quello che non potrà che essere il suo ultimo libro, essendo Riccarelli venuto a mancare precocemente, ma in L’amore graffia il mondo questo difficile equilibrio c’è stato per quasi tutta l’opera, perché poi, purtroppo, nelle ultime pagine l’autore si è lasciato prendere la mano, forse influenzato dalla vicenda di Ivo, bimbo nato prematuro con problemi polmonari, questi ultimi così simili alla sua vicenda personale, tanto da sembrare una parziale autobiografia. Per fortuna si tratta di poche pagine che finiscono con l’incidere poco sul giudizio complessivo del romanzo, senz’altro ottimo, ma non un capolavoro come Il dolore perfetto.
Ci sono tutti gli elementi per sbalordire ed entusiasmare il lettore: una storia che inizia fra le due guerre mondiali, una bambina, chiamata Signorina dal padre capostazione come una locomotiva a vapore dalle linee aggraziate, la ristretta mentalità degli uomini dell’epoca, più padroni che padri dei figli, e che considerava le donne solo come custodi del focolare domestico, soffocando la naturale personalità e impedendo alle stesse di realizzarsi, i difficili anni del secondo conflitto (stupenda al riguardo la descrizione del bombardamento notturno sulla stazione), l’amore di Signorina per un giovane piemontese, che si concretizzerà poi in un matrimonio, i sacrifici di questa donna per mandare avanti la famiglia, il dolore e i patemi d’animo per quel figlio così malato tanto da rendere necessario un trapianto di polmoni.
Ispira una naturale simpatia la protagonista, impossibilitata a realizzare il suo grande sogno di diventare stilista di moda, dapprima per il diniego del padre e poi per la necessità di condurre la famiglia, di fatto sostituendosi al marito, brava persona, ma incapace in questo ruolo.
È sempre lei che si sacrifica, e così per amore finisce con il rinnegare l’innato talento e quella vocazione, che ogni tanto inevitabilmente riemerge, per essere di nuovo assopita; la sua è una rinuncia più istintiva che razionale e che l’orienta verso una vita di normale serenità, quando ciò è possibile, perché in effetti, per un motivo o per l’altro, di tranquillità non ne ha, tranne quando sarà avanti negli anni, sola nella casa con il marito, con il figlio guarito in giro per il mondo a tener concerti, senza più problemi economici. Tutto lascia prevedere una serena vecchiaia, ma non sarà così, ed è proprio qui che Riccarelli sembra aver perduto il prezioso equilibrio, nel senso che, senza che la vicenda si concluda con un tutti felici e contenti, magari con Signorina che mette su un atelier di moda, bastava si fermasse lì, con due vecchi che finalmente potevano gioire di giorni sereni. La morte sappiamo che conclude ogni vita, ma sommare disgrazie a disgrazie ha sempre un limite, e forse Riccarelli si è lasciato prendere la mano condizionato dal suo stato di salute, da quel progredire della malattia di cui avvertiva inconsapevolmente l’incombente tragico esito. Così come nel suo caso non ci poteva essere una tranquillità, lo stesso destino lui lo ha riservato alla sua protagonista, che penso abbia amato più di tanti altri suoi personaggi, dipingendola in modo accattivante fin da bambina e perfino creando due suoi amici unici, dotati di una simpatia incredibile: il maiale Milio e l’oca Armida, anche loro scomparsi quando tutto sembrava andar bene.
Mi permetto di segnalare alcune pagine che, secondo me, sono di grande bellezza, anche per il tema trattato: la nascita di Ivo, vista non dall’esterno, ma dall’interno, cioè dal nascituro, è qualche cosa di incredibile, tanto è avvincente e realistica.
Costanti poi rimangono le capacità poetiche di Riccarelli, il suo italiano fluido, l’ammirevole ambientazione, insomma Il dolore graffia il mondo è senz’altro da leggere, e riguardo al titolo si può dire che sì’ l’amore può aiutare ad affrontare le avversità, ma in fin dei conti è anche vero che nel percorso di una vita è più facile che sia il mondo a graffiare l’amore.

