La casa dei sette ponti
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L'arcobaleno sulla testa
Libro mignon che emoziona. Conosciamo un uomo dei giorni nostri, un imprenditore, che vive perdendo tempo e tranquillità e guadagnando ansia, nevrosi e preoccupazioni. Succede qualcosa: un incidente, un incantesimo. Complice una casa umile e misteriosa, abitata da anime solitarie che non chiedono niente a nessuno. Viviamo una favola, fatta di sette piccolissime tappe e, attraverso la potenza della natura e la malinconia dell'autunno e grazie a descrizioni che sono vere pennellate di un artista, riusciamo a sentire dentro la dolcezza sepolta dell'infanzia, la dolcezza delle persone buone e proviamo vera commozione per le figure di questi genitori silenziosi e miti. Splendido piccolo grande soffio.
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un libretto che vale poco
"La casa dei sette ponti" è un raccontino scritto da un dilettante: le descrizioni (che sono la parte migliore del libro) creano uno scenario di cartapesta, nel quale si muovono personaggi inconsistenti in una trama di banalità elementare, nella quale la "magia" degli eventi non è giustificata (artisticamente) da nulla, ma è semplicemente appiccicata alla storia come facile soluzione per un autore privo di risorse letterarie. Se questo racconto l'avesse scritto un ragazzo di terza media, forse avrebbe vinto un premio scolastico, con l'incoraggiamento a leggere buoni libri e migliorare.
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La casa dei sette ponti – Commento di Bruno Elpis
Il cinismo animerà questo mio commento al racconto-fiaba del vincitore del premio Bancarella (“La fine del mondo storto”) dello scorso anno: Mauro Corona, scrittore anticonvenzionale e originale perfino nel suo stile di vita.
Ho trovato questo racconto deamicisiano e naïf ai limiti dell’imbarazzo. Un bene in quest’epoca di anime complicate e perse? Un male in quest’età di lettori esigenti e sempre più sofisticati?
La storia è presto riassunta: è il percorso di ‘redenzione’ di un industriale, un uomo dalle tre i (“intraprendente, intransigente e intelligente”) che ha saputo resistere alla spietata concorrenza cinese in terra di Toscana, ma non agli assalti della vita e dei ricordi. Il percorso è allegorico: come punto d’arrivo ha la misteriosa casa dai due comignoli sempre attivi; le fasi intermedie sono rappresentate dai sette ponti. Ove il ponte è simbolo di unione e di passaggio.
Mi fermo qui, non vorrei che il mio commento fosse più lungo dell’oggetto commentato. Ma per esercitare il cinismo fino in fondo mi (e vi) chiedo: come mai una storia di sessanta pagine rarefatte non è stata inclusa nella pressoché coeva raccolta di racconti (“Venti racconti allegri e uno triste”) dello stesso Corona?
Una risposta, anch’essa cinica, se l’è data…
… Bruno Elpis
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favola o esercizio ?
Partendo dal presupposto che si tratta dela prima opera di questo autore che leggo, non posso dire alcunchè sulle aspettative o paragoni con la precedente produzione. Questo, forse, è anche un po' un vantaggio !?!?!?!
Di questo racconto breve, scorrevole e poco impegnativo, ho sicuramente apprezzato la capicità dell'autore di condurmi per mano nei luoghi da lui così ben descritti. ......e non è poco !!!!!
Per quanto riguarda la trama in se........mi è sembrato di leggere una cover della storia dei "Natali passati e futuri", in cui la parte dei Natali futuri in realtà è già parte della vita del protagonista.
Il messaggio "recondito" poi, mi è sembrato un po' troppo leggero e superficiale. Forse era prorpio lo scopo dell'autore ???? Tutto può essere. O forse sono solo io che non sono riuscito ad andare oltre la superficie !?!?! Tutto può essere.
Comunque nel complesso, vista la lunghezza del racconto ed il prezzo (anche questo ha un peso secondo me) ..... direi non male.
Sicuramente mi ha incuriosito e leggerò altro di questo autore!
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C'era una volta, in cima a un monte...
Piccolo racconto "morale" di Mauro Corona (perlomeno venduto a € 7,50 e questo è cosa rara...) incentrato sul rapporto figlio/genitori e che ha come sfondo la natura dell'Abetone.
