La solitudine dei numeri primi Hot
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Scientifico
Un romanzo costruito a tavolino con la fredda lucidità di un mente matematica. Una storia forte raccontata con scrittura efficace ma priva di pathos e di inventiva. L’angoscia che pervade il testo galleggia come una nube nera vuota di pioggia. Una visione nichilista del mondo, nel quale gli esseri umani sono prigionieri delle loro paure senza speranza. Meglio fuggire.
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fa pensare
il libro è inaspettatamente coinvolgente,lo inizi a leggere e vai avanti perche vuoi sapere cosa succede prima ad alice poi mattia....l'ho finito con tre giorni ero troppo curiosa...ma il finale me l'aspettavo forse un pò diverso,non è scontato,ma avrei visto volentieri un mattia un pò diverso...però rimane veramente un bellissimo libro da leggere,assolutamente!!
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bellissimo
a chi ama la solitudine ed è molto sensibile!!!..molto bello; un romanzo che si legge quasi tutto d'un fiato. la storia in se mi ha fatto pensare alla storia di romeo e giulietta dei nostri anni. si legge piacevolmente perchè ci ritrovi tutte le problematiche di un essere umano che giorno per giorno deve confrontarsi con se stesso e con quello che il mondo esterno ci chiede di essere o di apparire. alcune pagine sono pagine di grande poesia!
davvero bravo l'autore!!!
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Stupendo
La storia de La solitudine dei numeri primi riguarda due persone: Alice e Mattia. La prima, a sette anni si spezza una gamba e rimane zoppa; la seconda perde la sorella gemella al parco.
Questa è una grande storia, commovente e drastica, da un certo punto di vista.
Però secondo me la personalità di Alice e Mattia esprime duen concetti, due profondi problemi che la società ritrova: il problema dell'annoressia di Alice, un problema che ancora oggi sconvolge olte ragazze e la penitenza del peccato di Mattia è una via che si avvicina al suicidio.
Toccante, commovente, intenso: questo libro racconta la storia nella più assoluta tristezza, dove Alice e Mattia sono costretti ad affrontare problemi legati ai loro incidenti: si sono chiusi in sè stessi, così fuori posto nel mondo dove ci troviamo. Non possono sfuggire ai loro problemi, devono afferontarli. Noi scappiamo, preferiamo vivere nella vergogna e nel rimorso, loro no.
Hanno saputo tirare fuori un coraggio che pochi di noi hanno.
La fine non mi è piaciuta molto. Non so, non mi ha particolarmente colpito come la storia anche se è sempre un po' cruda. Che dire ancora? Consigliato.
Però Giordano dovrebbe fare un seguito.
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Mah..
Certamente,però, non posso dire che mi sia piaciuto,anche se non sono stupita del grande successo che ha ottenuto:le storie tormentate,di quasiasi genere,riscuotono sempre grande popolarità (anche se il premio Strega potevano risparmiarselo...).Stile scorrevole,forse anche troppo;contenuto bello in parte ma poco approfondito o solo su cose superflue, i personaggi molto poco dinamici e inoltre credo sia nella natura umana essere,nonostante tutto, almeno un pò speransosi (anche se solo nelle più piccole situazioni)cosa che invece sembra essere estranea a molti personaggi del romanzo.
Ognuno fa quel che può,questa è solo la mia umile opinione.
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Mah...forse...
Il voto complessivo è positivo...però:
Ho provato a rispecchiarmi nei protagonisti, ma nessuno dei due dimostra di arrivare al suo scopo finale.
Il libro è appassionante, triste e travolgente, ma la fine è assolutamente DELUDENTE. Una fine che si accorda con il titolo (loro sono numeri primi, vicini, ma destinati ad essere sempre separati da un numero) però, secondo i miei gusti, non ti lascia quello che ti dovrebbe lasciare un libro...
I personaggi crescono fisicamente e mentalmente, ma dimostrano di non aver imparato dai loro errori.
Quindi consiglio questo libro, ma non assicuro ai futuri lettori che possa piacergli.
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- sì
- no
Solitudine onnivora....
La vera protagonista di questo romanzo di successo, e sicuramente sopravvalutato, è la solitudine. Tutti i personaggi sono letteralmente dilaniati da questo problema: l'incomunicabilità. Questo tema, vecchio come il mondo, non è trattato con particolare originalità dall'autore, il quale non sembra in grado di dare un autentico sviluppo alle emozioni, ai sentimenti, ai pensieri dei suoi personaggi, ma riesce solo a rappresentarli in maniera molto schematica e "piatta". L'unico punto di forza, che è stato scambiato da molti per maturità espressiva e lucidità, di questo romanzo secondo me è proprio lo stile quasi "paratattico" che lo caratterizza dalla prima all'ultima pagina, con frasi brevi, "scheletriche", essenziali. Uno stile che è funzionale alla rappresentazione di un contesto, familiare e scolastico, in cui le persone non riescono più a parlare tra loro e, soprattutto, con se stesse. Ne consiglio comunque la lettura perchè è un libro "figlio di questi tempi", in cui la scarsità di affetto tra le relazioni umane ha, tra i suoi effetti, anche quelli di indurre la produzione di opere artistiche dal contenuto tanto cupo e opprimente (e redditizio).
