Fai bei sogni
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Incontrare la verità
"Che disgrazia.
Così giovane.
Povero bambino.
Brutto male.
Come se fosse esistito un male bello che ti faceva l'elemosina di lasciarti vivo."
Brutto male ha portato via la mamma di Massimo quando lui aveva appena nove anni. Una mezza verità. Perché ci sono verità che ai bambini non si possono raccontare per intero: sono piccoli e non possono capire. Magari un giorno, quando saranno grandi...
Ma di quella verità, il piccolo Massimo, inconsciamente, coglie, si avvicina alla metà che gli verrà taciuta per quarant'anni. Nessuno gliene parlerà prima, nemmeno suo padre. Già, suo padre. Un uomo capace di essere severo ma non anche sensibile, non un maschio femmina, un "maschio e basta, cresciuto nel mito di due uomini forti: nonna Emma e Napoleone."
"Una sola volta osai chiedergli quale fosse, in una classifica ipotetica delle disgrazie, la più meritevole del primo posto: la scomparsa prematura di una moglie o di una madre... Mi tenne un discorso molto razionale... dei due chi stava messo peggio ero io, perché una moglie si può sostituire, una mamma no."
Ma il piccolo Massimo prova a riempire quel vuoto cercando affetto anche nella rigida Mita, la tata da cui si aspettava di essere "riempito di baci e torte di cioccolato".
Massimo diventa grande in mezzo a tanti "se": se la mamma era scappata con Brutto male era perché non gli voleva più bene, "se ogni tanto qualcuno facesse il tifo per me", se la mamma fosse stata viva avrebbe potuto chiederle dei consigli sulle ragazze.
"Non sei più quel che eri, bambìn. Hai preso freddo. Ogni tanto penso al calduccio in cui saresti cresciuto, se ci fosse stata la tua mamma."
Massimo, ormai adulto, ancora ci ripensa con rabbia: "Nessuno mi ha insegnato niente. Nessuno!"
Se c'è un amore per il quale è inconcepibile che possa essere fragile, arrendevole, egoista, è certo l'amore di un genitore per il proprio figlio, e ancora di più quello di una madre.
Eppure "Sapevo da sempre com'era morta, ma avevo deciso da subito di non volerlo sapere."
Per il Massimo adulto giunge il momento di guardarsi indietro per l'ultima volta. Ci sono domande per le quali una risposta, dopo tanti anni, non ha più alcuna importanza. Non serve, non più ormai. Perché è tempo di smettere di annaspare in un mare di rabbia e di se. È tempo di lasciare andare. Perdonare e perdonarsi.
"Fai bei sogni", è uno spaccato autobiografico che Gramellini condivide con i suoi lettori, ripercorrendo la perdita della madre e il suo percorso di crescita fatto di insicurezze e paure dovute all'assenza di quegli abbracci che sanno di "slancio primordiale".
Chi si aspetta un romanzo che faccia commuovere fino alle lacrime non lo troverà: l'autore sceglie una prosa leggera, asciutta, a tratti ironica ma non per questo meno capace di offrire uno spunto di riflessione sull'incapacità che hanno talvolta gli adulti sia nell'affrontare il proprio dolore per la perdita di un affetto sia nell'aiutare un bambino che si ritrova a vivere, anche se in una veste diversa, quello stesso dolore.
La lettura suscita, nel contempo, tenerezza verso il Massimo bambino e un sorriso dinanzi alla descrizione di nonna Emma e infonde un senso di speranza perché la vita ad un certo punto può (davvero per tutti?) finalmente "risorgere come una corrente d'aria fresca".
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Dire la verità
Ho letto il libro dopo aver visto il film che consiglio a tutti. Il film è davvero bellissimo.
Del libro mi è piaciuta moltissimo la prima parte di Massimo- bambino dove viene descritta la morte della madre in modo non oggettivo ma così come viene percepita da lui e anche alcuni momenti della sua vita con la madre e i suoi tentativi di colmare il vuoto ( tenerissimo l'abbraccio alla baby sitter con i baffi) e il vuoto stesso che si materializza nell'immagine spaventosa di Belfagor.
Questa parte è proprio bella, veramente ci si sente in contatto con l'autore-bambino come se fosse presente. Anche l'ironia e lo spirito di Massimo-bambino sono delicati e piacevoli.
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Raccontare di sè, è di per sè da apprezzare
Questo libro (audiolibro in questo caso ) mi è stato regalato per il mio compleanno qualche mese fa e l'ho ascoltato in 3 giorni grazie alle lunghe code per recarmi al lavoro.
In ogni libro di Gramellini vengo rapita dal suo stile ricco di figure retoriche e immagini così chiare e nitide e al tempo stesso così leggere.
Sui libri autobiografici credo non sia corretto esprimere un "giudizio" sul contenuto, perchè quello è personale, per l'appunto. Mi rifiuto di credere che uno scrittore scriva di sè solo per il dioDenaro, perchè nella scrittura c'è qualcosa che va ben oltre del nero su bianco.
