Il rumore dei tuoi passi Il rumore dei tuoi passi

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davide.crimaldi Opinione inserita da davide.crimaldi    10 Settembre, 2024
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Malinconico

Con uno stile semplice ma assai efficace, l'autrice ci sputa in faccia la storia di due adolescenti travolti dal fatalismo di una periferia squallida e gretta, fatta di amicizie sbandierate ma inutili e amori sottesi.
Il libro ti rimane dentro come un pugno e come un pugno preferiresti quasi non averlo mai iniziato! Quasi..

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    03 Dicembre, 2023
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Graffi e sangue vivo

Questa è una storia difficile, ambientata nel quartiere popolare della Fortezza, che è come Scampia, Caivano, …. E’ una storia ruvida, che sfregia la pelle del lettore. Parla di marginalità, di droga, di morte, ma anche di amore. Un legame forte, che è vivo in ogni sua fibra. Beatrice ha scelto di stare dalla parte di Alfredo, di viverlo, di proteggerlo. Ne nasce un romanzo di sentimenti spigolosi, ma di un’intensità non comune. Ho trovato lo stile scorrevole, fluido, emozionante perché denso di vita vera. E’ un libro che graffia e fa affiorare il sangue vivo.

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mariaangela Opinione inserita da mariaangela    23 Luglio, 2022
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“Non lo so. Tu sei tu.”

Potrei banalmente definire questo libro una grande storia di amicizia. O perché no di acquisita fratellanza. E non è sempre e comunque una grande storia d’amore?

L’autrice deliberatamente inizia il romanzo con ciò che in genere viene rivelato alla fine, e ciò mi ha stupita. Non ho apprezzato sapere da subito come la storia andasse a finire, forse perché ho ingenuamente sperato che i fatti narrati cambiassero rotta per volgere al bello. Non è stato questo a togliere bellezza a questo racconto. E’ che non mi sono affezionata alle sue pagine.

L’elemento più coinvolgente e sorprendente è la famiglia. Il modo in cui accoglie e sa dare fiducia. Viene raccontato con grande naturalezza, come se fosse una ovvietà.

La lettura mi suscita sentimenti di rabbia misti a impotenza, come se tra i protagonisti ci fossi anche io. Incomprensibile, è ciò che penso.
Il finale così ovvio e così evitabile, che l’autrice ha immaginato, addirittura ce lo anticipa come prima notizia.

Alfredo e Beatrice, Beatrice e Alfredo…scandiscono il giorno e anche la notte.
Lei e i suoi otto anni quando si conoscono. Due genitori che si ammazzano di lavoro. E un altro genitore invece che di mazzate uccide i propri figli.

E’ davvero impossibile non schierarsi.

Una vita poverissima in una casa occupata, come la maggior parte delle case nel quartiere “La Fortezza”. Una fraterna condivisione degli spazi e dei sentimenti.

Io credo nei legami più forti dei legami di sangue, in quelli così forti che stesso sangue o no non ha importanza perché tanto, è come se lo fosse, ci credo perché lo vivo ogni giorno, ogni momento. So che esiste. E’così per questi due ragazzi, additati come “i gemelli”. Si sono contaminati a vicenda.
“Ancora non lo sapevamo ma tra noi sarebbe andata sempre così. Col tempo ce ne saremmo resi conto. Non ci saremmo capiti mai.”

I fatti narrati risalgono al 1976. Proseguono poi per tutti gli anni ottanta.

Non so dire se sia più una storia d’amore o di amicizia, di rabbia o di frustrazione, di degrado o di abbandono, di fratellanza o di accoglienza, ma poco importa.

“Un giorno gli spiegherò perché il ragazzo in quella foto non guardava l’obiettivo.”

E’ una lettura che scorre veloce, ma mi è mancata quella piacevolezza che ricerco sempre quando mi abbandono alla lettura. E questo, forse, influenza il mio giudizio non del tutto positivo. Non perché cerchi a tutti i costi storie con il lieto fine. C’è un elemento che mi sfugge, una nota stonata che non ho saputo tenere da parte.

