Il senso dell'elefante Il senso dell'elefante

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Claudia Falcone Opinione inserita da Claudia Falcone    11 Ottobre, 2016
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Il dovere di difendere i nostri legami

"Il senso dell'elefante" è uno dei libri più belli che io abbia letto negli ultimi tempi, e Marco Missiroli uno scrittore di grande talento e rara sensibilità.
Lasciate perdere il confronto col suo più maturo "Atti osceni in luogo privato": sono in realtà due romanzi troppo diversi per poter essere messi a paragone.
Il senso dell'elefante parte da più storie limite: il giovane prete che vive un rapporto conflittuale con la propria stessa fede, si innamora di una donna fino a farci un figlio, lascia il sacerdozio; il giovane medico appassionato che pratica l'eutanasia a domicilio; la sua adorata moglie che da sempre ha una relazione col suo migliore amico, e nasconde da due anni un pesante segreto, ovvero che la piccola Sara non è figlia di suo marito. Attorno a queste storie, che vengono a intrecciarsi fra loro, altri personaggi collaterali ma non per questo meno potenti: l'esilarante avvocato Poppi, il dolce Fernando con sua madre Paola, Andrea costretto in un letto, il piccolo Lorenzo, e poi due figure di donne come Celeste e Anita, diverse fra loro eppure entrambe dolci, forti, fragili allo stesso tempo.
Missiroli esplora, attraverso questi personaggi che si muovono molto spesso al .limite dell'etica e della morale (portandoci poi in fondo a chiederci cosa sia davvero etico e cosa no), tematiche fondamentali come il rapporto con la fede, l'amore, il tradimento, e soprattutto il rapporto genitori-figli. E in realtà riesce, pur senza porci un punto di vista univoco, ad andare anche oltre queste stesse tematiche, mostrandoci come la linea di confine, il filo conduttore, tra una storia e un'altra, tra un legame e un altro, sia in realtà molto labile, sottile. E così, il senso dell'elefante è qualcosa in più rispetto al semplice rapporto che lega i genitori ai propri figli: è il senso di devozione verso quelli che sono i propri legami più forti: siano essi figli naturali della cui esistenza si viene a conoscenza solo quarant'anni dopo; siano essi piccoli pazienti che chiedono solo un gesto d'affetto, uno stralcio di vita normale; oppure, ancora, la fedeltà verso un amore andato via troppo presto, la devozione verso un uomo che dorme con te ogni sera da anni. Il senso dell'elefante è il dovere di proteggere i propri legami più forti; un dovere, un richiamo imprescindibile, che trova la sua espressione più alta nel gesto finale di Pietro. Anche qui, ricordiamolo, siamo in una storia-limite, il finale è una iperbole, ma a volte la letteratura deve far questo, ovvero estremizzare un racconto per farcene comprendere fino in fondo l'essenza.
Il finale di questo romanzo è struggente, e suscita in noi molte domande: esiste davvero un limite (etico, morale appunto) da non valicare quando si tratta di difendere le persone che amiamo? A cosa siamo disposti a rinunciare pur di fare il loro bene? Siamo in grado di discernere davvero cosa è giusto da cosa non lo è?
Con questi interrogativi profondi, e con uno stile asciutto ma al tempo stesso intimo, avvolgente e senza mai sbavature, Missiroli ci regala un romanzo potente e tutt'altro che semplice, che difficilmente potrà lasciare indifferenti.