La storia è triste, ma non può essere altrimenti; la speranza di un futuro migliore arriva piano piano, come succede nella realtà quotidiana. Uscire dal dolore vero non è come uscire da una stanza e Gramellini lo fa pagina dopo pagina in punta di piedi.
I personaggi femminili descritti hanno a loro modo influito le scelte e la psiche di Massimo nelle scelte di vita, portandolo inconsapevolmente sul giusto binario, la verità. Non so se davvero lui l'abbia sempre saputa dentro di sè: con certezza so solo che pensare una cosa o sbatterci il muso, sono due realtà molto differenti.
Consiglio questo libro a chi non si aspetta la tragicità degli eventi, ma a chi anche nei momenti peggiori riesce a intravedere sempre uno spiraglio.
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"...essere degni, senza retorica e senza paura."
Mi sono imbattuta in questo libro qualche giorno fa, mentre sostavo davanti alla libreria del salotto in cerca di qualche lettura serale che mi esentasse dall’ ormai fatica di guardare per più di dieci minuti un programma televisivo. “Quello è bellissimo, te lo consiglio!” è stata la battuta di mia mamma non appena ho preso in mano Fai bei sogni, di Massimo Gramellini.
E’ proprio vero che le mamme hanno sempre ragione: me lo sono divorato in tre giorni!
Al centro della narrazione ci sono le paure, i pensieri e le vicende di un bambino che perde la mamma a nove anni e che solo quaranta anni dopo viene a conoscenza di come essa sia davvero morta. Il bello di questo libro è che grazie allo stile fluido e scorrevole, fin dalle prime pagine ci si sente amici del protagonista, che con noi sembra quasi confidarsi. Il velo di tristezza che traspare dalle parole è talmente forte che anche chi non ha vissuto un’ esperienza come quella del protagonista soffre con lui.
“Un libro sulla morte” è quello che si potrebbe pensare dopo la lettura delle prime pagine. Bè, bisogna ricredersi quasi subito: il tema di questo romanzo è senza dubbio la forza, forza intesa nella sua forma più nobile, come consapevolezza e maturità. E’ quando percepisci che tale forza va crescendo nel protagonista pagina dopo pagina che non riesci più a staccarti dal libro e finisci per sfruttare ogni minuto libero per leggere qualche paginetta in più: hai bisogno di questa forza perché profuma di riscatto e di speranza.
E’ un libro coraggioso nel quale l’ autore mette completamente a nudo i suoi sentimenti, un libro che pochissimi sarebbero in grado di scrivere senza fare la figura delle vittime e attirare su di sé sentimenti di pena o compassione. Nonostante la tristezza infinita che si prova nel “veder” crescere questo bambino senza una mamma e con un padre orso chiuso in sé stesso, la sensazione che questo libro regala è positiva perché si assiste, o meglio si partecipa, ad un percorso di crescita.
La morte precoce di una mamma è vista come un’ enorme ingiustizia dal protagonista bambino che soltanto una volta adulto riesce ad affrontare (da bambino e adolescente era solito dire a tutti che sua mamma era molto impegnata, sempre in viaggio per lavoro).
E’ molto intensa (e ammetto di averla letta con un fazzoletto stropicciato nella mano) la lettera di risposta ad un lettore de Il Giorno in cui scrive che forse la vita non è altro che un corso di addestramento da affrontare con il sorriso. Tutti nasciamo con un progetto da compiere e c’ è chi lo esaurisce più rapidamente degli altri. Ecco che il protagonista riesce finalmente a mettere da parte le incomprensioni e le recriminazioni per accettare che "tutto ciò che ci succede è sempre giusto e perfetto". Quanto coraggio ci vuole per pronunciare queste parole?
Fai bei sogni è un libro sulla paura di conoscere la verità e sulla solitudine. E’ impossibile non immedesimarsi in questa storia, non sentire almeno una volta la voglia di abbracciare quel ragazzino solo e perennemente inadeguato. Impossibile infine non soffermarsi sulla pagina del giornale di quarant’anni prima, quella in cui la verità viene a galla e con essa il fatto che in realtà lui l’ aveva sempre saputa, saputa e messa in un angolino del cervello, perché troppo brutta per essere affrontata.
La mia conclusione è che nonostante l’ argomento sia delicatissimo e sia facile sfociare nel vittimismo e nella banalità, i libro risulta essere toccante ed emozionante e a tratti anche ironico; bellissimo anche lo stile del racconto in prima persona, autobiografico e reale.
La morale che se ne trae è un incoraggiamento fortissimo: solo accettando la verità e il dolore che ne consegue possiamo essere liberi e davvero vivi. E’ importante accettare le nostre disgrazie perché anche loro ci hanno donato qualcosa, e imparare a convivere con i limiti che la vita ci ha posto senza lasciarsi soccombere da essi.
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FAI BEI SOGNI, PICCOLINO!
E’ la prima volta che leggo un libro di Gramellini.
C’è qualcosa nel suo stile che non appaga completamente. Leggendo il commento di mia88, capisco che forse è troppo giornalistico.