Buone prossime letture

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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    02 Settembre, 2018
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Odi et amo

Questo è uno di quei romanzi che ha il dono di rapirti fin dalle prime righe e portarti nel suo mondo e tu, debole lettore, non avrai altra scelta che seguirlo, parola dopo parola, pagina dopo pagina, finché non arriverai alla conclusione. O almeno, questo è ciò che è successo a me: ho iniziato la lettura in un pigro pomeriggio d'estate e ho continuato a leggere fino a notte fonda, finché non sono arrivata alla fine della storia. Eppure non si tratta certo di un thriller, e nemmeno di un romanzo d'avventura o di una vicenda di cui vuoi sapere come andrà a finire: la conclusione infatti viene esposta in bella mostra all'inizio del libro: Alfredo è morto, Beatrice si trova al suo funerale. E' sconvolta, sono entrambi ragazzi di circa vent'anni legati da un affetto profondissimo: venivano chiamati “i gemelli”.
La narrazione ha la voce di Beatrice, che in prima persona rievoca, a partire dall'infanzia, il suo legame con Alfredo: un sentimento immenso, dai confini non ben definiti tra amore, amicizia, fratellanza, odio. Sì, anche odio. Come succede spesso nelle passioni più forti, dove l'amore e l'odio si toccano e si confondono l'uno nell'altro.
Beatrice ed Alfredo sono nati e cresciuti alla fine degli anni Sessanta in una periferia profondamente degradata di una città non ben specificata: il loro habitat è chiamato “La Fortezza”, un quartiere di case occupate abusivamente da poveri esseri umani di varie tipologie. Coloro che si potrebbero definire “gli ultimi” della società, che faticano a trovare un lavoro, che non hanno speranze e prospettive per il futuro. In questo ambiente così difficile però Beatrice ha una vera ricchezza: una famiglia unita, dei genitori, sicuramente poveri e in difficoltà, ma onesti e buoni, in grado di prendersi cura dei propri figli. Alfredo invece è orfano di madre e il padre, alcolizzato, lo picchia e lo maltratta in modo molto pesante, insieme ai suoi due fratelli, Massimiliano e Andrea.
E' in questo clima così particolare che sboccia e fiorisce l'amore indissolubile e profondissimo ma anche violento, anticonvenzionale, inquieto, tra Beatrice ed Alfredo.
Si tratta del romanzo d'esordio di Valentina D'Urbano, edito nel 2012, che colpisce per l'intensità espressiva e la forza travolgente che traspare da ogni pagina. Uno stile scarno e duro che è però capace di raccontare e farci quasi sentire i sentimenti e le emozioni dei protagonisti, di andare a fondo, sotto la superficie, e colpire la nostra sensibilità.

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A chi ha amato Cime tempestose di Emily Bronte. L'ambientazione è lontanissima ma la storia d'amore fra i due amanti-fratelli, tormentata e passionale, lo ricorda.
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valepd Opinione inserita da valepd    14 Febbraio, 2017
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un libro che rapisce e apre gli occhi

Scrittura veloce e senza troppi convenevoli quella dell'autrice che ci dipinge un quadro ben dettagliato, sia riguardo le azioni dei personaggi, sia riguardo l'ambiente che fa da sfondo e che, ovviamente, influenza i protagonisti.
Proprio come molti studi provano il luogo in cui vivi ti condiziona tanto che te lo senti nel sangue.
E ciò viene perfettamente descritto nel libro.
''La Fortezza'' non è esattamente il posto in cui piacerebbe vivere. Una specie di ghetto che non segue le regole statali piuttosto preferisce le proprie, un piccolo angolo di mondo autocratico che rifiuta -in un certo senso- alcuni legami con il mondo esterno.
Come può essere ad esempio il riconoscimento di un'autorità quale quella delle forze dell'ordine.

"Mi verrà da sorridere a pensarci, e penserò che anche il tempo addormenta tutto, anche il dolore più grande."

All'inizio ho pensato che tra me e la protagonista non ci sarebbe stato alcun 'feeling' in quanto, per un momento, inconsciamente, mi rifiutavo di accettare la franchezza con cui si esprimeva e agiva. Leggendo sempre di più ho imparato ad apprezzare questo tratto, non è un libro che deve nascondere la realtà e idealizzarla, no. E' un libro che denuncia ciò che accade in alcune zone del mondo, anche dietro il nostro angolo di casa alle volte, e noi stiamo fermi ad ignorare il problema.
E questa denuncia avviene attraverso ciò che vede, vive e racconta Beatrice.
Come scrivevo prima molto spesso non ho approvato il comportamento di Beatrice, però il bello sta lì, nel fatto che quel comportamento dipende da ciò che lei ha sempre visto e vissuto.
La fiducia, la calma non sono cose che si imparano facilmente se hai sempre visto il contrario.
Anzi, Beatrice sa benissimo con chi può o meno comportarsi in un certo modo.
E' una ragazza sveglia, sempre, anche quando fa scelte che a noi possono sembrare sbagliate.
Alla fine l'appoggerete e capirete i suoi comportamenti.. forse anche voi vi sareste comportati in quel modo in certe situazioni.

"Sai che ti stai perdendo i pezzi per strada, che qualcosa si è rotto e non puoi più riaggiustarlo. Sai che ti sta scivolando via dalle mani e non riesci a trattenerlo e vorresti che tutto tornasse come prima, e se proprio non si può fare, allora vorresti accontentarti, saresti disposta a tenertelo pur così com'è, te lo faresti andare bene."