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    02 Gennaio, 2016
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Padri e segreti

Un padre ex prete. Un padre che non è un padre. Un padre che deve fingere di non esserlo. Un padre che non ha mai saputo di non esserlo. Un padre che soffre. Un padre che non c’è. Un padre che non avrebbe mai potuto essere. Un padre sfinito dalla vita. Il padre di tutti. Straordinario questo libro. Inizia in sordina, con un portinaio che appare come un personaggio inquietante. Scorre in modo ambiguo, alternando il presente a squarci di una storia del passato di cui capisci presto il collegamento con il presente. Si scioglie e ti avvolge. Con le sue finestre di amore. L’amore minimo e l’amore massimo. E quello massimo è indubbiamente quello dei padri con la loro devozione verso i figli che è la vera protagonista di tutte queste storie intrecciate. Sullo sfondo anche una Rimini d’inverno, che è una signora. Riuscitissimi anche i personaggi minori, dall’avvocato alla madre di Fernando. Tutti insieme sono una combriccola strampalata. Analizzati nel dettaglio, ognuno di loro è al proprio posto e non per caso. Tutto in queste pagine dona un senso di dolcezza, di malinconia, di forza, di amore, di sacrificio, anche estremo. Emozioni pure.

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mia77 Opinione inserita da mia77    31 Luglio, 2015
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il senso del l'elefante di Marco Missiroli

Attenzione: leggero spoiler
Gli elefanti si occupano del branco senza badare alla parentela», si legge a metà del romanzo. «Tutti per tutti», come una grande famiglia che non bada ai legami di sangue.
Bello questo romanzo di Marco Missiroli, autore conosciuto di recente e che ho intenzione di leggere in toto. Libro che tratta temi profondi: amore, tradimento, sacrificio, abnegazione, volontà di fare di tutto per proteggere i propri legami. Coraggioso l'autore, che tratta argomenti particolari parlandone liberamente, ma delicatamente, con frasi corte ma d'effetto.
Sullo sfondo una Rimini invernale, con atmosfere felliniane e un condominio di Milano, dove il protagonista principale, Pietro, fa da portinaio (in questo mi ricorda un po' il condominio de "L'eleganza del riccio" e i condomini romani dei film e dell'ultimo romanzo di Ferzan Ozpetek) . Questi palazzi sono dei microcosmi abitati da estranei, con i quali intessere relazioni vere e profonde, come se fossero dei famigliari, e nei quali troviamo un senso di solidarietà e di protezione di ognuno verso l'altro. E questo senso di solidarietà e di protezione degli umili, unito ad una "religione laica" sono due temi che ho trovato in entrambi i libri che ho letto di questo interessante giovane autore.
Il romanzo è fondamentalmente la storia di ogni padre, che desidera proteggere il proprio figlio dai dolori della vita, anche se questo figlio non l’aveva mai conosciuto prima, anche se potrebbe non essere carne della sua carne, anche se figlio di una bugia nata dall’amore. Tutto nel nome di un amore incondizionato verso di lui, che lo porta a sacrificare se stesso e gli altri, a ricongiungersi per sempre con il suo unico Padre. È la storia di altro padre che fa "visite a domicilio” che pongono fine a situazioni disperate, placate da un bicchiere di sedativo e da una puntura. Un terzo, l'amministratore condominiale, che si sente un po' il padre di tutti i suoi condomini e vuole proteggerli dalle brutture della vita. Un quarto che, per gran parte del romanzo, per proteggere la figlia, le tace il fatto di esserne il padre biologico.
Pur non scendendo mai in dettagli da melodramma, i temi riguardanti il valore della dignità della vita e quello della scelta della morte,vengono di continuo sfiorate e con esse l’autore riesce sempre a intrecciare la sofferenza di un genitore. Amori grandi, amori immensi che sopravvivono a tutti e che danno una ragione per vivere. O per morire.
" ...perché quello era il senso dell'elefante e di ognuno di loro, padri, la devozione verso tutti i figli".
Molto bello e profondo: ne consiglio la lettura soprattutto a chi ama i libri veri e toccanti.