Si legge piacevolmente, è breve , ironico fino ad essere graffiante, talvolta. Riesce ad esprimere emozioni e sentimenti forti, senza trasmettere la sua emozione, come se quel bambino a volte non fosse proprio lui, il piccolo Massimo.
La sua difesa nei confronti del dolore, di quel grande vuoto, lasciato dalla perdita della madre, vuoto mai colmato da nessuno. Forse è proprio il dolore a renderlo così freddo e ironico.
Il padre pur essendoci, non riesce a dare a Massimo ciò di cui necessita, nemmeno attraverso una tata amorevole, nemmeno attraverso persone come Madrina ,amica di famiglia, facendo in modo che non sia più la benvenuta nella sua casa. Il dolore lo rende ceco ed egoista.
Massimo se la deve cavare da solo, con le sue paure, quel Belfagor, dentro di lui che gli tira fuori il peggio.
(confesso che da bambina Belfagor, il fantasma del Louvre, per intenderci, faceva proprio paura anche a me).
Anche per Massimo verranno tempi migliori, quando incontrando la donna della sua vita, sarà amato ed aiutato, ma soprattutto capito.
Un libro che ci aiuta a valutare ulteriormente cio’ che i genitori ci danno, pur commettendo molti errori,
pur con molte debolezze ma anche se a volte non sembra, con la piena buona fede.
Anche se non lo voto pienamente, lo ritengo una lettura interessante.
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Le ferite della vita.
E’ passato diverso tempo da quando ho letto questo romanzo visto e considerato che lo comprai il primo giorno della sua uscita in libreria e dunque ben oltre 2 anni fa. Quando conclusi la lettura la mia opinione in merito fu a metà tra il “mi è piaciuto e il qualcosa non mi ha convinto”.
A prescindere dalle precedenti opinioni e dalle singole esperienze personali credo che Gramellini sia da apprezzare perché ha condiviso con tutti i lettori la sua esperienza di vita e non è facile affrontare i propri fantasmi del passato soprattutto quando il dolore è determinato dalla perdita della madre in così tenera età. C’è chi non lo fa mai. Sicuramente ci sarà chi penserà che la scelta dell’autore di scrivere un’opera così personale sia stata dettata dal mero “Dio denaro”, onestamente ritengo che un po’ tutti gli scrittori (come chiunque altro nella vita) non tralascino questo dettaglio, ma prosatori e giornalisti affermati come Gramellini nello specifico non hanno bisogno, a mio modesto giudizio, di tali escamotage. Pertanto non ritengo questa motivazione attendibile, sempre e se qualcuno la possa sostenere o aver pensata. Sia chiaro, è il mio semplice parere che conta quanto una goccia d’acqua nell’oceano.
Si può quindi affermare che il lato significativo dell’opera, consistente nel dolore provato dal giovane Massimo in tenera età e poi trascinato negli anni adulti in tutta quella fase dei “perché, ma cosa è successo veramente?” alla scoperta della verità, sia ciò che propriamente la caratterizza e ne delinea il profondo valore.
Se dunque da un lato nulla si può eccepire sul perché del romanzo, ben altro si può affermare su quello che ne è il punto debole: la scrittura. Sempre restando nell’opinione di questa opinabile commentatrice, la falla concreta, la lacuna se così la si vuole chiamare è l’impersonalità, la freddezza della narrazione. Proprio ciò che di norma è la forza dell’autore e su cui di solito nulla obietterei è in questo caso il lato dolente.
Gramellini semplicemente non riesce a liberarsi dei panni del giornalista e come tale riferisce i fatti della sua vita. Non glie ne possiamo fare una colpa perché dopo anni ed anni di giornalismo non è facile spogliarsi di quelle vesti, ma è normale che il lettore che scorre le vicende di una vita altrui resti perplesso dinanzi a tale dato di fatto. La lettura dell’opera è consigliata a chi ha vissuto un dolore e a tutti ma con la consapevolezza che la scrittura che vi troverete di fronte è quella di un giornalista e tale resta.
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ADESSO BASTA!
Dopo Gramellini, D’Avenia, Avallone…l’Italia ha bisogno di Scrittori!
Ho atteso che FAI BEI SOGNI fosse disponibile in biblioteca spinta dall’entusiasmo che ha suscitato il successo del romanzo e l’ho letto in due giorni girando le pagine annoiata, delusa e arrabbiata.
Annoiata perché la storia in sé non mi ha presa, nonostante il tema sia interessante e impegnativo. In effetti una trama vera e proprio non me l’aspettavo perché sapevo già che si trattava dell’autobiografia del giornalista impregnata del dolore che si è trascinato dietro negli anni per la morte prematura della madre.