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calzina Opinione inserita da calzina    11 Ottobre, 2013
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La (pre)potenza dell’Amore

Signorina. Questo è il nome della protagonista di questo romanzo vincitore del premio Campiello 2013. O forse no. Forse il protagonista di questo romanzo è l’Amore. Amore in ogni sua forma, in ogni sua manifestazione, con tutta la sua forza idilliaca o devastante, che ti fa sprofondare negli inferi o salire sopra le nubi.
Non è semplice parlare di questo romanzo, non lo è affatto. L’Amore, quello vero, ha per ognuno di noi un significato diverso, ha la capacità di plasmarsi adagiandosi alle forme diverse che ogni anima ha. Per questo non è semplice parlare di un romanzo di questo genere, ognuno percepisce attraverso la propria sensibilità un messaggio diverso. Quello che però è certo è il fatto che questo romanzo butti sale sulle cicatrici lasciate in ognuno di noi dall’amore, facendo tremendamente bruciare quelle ancora non completamente rimarginate.
Signorina si abbandona completamente all’Amore, nel suo caso esso si insinua totalmente in lei, annichilendo ogni altro desiderio se non quello della felicità dei propri cari, ciò che desidera come donna è sempre secondario rispetto a ciò che desidera come figlia, come moglie, come madre. Sembra comparire evanescente solo a volte, proprio come l’immagine della sua oca volata via per sempre durante i bombardamenti.
La prima parte del romanzo non mi ha entusiasmata. L’ho trovata poco originale e priva di un forte contenuto che, sarò sincera, ricercavo in questo romanzo. Questo poi si è svelato nella seconda parte, quando Signorina diventa prima moglie e poi madre. Qui si alza forte la voce di questo romanzo che se prima veniva sussurrato sul finale lo si sente gridare. E’ il grido d’Amore, che graffia, strazia le carni ad arriva al cuore e poi lo riempie con tutta la sua (pre)potenza.
Questo romanzo mi è piaciuto, anche se a tratti l’ho trovato un po’ troppo sbrigativo. Nonostante ciò questa lettura mi ha appagata e arricchita, perciò lo consiglio veramente a tutti.
Dal canto mio però ho trovato migliore il romanzo “Tentativi di botanica degli affetti” superiore secondo me soprattutto per quanto riguarda lo stile narrativo.

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chicca Opinione inserita da chicca    25 Agosto, 2013
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amore e vita

Con “ L’ amore graffia il mondo” Riccarelli ci regala un affresco famigliare ambientato durante il ventennio fascista e negli anni subito a venire. Signorina è l’ultima figlia di Delmo e Maria, una femmina, neanche tanto gradita, Delmo, infatti, desiderava un maschio e “adesso si ritrovava con una femmina in mezzo ai piedi…” .Signorina dovrà subire la mentalità ristretta e maschilista di una società ancora patriarcale, affronterà una vita fatta di rinunce e sensi di colpa.
Il ritratto che ne scaturisce è quello di una donna che per amore rinuncia a poco a poco a se stessa ma che non perde mai la determinazione e la forza per dare una vita migliore al proprio fragile figlio fino al punto di perdere se stessa ma di riuscire comunque a dar nuova vita al piccolo Ivo, malato ai polmoni.
Questo romanzo ha la stessa cadenza , lo stesso patos de il “Dolore perfetto “ raggiungendolo e a tratti superandolo nel l’intensità, è intriso di malinconia e lascia il lettore con un groppo alla gola, forse in esso l’autore ha messo tanto della propria vita e delle proprie sofferenze e questo ha contribuito indubbiamente a creare un’opera che non può non toccare nel profondo chiunque la legga.
Ritengo comunque che “Il dolore perfetto “ sia nel complesso un romanzo più completo e rimanga pertanto la migliore produzione di questo straordinario autore, a mio avviso uno dei migliori di questo inizio di secolo, è davvero un peccato la sua prematura scomparsa.

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il dolore perfetto
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    20 Agosto, 2013
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Dimmi un po' Signorina...