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non è per tutti....
ho letto il libro in tre giorni, l'ho apprezzato molto, scorre benissimo, lo stile è accattivante ma i contenuti purtroppo non possono essere afferrati da tutti.... per chiunque qui abbia affermato che la storia appare paradossale(quale genitore non si accorge che un figlio è anoressico, quale genitore resta indifferente di fronte al dolore di un figlio ecc) rispondo che le modalità con cui la sofferenza si dipana tra le matasse della vita è molteplice. sono una psicologa e vi assicuro che le storie di alice e mattia sono più comuni di quanto pensiate. complimneti a Giordano
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la solitudine dei numeri primi
l'inno all'incapacità di comunicare...se proprio dobbiamo abbandonarci ad un "paragone" scientifico, trovo molto più innovativo, geniale e coinvolgente "le affinità elettive" di goethe.
storie troppo machiavelliche per essere reali, capitoli maldestramente alternati (se si leggono i pari si legge di mattia, se si leggono i dispari quasi sempre di alice).
ma complimenti al giovane autore che non si sa bene come è riuscito a vendere un bel pò di copie!!!
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se questo è un libro
Se questo è un libro... che meritava il premio Strega, allora siamo fregati. Ne hanno fatto il caso letterario dell'anno, spingendo forte sulla pubblicità di ogni genere. Eppure il libro ha una sola intelligente intuizione : la solitudine dei numeri primi. Prevedibile la narrazione, debole lo stile anche se scorrevole. Qua e là alcuni momenti forti tanto per svegliare il lettore da un torpore inconsistente. Sconsigliato.
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mocciosa...
Si è tanto criticato un Federico Moccia alle prese con i suoi "Tre metri sopra il cielo" o " Ho voglia di te" e poi si va a dare il Premio Strega per un "la solitudine dei numeri primi" ...?
Io che ho letto i primi capitoli di "Amore 14" per poi abbandonarlo per disperazione , bhè, ora che sto leggendo Paolo Giordano non mi sento manco più di andare avanti se non per la scorrevolezza e velocità con la quale sto divorando quelle 300 pagine in cui non mi identifico in nessun personaggio e in nessuna situazione.
Sarà che mi aspettavo di più già dall'inizio ma lo sconsiglio a tutti. Ciao
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I Primi Gemelli
Queata lettura scondo me è straorinaria! Non è affatto non scorrevole, anzi è molto leggera è piacevole. Se pensate che una ragazza di 13 anni come me, che ha sempre leto pochissimo, lo ha letto in un po' più di una settimana... Comunque secondo me è molto interessante.Il fatto di questi due ragazzi di assomigliare a quei numeri che in matematica vengono chiamati 'primi gemelli'secondo me è molto intrigante e ci si potreppe argomentare una tesi. Inoltre tratta alcuni dei problemi più importanti che colpiscono gli adolescenti, come l'anoressia e la solitudine. Oppure il fatto di nn essere accettati dalle rispettive famiglie, solo perchè nn si realizza il sogno da loro prescelto. I complessi dei due protagonisti, quello di Alice di dover diventare magra per assomigliare a viola e entrare a far parte del suo gruppo, e quello di Mattia di essere preso in giro per la sorella disabile, sono molto frequenti.Vero che da come è scritto non sembra dare un varco si luce, di non vedere la fine del tunnel oscuro, ma second me non è così. Avevo pensato per come stava andando che lei morisse per anoressia e che lui si suicidasse, invece decidono solo di chiuderla li. A volte è la soluzione migliore. Secondo me è una lettura davvero geniale, e mi sento di consigliarla a tutti!!
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la solitudine dei numeri primi
Non mi sento di non consigliarlo, la storia è anche originale nel suo insieme, il titolo è perfetto, originale, intrigante e ti incuriosisce, la lettura in parte è lenta e in parte piacevole, se l'avessi scritto io lo avrei sviluppato diversamente, in certi frangenti rasenta il paradosso e l'assurdo, la non speranza ad ogni costo, il non vedere la luce in fondo al tunnel per volontà propria, diciamo che non è brutto, ma che sarebbe potuto essere un vero capolavoro se fosse stato smussato qualche angolo, un libro che non rileggerei, troppo triste, ma di una tristezza senza senso e senza stile....mi spiace perchè pensavo fosse diverso, troppo acclamato secondo me, il premio non lo meritava.....questo è solo il mio umile parere ovviamente.
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.la solitudine fuori e dentro...
Questo libro a me è piaciuto e l'ho capito non solo quando ero ingorda nel girare le pagine ma sopratutto quando mi è dispiaciuto chiuderne la copertina! Scritto con un linguaggio quotidiano, mi ha permesso di entrare bene nella trama, anche se però ho trovato troppa abbondanza di disturbi e problemi sociali; per carità, tutto molto reale, ma penso che ad usare troppi colori accesi in una tela possa risultare non armonico ma confusionale. L'idea che mi sono fatta è che comunque nel libro ci sia purtroppo molto dell'autore.
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la solitudine dei numeri primi
...non avrei voluto asteriscare il quadrato della lettura consigliata,perche'non avrei saputo,appunto, se consigliarlo o meno...il libro,come ha scritto qualcuno precedentemente,si lascia gustare all'inizio,per poi via via che scorrono le pagine,rendere faticosa la lettura...faticosa perche',ed e'mio giudizio,i personaggi pur drammaticamente rappresentati,sopravvivono perennemente in questa loro drammaticita' che non da mai l'impressione di potersi mutare in una luce diversa...l'atrocita'del loro stesso sentirsi come quei numeri primi che mai si congiungono,soli e condannati a quella solitudine,ma non meno o di piu'di tanti altri,si badi bene,e il dubbio che la loro sofferenza possa magnificarsi nell'assoluto,li rende...antipatici...il contorno nel quale essi si muovono scatena una parimenti incredibile sofferenza,quasi maggiore, in chi si confronta con alice e mattia,tanto da trasformare tutta la narrazione,in un unico,gigantesco,grumo di sofferenza che avvolge tutti..il finale poi,seppur anche'esso "diverso",rende il romanzo quasi inutile,perche'benche'se ne dia un tentativo di immagine di redenzione dal dolore,intatto ed inattaccabile,esso rimane nella solitudine che i due decidono di portarsi dietro,come unico ed ineluttabile destino di chi soffre,perennemente,senza sapersi mai affrancare in maniera almeno infinitesimale da quel dolore....