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Marta93 Opinione inserita da Marta93    08 Febbraio, 2014
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Il senso dell'elefante:ottimo romanzo di Missiroli

Il Signor Pietro, nuovo portinaio di un elegante palazzo di Milano, è il centro del romanzo da cui si diramano numerosi personaggi, ognuno con la propria vivissima storia. Dagli abitanti del palazzo, ai vecchi amici e amori di Pietro: ci si trova davanti a un intrecciarsi di vite, che potremmo inizialmente ben paragonare a quelle dei nostri vicini di casa, ma che nascondono tutte una profonda sofferenza. Il romanzo infatti racchiude e presenta brevemente molti "hot spot" della vita quotidiana: la malattia, l'amore, l'omosessualità, la vecchiaia, la paternità. Forse fin troppi per un romanzo relativamente breve. Qui sta il talento di Missiroli: incastrare le varie storie dei condomini, così uniche e particolari, che meriterebbero tutte un romanzo a parte, e renderle un amalgama piacevole e ben calibrato. Ti affezioni a ognuno di loro. Piangi per le disgrazie di giovani e vecchi, ti commuovi. Provi a capirli, a immedesimarti. La quantità quasi esagerata di temi è presentata ottimamente, non mi è venuta voglia di esclamare (come, ad esempio, leggendo Acciaio della Avallone): "surreale, impossibile, esagerato!". Abilità dello scrittore? Sarà forse per quello.
Il finale? L'ultimo capitolo lascia mille punti interrogativi. Giusto così: Missiroli ha lasciato liberi i suoi personaggi di fare l'ultimo salto di libertà, fuori dalla sua penna e dalla sua immaginazione. Come poi si risolva la questione, chi lo sa. Ma, ripeto, dopo aver letto tutta la storia, ti accorgi che è giusto così.
Libro consigliatissimo. Ti spinge a ringraziare Qualcuno (papà, mamma, Qualcun'altro...) per la propria vita. Per l'affetto, per l'amore.

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Madhatter Opinione inserita da Madhatter    28 Marzo, 2013
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IL SENSO DELL'ELEFANTE

Il romanzo è ricco di colpi di scena sebbene non sia un thriller, l'autore riesce a farci rimanere a bocca aperta in ogn pagina. Il protagnista, Pietro, può benissimo rappresentare un uomo dei giorni nostri, perchè ricopre un ruolo paterno senza però eccedere troppo. La vita dell'uomo è molto combattuta tanto che nel romanzo sono presenti degli esempi di analessi (flashback) che ci fanno capire quanto l'uomo in passato non sempre ha compiuto scelte in modo autonomo ma è sempre stato un po' condizionato da altre persone.
Il libro presenta molti temi, tutti ben equilibrati senza alcuno strafalcione, Missiroli ci fa penetrare in queste tematiche dandoci dapprima una cornice generale e poi riuscendo a caratterizzarli e a descriverli egregiamente. Il senso di paternità è un' altra caratteristica fondamentale e in ogni personaggio se ne riconosce qualcuno.
Lettura consigliata, finale sconvolgente, per chi vuole avere una grande dose di crescita e di riflessione.

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Gondes Opinione inserita da Gondes    11 Gennaio, 2013
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IL SENSO DELL'ELEFANTE

Questa volta vorrei commentare questo romanzo partendo dalla fine, senza naturalmente svelare nulla per chi ancora deve leggerlo. Il finale è un qualcosa di veramente sconvolgente; da lasciare senza fiato.
Mi sono dovuto prendere qualche minuto di tempo per riprendermi dall’emozione che mi ha causato. Poi ho iniziato a riflettere se l’epilogo “confezionato” dall’autore poteva in qualche modo essere condiviso o accettato come “legittimo”; ma a distanza di ore, non so ancora darmi una risposta. Forse è troppo difficile rispondere a questa domanda, senza cadere nel superficiale, perché è un qualcosa che tocca la propria coscienza. Credo che sia giusto che ogni lettore abbia la propria opinione, senza il bisogno di credere che la propria sia quella eticamente più corretta.