Quante volte da bambini abbiamo sognato sulla scia di una bolla di sapone coloratissima, che abbiamo seguito con lo sguardo e con la fantasia suscitata dalle iridescenze di una goccia d’acqua insaponata?
Quante volte da bambini abbiamo immaginato storie e travalicato misteri, semplicemente accarezzando i giochi delle ombre cinesi proiettate sul muro da una luce?
Io, mille volte. E mille volte ancora.
Qualcosa di simile accade a Signorina, figlia di ferroviere, quando alla stazione incontra un ometto strano, che con un foglio di carta realizza un vestito: “Signorina rimase da sola, a contemplare la sua bambola risplendere di una nuova grazia e di eleganza, con quel fragile vestito di carta colorata che le toglieva gli anni di consunzione e lo sporco, le ditate dell’affetto e dei giochi, fasciandola con la bellezza che hanno le cose semplici, leggere.”
Così Signorina scopre di possedere un talento straordinario nelle proprie mani (“Tu hai l’oro nelle mani”), un’abilità che la modestia le impone di celare: “No signora, è l’unico che so fare”, si schermisce la ragazza, “arrossendo… per la bugia che stava propinando all’anziana sarta…”

Il romanzo è la storia delle occasioni mancate di una bambina sensibile e intelligente, che avrà la vita marchiata dal sacrificio, dalla sfortuna e dalla rinuncia.
Signorina patisce una cultura patriarcale ove il capofamiglia relega la donna (“Il fastidio per la nascita di un impiastro di femmina fu un poco mitigato dalla bellezza che anche un ammasso d’acciaio riusciva a esprimere in quel procedere maestoso … Quindi si mosse verso la banchina e alzò la paletta da capostazione per arrestare la bellezza davanti ai suoi piedi”), ne soffoca le ambizioni culturali e, in punto di morte, chiederà scusa alla figlia per tutto (“per averle sottratto il rossetto, per averle tagliato a pezzetti le sigarette, e impedito che uscisse la sera a ballare con le amiche, e proibito le calze di nylon e altre decine di cose…”), ma non per l’errore più grave: averle impedito di proseguire gli studi.
In questa famiglia patriarcale la mamma è inconsapevolmente complice del patriarca, con il suo spiccato senso della sottomissione (“… non sapeva né leggere né scrivere e di quelle attività aveva un concetto sospettoso e persino peccaminoso”), mentre il rapporto tra i due sessi sembra ispirarsi alle idee del fascismo: “la meraviglia di un perfetto scambio tra la forza virile e la fragilità muliebre, tra chi possedeva e chi era destinato a essere posseduto, qualcosa che accomunava le donne e le colonie…”

Nel corso della vita Signorina scopre, tappa dopo tappa, che l’amore graffia il mondo e che la vita graffia l’animo, in una tragica sequenza ove “un peso appena allontanato” prelude a “un altro nuovo che già le stava graffiando la vita.” E realizza così un destino opposto a quello che avrebbe desiderato per sé, si sposa per ripiego (“lei vide il volto di un bambino graffiato da un dolore, il cuore le si intenerì e Beppe in quel momento le parve persino bello”), affronta scelte dolorose e la malattia del figlio Ivo (“Il piccolo … pareva avere un difetto dovuto alla nascita prematura”. “Lo dovete tenere come un cristallo, intesi? E’ l’unico modo per allungargli la vita”), incappa lei stessa nel disturbo mentale che la trasforma in “una persona molto distante dalla Signorina che lui aveva conosciuto e amato, neanche fosse una vecchia stanca e vinta dalle cose della vita.”

Ricorrono in questo romanzo molti dei temi cari a Riccarelli. Nello scorso mese di luglio, questo autore straordinario ci ha lasciato orfani di una penna - la sua - che sa tracciare solchi profondi nell’animo di chi legge. In quest’ultima opera abbiamo modo di rivivere il gusto per la saga della famiglia numerosa negli anni del fascismo e del secondo conflitto mondiale (durante il quale i fratelli subiscono una diaspora: Leone in Africa, Severo in Grecia, Olmo in Russia), lo stesso gusto che abbiamo amato ne “Il dolore perfetto”. E ritroviamo il senso della difficile lotta quotidiana che i trapiantati sono costretti ad affrontare e che abbiamo già letto in “Ricucire la vita” …

Bruno Elpis

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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    13 Agosto, 2013
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I binari dell'amore