Delusa principalmente per lo stesso motivo, ma non solo. L’importanza del soggetto pretendeva un’analisi introspettiva profonda che lasciasse trasparire ad ogni pagina il peso di una mancanza che condiziona una vita intera, invece mi sembra che la trattazione sia estremamente superficiale basata su uno stile arido che lascia la gola secca, imperniato di frasi brevi da cui spunta fuori l’unico aspetto che ho apprezzato: una delicata ironia. Anche il punto di vista è sospeso tra l’autore bambino e l’autore adulto senza mai appartenere veramente all’uno o all’altro perché è impensabile che un bambino di nove anni sia in grado di riflettere con l’ironia che caratterizza gli adulti (neanche tutti del resto) e in fondo penso che un autore non debba mai perdere credibilità di fronte al lettore. L’autore ha cercato di immedesimarsi nel suo Io bambino senza riuscirci a pieno e senza coinvolgere il lettore (almeno me). Dialoghi stereotipati e inconcludenti che danno l’impressione di voler trasmettere delle massime che in fondo sono solo frasi estrapolate dai libri.
ARRABBIATA, e molto anche, non tanto per il successo che il romanzo ha riscosso – in fondo ormai si sa che anche la cultura è schiava del business e dell’interesse dei grandi – quanto dal fatto che ci siano persone che si sono commosse di fronte ad una storia che non trasmette ciò che si era prefissa; in fondo in fondo, arrabbiata soprattutto perché negli ultimi tempi sembra che la gente si entusiasmi per un Gramellini, un D’Avenia, una Avallone che impastano i libri di storie comuni, personaggi stereotipati e superficialità su temi troppo importanti per essere liquidati in tutta fretta. Lo so, sono troppo polemica, lo sono sempre stata, ma non sopporto vedere la letteratura italiana calpestata in questo modo. Dove sono finite le descrizioni dettagliate che ti lasciano entrare in luoghi inaspettati, lo scavo nell’animo umano che ti lascia quasi senza fiato, dove sono le cose non dette che ti riempiono il cuore di lacrime nascoste? Perché tutto questo lo trovo sempre in autori stranieri se l’Italia è la patria di santi, navigatori e…(forse ancora) poeti? Probabilmente siamo troppo accecati dall’era di Internet, della fretta e del tutto subito per riuscire a goderci davvero qualcosa di più impegnativo.
Spero comunque di essere bombardata per una critica tanto pungente da persone che sappiano invece difendere scrittori italiani contemporanei meritevoli e che probabilmente io non conosco ancora.
Infine, un interrogativo che spero possa essere screditato: se Gramellini non fosse il giornalista che è, ma un semplice esordiente ignoto, il romanzo avrebbe avuto lo stesso successo?
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Un romanzo deludente!
Nel libro sono stata colpita dal titolo ' Fai bei sogni' e l'immagine di copertina che nel mio animo ha trasmesso serenità e gioia. Leggendo tutt'altre sensazioni, la storia di gramellini non si discute ma non mi è piaciuta come è stata sviluppata e argomentata. All'ultima riga ho avuto una sensazione di liberazione. Il successo che ha riscosso non l'ho ben compreso. Non mi è piaciuto nulla, a partire dallo stile al contenuto veramente pesante e stopposo mi aspettavo di più da un autore come lui.
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VERAMENTE SOPRAVVALUTATO!
Ho letto un po di recensioni prima di scrivere la mia... e l'unico che condivido ha il titolo "sopravvalutato"... si sopravvalutato perchè un argomento toccante non fa per forza un bel libro.... parlare della morte di una madre e descrivere il vuoto che si prova... non può e non deve essere scritto così....
siccome è un argomento che mi tocca in prima persona... pensavo di commuovermi e di rivivere alcune sensazioni... beh ... niente.... anzi solo voglia di finire il libro il prima possibile...
la mia è solo un'opinione personale... ma credo che avrebbe dovuto toccare il mio cuore... realmente...
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Un libro emozionante
Il contenuto del libro è piacevole, ma non mi ha preso particolarmente la prima parte perché racconta tutta la sua vita, gli amori, le prime delusioni.
Poi nella seconda parte si addentra nel tema centrale del libro, ovvero il racconto del rapporto con la madre.
Il finale l'ho trovato struggente.
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Amore e Perdono
Un libro scritto da un bravissimo giornalista, molto bravo nelle descrizioni e abile nel saper coinvolgere il lettore. Bello lo stile di Gramellini, bella la scelta delle posizioni del racconto.
Un libro che parla di amore, di perdono, forza d'animo, ma anche di solitudine, dolore, e disperazione.
Tutti questi sentimenti sono parte integrante della vita, e Gramellini mette bene in luce anche le dinamiche che questi importanti sentimenti possono scatenare nella sfera sociale e personale di un individuo. Un libro emozionante, letto tutto d'un fiato, capace di farmi sorridere ed emozionarmi.
Una storia di autentico valore.
Molto bello.
Buona lettura.
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Un piacevole viaggio all'interno di un cuore.
"Breve riposo dona alla mamma, Signore. Svegliala, falle un caffè e rimandala subito qui. È mia mamma, capito? O riporti giù lei o fai venire su me. Scegli tu. Ma in fretta. Facciamo che adesso chiudo gli occhi e quando li riapro hai deciso? Così sia."