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Matti e acciughe
Non so se l'autore ha cominciato a scrivere questo libro di getto, imbarcandosi in qualcosa di più complesso di ciò che si aspettava.
La mia impressione è stata molto positiva leggendo le prime pagine.Poi via via mi annoiavo sempre più, mi sembrava di leggere la sceneggiatura di una puntata di Centovetrine o qualsivoglia telenovela.Se decidi di scrivere un libro realistico e asciutto,deve esserlo dall'inizio alla fine secondo me.
Unica chicca...ma forse è solo la mia fantasia e non l'intenzione dell'autore.Ad una ragazza magra come un'acciuga il nome Alice e ad una ragazzo matto schiavo della sua pazzia Mattia...
E un'altra cosa:se la ragazza ha fratturato il perone,perchè la cicatrice è sul bacino?...
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Libro da leggere
a me questo libro ha trasmesso emozioni e qualcosa di nuovo...forse mi ha coinvolto poichè mi rivedo nei personaggi e nei loro accadimenti,cmq ho avuto piacere a leggerlo,a sfogliare le pagine,a capire cosa sarebbe successo due secondi dopo...insomma mi è piaciuto in tutti i sensi;poi ritengo che qualunque libro che a fine lettura ti lascia un vuoto dentro,ti fa riflettere è un libro che deve essere letto,per carità i gusti sono soggettivi(per fortuna),ma io lo consiglio a chiunque voglia fare una buona lettura...tutto naturalmente dal mio modesto punto di vista
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Poveri noi (e ricco lui...)
Dopo aver letto un'intervista di Giordano su un noto quotidiano italiano, nella quale il giovane scrittore diceva di odiare libri per bambini come "Il piccolo principe" o "Pinocchio", ho deciso di accaparrarmi una copia del suo libro. Pensavo ci fosse un motivo per il successo che stava riscuotendo, ed anche per le osservazioni secche e decise che faceva su certi libri durante l'intervista (li avrà letti?). Vuoi vedere che questo sa il fatto suo? Dopo la lettura del suo capolavoro, volevo quasi scolarmi una bottiglia di whisky per dimenticare. Il titolo, l'unica cosa degna di nota, è stato scelto dall'editor! Mania di protagonismo dell'editor, tanto per far intendere chi comanda. Può essere una questione di gusti, meglio non infierire. In Italia (vivo a Londra), i lettori ci sono, non sono molti, forse meriterebbero migliori proposte. Di sicuro la facilità con cui si legge questo libro ne ha agevolato la diffusione. Mi è parso però un'alternativa ai lettori di Moccia, e nemmeno molto superiore a livello di linguaggio e profondità. In Inghilterra, quando uno scrittore vale, ci sono risposte più entusiastiche da parte dei lettori, che non mi è parso di vedere qui o sui giornali. Mi pare una buona operazione commerciale andata a buon fine. Ai posteri, comunque, l'ardua sentenza. Il problema non è Giordano, ma della la narrativa italiana degli ultimi anni. La colpa sarà degli editori, dei troppi scrittori, o di noi lettori che siamo troppo critici con i nostri connazionali?
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la solitudine dei numeri primi?
Questo libro è un bruto libro non per com'è scritto o perchè la trama non regge o perchè il finale delude.... è brutto perchè è totalmente privo di contenuti, di spessore umano, di evoluzione emotiva dei personaggi, di sentimenti, di rabbia, di amore... (quale genitore resta indifferente al dolore di un figlio? quale genitore non si accorge che la figlia è magra come un chiodo? quale figlio resta 10 anni lontano dai genitori? e via dicendo...) non c'è traccia di nulla che sia umano... E' un libro che non arricchisce chi lo legge... non aggiunge e non toglie nulla...
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Giordano
Ho finito di leggerlo ieri sera, mi ha attirato il titolo, forse anticipandomi nella mia mente ciò che trattava. Mi è piaciuto, forse perchè anch'io sono stata un numero primo ed in parte lo continuo ad essere. Anzi credo che in parte lo rimaniamo un po' tutti. Perchè è verissimo che che cio' che è accaduto in pre adoloscenza e dopo di essa in qualc modo ti segna. Non dipende dal ceto sociale visto che io sono figlia di un operaio e una casalinga. Il finale mi ha stordito, forse perchè mi aspettavo sicuramente qualc che portasse conforto ai protagonisti. Ma la vita è cosi....
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Sopravvalutato
Non è il peggior libro che ho letto, ma con tutto il clamore e la notorietà di questo titolo, mi aspettavo molto di più.
Pregi: crea una sensazione di angoscia e un'atmosfera cupa in modo molto efficace.
Difetti: Stile pesante, ma soprattutto PREVEDIBILE: a un quarto della lettura si è già capito tutto, si aspetta che succeda qualcosa di nuovo e di imprevisto, ma niente.
Molto sopravvalutato
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Mmm...
Finito di leggere, sono rimasta un pò perplessa...prometteva bene, in alcuni tratti ha saputo commuovermi, ma il finale è stato deludente e irrisolutivo. Il personaggio di Mattia era affascinante, ma dopo un pò ha cominciato ad essere antipatico, mentre Alice non convinceva fin dall'inizio.
La tematica è interessante e c'è da concedere all'autore il merito di non essersi dilungato, mantenendo il tutto entro i limiti del sopportabile, senza sfociare nel patetico...