"Muoiono d'amore i rami"...Un verso tratto da una Poesia di Garcia Lorca introduce il senso di una storia nella quale la quotidianità e il sacrificio di una donna, che sa essere figlia, sorella, moglie madre, sublima una nuova vita, preludio di una "rinascita"....L'amore rende possibile la resurrezione, come i rami a primavera, che preludono a nuovi fiori...La dolcezza di Signorina è il manto di quella potenza inarrestabile, quella che corre sui binari che segnano il percorso di una vita che solo lei saprà tracciare fino in fondo. Signorina saprà vincere il fiato corto del figlio, e ci consegnerà un messaggio su cui riflettere: le scelte d'amore sono le più difficili, sono quelle per le quali è necessaria la forza di una locomotiva, come quando per un atto d'amore consegna il figlio malato ad un collegio...Tornando indietro per quell'urlo straziante che la reclamava, con le lacrime agli occhi potrà dire a quella suora di perdonarla, perchè è debole, e non riesce, quella volta a portare a compimento il suo atto d'amore...Si riporta a casa il figlio...ma così saprà crescere, saprà affrontare i nuovi sacrifici fino a rendere possibile un miracolo...In questo libro l'amore è il giusto complemento della bellezza, della musica, del dolore...E quando nella scena finale Signorina immagina di presentarsi davanti al figlio con il corpo martoriato, "guastato" dall'amore che ha affondato in profondità i suoi artigli, lacerando il suo cuore, mi piace immaginarla volteggiare, con la grazia di tutte le donne, in quell'abito che si è ritagliato con la magia delle sue mani, in un crescendo di musica in cui l'amore schiude le porte all'eternità.
Un libro dolcissimo, uno spaccato generazionale che spiega il trapasso fra due epoche devastate dalla guerra. Tra le bombe dell'idiozia umana si compie il miracolo di una donna che come tante muore di un amore che restituisce una nuova vita...
Ricciarelli nei suoi romanzi ha descritto sempre il dolore, come percorso necessario all'amore per rendere possibile la resurrezione...un dolore perfetto....Ora che anche il suo percorso si è compiuto, ci lascia in eredità questo suo ultimo romanzo, una storia struggente, eppure dolcissima, che attraverso le lacrime di Signorina, ci lascia intravedere la bellezza del mondo.

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maria68 Opinione inserita da maria68    12 Agosto, 2013
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i polmoni, quelli non li cambieranno mai

Il treno è fermo sul binario, sta per partire, attende un cenno dal capostazione...
Se volete fare un viaggio a ritroso nel tempo, saltate su, sedetevi sul primo posto libero che trovate e fatevi condurre, senza alcuna fretta, in quei luoghi meravigliosi abitati dai ricordi. Riccarelli avrà il pregio di guidare questo treno.  
"la prima immagine del mondo che ebbe Signorina fu la figura enorme di Delmo sopra di lei. Dalla nebbia indistinta che avvolge lo sguardo dei bambini da poco nati, un giorno emerse un ammasso scuro che la fissava, immobile. Signorina era una distesa di sabbia levigata sulla quale era possibile lasciare qualsiasi segno e Delmo le lascio quello della sua presenza incombente, ammantata dal vestito scuro da capostazione con tanto di cappello..."
Questa è la storia di Signorina, ma potrebbe essere la storia ancestrale di una qualsiasi famiglia italiana, in un periodo che va dal prima al dopo la seconda guerra mondiale.  
Signorina nel lungo viaggio della "vita" assumerà ruoli diversi, sarà:
La "figlia", che accudirà, amorevolmente, il padre malato colpevole di averle segnato la vita con un elenco interminabile di proibizioni tra cui l'istruzione, le uscite serali con le amiche, l'uso del rossetto e altro...e non sa che farsene delle scuse tardive, perché hanno un sapore amaro.
La "sorella", che con "dei pacchetti anonimi dai quali sbucavano immancabilmente capi di abbigliamento all'inizio semplici ed essenziali, ma col passar del tempo sempre più elaborati e raffinati" tenterà di trasmettere un po' di serenità ad Ada, sempre più trascurata dal marito.
La "moglie", che perdonerà al suo Beppe le tante bugie e le tante promesse, mai mantenute. I loro ruoli si invertiranno spesso, essendo lui un uomo debole e che a qualsiasi avversità, puntualmente non riuscirà a trovare soluzioni.
La "mamma", che non si arrenderà alla malattia del figlio, con le labbra scure e il respiro corto. Risultando con le sue domande, spesso impertinente "scusi, Professore,  ma non si può sostituirgli i polmoni come ho visto che si comincia a fare con il cuore?".  
Ma è anche la storia dei sensi di colpa, per non aver goduto a pieno di quella nuova vita che cresceva in grembo, ritenuta un ulteriore peso alla sua vita già affollata da mille pensieri.  
Signorina è "un'eroina della quotidianità" per usare le parole dello scrittore, che in un'intervista così la descriveva; e perchè no!!! se vogliamo rappresenta tutte le donne.
Con questo libro,  Riccarelli riesce a dare giustizia a tutte le donne, che distribuiscono amore a 360'...cadono ma sono pronte a rialzarsi, mettendo spesso da parte i propri sogni perché c'è sempre dell'altro.