Alfredo.
Personaggio molto interessante che, però, mi è sembrato avere meno spessore di Beatrice. Complice il carattere più mite rispetto all'irascibile protagonista citata, nonostante ciò anche con lui avremmo la possibilità di capirlo e di osservare altre sfumature di quella società descritta nel romanzo.
Alfredo e Beatrice sono le facce della stessa medaglia, sole e luna che si sorvegliano a vicenda.
Una storia romantica e straziante che ci mette davanti ad una realtà che noi molto spesso neanche immaginiamo ma che esiste eccome.


"Ed era vero. Non ero arrabbiata. Non sentivo niente. Solo un mal di stomaco lancinante, un dolore continuo che sembrava dovesse mangiarmi da dentro."

Ho apprezzato parecchio anche la presenza delle numerose riflessioni di Beatrice (narratrice in questo romanzo) senza essere troppo drastica e/o melensa.
Una storia che in fondo farà innamorare anche noi, anche se in un maniera diversa dai classici romanzi rosa che vediamo in vetrina in libreria. E spero che vi susciti la stessa sensazione che ha suscitato anche a me: la voglia di cambiare qualcosa, anche se piccola.

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hottina92 Opinione inserita da hottina92    16 Agosto, 2016
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Un amore diverso

Di libri che parlano di storie d'amore in età adolescenziale ce ne sono molti. Forse troppi. Alcuni banali, altri scontati o difficilmente inseribili in uno scenario plausibile. Questo libro invece è diverso perché parla di un amore quasi platonico.
Un amore che cresce in uno scenario difficile di cui ormai non siamo più abituati a leggere. Uno scenario che è stato e che ancora fa parte del nostro paese.
L'autrice é stata davvero brava a far uscire l'amore ruvido provato dai protagonisti senza inserire alcuna scena d'amore, di sesso o semplicemente di dichiarazione l'uno con l'altra.. Il protagonista del libro alla fine dei conti è proprio questo amore tra due ragazzi cresciuti come fratelli anche se non hanno mai trovato il coraggio di ammetterlo a sé stessi...

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mariac Opinione inserita da mariac    31 Luglio, 2014
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Beatrice e Alfredo crescono loro malgrado, insieme, in un luogo in cui regna l’abbandono e il degrado, dove le istituzioni non entrano e anzi sono osteggiate, invitate a stare fuori dagli schemi precostituiti. L’ambientazione è la periferia, quella in cui lussureggiano piccoli crimini, tanta omertà ma anche quella in cui è impossibile non trovare l’umanità più pura, l’indiscutibile solidarietà che accomuna i disperati. La periferia da cui la speranza non è mai stata accarezzata. Per le descrizioni, per la cupezza delle immagini evocate, per la fiacchezza degli animi da cui è imperversato, il romanzo mi ha ricordato “ACCIAIO” di Silvia Avallone e almeno per tutta la prima parte del libro ho avuto un atteggiamento scettico al riguardo. Due scrittrici emergenti quasi coetanee che collocano una storia tragica in un sobborgo, che focalizzano l’attenzione su una storia di amicizia dalle multiformi acrobazie e che provano a dare vita ad un racconto dal ritmo incessante, hanno la colpa senz’altro di provocare un raffronto. Se Silvia Avallone mi ha fatto stare male, mi ha angosciata fino alla fine con la storia di Anna e Francesca, Valentina D’Urbano parte con un finale già scritto. Sappiamo cosa succede ad Alfredo dalle prime pagine e ci costringe a volergli bene da subito, a capire immediatamente che è un ragazzo contro cui non è possibile avanzare alcun giudizio, che ha sofferto dalla sua prima infanzia.
E’ cosi che prende vita autonoma “ il rumore dei tuoi passi”. Beatrice e Alfredo si appartengono e avranno sempre un filo conduttore che li legherà nella vita. Beatrice a Alfredo si ameranno e si odieranno fino alla fine dei giorni di Alfredo, e dopo e percorreranno un viaggio assurdo e doloroso e cresceranno in fretta senza punti di riferimento degni di ispirazione eppure resteranno aggrappati alla vita il più possibile. Prenderanno consapevolezza di quello che rappresentano l’uno per l’altro ma non conosceranno mai la maniera per dirselo con delicatezza, come un sentimento cosi puro meriterebbe, non sapranno non farsi del male.
Valentina D’Urbano sceglie di buttarsi e percorrere tramite i due protagonisti la strada della tossicodipendenza e l’altalena tra speranza e sconforto che la stessa comporta. Persevera con la verità fino alla fine e non da alcuna speranza di lottare per la salvezza. Perché come lei, credo che dalla dipendenza non ne esci, non ne esci mai anche quando lo scorrere del tempo ti fa pensare al contrario. Ed è coraggioso, scrivere una storia come questa quando le convenzioni, la società ti impone di negare l’evidenza, di credere che il modo per uscirne c’è. Esiste quando vuoi salvarti, non quando credi che esiste solo la morte ad accompagnarti.
Ecco cosa la scrittrice scrive al riguardo: “Non lo so, forse era l’ambiente che ci aveva prodotti. Forse ce l’avevamo nel sangue. Forse era la gente che frequentavamo, la noia, la mancanza di obiettivi.
La consapevolezza di non poter essere mai niente di diverso, la presa di coscienza che saremmo stati così per tutta la vita”.
Percorre con il lettore passo dopo passo la vita di molte madri, sorelle , mogli e fidanzate che si convincono di poter salvare qualcuno o qualcosa ma dentro di loro cresce il razionale sconforto di chi avvicina alla sconfitta eppure lotta con tutta la dignità di chi ha bisogno di mettersi in gioco e provare. Si lasciano trascinare nell’abisso delle terapie, delle medicine, degli sbalzi di umore e dei crolli psicologici, delle fughe e dei furti. E poi si rassegnano, soprattutto si allenano al dolore che le aspetta, e vanno avanti fino a quando tutto diventa reale e scoprono che i loro sforzi non sono serviti a niente. E davanti alla realtà provano un dolore che non avevano mai nemmeno potuto immaginare e a fare male sarà soprattutto il senso di colpa, l’impotenza davanti al mostro dell’abbandono, della solitudine.