Quanto è importante la mamma?quanto è indispensabile la sua figura nella vita di noi figli?viviamo in un paese,l'Italia,dove ci classificano(e classifichiamo)i più mammoni d'Europa. Ma quanto,e se,ci dispiace essere visti in questo modo? Non penso che si possa quantificare questo,come non penso sia possibile fare a meno di pensare che la mamma,come comunemente usiamo dire tutti, "è sempre la mamma". In questo libro,dedicato a chi infondo ha perso qualcosa, Gramellini ci racconta la sua esperienza e il suo dolore provocato dalla perdita precoce della madre. Il suo percorso è lungo,durato 40 anni,è duro,difficile da accettare. Il non sentirsi più a suo agio nei confronti della fede,dell'amore,con se stesso,l'accompagna per gran parte della sua vita. Finchè non arriva quel giorno e quella scoperta. Ed è da lì che capisce,accetta il suo dolore,i suoi perchè,i suoi se., perchè "I se sono il marchio dei falliti! Nella vita si diventa grandi nonostante."
E' un romanzo che mi ha emozionato molto,forse non da subito,ma non potevo chiuderlo e dare un giudizio affrettato. Per mia stessa fortuna ho continuato a leggerlo e devo ammettere che,se avessi deciso il contrario,non avrei mai potuto assaporare fino in fondo l'essenza e la profondità di questo romanzo. Alla conclusione del libro,non riuscivo più a smettere di piangere. ;-)
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Ciao mamma, ora ti lascio andare...
Finito di leggere in una settimana,libro veramente bello,con il quale ho approcciato con una certa diffidenza,cosa che ho imparato a fare quando il tema risulta particolarmente triste e drammatico;invece l'autore mi ha lentamente trascinato in un vortice emozionale inaspettato,con una scrittura semplice,pulita e scorrevole; il racconto e' autobiografico,Gramellini perde la mamma a soli nove anni e questa ferita lo condizionera' non poco negli anni a seguire. Solo dopo 40 anni e in circostanze particolarmente toccanti, l'autore riesce a staccarsi dal ricordo di lei e a riprendersi la propria vita.
Devo dire che il finale mi ha emozionato non poco; leggetelo e non ve ne pentirete.
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UN LIBRO SCRITTO COL CUORE
Un libro scritto col cuore e che giunge al cuore del lettore. Forse soprattutto al cuore del lettore orfano ("Conosco tanti orfani di genitori vivi: figli non amati, incompresi" pag. 152) Al cuore di tutte quelle persone che non sono state amate da qualcuno che sarebbe dovuta essere la guida, la consolatrice, la spalla, il bastone della loro vita. Nel cuore di tutte queste persone dunque nascono mille interrogativi, seguiti dai tormenti, dalle insicurezze, dalla nascita e dalla lotta contro i mostri interiori. Tuttavia, scopo dell'autore, non è quello di parlarci della sua biografia. Ma, attraverso il suo vissuto, raccontato con sincerità e senza maschere (e proprio per tale ragione giunge dritto al cuore, all'anima, commuove) riesce a darci dei messaggi di speranza. Ci racconta come è sopravvissuto al suo mostro interiore e come è riuscito a liberarsene. Ci dice quanto sia importante non "essere amati" bensì "amare" e perdonare. Solo attraverso l'amore e il perdono, infatti, si raggiunge l'equilibrio.
Nello stile è scorrevole e piacevole. A tratti ironico. Mai banale.
In un mondo di maschere e di cinismo è bello leggere libri, veri e sinceri, come questo.
Un libro consigliato a tutti perché tutti abbiamo bisogno dell'educazione sentimentale, dell'educazione all'amore e dell'educazione al perdono.
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Una poesia in prosa dalle righe che profumano
"Fai bei sogni": più che un titolo, è una naturale conseguenza per chi, come me, ha letto questo libro prima di andare a dormire. Non mi è successo molte volte, ma non riuscire a smettere di voltare pagina a notte fonda e leggere un intero libro in una notte, è segno che tra le righe c'è qualcosa che sa toccare le corde dell'anima. Le parole di Gramellini sono poche ma essenziali, giuste, bastano a loro stesse. Lo stile è asciutto, lontano da qualsiasi elemento superfluo, è chiaro e scorre via liscio come un venticello primaverile. La sofferenza e il dramma che il protagonista è costretto ad affrontare (dopo aver passato una vita nel tentativo di rimuoverli), sono così innocentemente umani che porteranno ogni lettore a scavare nei propri lati bui e tristi, nelle proprie perdite e nei propri lutti per ripartire proprio da lì, dall'ora zero in un cammino verso la consapevolezza da compiere con rinnovato vigore e forza. In fondo è proprio questo il compito di un libro: passare dallo scaffale della libreria a quello del cuore, appartenere a qualcuno, cambiare colore a seconda del colore del lettore. "Fai bei sogni" è uno slancio vitale semplice e genuino, un familiare riconoscimento dei limiti di ogni essere umano, ma allo stesso tempo l'elogio del dono più grande che abbiamo: la vita.
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Emozionante
[CONTIENE SPOILER]
Un bel libro.
Questo prima di tutto devo scrivere a coloro che avranno la pazienza di leggere questa mia recensione.
Sarò una sentimentalista, ditemi tutto quello che volete, ma leggendo questo libro, per tutta la sua durata, ho avuto le lacrime che minacciavano di cadere sulle pagine della mia copia.