Non so, c'è sempre qualcosa che non mi convince in Mauro Corona, sebbene non mi dispiaccia.
Forse è l'uso dei modi e dei tempi verbali che non mi convince, la sensazione che lo scritto assomigli troppo al parlato.
Oppure è l'idea, lo stereotipo che sembre la gente di campagna sia per bene, in contrapposizione con la cattiveria e l'accidia di città.
Non so cos'è, ma non mi convince nemmeno stavolta, nonostante personalmente mi stia simpaticissimo.
Riproviamo?
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Più di una favola
CONTIENE SPOILER
L'incipit del libro rapisce il lettore in una valle solitaria da cui emerge una casa che "esprime un vivere umile e dignitoso". La descrizione dell'ambiente naturale è molto particolareggiata e solo dopo qualche pagina appare il protagonista del romanzo: "Un uomo sui sessanta, facoltoso industriale della seta in quel di Prato". Sarà lui che con la sua intraprendenza violerà i segreti della casa con i due comignoli fumanti. L'industriale scoprirà che la sua curiosità mista alla "malinchetudine" lo condurranno ad attraversare "sette ponti". Esplicitando il linguaggio metaforico che lo scrittore ci propone, i sette ponti rappresentano i punti di congiunzione tra il presente ed il passato, tra la vita e la morte, l'essere ed il non essere. Sarà necessario che il protagonista li attraversi tutti per scoprire la sua vera identità. E' il viaggio che lo condurrà alla scoperta di sè. Un incidente lo costringerà in ospedale e tra i deliri dell'incoscienza, il facoltoso industriale capirà che un misterioso disegno "lo aveva messo di fronte alla sua vita". "Bentornato tra i vivi!" gli sussurrerà un amico. Ora, dopo aver attraversato i sette ponti "il suo cuore indurito dall'indifferenza , s'inteneriva chilometro dopo chilometro" percorrendo la strada che l'avrebbe ricondotto alla casa dei sette ponti che lo attendeva "come una chioccia sul nido". Lì lo aspettano i genitori, a braccia aperte, piangenti. E' così che il figliuol prodigo ritrova il calore del nido familiare..."Lui aveva trionfato sul fronte più importante, quello del cuore! L'amore aveva battuto il denaro. L'uomo aveva rinunciato al potere, al lusso e ai soldi in favore dell'affetto."
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Favoletta
Che bella e dolce favola.
Un'oretta per la lettura di una storia dove un uomo intraprendente, intransigente e intelligente che combatte l'invasione cinese nel settore tessile a Prato, non si dimentica dei suoi amici d'infanzia su, a S. Marcello Pistoiese, tra quelle montagne imponenti dove andare aventi è duro, ma la vita è più serena.
E proprio quando si reca là, vede una casetta tutta diroccata, con il tetto copero da teloni, così colorati da sembrare un arcobaleno, e un senso di pace e di calore dato da quei due comignoli, sempre fumanti, estate e inverno.
La curiosità lo assale, ma prima di recarsi là dovrà attraversare i 7 ponti..
Che dolce favolina..
Vorrei però rivolgermi a Mauro Corona: dì la verità, non l'hai scritto tu!
Sì, ci sono i monti e un chiaro sentimento di prevalsa della vita semplice a quella di città, ma dov'è la tua ironia pungente sull'uomo e l'umanità?
Dov'è quell'introspezione sagace di chi non ha paura di parlare che ho trovato ne "Le voci del bosco?"
Lì mi sembrava di parlare con te, potevo sentire quel tuo tono particolare di voce mentre leggevo.
Qui è tutto semplice, uno stile troppo pulito per essere il tuo, Mauro!
Comunque è stato bello leggere questo semplice libricino.
Appena chiuso mi è rimasto un sentimento a metà fra la dolcezza e la nostalgia.
E come ogni favola che si rispetti c'è una morale...
Ora sta a voi scoprire quale!