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Opinione inserita da Simona    04 Gennaio, 2014

Legame indissolubile

Il rumore del tuoi passi è semplicemente lo specchio di un degrado sociale che, vuoi o non vuoi, è presente nella nostra società. Degrado da cui Bea, la protagonista, non vuole far parte ma è costretta a viverci. Valentina D'Urbano è riuscita con le sue 319 pagine a dare vita ad una storia d'amore struggente, vera e commuovente. L'amore di cui si parla, non è il solito amore che piace a tutti bensì quel sentimento così forte impossibile da rivelare, quel sentimento che fa nascere persino dell'odio. Non è la storia di due innamorati felici, è la storia di una ragazza e di un ragazzo che per forza di cose si trovano a condividere tutto: letto, genitori, affetto. Venivano chiamati i gemelli perché a forza di stare insieme erano diventati identici come due gocce d'acqua e come tali non potevano stare lontani l'uno dall'altro. Si amavano troppo e non potevano ammetterlo fino a quando uno dei due muore, lasciando solo dei ricordi, solo il rumore dei suoi passi, il suo odore che svanisce sul cuscino, la luce del giorno in cui si rimane soli. E' un racconto pieno di colpi di scena, che va letto tutto d'un fiato che ti lascia dell'amaro in bocca e tante lacrime. Forse l'amore vero è questo, quello sofferto, quello da cui non puoi scappare.

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Alis94 Opinione inserita da Alis94    30 Ottobre, 2013
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Toccante

Le storie d'amore si sa piacciono a tutti. Ma questa non è una delle solite,é tutt'altro.
É la storia di due ragazzi che per forza di cose son cresciuti insieme imparando a sopportarsi a piacersi e a conoscersi l'un con l'altra,portando in evidenza anche la parte negativa e peggiore di ognuno. E l'amore dei due ragazzi nasce e sopravvive proprio da questo aspetto,perché il loro, non é quel' amore sdolcinato e tenero che si vede e si racconta in giro, il loro é un amore graffiante,distruttivo,quell'odio che nasce dal troppo amore. Lei odiava lui tanto quanto lo amava. A parte la storia che ha il suo fascino ,lo stile é scorrevole,il testo é fatto di frasi brevi,toccanti che ti invogliano ad andare avanti. Ho letto questo libro in tre giorni e continuavo ad andare avanti a leggere senza fermarmi,tutto é scritto in maniera snella e collegata. La suspance non manca mai è nemmeno la descrizione di fatti tragici e reali che rendono la storia ancora più toccante.