Questo libro apre le proprie pagine a talmente tanti temi che da ognuno di essi si potrebbe prendere spunto per un nuovo romanzo. Forse questa abbondanza di contenuti potrebbe essere per assurdo il limite di questo libro, ma Marco Missiroli è riuscito a trattarli con grande saggezza, senza creare una scala di importanza; mettendoli tutti sullo stesso piano. Ne nasce una storia dove ogni personaggio è un significativo “portatore di disagio", che in qualche modo si intreccia con tutti gli altri abitanti della palazzina. La scelta di sviluppare la storia in un luogo così ristretto, ha fatto si che tutti i protagonisti potessero interagire fra di loro nella maniera più naturale possibile, quasi fossero un'unica famiglia.
Alla fine del romanzo ho avuto la netta sensazione di far parte anch’io di questo condominio e di vivere e soffrire con loro.
Un grazie di cuore a questo scrittore della mia terra, che mi ha fatto vivere una bella storia, dove Rimini diventa protagonista in diversi tratti paesaggistici, ma anche farcita con qualche espressione dialettale a me molto cara.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    15 Dicembre, 2012
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Dovere e morale

Missiroli racconta i drammi del rapporto tra genitori e figli, con particolare attenzione al senso di responsabilità di alcuni padri verso i figli in generale, i propri e non solo.
Lo fa in una cornice che si presta perfettamente all'analisi delle varie situazioni, un condominio abitato da personaggi che vivono un importante travaglio esistenziale, loro sono descritti nei dettagli quasi fossero gli unici condomini a lasciare traccia. attorno a tutti si muove la figura di un portinaio gentile ma strano, interessato in particolare ad una famiglia, forse oltre i limiti della discrezione ma per un istinto di protezione.
Ogni nucleo familiare descritto vive i suoi drammi: la donna sola con un figlio problematico, l'avvocato omosessuale distrutto per aver perso il compagno di una vita , che spia le vite degli altri , la famigliola modello dove il padre medico riceve strane telefonate, e così via.
Soprattutto il portinaio Pietro è degno di nota, un ex prete che ha perso la fede perchè non più riuscito ad accettare le ingiustizie e le crudeltà del mondo che la vita gli ha messo davanti ogni giorno, fuori e dentro al confessionale.
Un uomo che ha scoperto qualcosa sul suo passato, che ora ha una nuova missione da compiere, e vuole adempiere ad un dovere ad ogni costo.
Tanti padri si prendono cura dei figli a modo loro, seguendo il proprio cuore, qualcuno va oltre e si carica di un fardello enorme per fare quello che ritiene eticamente ed umanamente giusto.
Ma fino a dove può arrivare l'amore di un padre , quali altri valori può calpestare ciecamente pur di non segnare il passo ?
Il finale è sconvolgente , assolutamente contro ogni sorta di buonismo, sleale se vogliamo, ma senza compromessi e forse più "vero".
Temi importanti ed attuali, quali il rapporto di coppia, quello tra genitori e figli, l'eutanasia, i preti spretati, nessuna pretesa di trovare le risposte giuste ma tanti spunti di riflessione.

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giuse 1754 Opinione inserita da giuse 1754    13 Ottobre, 2012
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Può l'istinto paterno andare oltre la comune moral