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la solitudine dei nmeri primi
Mi é stato consigliato da un amico. Speravo meglio. In prima battuta sembra un libro che tocca il cuore, ma poi ho riflettuto che i personaggi nonhanno storia emotiva: un fatto accaduto in adolescenza che azzera qualunque voglia di risalire la china. Non ho trovato un personaggio positivo. Inusuale.
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la solitudine dei numeri primi
Il contenuto del libro riflette ampiamente un retaggio dell'adolescenza, prospettando dei problemi che denotano un'enorme insicurezza in soggetti provenienti da classi privilegiate. Purtroppo lo scrittore trascura quali sono i reali problemi della vita, forse non li ha mai conosciuti data la sua giovane età ed il suo ambiente ovattato di buona famiglia, e si sofferma su problemi relativamente futili fornendo delle giustificazioni ai giovani che invece di crescere restano degli eterni bambini.
Purtroppo la vita riserva ben altro dal non essere accettato dalla compagna leader del gruppo.
Forse la tua grande popolarità nasce dal fatto che nasci da una famiglia ricca? Visto che ha i capito niente?
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Commento sul finale....
Finale aperto…che lascia spazio alla fantasia personale… quasi scontato, ma del resto l’autore non poteva tradire il titolo stesso del romanzo “La solitudine dei numeri primi”. Durante la lettura (che avviene tutto d’un fiato) si ha l’impressione che prima o tardi i due protagonisti, Alice e Mattia, troveranno un momento di condivisione totale, d’amore, di calore… ma sfortunatamente non è stato così né quando erano ragazzini, né da adulti.
Purtroppo sia Alice che Mattia sono stati segnati dalle vicende che li hanno visti rispettivamente coinvolti da piccoli dalla grande malattia dell’anoressia e dalla perdita di una sorella, e tutto ciò se lo porteranno dietro per tutta la vita! Credo però che entrambi si siano mascherati dietro le loro personali vicende…non siano stati capaci di uscir fuori le unghie e combattere contro gli altri e contro se stessi… si sono chiusi dentro se stessi, personificandosi così sempre di più nei “due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero”.
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ad un esame più attento...
penso che l’autore voglia soprattutto far riflettere sui tanti problemi che vi sono al giorno d’oggi e che tante volte sembrano molto lontani dalla nostra realtà quotidiana: l'anoressia, i complessi degli adolescenti con manie autolesionistiche, l'omosessualità, l' incomunicabilità tra genitori e figli, il bullismo...Temi che non sono stati troppo approfonditi, forse per lasciare a noi più libertà di giudizio e di interpretazione.
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bella idea
Un inizio molto buono, due protagonisti difficili e "sgradevoli" e una storia di incomunicabilità, solitudine e frustrazione.
I due protagonisti si conoscono, si cercano ma non sembrano in grado di conoscersi e amarsi. Attorno a loro persone che li cercano, li vogliono, li costringono, li forzano ad atti che non sono richiesti e voluti.
Dopo la prima parte però, il racconto perde tono, si avvia a soluzioni più convenzionali ed a un finale consolatorio che lascia l'amaro in bocca.
La scrittura però è bella ed interessante, in futuro potrebbe nascere qualcosa di veramente originale.
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l'impossibilitá di comunicare
Perché i giovani spesso non sanno comunicare quello che hanno dentro, hanno paura di se stessi prima che degli altri, le famiglie restano nell'ombra, le madri -che "dovrebbero" prenderli per mano- si ritirano nel silenzio, i padri non riescono a compensare i propri sensi di colpa e si perdono in una quotidianità sterile. E non resta che il proprio corpo sul quale sfogarsi, il proprio se stesso dal quale non si riesce a uscire.
Chi cerca in questo libro delle risposte resterà deluso, ma non credo che oggi la letteratura possa più dare risposte, è già molto se solleva domande, e di domande questo libro ne pone tante.
Non è un film hollywoodiano dove alla fine i protagonisti si mettono insieme e vivono felici e contenti, è una storia di solitudini autoprovocate, ma non colpevoli, di responsabilità irresponsabili, di parole che non dicono niente e di silenzi che parlano anche troppo, di gesti che non scaldano e di distanze che sfiorano.
I protagonisti da adulti sono inconsistenti? Lasciamoli crescere...
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danno
Restiamo incollati a leggere fino alla soluzione. Perchè? Il lettore cerca la soluzione del danno subito dai due protagonisti. Perchè l'autore ha voluto lasciarli fino in fondo tali e quali, distanziati da quel numero pari che sembra incancellabile? Avrebbe potuto, l'autore, lo scrittore, lasciar sciogliere infine la distanza: Mattia lasciarsi amare, Alice dare a Mattia l'informazione sulla sorella scomparsa. Peccato!
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La solitudine dei numeri primi... secondo me!
Allora. Ho acquistato il libro molto tempo fa, ma l'ho letto solo ora. Beh, tutto sommato un buon libro. Parte con fuochi d'artificio, la storia ti attanaglia, poi però da metà in poi a mio avviso si perde. L'angoscia è palpabile lungo tutta la lettura, e si annaspa per arrivare il più velocemente alla fine nella speranza che....beh, leggetelo, è davvero una lettura DA FARE, ma penso che i 3/4 delle persone che si accingano alla lettura de "La solitudine...." investano davvero troppe aspettative in un romanzo buono, sì, ma spaventosamente triste.
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Possibile mai?
A me il libro è, tutto sommato, piaciuto.
Soprattutto mi è piaciuto lo stile asciutto e diretto e i continui riferimenti scientifici di Mattia (in questo l'autore ha messo del suo).
Però un libro, soprattutto scritto da uno scienziato in erba con l'attitudine al rigore, deve essere verosimile.
E verosimile non è quando ci fa credere che un medico possa frequentare per anni una anoressica, sposarla e solo dopo tre anni accorgersi del suo problema.