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Rory91 Opinione inserita da Rory91    27 Luglio, 2013
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Lei conobbe lui e se stessa (Calvino)

E' un romanzo di Valentina d'Urbano che narra la storia d'amore (e morte) di Beatrice e Alfredo soprannominati "i gemelli" in quanto cresciuti insieme fino a contaminarsi e quasi fino a confondersi. E' una storia "rude" che descrive la vita di periferia di un quartiere malfamato definito "la fortezza" partendo dagli anni di piombo fino ai primi anni '90. I protagonisti si identificano con i luoghi, rispecchiandosi e diventando un tutt'uno con essi : "non sarò mai al sicuro come lo sono qui dentro, in questo quartiere di ladri e di spacciatori, di tossici e di delinquenti, questo posto con gli angoli sporchi e gli androni che puzzano di piscio, con i lampioni rotti e le strade che annegano nel buio, e i confini sorvegliati affinchè nessuno entri a ficcare il naso, a vedere cosa facciamo". Il modo di concepire il rapporto tra i protagonisti e il loro ambiente mi ha fatto tornare in mente la concezione dell'ostrica di verghiana memoria secondo la quale l'uomo deve rimanere tutta la vita nel contesto sociale di appartenenza perchè ogni tentativo che fa per cercare di migliorare la propria posizione sarà vano o addirittura renderà la propria condizione deteriore, è quello che succede a Beatrice quando durante una vacanza al mare incontra Marta una ragazza di buona famiglia, ricca di sogni e prospettive per il futuro, ma la sola idea di trasferirsi a Bologna e di lasciare la fortezza la terrorizza perchè è come se sapesse che quello è il luogo in cui è destinata a continuare la sua vita, accanto ad Alfredo.
La storia tra Beatrice ed Alfredo non ha proprio nulla di convenzionale : "lui amava come un cane, con la stessa insensata fiducia , con lo stesso cieco trasporto. Io odiavo . "
In realtà non è tanto un rapporto di amore/odio, quanto piuttosto un rapporto che oscilla tra morbosa amicizia e amore appassionato collocandosi in quello spazio riservato agli "amori malati".

Il libro l'ho da subito adorato, mi hanno conquistato il linguaggio semplice dell'autrice e i capitoli molto brevi e coincisi, quasi che non ci fosse bisogno di aggiungere altre parole perchè sarebbero diventate superflue ai fini della storia, il racconto è graffiante scava fin sotto la pelle, racconta di esperienze difficili come l'aborto e l'uso di eroina senza mezzi termini, descrivendoli con crudezza provocando brividi che non si fermano in superficie, ma scuotono anche il cuore.
Da leggere!!

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Pia Sgarbossa Opinione inserita da Pia Sgarbossa    18 Luglio, 2013
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LEGATI DENTRO ...E IN GABBIA !

Avete presente quegli altissimi condomini fatiscenti che vediamo nelle zone limitrofe delle grandi città del nord?...appartamenti insediati con l'occupazione e il degrado che regna in ogni dove: le corse clandestine, l'eroina, gli inseguimenti della polizia...e violenza ovunque e gratuita
E vi siete mai chiesti come sarà la vita di un bambino ... poi ragazzo...adolescente ?
Io si, ma non avevo mai prima d'ora affrontato questa problematica.
Con questo libro mi sono avvicinata a questo mondo : la periferia della città , il ghetto delle "bestie".
E' in uno di questi posti che vivono i protagonisti del racconto: due ragazzi , Beatrice eAlfredo.
Un legame indissolubile: camminano allo stesso ritmo, hanno la stessa gestualità. No, non sono gemelli ma è come se lo fossero.
Crescono nel degrado...si avvicinano sempre più l'un l'altro...entrano in simbiosi...un'amicizia? Un amore?
Beatrice ha l'occasione per dare una sbirciata a quello che c'è fuori di quel mondo, grazie alle attività della parrocchia, che le offre la possibilità di vivere nuove esperienze e conoscere nuove persone; e lei ne approfitta e coglie l'opportunità.
Ma lei e Alfredo sono legati dentro.
Una storia che mi ha trasmesso una forma di angoscia; l'impossibilità di riuscire a riscattarsi da una condizione disagiata. La ragazza capisce che qualcosa non va...ma è sempre nell'eterna lotta tra l'amore e l'odio, tra l'agire e l'inazione...Il suo comportamento è sregolato e violento.
Ragazzi spolpati dalla vita...ragazzi che hanno vissuto prematuramente tutto...ragazzi già adulti, che non hanno avuto la possibilità di seguire armonicamente le tappe della vita.
Ragazzi che come tutti i ragazzi di questo mondo scalpitano, desiderano crescere e vivere...Lasciati allo sbando...I genitori sono presenti materialmente, non fanno mancare le cose essenziali...ma guardiamoci bene negli occhi e rispondiamoci a questa domanda : quali sono le cose essenziali per un bambino...per un ragazzo?
E' un libro che ti trasmette tristezza, che ti lascia un pugno nello stomaco...
"Nascondevano le cose peggiori e difficili, finchè non capitavano grosse davanti gli occhi...quando era troppo tardi...Forse era una semplice forma per difendersi ...da una vita che altro non poteva offrire..."
Ho provato tenerezza, pena e son rimasta con tante perplessità... "Colpa dell'ambiente che li ha prodotti? E'una questione di sangue? E' colpa della gente frequentata? E' la mancanza di obiettivi?"
Non conosco la risposta...so solo che sono rimasta amareggiata nel riscontrare l'atteggiamento di Beatrice, che si ferma e non riesce proprio a far nulla o, se lo fa , è tardi ormai...straziante!
E' da leggere perchè si parla di una realtà che esiste e non si può far finta di nulla.
No, non si può.
Vi auguro una saggia e attenta lettura .
Pia