Due racconti si intrecciano, si sovrappongono, si rimandano per ricongiungersi solo alla fine del libro, in una spirale di segreti che si svela a poco a poco, raggiungendo l’apice nel testamento spirituale contenuto in una misteriosa lettera in carta di riso che si ripresenta spesso nel romanzo.
Una storia racconta il passato di Pietro, un prete giovane che ha cercato di colmare l’assenza del padre entrando a far parte della famiglia di Dio, senza riuscire ad amarlo mai veramente, neanche “di un amore minimo”.
Troverà invece sul suo cammino l’amore della “strega”, una ragazza che ha abortito il figlio del proprio padre.
Questi frammenti del passato interrompono e spiegano l’evolversi degli avvenimenti più recenti, che vedono Pietro sempre protagonista, ma stavolta calato nelle vesti di portinaio di uno stabile milanese, avendo definitivamente abbandonato la nativa Rimini e l’abito talare.
Il libro si richiama al senso di protezione che i padri, naturali o putativi che siano, provano per i figli, tutti coloro che potrebbero essere figli: è lo stesso sentimento che gli elefanti maschi sviluppano nei confronti dei piccoli del branco. Un istinto di paternità che può spingersi fino al sacrificio della propria vita, se necessario.
Missiroli struttura le frasi con una costruzione personale, non sempre eterodossa, ma coinvolgente e veloce,
a volte anche poetica.
Tratteggia con poche parole i suoi personaggi, tanto che alla fine del libro li conosciamo talmente bene che ci sentiamo condomini di Poppi l’avvocato, Viola la moglie fedifraga, Luca il dottore, Sara la figlia, Fernando il ragazzone con qualche problema psichico, la madre di Fernando , e naturalmente, di Pietro.
Missiroli non prende posizione di fronte alle grandi questioni etiche che investono i suoi personaggi. Essi attraversano l’aborto, l’eutanasia, la morte, la malattia, l’infedeltà coniugale, il rapporto con Dio, il suicidio, l’omicidio, semplicemente vivendo. L’autore si limita a raccontare le loro traversie come se tutto questo facesse parte della normalità, e in un certo senso anche nella nostra vita ci imbattiamo spesso, quotidianamente direi, in qualcuna di queste storie.
E’ bravissimo a farci sospendere il giudizio morale, se giudizio ci sentiamo di dare, fino alla fine; leggendo ci interessa solo andare avanti, scoprire come va a finire.
Marco Missiroli, classe 1981, con “Il senso dell’elefante” è stato finalista del premio Campiello e ora fa parte della terna selezionata dal Premio “Città di Vigevano”.

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    11 Ottobre, 2012
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Un amore della vita o per la vita?


Ci sono romanzi che vanno letti al momento giusto, altrimenti non possono essere mai apprezzati davvero, a prescindere dalla loro valenza letteraria.
E questo è uno di quei libri, che si possono apprezzare per la cifra stilistica dell'autore, per la capacità di raccontare, per la sapidità delle storie. Oppure si può innamorarsene, di quell'amore piccolo, dedicato alle cose. Proprio come è successo a me, che mi sono lasciata trascinare dal pappagallo fatto con l'ombra sul muro in un mondo vivo, triste sì, ma pieno di amore spesso infelice e frustrato.
Come la vita.
Bellissimo.

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..a chi ha voglia di leggere un bel libro
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LuigiDeRosa Opinione inserita da LuigiDeRosa    13 Agosto, 2012
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La verità dell'elefante

Jalpaiguiri, nel Bengala occidentale due cuccioli di elefante sono rimasti incastrati nei binari della ferrovia, il branco torna indietro e uno degli elefanti si pone davanti al treno che sta giungendo a 70kmh sacrificandosi per i piccoli, questa notizia l'ho letta nel settembre del 2012 sul Corriere della Sera, la cito perchè spiega senza aggiungere altro "il senso dell'elefante" per l'appartenenza al branco, a quella che noi umani chiamiamo famiglia,che lo spinge a sacrificarsi anche per i cuccioli che non sono frutto del suo seme.
Con questo romanzo duro e difficile, Marco Missiroli riesce ad analizzare e descrivere questi sentimenti in modo originale e coinvolgente. In un condominio milanese viene assunto un nuovo portiere, si chiama Pietro, l'avv.Poppi, l'amministratore, l'ha scelto su segnalazione di una vecchia amica, si sa che è stato prete un tempo. Pietro si fa presto apprezzare e ben volere dai condomini, ma soprattutto lega con una famiglia i Martini, si tratta di una famigliola composta da Luca, apprezzato medico,Viola, moglie e madre premurosa e la loro bambina Sara.La verità nascosta , quelli che tutti i personaggi ignorano all'inizio della vicenda, è che Pietro, l'ex sacerdote è il padre di Luca, ha deciso di accettare questo lavoro per proteggere il figlio, ma da chi?, o da cosa? Ci sono molti "strani" pazienti che cercano "le cure" del dottor Martini e lui che è un uomo molto riservato e restio finisce sempre per cedere alle loro insistenze,ma che cosa chiedono al dottor Martini, questi padri sofferenti? Un romanzo affascinante che vi sorprenderà fino all'ultimo verso,anzi fino all'ultima verità nascosta.
di Luigi De Rosa