Emoziona. E anche tanto. Dato che sono proprio le emozioni quelle che ricerco in un libro, come credo la maggior parte di noi, direi che solo per questo merita un giudizio più che positivo e l'invito da parte mia a leggerlo.
La componente strettamente biografia rende questo romanzo qualcosa di personalissimo, una sorta di confessionale e ti senti quasi un intruso mentre leggi quelle pagine così private quasi con vergogna, come una vecchietta che legge Gente per sapere gli affari di Belen Rodriquez, come qualcuno che guarda dal buco della serratura scene di vita altrui, che non ti appartengono, che non dovresti vedere.
Tutto ciò è reso magistralmente dai continui ricordi, lo sgorgare perpetuo dei suoi pensieri anche marginali come quando ad esempio lui racconta di quando andava da bambino a vedere il Toro col papà o la prima volta che vide la Carrà con l'ombelico di fuori.
Racconti di un epoca passata, avvenimenti quasi banali, che al fine della trama hanno poco o niente a che vedere, ma che ne diventano colonne portanti nel processo di "diarizzazione" del libro messo in atto dall'autore.
Le innumerevoli perifrasi usate per descrivere i sentimenti del protagonista sono efficaci, arrivano dritte al cuore, senza indugi.
Bello il finale.
Seguiamo la vita del protagonista passo passo e alla fine dopo il percorso di una esistenza, vissuto insieme a lui, quando ormai sembra che tutto sia irrimediabilmente compromesso, che ormai la sua vita sia talmente segnata che non potrà fare a meno di continuare ad essere ciò che è, basta un articolo di giornale per cambiare tutto, per far balenare e cadere in frantumi quelle convinzioni in cui quel ragazzino/uomo ha sempre creduto.
Lui capisce quanto si sia sbagliato ad aver divinizzato la madre, la colpevolizza per quello che è diventato, ma comunque sia alla fine, dopo aver saputo tutto quello che c'era da sapere, c'è la foto con la dedica.
Un messaggio bellissimo e di notevole impatto che senza tante parole, con due righe e una immagine sbiadita, fa capire che è tempo di perdonare e di andare avanti.
franceschita
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semplice dal significato profondo
Libro da leggere tutto di un fiato, facile da "digerire", periodi corti e frasi diluite per essere assorbite agevolmente. La trama si svolge iniziando con un flash back per poi giungere al "climax" del libro nelle ultime pagine nelle quali si cerca una giustificazione all'evento che ha cambiato per sempre la propria vita. Nel mezzo troviamo l'intera vita di un bimbo diventato uomo. Le parole di Gramellini arrivano direttamente al cuore di chi ha perso la mamma in età pre adolescenziale, quando sembra che niente e nessuno possa ostruire la lunga strada che si ha di fronte. Il protagonista utilizza i pensierini, di chi spera che prima o poi il tempo possa tornare indietro e tutto ciò che di brutto è accaduto si possa cancellare, per approdare ad una verità sconosciuta e mai neppure lontanamente pensata. I termini usati sono autentiche mine che detonano nella mente di chi quelle parole le a già dette in passato. Molto "furbescamente" l'autore utilizza l'accostamento passione per il calcio e ricordi che a noi maschietti fa sempre piacere. E' un libro che aiuta a scavare nella memoria di chi ormai è grande ed ha dimenticato come è il mondo visto con gli occhi di un bambino
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Crescita interiore
Libro particolare, la storia essenzialmente di un bimbo di 9 anni a cui manca improvvisamente la madre per un brutto male e tutte le traversie , soprattutto interiori, che il protagonista poi cresciuto vive. Bravo Gramellini a rappresentare tutti i passaggi più emblematici del percorso, spicca nella narrazione la descrizione della natura propositiva e di quella cupa del protagonista che si mischiano alla perfezione fino ad un momento chiave del libro.
Commovente nel finale quando ipotizza che la madre , prima della dipartita, si avvicini al letto del bambino invitandolo a fare bei sogni(da cui il titolo del libro). Libro ambientato in parte a Torino e poi a Milano e Roma con qualche sprazzo anche di Sardegna. Mi sento di consigliarlo oltre ai lettori appassionati di romanzi con risvolti psicologici, anche ai...tifosi del Torino, eh sì perché ci sono delle pagine molto struggenti riguardanti la fede per i calciatori granata del Toro.
Bel libro
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La storia sarebbe stata più piacevole se...
Sarebbe stato un libro davvero piacevole, se non fosse stato per...l'autore!
Apprezzo molto la sua voglia di raccontarsi e mettere a nudo la sua storia, ma non mi è piaciuto il suo stile, troppo pieno di paroloni sconosciuti e complicati, troppo scarso di dettagli che avrebbero facilitato la comprensione. Delle volte mi toccava tornare indietro e rileggere, perchè ci sono allusioni e nomi non spiegati, oppure di saltare qualche pagina poichè troppo poco scorrevole.