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A chi vuol conoscere un'esperienza di vita di ragazzi vissuta nel degrado...
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resme94 Opinione inserita da resme94    08 Luglio, 2013
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I can't live with or without you

E' stato il titolo ad attirare la mia attenzione.
Il rumore dei tuoi passi.
Mi dava la sensazione di una storia dolce/amara,ma poi la copertina mi ha deluso.
Credevo fosse una di quelle storie tipo alla Moccia o quei romanzi rosa fin troppo rosa.
Ma il titolo mi stuzzicava e ho messo da parte i pregiudizi.

Alfredo e Bea.Due ragazzi uniti da un legame che fa male,che brucia dentro.Ma che non ha confini e non si può spezzare.Vivono in un quartiere dove la criminalità e la morte sono "il pane quotidiano".Dove a certe cose non fai più caso o fingi che non esistono.Dove giri la testa dall'altra parte e fai silenzio perché parlare spezza l'illusione che si è creata di avere una vita come chiunque altro.

Era da molto tempo che non leggevo un libro così.
Uno di quelli che ti porta a voltare pagina non per conoscere la fine,perché sin dall'inizio già la sai, ma per sapere cosa succederà il giorno,l'ora,il minuto dopo.
E leggendo ti "affezioni" a Bea e ad Alfredo.A volte li detesti e altre li ami.Perché così è fatta la loro storia di amore e odio.Li distrugge e li unisce.

La scrittrice descrive gli eventi con crudele verità,senza fronzoli e note romantiche.Perché Bea e Alfredo non sono fatti per le smancerie.Nascondo il loro amore dietro urla e schiaffi e sangue.Dietro silenzi e abbracci.Dietro porte chiuse a chiave.
Loro si possiedono,ma non in modo normale.Sono "contaminati" l'uno dall'altra.

"Camminavamo in sincrono,con lo stesso identico passo sciatto e ciondolante. Avevamo le stesse espressioni facciali, le stesse abitudini, gli stessi gesti nervosi. Stropicciarsi gli occhi con gli anulari. Tormentarsi il labbro superiore con i denti. Massaggiarsi il sopracciglio destro, quello dove lui aveva la cicatrice.Il modo di ridere, quello di mangiare, anche la posizione in cui dormivamo era la stessa, ma questo lo sapevamo solo noi due.Ci prendevano in giro. Cercammo di smettere di essere uguali, ma non ci riuscimmo mai."

Questo è un romanzo che non puoi assolutamente non leggere.Ti prende.Ti contamina.

"Si allontanò di qualche passo, respirò a fondo e tornò ad avvicinarsi. Godevo nello sfidare il suo autocontrollo, volevo vedere dov’era il punto di rottura, non mi interessava quanto e in che modo la cosa lo facesse soffrire."

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Opinione inserita da Arianna    19 Giugno, 2013

Diverso dal solito,consiglio a tutti!

Valentina D'Urbano nonostante la sua giovane età ha fatto un ottimo lavoro,mi ha colpito l'amore particolare tra i due protagonisti,un amore diverso,al di sopra del sesso e di qualsiasi altra cosa. La scrittrici ha dato vita a personaggi nuovi.
Nonostante la narrazione non sia ambientata ai tempi odierni,se pur l'amore tra i due personaggi è ben lontano dall'amore dei giovani di oggi,perchè quello descritto dalla D'urbano e un amore "vero" e "raro".
Sul piano della droga ha centrato in pieno,oggi la maggior parte degli adolescenti non si fa di eroina ma di droghe leggere come la marjiuana e anche se non portano alla morte,portano alla perdità della propria identita,delle persone e delle cose che amiamo.Nel romanzo attraverso il personaggio di Alfredo ciò è descritto in maniera ottima.
Il racconto è scorrevole,reale e sopratutto piacevole !!