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Lo consiglio a chi ha perso il senso dell'amare
E ai giovani che al primo ostacolo si abbattono
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    08 Agosto, 2013
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Gli artigli dell'amore

L'ultima fatica letteraria di Ugo Riccarelli racconta uno spaccato tutto italiano.
Uno spaccato sociale del nostro paese dagli albori della seconda guerra fino agli anni settanta.
Riccarelli è un autore che racconta la storia attraverso i suoi personaggi, uomini e donne colti con intensità e rappresentati con naturalezza, impegnati nei ruoli assegnati loro dal destino.
I personaggi che incontriamo tra le pagine di questo romanzo sono “veri”, sono dapprima il ritratto di una Italia che si prepara all'entrata in guerra, tempi in cui i ruoli familiari sono ancora nettamente distinti tra l'uomo e la donna, poi il dopoguerra con stenti, sacrifici, dove occorre rimboccarsi le maniche per il sostentamento proprio e dei cari.
L'autore porta in scena la vita, quella di tutti i giorni, quella delle classi lavoratrici; una vita in salita, fatta di lacrime salate, ma anche allietata dalla scoperta e dalla ricerca dell'amore.
Ebbene sì, l'amore, quello che colora il mondo e la vita, quello che lascia in bocca un sapore zuccherino, quello che fa sognare, quello a cui ci si aggrappa per evadere da un presente complicato.
Anche Signorina, la protagonista, cerca il suo amore. Vuole una famiglia tutta sua, vuole realizzare i sogni che l'accompagnano da una vita.
La scoperta dei volti dell'amore è uno dei messaggi più vibranti che Riccarelli dona al suo racconto;
l'amore dolce e passionale, l'amore per un figlio, l'amore per la vita.
Un'analisi matura e meditata sul concetto di amore e sui suoi fardelli, talora amara e venata di tristezza.
E' una lettura che dietro la semplicità espressiva, cela profondità e trasmette emozioni, narrando la quotidianità, narrando l'esistenza di una donna resa simbolo dei “graffi dell'amore”.
Sta al lettore scoprire e comprendere il graffiare dell'amore.

Con “L'amore graffia il mondo”, Riccarelli si congeda dal suo pubblico, lasciandoci prematuramente.
Una voce davvero interessante che con i suoi personaggi ha raccontato l'Italia, dolori, sogni e speranze.

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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    05 Agosto, 2013
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Buonasera Signorina buonasera...

Cessate le doglie del parto, dalla casetta tra i binari una donna grida, chiedendo al padre  come chiamera' la bimba. Il capostazione non sa che dire, ma in quel medesimo momento giunge sbuffando la locomotiva piu' elegante : Signorina, la chiamiamo Signorina, risponde lui, come questo bel treno.

Scritto coi polpastrelli affondati placidamente nel borotalco , il romanzo narra la storia di una famiglia italiana ai tempi del fascismo, la vita del ferroviere e dei suoi figli tra amore, poverta', guerra e sofferenza. Leggero e profondo, la scrittura e' semplice e molto dolce, tiene calda compagnia come un nonno che racconta a un nipote curioso davanti al camino, o una madre che accarezza la mano svenuta di un figlio malato che si aggrappa alla vita pigiando i tasti di un organo.
Ma Signorina e' anche talento, il talento che puo' trasformare un pezzo di carta  in un cartamodello con cui vestire il braccio, con cui la madre della sposa puo' osservare quel prodigio frusciante  e sognare la figlia, bella come una regina, che sfila verso l'altare.
Signorina si inginocchia a terra, stende una lunga tela e destreggiandosi tra gessetto e forbici , rende viva la bellezza di stoffa. In quel santuario di grazia e abilita' il suo bambino, il suo coniglietto di cristallo osserva la mamma che fa magie, il suo ragazzo distingue nitida una donna che lotta per i miracoli quotidiani.