Ripeto, la storia è bellissima, ma un altro problema, a mio avviso, è che il lettore non riesce a provare empatia per il bambino, in quanto il libro mostra una certa freddezza e un linguaggio austero, che poco si addice ai pensieri di un fanciullo. Secondo me, sarebbe stato meglio mettere da parte gli innumerevoli paroloni e rendere la lettura più scorrevole utilizzando un linguaggio che rispecchiasse davvero il bambino. Un linguaggio di innocenza e schiettezza che purtroppo il libro non esplica, finendo quindi per assumere le sembianze di una tavoletta di pietra, piuttosto che di libro dalle morbide e piacevoli pagine. Peccato, perchè la storia sarebbe stata più coinvolgente!
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"C'è più amore in chi resta"
Fai bei sogni è la storia autobiografica di Massimo Gramellini giornalista de "la Stampa". Si tratta di un racconto di un lutto, la perdita di una madre durante la fanciullezza. è un romanzo intenso, coinvolgente, profondo che riesce a pizzicare le corde dell'anima in modo molto delicato provocando però intense vibrazioni.
Vengono ripercorse le fasi del lutto di Massimo:
dalla sorpresa e il dolore lancinante "sentì un cucchiaio di ghiaccio penetrarmi nella pancia e svuotarmela tutta";
alla rabbia "chi è stato abbandonato si considera assaggiato e sputato come una caramella cattiva, colpevole di qualcosa di indefinito";
fino al perdono.
Gli insegnamenti che sono riuscita a trarre da questo romanzo sono essenzialmente due: il primo (e forse anche il meno evidente) è l'importanza di coltivare i propri sogni e cercare di raggiungerli. Dicono che per raggiungere un obiettivo più è complesso il percorso e più dobbiamo essere sicuri di aver imboccato la strada giusta, perchè nessun sogno è facile da raggiungere. Lo stesso Massimo dice "se un sogno è il tuo sogno, quello per cui sei venuto al mondo puoi passare la vita a nasconderlo dietro una nuvola di scetticismo, ma non riuscirai mai a liberartene..,continuerà a mandarti dei segnali disperati come la noia e l'assenza di entusiasmo, confidando nella tua ribellione".
Il secondo insegnamento è l'importanza dei genitori e l'affetto che riceviamo da essi durante la nostra vita. Quando ho finito di leggere il libro mi è venuta il mente la frase dell' indimenticabile papa Giovanni Paolo II "date una carezza ai vostri figli" ebbene è come se l'autore invece dicesse date una carezza ai vostri genitori. Il romanzo è intenso ed emozionante, fa capire il ruolo dei genitori, l'affetto che essi provano nei nostri confronti che viene mostrato con gesti semplici come: da un bacio prima di andare a dormire, al fatto di tornare e trovare un pasto caldo fino ad andare a dormire in un letto con lenzuola fresche di bucato. è come se l'autore ci spingesse tra le braccia dei nostri genitori facendoceli apprezzare per quelli che sono e soprattutto facendoci sentire fortunati per quello che abbiamo, perchè in questo sentiero chiamato vita possiamo affidarci alla nostra stella polare pronta ad illuminarci e ad indicarci il cammino.
Grazie Massimo!
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Emozionante
Emozionante è la prima parola che mi viene in mente, sarà banale.. ma mi sono ritrovata più volte a leggere con il magone.
Molto scorrevole ma per niente superificiale. Il modo in cui descrive le emozioni e gli stati d'animo non può che farti sentire il suo dolore e il senso di perdizione.
Davvero molto coinvolgente, uno di quei libri che non vuoi smettere di leggere perchè ad ogni capitolo potrebbe esserci il colpo di scena!
E ultima cosa ma non per impiortanza, insegna molto.
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Madre.
Se vi dicessi quante volte ho iniziato a scrivere e poi ho cancellato le mie parole vi mettereste a ridere.
Ultimamente, e di certo non per caso,trovo sulla mia strada tutti libri che hanno profondamente a che vedere con me e con la mia vita.
Non aggiungerò altro sull’argomento,volevo solo sottolineare quanto in questo i libri siano straordinari.
Sono stata indecisa per mesi sul leggere o meno Gramellini.Stimandolo profondamente come giornalista temevo di restarne delusa,come ad esempio mi era accaduto con la Bignardi.
Poi una recensione in particolare mi ha spinto.Ho aperto le prime pagine e pur riconoscendo estrema bravura,lucidità e sarcasmo all’autore,sono arrivata alla fine con una quasi totale indifferenza.
Fino a che non sono arrivate le ultime pagine,il mondo si è aperto,io che non piango mai ho versato lacrime.
Vedete,per me questa non è assolutamente la storia di un bambino che deve fare i conti con la madre morta.Troppo facile.
E’la storia di un bambino,di un ragazzo e infine di un uomo che deve fare i conti con il fatto che la madre non l’abbia amato abbastanza.
Eh si.Lo so.Lo so che siamo il paese delle mamme.Mamme amorevoli,accoglienti,mamme che ti chiedono se e cosa hai mangiato,se hai messo la giacca pesante che fuori fa freddo.Mamme che ti donerebbero un rene,la vita.Madri che sono là,ferme,come porti sicuri dentro cui rifugiarci ogni volta che anche una piccola onda scalfisce la nostra vita.