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Opinione inserita da Patrizia    16 Febbraio, 2013

consiglio gratuito

Sto leggendo il libro di questa giovane autrice e ammetto che MI PIACE.
Il suo stile è decisamente scorrevole e privo di mielensature. Ha uno stile diretto, crudo ma "non crudele", semplicemente "vero" e ben si ambienta agli anni 80...anni in cui impera la droga e l'aids o almeno anni in cui si "parla" di droga ovunque e dovunqe....Mi piace lo stile di questa nuova e giovane autrice che non gira intorno alla realtà ma la racconta in maniera semplice, senza fronzolature.....Il dramma di una violenza gratuita di un padre verso i suoi tre figli maschi....il dramma di amori nascosti a mai svelati....il dramma di essere adolescenti in un mondo crudo e crudele...il dramma della droga che tutto cancella, "cancella" non solo vite ma le personalità, le identità, le dignità di coloro che la "incontrano". Su tutto ciò però l'AMORE riesce a "regalare" un barlume di speranza positiva...Grazie Valentina!!! Ti leggerò ancora!!!! Patrizia

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lettura consigliata a chi ha letto LA COLPA di Enza Ghinelli (e di cui la sottoscritta ha espresso una critica non positiva)
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Mac Opinione inserita da Mac    19 Ottobre, 2012
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Inchiostro digitale, una nota dal diario

Questo articolo nasce come trascrizione di note che ho scritto sul mio diario durante la lettura dell’ultimo libro che avevo sul mio comodino : Il rumore dei tuoi passi di Valentina D’Urbano.

Eviterò di raccontare la storia questa volta, magari di soffermarmi su alcuni passi e momenti descritti che ricordo di più, questo sì, lo faccio, ma senza scendere in particolari. Chi avrà voglia di leggerlo è liberissimo di farlo, chi l’ha già fatto e come me ha letto in precedenza Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enrico Brizzi magari capirà e comprenderà meglio quello che spero di riuscire a trasmettere con queste mie parole.

Brizzi avrebbe definito, come ha già fatto nel libro a cui faccio riferimento, come tardo-adolescenziale gli eventi che si susseguono e che prendono vita nel lavoro di Valentina D’Urbano e personalmente non potrei essere più d’accordo perchè il tutto mi ha dato l’impressione di già sentito, vissuto in questi anni, di storia trita e ritrita riguardante la realtà di periferia di una grande città come Torino – in questo caso -, di quartieri in cui neanche la polizia mette piede, di gioventù lasciata a dover fare i conti con l’ambiente circostante e a dover crescere in fretta a causa delle difficili condizioni in cui immersa.
Nulla di originale, se vogliamo, già sentito, appunto, che ad un certo punto ha fatto nascere in me un “e allora?” “basta” “non vedo l’ora di finire”. Pensieri non molto belli da fare, me ne rendo conto, ma dal mio punto di vista ,o forse semplicemente a causa della maturazione che credo di aver raggiunto, e non solo per l’età ma per il percorso letterario che ho fatto, non possono più sopportare.

Il rumore dei tuoi passi è scritto bene, la storia scorre e non lo metto in dubbio, l’autrice ha fatto un buon lavoro ma, c’è sempre un “ma” con cui fare i conti e credo che in questo caso sia proprio questo: non se ne può più di “casi umani”, di parole che scorrono troppo in fretta e di immagini che si susseguono vorticosamente e che riempiono pagine e pagine.

Personalmente ho bisogno d’altro, ho bisogno di libri stimolanti e non piatti, in cui ogni parola abbia un peso, in cui la mente sia stimolata ad andare avanti per fame di conoscenza e non per inerzia. Personalmente ho bisogno di parole più ricercate che al tempo in cui lessi Jack Frusciante trovai, ora no. Prima avevano un senso, oggi meno.

Non è mia intenzione stroncare il libro della D’Urbano, anche se credo di averlo già fatto e mi dispiace perchè comunque è il suo primo lavoro e di strada ne farà sicuramente e glielo auguro con tutto il cuore, voglio solo dire che l’appiattimento che si vede in giro, che si sente in musica e in altre arti l’ho provato tantissimo, in questo caso e in altri, anche in letteratura. Ho trovato una matrice, un negativo – inteso come struttura base del racconto – utilizzati per costruire tutta la storia e non mi è piaciuto tanto. Alcune evoluzioni di vita dei personaggi le ho immaginate prima che arrivassi alla pagina in cui descritte: litigi, dialoghi, ambiente e altro…già visti e letti.

Con questo voglio solo dire che se scrivere è immaginare o raccontare qualcosa che veramente abbia un senso, forse è arrivato davvero il momento, come diceva anche Henry David Thoreau nella sua introduzione a Walden – ovvero la vita dei boschi – di narrarlo perché vissuto in prima persona e non per sentito dire. Thoreau ha vissuto davvero tutto ciò che ha descritto nel libro, Brizzi e la D’Urbano non lo so. Non è un crimine e neanche uno “sparare a zero” ma io sono stanco e ho bisogno, come già detto, di qualcosa di più.