E poi tutta questa angoscia diffusa a profusione su tutta la storia... e ancora, tutte le volte che "il corpo gli/le diceva di fare quella cosa... e, regolarmente, lui/lei non facevano nulla".
Bhe leggetelo, che comunque è meglio che guardare la tv.
Buon lavoro per il prossimo.
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La difficoltà di comunicare
“Mattia pensava che lui e Alice erano così,
due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma
non abbastanza per sfiorarsi davvero.”
Premio Strega 2008. Se lo aggiudica il giovane esordiente Paolo Giordano, laureato in Fisica presso l’Università di Torino, con questo libro dal titolo indubbiamente intrigante: “ La solitudine dei numeri primi”, scelto sapientemente dall’editor Mondadori Antonio Franchini.
In Matematica i numeri primi sono dei numeri che hanno la particolarità di essere divisibili solo per se stessi e per uno. Ma ci sono dei numeri primi ancora più singolari: i numeri primi gemelli. Essi sono coppie di numeri primi vicini ma separati da un unico numero pari che si frappone tra loro. Gli studiosi ci dicono che, proseguendo nella sequenza numerica, i primi gemelli sono sempre più rari ma, ogni tanto, ecco che possiamo sempre incontrarne una coppia che cerca di abbracciarsi senza mai incontrarsi per davvero, pur viaggiando sulla stessa strada.
Così sono i protagonisti di questa storia: Mattia e Alice. Due persone speciali che pur trovandosi molto vicine sono predestinate a non incontrarsi mai sul piano relazionale.
Alice, costretta dal padre a frequentare una scuola di sci, dopo un brutto incidente rimarrà menomata.
Mattia si porterà dentro l’intensa colpa di aver abbandonato la sorellina handicappata che scomparirà senza che di lei si sappia più nulla.
Seguiremo la loro vita attraversando la loro infanzia, l’adolescenza e l’età adulta con tutto il carico di problemi consequenziali ai loro traumi infantili e partecipando a tutte le loro fragilità, alla loro incapacità di esprimersi e comunicare, alla loro diversità che li fa riconoscere ed attrarre, al loro rifugio nel rifiuto, sia esso del cibo, dell’amicizia o dell’amore, al loro precario equilibrio, alla loro lenta emancipazione che si avvererà solo con un’accettazione totale della propria solitudine, delle proprie forze e dei propri limiti.
Sicuramente interessanti i capitoli dedicati all’adolescenza: il “ non detto”, le chiusure in silenzi tenaci, le scelte prese d’impulso che avranno la capacità di condizionare il futuro, l’inquietudine che opprime, le relazioni familiari prive di parole, incapaci di contenere dolore e rabbia costretti così ad implodere frantumando l’anima. Il libro è carico di tematiche importanti, come l’anoressia, l’omosessualità, l’autolesionismo, l’emarginazione, il bullismo, le problematiche familiari, l’insoddisfazione nei rapporti di coppia, spesso però vestite più da luoghi comuni che da vere e proprie esplorazioni interiori.
Il mondo adulto, poi, è evanescente o quasi inesistente, inesplorato, con personaggi non delineati, scoloriti, dai contorni vaghi ed imprecisi.
La scrittura è scorrevole e lineare, alcune metafore e similitudini indovinate, il lessico non particolarmente ricco ed entusiasmante, i ritmi scanditi in sezioni temporali cadenzate in capitoli brevi, ognuno contrassegnato dall’anno e strutturato intelligentemente in modo da invogliare il lettore a non interrompere la lettura ed è anche per questo che si legge molto velocemente. Il finale è aperto e sapientemente ci sottrae ad un tragico epilogo o a un irreale coronamento di felicità anche se è scarno nei particolari e non completamente coinvolgente.
Un autore giovane che, per la sua scrittura semplice ed essenziale e per le tematiche affrontate, si rivolge soprattutto ad un pubblico giovane, lasciando però ai lettori più adulti numerosi spunti di riflessione sicuramente degni di un maggior approfondimento, in attesa di una sua seconda opera per meglio giudicarne il talento.
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La solitudine dei numeri primi
Ok! ammetto che il libro lo si divora in pochissimo tempo, ma non potrebbe essere altrimenti, la scrittura è talmente semplice.
Concordo pienamente con chi ha già definito i personaggi principali Alice e Mattia, come inconsistenti, nessun'altra definizione assieme ad "irreali" mi pare più azzeccata...bho! io rispetto tutti, il lavoro dello scrittore, l'impegno che sicuramente avrà impiegato per relaizzare il libro, le persone alle quali è piaciuto questo libro... ma a me ha lasciato talmente poco che non riesco neppure a trovare la voglia di commentarlo!