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ant Opinione inserita da ant    30 Giugno, 2012
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Voglia di paternità

La singolarità di questo romanzo sta, a mio parere, nello stile e soprattutto nei profondi contenuti che non vengono palesati attraverso una esposizione dai ritmi formali e rigorosi, ma l'autore con schiettezza e ironia raggiunge lo scopo di arrivare all'animo dei lettori.
I contenuti di cui sopra riguardano fondamentalmente l'evidente e palese esaltazione della paternità, intesa non principalmente come quella naturale di sangue, ma soprattuto la capacità per gli uomini del libro di prendersi a cuore tante situazioni per poi poter decidere per chi sacrificarsi.
L'elefante del titolo del romanzo è preso ad esempio proprio per questo suo istinto naturale di avere cura non solo dei suoi figli, ma di tutti quelli del branco. In questo testo il protagonista principale è Pietro, ex prete riminese, che si trasferisce a Milano ad esercitare la professione di portiere di un condominio. Attorno alla figura di Pietro gravitano tanti altri personaggi come l'avvocato Poppi, il dott Martini etc tutti uniti dall'irrestibile voglia di fare del bene e proteggere.
Un'ultima digressione: non è un libro facile perché la narrazione spazia attraverso tante storie che poi solo alla fine s'intersecano.
Comunque particolare.

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libri intrisi di profonda umanità
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    28 Giugno, 2012
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Il senso dell'elefante

Ancora una volta Marco Missiroli non delude il suo pubblico, anzi, egli conferma le sue doti di scrittore di talento e qualità, proponendo una storia complicata, una storia che trabocca di dolore ma anche di amore.
Questo è un romanzo forte, a tratti crudo, ma di una intensità veramente rara.
Padri e figli, madri e figli; legami fragili in balia degli eventi della vita, sottoposti alle complicazioni del vivere quotidiano. Rapporti interrotti e scelte obbligate possono portare ad un bivio e dettare incisivi cambiamenti nella vita affettiva.
Eppoi l'amore e la cura verso il prossimo, elargiti in modo incondizionato a prescindere dai legami di sangue.
Può il tempo e la lontananza spezzare l'unione tra un padre e un figlio?
Fino a che punto può arrivare la dedizione di un padre per il proprio figlio, fino a che punto può arrivare il senso di protezione o lo spirito di sacrificio di un genitore?
La risposta di Missiroli è contenuta in queste pagine stupende; egli è in grado di destabilizzarci, di commuoverci, di stupirci.
La storia che ci racconta è amara e tagliente, è una storia che grida la solitudine dell'uomo, ma anche il bisogno disperato di amore e di calore, il bisogno di approdare ad un porto sicuro, il bisogno di regolare i conti con gli errori del passato.

Lo stile di questo giovane autore è originale e avvincente; a cominciare dalla sua penna essenziale che con rapidi e incisivi tocchi riesce a delineare il suo personaggio, creando uomini e donne colti nella pienezza delle loro emozioni e nella quotidianità dei loro gesti.
La definirei una narrazione per immagini, una narrazione che pur utilizzando poche parole riesce a fotografare l'attimo in maniera nitida e con una profondità toccante.

Missiroli fa parlare i cuori, bandisce le ipocrisie e da' voce alle verità nascoste e a quelle più scomode, toccando temi scottanti e poco graditi alla società di ieri come di oggi.
Una componente delle sue storie di vita è il passato, che si alterna sulla scena col presente, intrecciandosi ad esso e divenendo il luogo in cui cercare l'origine delle situazioni e dei misteri attuali. Un passato avvolto spesso in un alone da fiaba, volutamente dipinto con un pizzico di magia e di surrealtà, animato da colori e profumi oppure sobriamente in bianco e nero; un passato che tra le pieghe dei ricordi racchiude il senso delle gioie o delle sofferenze del presente.

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Il buio addosso
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