Avrò sicuramente fatto arrabbiare qualcuno che magari adora il libro ma se c’è ancora libertà di esprimere quello che si pensa – principio su cui è fondato Libera-mente.net -, questo è quel che penso.

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C l a r a Opinione inserita da C l a r a    14 Settembre, 2012
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Anche l'ultimo dei poveracci...

Ha bisogno di una storia.

Tutti li chiamano i gemelli.
Alfredo e Beatrice.
Due ragazzini cresciuti insieme, nel tetro mare di cemento di una periferia degradata in un paese dell'Italia centrale non ben identificato. La Fortezza, la città innominata, una sorta di ghetto dal quale è difficile uscire, ma nel quale i protagonisti si sentono anche protetti da tacite leggi non scritte. Qui sorgono enormi palazzoni occupati abusivamente da famiglie di estrazione sociale misera, dove la violenza, la povertà, l’analfabetismo e l’istinto di sopravvivenza la fanno da padroni.
E in questo tragico sfondo c’è questa amicizia profonda e simbiotica che unisce i due protagonisti fino a farli diventare simili persino nelle movenze, nei modi di reagire nei modi di parlare, nei modi di dormire.
Sì perché Alfredo e Beatrice condividono tutto, persino la mamma. Alfredo che una mamma non ce l’ha, ha solo un papà violento e alcolizzato che malmena lui e i suoi fratelli e lo spinge a fuggire da casa. A fuggire in un porto franco, in una gabbia d'orata: il lettone che condivide con Beatrice.
Spartiscono tutto i gemelli, la vita, gli amici, le canne, il dolore, la rassegnazione di essere nati nel posto sbagliato e di non poterne uscire mai. Nemmeno volendo.

“Non lo so, forse era l’ambiente che ci aveva prodotti. Forse ce l’avevamo nel sangue. Forse era la gente che frequentavamo, la noia, la mancanza di obiettivi. La consapevolezza di non poter essere mai niente di diverso, la presa di coscienza che saremmo stati così per tutta la vita. Fuori si susseguivano gli anni e il mondo cambiava. Dentro noi rimanevamo fermi. Non ce l’avevamo un motivo per vivere, non sapevamo darcelo. Lo facevamo e basta.”

Una storia d’amore e d’amicizia, una storia di disperazione e morte, certo non un amore nel senso romantico del termine. Alfredo e Beatrice semplicemente si possiedono. E stare insieme è un'esigenza, è istinto di conservazione.
Semplicemente così deve essere.

Non sembra possibile che sia un romanzo d’esordio. "Il rumore dei passi" è un'opera matura. Matura per una penna che ha solo 28 anni... Valentina D’urbano ha uno stile deciso, essenziale, graffiante, tagliente. Trascina il lettore nella Fortezza, senza alcuna delicatezza: lo ferisce, lo fa commuovere e piano piano lo fa innamorare ed emozionare.

“Il rumore dei tuoi passi” ha per protagonisti due adolescenti ma non è per adolescenti.
A loro preferirei regalare pagine di speranza e possibilità, di coraggio e impegno piuttosto che queste, incentrate sulla resa, sull'impossibilità di cambiamento, sulla morte.
I giovani meritano di credere di avere la possibilità di cambiare il mondo con le proprie forze, piuttosto che arrendersi ancor prima di provarci.
Ai giovani, lasciamoli sognare.

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ant Opinione inserita da ant    10 Luglio, 2012
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L'amore che travolge tutto

Il libro narra di una storia d'amore travolgente tra due adolescenti che vivono in un quartiere popolare, il tutto ambientato alla fine degli anni '80.
La scrittrice è encomiabile perché riesce a far trapelare con chiarezza e trasporto tutta la passione e l'amore che ha la protagonista del libro, Beatrice, per il suo amato Alfredo.
Il titolo è emblematico in quanto Bea e Alfredo, vivendo nello stesso palazzo e sullo stesso piano, hanno più o meno gli stessi ritmi e tempi di vita e il rumore dei passi di Alfredo che torna a casa o che esce... scatena batticuori a ripetizione all'adolescente Bea.
Storia d'amore burrascosa e molto ben descritta dalla D'Urbano, infatti tra i due ragazzi c'è apprezzamento e feeling ma incapacità a manifestarsi e orgoglio e timidezza a palesarsi,quindi spesso i due ricorrono a finti distacchi per scatenare gelosie nell'altra/o che sfociano in litigate memorabili.
E'un libro con risvolti abbastanza tragici perché si affrontano tematiche delicate come la droga e la violenza sui minori, cmq il tutto è ammantato da una prorompente voglia di voler amare e apprezzare gli altri che rende questa storia meno cupa e spiazzante.
Intenso

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libri con storie d'amore travolgenti
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