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I contorni sfumati della realtà
Ho letto questo libro in 3- 4 giorni e mi ha coinvolta tantissimo...solo oggi, con mio grande stupore, ho visto alcune recensioni, molte delle quali danno giudizi molto negativi... il primo istinto è stato quello di mettere in dubbio il mio metro di giudizio...ma non sarebbe giusto, dopotutto ciò che la lettura di un libro ti lascia dentro è una cosa troppo soggettiva per dire "hai ragione" o "stai sbagliando"... posso dire solo che trama, stile e immagini, dentro di me, si fondono in modo da tenermi inchiodata al libro...spazio da un genere all'altro, sono abituata da sempre a leggere di tutto e a non ricondurre nulla a una corrente, a un genere...considero tutto in modo assoluto, secondo quello che trasmette a livello di emozioni, di sensazioni...e di questo libro ho amato i contorni sfumati...non sempre l'autore è obbligato a dire tutto... l'onniscienza è irreale...le persone e le loro situazioni ci passano accanto, ci sfiorano e, anche se possiamo seguirle in varie fasi della loro esistenza, non sapremo mai in modo esaustivo ogni dettaglio, come se fossero nati nella nostra mente...i contorni sfumati creano un'atmofera rarefatta, una coltre di nebbia che nasconde e lascia vedere solo le sagome di tutto ciò che sta intorno al mondo interiore dei protagonisti. Alice e Mattia, i numeri primi "gemelli": 1 e 3, 11 e 13, così vicini, ma troppo lontani per toccarsi. E' una metafora della decadenza, il trionfo dell'antieroe, dell'idiota...non sono casi limite, preferisco considerarli simbolo dell'alienazione, dell'incomunicabilità... non sono un'anoressica e un autolesionista: la loro psiche è uno specchio che riflette un'immagine che non è deformata, ma pura, assoluta, spogliata da ogni attenuante, da ogni edulcorazione, da ogni giustificazione. Pura come un numero..il ricorso al linguaggio della matematica non è uno sfoggio di erudizione di P. Giordano, è una chiave di lettura, un modo di interpretare la realtà, quando le parole e le immagini hanno già detto tutto.
E non importa se chiudi il libro con la sensazione che non si è risolto nulla. La vita continua al di là delle pagine, non è e non può essere rinchiusa fra le pagine di un libro. Qualcuno parla di "messaggio morale"...ma ho la sensazione che la letteratura di oggi sia andata da un po' al di là degli intenti didascalico- morali...
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LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI
Sarà anche la prima opera dell'autore... ma ne deve ancora fare di strada l'autore per arrivare al lettore... La storia intrecciata di Mattia ed Alice si snoda su disagi adolescenziali del mondo di oggi come l'anoressia e problemi derivanti da un'infanzia difficile... Secondo me pero' l'autore non è in grado di rendere a pieno nel lettore il dramma portato da questi tipi di disagi. Alla fine troviamo una ragazza che soffre di anoressia da più di 15 anni (senza alcun problema di salute se non che qualche calo di pressione) e Mattia ragazzo autolesionista per la scomparsa improvvisa della sorella gemella Michela (causa della scoparsa tra l'altro restata secondo me in sospeso nel libro).Un finale del libro molto incerto, anzi chiuso il libro mi sono proprio domandata "ma Alice è guarita o no?", "Mattia ha trovato il senso della sua vita o no?", "Michela è morta o no?"...
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metafore: e che altro?
se questa è la scrittura dell'era 3000, siamo messi proprio male. non rilevavo tante metafore in un romanzo dai tempi di Tomasi di Lampedusa. un giovane autore che scrive come un vecchio del primo '900: e non è certo un complimento. la storia magari intriga, ma la scrittura è tutto sommato semplicotta e dotta: in una parola, degno del premio strega.
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Grigio
Un libro grigio, con personaggi grigi e inconsistebti. Come scrittore questo ragazzo non ha cuore, risponde agli studi fatti di fisica teorica, potrebbe scrivere testi scolastici.
Sò di essere severa, ma sono anche una lettrice
accanita, e mi è capitato di leggere libri non
premiati e recensiti veramente belli e coinvolgenti.
Non lo consiglierei ai depressi o anoressici
per non dar loro l'illusione di poter vivere in quello stato senza farsi aiutare.
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io lo consiglio
leggo parecchio commenti negativi, che onestamente non mi aspettavo.
per lo meno non me li aspettavo così trancianti, duri.
è affascinante come uno stesso libro possa essere recepito in maniere così differenti, distanti.
io questo libro l'ho amato molto.
non sarà un capolavoro, forse (ma chi siamo noi per etichettare un libro come eccellente o come scadente? e cos'è un capolavoro? cosa davvero meriterebbe un premio letterario?), però io l'ho trovato godibilissimo nello stile, e dolce e profondo nei contenuti.
più delle cose che ho letto, mi hanno toccato le cose che non si dicevano, che si lasciavano intuire: non deve essere cosa facile restituire un sentimento di solitudine con un'atmosfera o con un silenzio.. e a parere mio Giordano ci è riuscito.
la solitudine emozionale dei protagonisti io l'ho sentita forte.
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Noioso
L'ho trovato scontato e poco profondo. Non basta addossare ai propri personaggi un alone di disgrazia per poter dire di aver scritto un libro "serio". Lo stile è fin troppo semplice e piano e bisogna rilevare che dopo un po' le metafore in salsa fisico-matematica stancano e risultano davvero forzate.
Se mi si passa il paragone si potrebbe dire che Giordano sia un "Moccia degli sfigati".
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Un libro da spiaggia
Certo il libro non e' un capolavoro anche se non e' nemmeno da buttare, che poi abbia vinto il premio strega la dice lunga o sulla giuria o sulla qualita' degli altri candidati.
La cosa piu' fastidiosa e' l'uso continuo di metafore inutili e di uno stile talvolta inutilmente troppo descrittivo. La storia dopo un buon inizio scivola via su un piano inclinato con un finale deludente anche se non troppo. La lettura e' nel complesso piacevole.
E' chiaramente un libro da spiaggia, complimenti comunque all'autore per il successo che e' un dato di fatto.
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Umano
Devo ammettere che questo libro, come altri che hanno vinto il Premio Strega, mi ha lasciata un po' sconcertata: non reputo "La solitudine dei numeri primi" un libro 'degno' di entrare nelle classifiche italiane dei libri più letti, e vedo il successo che ha riscontrato un po' fuoriluogo. Tuttavia, "merito immeritato" a parte, ho trovato la storia piuttosto ben pensata: l'angoscia della solitudine e la difficoltà nel comprendere e/o farsi comprendere sono certamente tangibili nel corso di tutto il romanzo. E' forse anche grazie a questo suo stile aspro e freddo, a volte arido, è vero,( ma su questo chiuderei un occhio: Giordano è, in fondo, un matematico; chi, giovane come questo autore, scrive un buon libro, ha seguito solitamente studi umanistici)che emerge l'immensa tristezza di due persone che non trovano un posto nel mondo.