Bello, delicato, rievocazione di un' Italia che purtroppo le nuove generazioni a breve non sentiranno piu' dalla viva voce dei nonni, emozionante leggerne qui,  immortalata tra le pagine.

Buona lettura.

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Opinione inserita da oriana    29 Giugno, 2013

essere madre

Lo dedicherei a tutte le mamme, che sognano, soffrono e sperano ogni giorno per i loro figli. Straordinaria la figura di Signorina, ragazzina allegra, socievole e solitaria nello stesso tempo, sempre prodigata alla serenità della sua famiglia che diventa donna caparbia, tenace, determinata e determinante per la vita di suo figlio. Bellissima la figura della madre che ne esce, una donna come tante che, perdendo pezzi della sua vita, salva e protegge il bene più prezioso:suo figlio.
Questo libro "non graffia", ma arriva al cuore, insinuandosi e radicandosi, con la fermezza di Signorina, la debolezza di Beppe, il buio della paura e la grande grande forza dell'amore.
Complimenti a Riccarelli. Avevo già apprezzato Comallamore, ma qui c'è il cuore di una madre...e quindi c'è tutto!

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Di fama e di sventura Comallamore
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LuigiDeRosa Opinione inserita da LuigiDeRosa    18 Giugno, 2013
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Signorina non mollare mai

Signorina è il nome della protagonista di questo romanzo ambientato nella provincia italiana fra Belvedere e Castiglione, in una piccola stazione ferroviaria che è tappa obbligata per la piccola e media borghesia italiana che a partire dal ventennio fascista impara a godersi le vacanze alle terme. Signorina è anche il nome di una mitica locomotiva la 640,splendida e luccicante che Delmo, capostazione e padre della ragazza , guida con la sua professionalità quasi ogni giorno fra i binari, ed è proprio per tale motivo che quando la Maria , dopo due figli: Olmo e Severo, gli chiede che nome dare alla nascitura il vecchio ferroviere risponde :Signorina, dimostrando in fondo poca sensibilità, lui pensa ai suoi treni e al suo lavoro, chiama la figlia come una locomotiva, in quanto per una femmina non è necessario lambiccarsi il cervello, neanche per il nome con il quale battezzarla . Da queste prime annotazioni è facile intuire che almeno nella prima parte del romanzo la figura centrale della storia oltre a Signorina è proprio Delmo, padre padrone, che ha sposato in seconde nozze la Maria, amica della prima moglie morta di parto dando alla luce Ada che insieme a Leone sono gli altri due figli del capostazione. Ha sostituito le due donne come si sostituisce un panno liso con uno nuovo.Si tratta di un uomo burbero, vecchio stampo, che nega a Signorina come all'altra figlia un'istruzione superiore nonostante le raccomandazioni della maestra, che non si fa scrupolo di mettere fuori casa l'Ada quando scopre che si è invaghita di un ragazzo Mario,fascista della prima ora e considerato un poco di buono dal Delmo. Signorina al contrario della madre e della sorellastra dimostra fin da subito, un'intelligenza ,una tenacia e una sensibilità fuori dal comune. Nella sua giovane vita ci sono due incontri che la cambieranno per sempre. Il primo, fortuito le capiterà quando bambina, disubbidendo al padre, andando a giocare nella stazione diretta dal padre, s'imbatterà in un passeggero, uno sconosciuto dagli occhi a mandorla che le insegnerà a confezionare con la carta i vestiti della sua bambola. Il secondo alcuni anni dopo, quando adolescente sarà accompagnata dalla Maria nella scuola per sarte della Signora Mei;qui scoprirà di avere un grande talento per la realizzazione di magnifici vestiti che fin da bambina senza rendersene conto già aveva imparato a realizzare con i cartamodelli che confezionava con quello che per lei era il gioco insegnatole dal piccolo passeggero giapponese. Seguiamo grazie ad un linguaggio originale e una narrazione fluida la storia di Signorina lungo il ventennio fascista e poi la guerra. I suoi amori, quelli impediti dal padre padrone e quelli realizzati. La nascita del figlio Ivo, la sua malattia e la sua guarigione:voluta, cercata e graffiata alla morte dalla tenacia di questa donna. Un romanzo che consiglio a tutti coloro che amano i maestri della Letteratura Italiana.
di Luigi De Rosa



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