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Tetti di stracci e stracci di uomini
Un indutriale del tessile ogni giorno si reca sul posto di lavoro a Prato dove ha in atto una battaglia senza esclusione di colpi con i Cinesi, è quello che gli Americani chiamano self made man, un manager rampante che ,al contrario di altri colleghi, non vuole arrendersi allo strapotere che ha fatto di Prato , come ricorda anche Nesi nel suo famoso romanzo,un avamposto dell'industria tessile cinese. Durante il tratto di strada che è obbligato a percorrere per giungere nel distretto industriale, s'imbatte in una vecchia casa con due comignoli sempre fumanti, i tetti decrepiti raffazzonati alla bell'e meglio con teli colorati. Chi diavolo può vivere in una simile stamberga si chiede ogni volta che passa davanti a quei comignoli fumanti. Un giorno la curiosità vince l'abnegazione al lavoro, il manager parcheggia, attraversa la carreggiata, sale in collina e bussa. Ad aprirgli la porta sono due vecchi che a lui fanno venire in mente ricordi di gioventù ormai rimossi, quando poi i due anziani gli dicono che l'accoglieranno in casa solo dopo che avrà accettato di superare i sette ponti, va via indispettito e anche convinto di aver avuto a che fare con due pazzi.
Ma i giorni successivi una strana preoccupazione lo assale, a causa di un incidente è costretto in ospedale per qualche mese poi, rimessosi, decide di affrontare la prova dei sette ponti che gli cambierà per sempre la vita.
Mauro Corona racconta una favola moderna sui veri valori che devono influenzare le nostre scelte di vita.
di Luigi De Rosa
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Insomma...
Romanzetto veloce che fila via in fretta (forse un po' troppo in fretta). Dal sapore di favola con tanto di morale conclusiva, il maestro Mauro Corona ci offre una storiella dal linguaggio semplice e diretto, percorrendo la "realtà irreale" della vita di un anziano commerciante di seta, protagonista del racconto.
Senza dubbio piacevole da leggere. Ci sono i boschi, le montagne, le similitudini concrete tipiche di Corona, però una volta terminata la lettura la soddisfazione non è la solita. Che sia un po' stanco il vecchio Mauro? No, non credo. Penso piuttosto che ci abbia abituato troppo bene ed è giusto che ogni tanto ci scappi anche la prestazione un po' sotto alla media.
Consigliato comunque a tutti i fans dello scrittore di Erto.
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Banalità mascherata
Dopo una partenza molto interessante ed affascinante, il racconto scade nel banale, sorretto solo da uno stile ben studiato. Presto, però nemmeno una buona scrittura riesce a sostenere la pochezza della trama, delle idee, e il libro scivola precipitosamente verso un finale raffazzonato, degna conclusione di una storia infarcita di considerazioni superficiali e tematiche buttate alla rinfusa. Un libro assurdo, che, però, non riesce a trovare nemmeno nella sua assurdità la sua cifra. Tremendo.
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La storia di un viaggio
Il viaggio di un uomo che ha perso di vista i propri valori mettendo al primo posto il potere ed i soldi.
Un breve racconto, una favola che ci invita a fermarci e a riflettere sui valori che, spesso, perdiamo di vista. Quei valori importanti che ci permettono di vivere serenamente con noi stessi e con gli altri, che ci permettono di non fare affidamento su cose volatili come potere e ricchezza. Una lettura davvero bella che, grazie allo stile dell'autore, arriva dritto al cuore senza giri di parole.
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Magico libricino che rinfresca animo e cuore
Libricino letto durante un viaggio in treno Bologna-Modena, ma da riassaporare, riscoprire ed apprezzare ancora per lungo, lungo tempo... Io Mauro Corona lo leggerei sempre, non mi stanco di ritemprarmi nelle meravigliose vallate descritte come lui solo sa fare, di immaginare le montagne sia amiche che impervie che ci offre nei suoi libri e, soprattutto, non mi stanco di leggere di uomini che "tra disagi e fatiche, tirano avanti l'esistenza coi denti". Però.... sono sereni e, forse, anche in pace... Santo cielo, che salutare distacco dall'affannosa ricerca del possesso e del "successo". Corona ha il dono di farci ritrovare le cose che davvero contano, i valori cardine dell'esistenza, senza tanti discorsi e tante parole spesso superflue, ma con una grazia ed eleganza veramente uniche, che ti legano alla lettura fino alla fine e, quando arriva, ti fanno capire quanto sia fatuo il concetto di "vincita" legata al "successo" e quanto sia invece importante capire ciò che può davvero fare la differenza nella nostra vita.
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