Mi risulta perciò difficile,dunque,dare un voto a questo libro; profondamente umano, la storia è altrettanto difficile da valutare.
Una cosa è certa: dopo averlo letto il proprio piccolo inferno personale risulterà un po' meno terribile di quanto lo sia :)
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Auf!
E' un libro noioso, ma così noioso che è noioso persino descriverlo.
Lo stile è aspro, pungente e gelido quanto la trama, e altrettanto povero.
Oggi, per aver successo in letteratura, TV o cinema, si usa la crassa volgarità o, soprattutto, l'esibita disperazione.
Se un libro o un film non sono disperati, con personaggi meschini e finali amari, pare che non debbano essere presi in considerazione. Così, autori furbetti ritengono che un bel misto di sofferenza e incomunicabilità possano garantire alla loro opera una sicura riuscita.
Mi si risponderà che "così è la vita", specie di questi tempi. Ma, rispondo io, la bellezza o l'orrore dell'esistenza non dipendono anche dall'occhio di chi osserva?
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Il teorema della solitudine
Romanzo molto scorrevole che però presenta alcuni punti oscuri o poco sviluppati dall’autore:
- anche se “erano appena dieci minuti a piedi” perché i due gemelli non sono stati accompagnati dalla madre a casa del loro compagno di scuola, sapendo che Michela era una bambina disabile e che tornavano la sera tardi?
- le ricerche di Michela non vengono narrate
- ho trovato quasi fastidioso l’inizio del romanzo quando viene narrato che Alice “se la fece addosso. Non la pipì. Non solo. Alice si…” (non vado oltre), così come quando Alice è costretta a mangiare la caramella…Alice, reagisci!
- il ricorso alla matematica e alla fisica è, in alcuni punti, esagerato
- la storia di Viola, ma soprattutto di Denis viene dimenticata
- il personaggio di Alice è antipatico. L’unica cosa che sa fare è comandare: “devi portarmi in braccio”, “ti siedi qui”, “vuoi baciarmi?” Mattia invece sa solo obbedire ai suoi ordini e “studiare, perché tutte le cose che studi sono già morte, fredde, distaccate”… aggettivi che si addicono ai dialoghi.
- che cosa succede quando Viola scopre che Alice ha rovinato le foto del suo matrimonio?
- Alice doveva raccontare a Mattia di aver visto Michela.
- il finale è ambiguo.
Sono consapevole che scrivere è molto difficile e non voglio assolutamente scoraggiare questo ragazzo. Quindi consiglio la lettura del romanzo perché scorrevole e “diverso”.
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La solitudine dei numeri primi
La solitudine... tagliente, come i numeri... incomprensibili ma gemelli... che percorrono la vita di una persona, isolandola dal contesto del mondo. E' un libro sui fantasmi che non abbandoniamo, e ci tengono legati al passato.
E' un libro sul silenzio.
E' bellissimo.
E' un libro che può capire solo chi sa cos'è la solitudine; e allora ci si renderà conto che quella che viene ritenuta una mancanza di profondità è solamente il vuoto di una vita piena di fantasmi.
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La solitudine dei numeri primi
non voglio smontare un giovane ragazzo di 25 anni alla sua prima esperienza letteraria, bisogna dare possibilità a tutti, ma quando ho sentito dire che c'è l'età giusta per scrivere un libro...non potevo immaginare quanto fosse vero. purtroppo il libro, nonostante la trama abbastanza originale, manca di una certa esperienza di vita dell'autore, i personaggi rimangono vuoti non vengono approfonditi a sufficienza non si evolvono mai durante tutto il racconto, rimangono apatici e insipidi. la storia rimane come sospesa in una bolla di sapone quando, secondo me ma ovviamente è solo un mio parere, andava approfondita maggiormente in alcuni aspetti che lasciano aperti troppi interrogativi. aggiungo alice è veramente odiosa!!!
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La vittoria delle scienze esatte sulle umane
Nel libro di Paolo Giordano, 25enne dottorando in fisica, l'attenzione è subito incentrata sui due personaggi, Mattia e Alice, numeri primi, cioè personaggi avvolti nell'incomunicabilità e nella solitudine a causa delle proprie nevrosi, originate da eventi tragici accaduti nell'infanzia.
Tuttavia, ad una attenta lettura, quegli eventi tragici non ne sono la vera causa. Nel caso di Alice, una padre troppo teso ad imporre le proprie volontà alla figlia, nel caso di Mattia, una madre troppo tesa ad evitare il giusto coinvolgimento fisico e psicologico nella famiglia, ed in particolare, nella gestione dell'handicap della sorellina Michela. Le due famiglie dei protagonisti sono le vere barriere che impediscono, per sempre, di guarire.
Mattia e Michela vivono non grazie ai propri genitori, ma riescono a costruire una vita intorno al baratro delle proprie tragedie infantili, nonostante i rispettivi genitori.
Per tutta la vita si cercheranno, per scoprire, Alice, di poter vivere senza bisogno dell'aiuto di alcuno, e Mattia, di poter vivere senza bisogno di controllare ogni aspetto della propria vita.
Profondo e allo stesso tempo fragile, il libro di Paolo Giordano mi è piaciuto moltissimo. Tocca il tema del senso di colpa verso se stessi e verso il proprio corpo, e il dolore che ne scaturisce. La vita di Alice e Mattia è il tentativo, riuscito, di convivere con questo dolore.
Bello, molto bello.
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la solitudine dei numeri primi
alice e mattia. due personaggi che effettivamente sono come un 1 con un 3. nonostante la loro incapacità di stabilire rapporti con gli altri e la loro solitudine nella quale sembrano voler crogiolarsi, alice e mattia in qualche modo sembrano capirsi in silenzio, ognuno è consapevole che l'altro sa e basta, senza bisogno di aggiungere altro. eppure c'è quel maledetto 2 di mezzo, quella barriera fatta di sentimenti e frasi taciute troppo a lungo e quel desiderio di liberarsi che li fa soffrire sena ritegno. non sono affatto due personaggi piatti,l'autore riesce perfettamente a far entrare il lettore nella loro ottica e questo, almeno, è quello che è successo a me leggendo tutto d'un fiato questo libro. e ora viene da chiedermi: ma quanti alice e mattia ci sono nel mondo? e quanti non riescono a trovare la loro alice o il loro mattia. loro sono riusciti a trovarsi nel labirinto della loro eterna solitudine che nessuno riesce a comprendere, e insieme si sono dati quella spinta per riuscire a rialzarsi da soli. ma questo non implica che alla fine ognuno non debba continuare a percorrere la propria strada, ritornando semplicemente alla sua routine quotidiana, ma con un grosso fardello in meno. questa è la vita reale. non ci sono finali straordinari come nei film in cui il protagonista molla tutto per stare con la donna che ama e vivere per sempre felici è contenti. questa è una storia per cui non si addice questa logica romanzesca e forse qualcuno che spera in ciò leggendo il libro resterà deluso per il finale, ma avrà capito che le cose non vanno sempre come si crede.
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Nulla di bello
Non mi è piaciuto affatto. Anch'io l'ho letto in due giorni chiedendomi: è così facile vincere il premio strega? Qualcuno parla di brividi: lo invidio, mi sono chiesto fino all'utima pag quando sarebbe cominciata la storia. La trama? Due disadattati che non sono neppure capaci di incontrarsi, parlarsi e semplicemente vivere. Ma forse sono io che non ho cultura e non so riconoscere i geni della letteratura.
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Cosa la solitudine dei numeri primi ...
Un buon romanzo, direi quasi sovratemporale, quindi al di là delle contingenti epoche, in quanto i personaggi che caratterizza sono a mio avviso sempiterni. Non so quanto meritevole di vincere un premio, rispetto a criteri d'intensità e profondità. Il lavorio dei personaggi ed il loro lento consumarsi ed erodersi, fino ad un evento finale, non comprende una qualche evidente evoluzione (ma ciò non è necessariamente richiesto, se non dall'eventuale romanticismo del lettore). Si è evitato il "lieto fine" ma, si può chiedere, quanto tali personaggi rimangono aperti? Mattia ritrova il biglietto con numero di Nadia nelle sue tasche (ma si aspetta una doccia e sempre una vita "normale"/"claustrofobica", senza chiedere altro); Alice sente che potrà alzarsi da sola (differentemente dal passato); tuttavia se l'autore avesse avuto il desiderio di convalidare una qualche forma di "anormalità" come "normalità" (disamore, chiusura, claustrofoobia, rifugio e fuga nella scienza o nell'arte dell'immagine, ecc.), forse avrebbe potuto dichiararlo in modo maggiormente compiuto. Si ha quasi l'impressione che l'evoluzione/involuzione, soprattutto finale, dei due protagonisti sia stata "rabberciata" per accomodare il finale stesso, rispetto alle intenzioni dell'autore, e renderlo più verosimile.
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emozioni sfruttate
immagino che questo commento stonerà alle orecchie di molti ma non posso fare a meno di giudicare bene questo libro solo per quanto riguarda lo stile di scrittura. E' piacevole a leggersi perchè scorrevole è perchè i protagonisti suscitano emozioni che destano il lettore: peccato che queste stesse emozioni siano state, nel caso de protagonista maschio ormai riciclate più di una volta: il classico "genio irraggiungibile dal contatto umano"; oppure create apposta per attirare l'occhio curioso del lettore sulla riga successiva,incuriosito dalla malattia che divora Alice. E'di certo insito nella natura umana la curisità verso il macabro, il grottesco o la morte, -tanto che si rallenta nelle nostre auto vicino agli incidenti stradali e molti seguono con attenzione telefilm e telenovelas con medici e gente molto malata(magari x cause sconoscite)o con sparatorie e assassini senza coscenza,- ma sembra proprio che l'anoressia di lei sia descritta minuziosamente -MA superficialmente solo nelle sue caratteristiche più curise sotto questi punti di vista, mancando infatti quella che è la descrizione della sofferenza più pura e pesante, brillantemente nascosta al grande pubblico proprio perchè troppo Cruda o perchè difatto è sconoscita all'autore. Ma matteo d'altra parte è il classico genio che, strutturato in modo simile al personaggio di Alice, farebbe volentieri a meno del proproio corpo, impacciato e poco pragmatico com'è nei rapporti interpersonali, per badare solo alla grande intelligenza e al tempo occupato dalla propria mente. Personaggi quindi piatti e irreali, mancanti di quell'istinto di soppravvivenza che caratterizza e identifica l'uomo nel bene e nel male,e che lo porta a mutare. mutamenti che l'autore ha troncato anche dal punto di vista della crescita psico-fisica dei protagonisti:essi sono stati descritti e mossi superficialmente all'interno di una realtà altrettanto statica e piatta, con variati irreali, e pure in loro non subentra nemmeno un cambiamento legato ai passaggi -impossoboli a saltarsi nella realtà-dall'infanzia,all'adolescenza, all'età adulta.
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