Bellissimo.
Ma ci sono persone per cui questo è il mondo del come dovrebbe essere e non del com’è davvero.
E’difficile comprendere cosa si scatena dentro l’animo umano quando chi dovrebbe amarti oltre e sopra ogni cosa non lo fa.
Gramellini lo spiega con una maestria che a me manca e soprattutto con l’immenso vantaggio di aver perdonato.
Come al solito sono finita per non scrivere una recensione,ma insomma…io mica scrivo per La Stampa?
Chissenefrega.
Solo un’ultima cosa:se avete una madre perfetta leggetele anche queste pagine,ma non ci capirete niente.
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Meraviglioso
E' possibile definire meravigliosa una storia che tratta un tema così crudele ? Sì, decisamente sì.
E' un sentimento che mi sgorga spontaneo e quindi vero, come lo è il racconto del viaggio attraverso la parte più buia della vita, così intenso e coraggioso, che desta meraviglia appunto.
Lo stile è perfetto, l'autore ti spinge fino all'orlo del baratro emozionale per acciuffarti all'ultimo istante spesso con una battuta irresistibile, così da non capire più il motivo per cui ti sono venute le lacrime agli occhi.
Razionalità ed emozione si completano senza soluzione di continuità, è come una sorgente che ti fa fa amare la tua vita, qualunque essa sia.
L'ho letto due volte in fila e l'avrei cominciato per la terza..... se non avessi sentito l'impellenza di prestarlo ad un'amica.. del cuore, s'intende;-) .
Non desidero aggiungere altro, per non rischiare di rovinare la meraviglia di questa scoperta, allo stesso tempo così intima ed universale.
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La mamma migliore
Ieri mia figlia di 4 anni mi ha detto "lo sai che sei la mia mamma migliore!" mi ha fatto sorridere perché e' troppo piccola per capire che la mamma non la puoi scegliere e nemmeno sostituire come succede per le amiche,pero' questo e' il dilemma che assilla il protagonista nel suo libro ispirato alla sua vita.Massimo a nove anni perde la madre ammalata di un Brutto male come gli hanno raccontato tutti i familiari per non farlo soffrire troppo e da li comincia la sua ricerca di una figura sostitutiva la zia ,la tata ,l'amica di famiglia senza riuscire a trovare mai l'abbraccio e il conforto che solo una mamma riesce a dare.Questo romanzo fa riflettere molto sulle cose che sembrano a volte banali e scontate come gli affetti famigliari e l'importanza di un'infanzia serena e spensierata e forse solo chi ha sofferto veramente apprezza al massimo ogni momento positivo della vita.
Grazie Gramellini ne avevo bisogno!
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A TE, AMICA MIA!
Ho letto “Fai bei sogni” con un po’ di amaro in bocca.
Il gusto della consapevolezza di essere una persona fortunata e privilegiata, che tante volte non sa apprezzarlo.
Un po’ come quando da bambina mi dicevano “Devi essere felice per quello che hai, nel mondo tanti bambini come te muoiono di fame!” e io capivo che era vero, ma senza averlo sotto agli occhi, lo dimenticavo facilmente.
Privilegiata per mia madre, gironzolante e indaffarata per casa, talvolta lamentosa, ma corporea, forte, profumata, viva, una roccia.
Fortunata per mio padre, la mia, seppur nodosa e talvolta inarrivabile, quercia.
Questo libro è una buona bussola per quando si sente di aver smarrito le priorità.
Ancor di più però, è un cammino interiore, una crescita, l’evidenza di come, l’essere umano sia molto più che solo pelle, muscoli e ossa. Un libro che ti fa capire QUANTO siamo di più che solo carne!
Un’amica una volta mi ha scritto: “nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità”.
Così come l’erba ostinata e selvatica che sbuca nelle crepe dell’asfalto, Massimo, (nonostante le difficoltà appunto), si è creato una sua strada e ha imparato a vivere e a perdonare.
Certo, c’è stato qualche passo falso, ma chissà quanta forza c’è voluta!!!
E a te Amica mia, quanto forza ci vorrà?
Non ho potuto fare a meno di pensarti, con la tua realtà così simile a quella di Massimo, avevano persino lo stesso nome!!!
Eri un pochino più grande, ma, quante delle frasi che ho letto, le ho sentite uscire dalla tua bocca e quante ancora non mi hai detto e forse non mi dirai?
Ogni pagina mi ha ricordato il tuo strazio, anche l’ostinazione nel far sembrare tutto come se niente fosse.
Se questo libro mi ha insegnato qualcosa, allora troverò il coraggio di regalartelo al più presto e anche l’umiltà di andare da mia madre a ringraziarla.
Ringraziarla di avermi reso il cammino più semplice, di essermi stata sempre vicino e di esserci comunque un domani, nella persona che sono oggi.
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Fai bei sogni – Commento di Bruno Elpis
“Fai bei sogni” è l’invito che la mamma rivolge al suo bambino. E il bambino/Massimo Gramellini idealizza la figura della madre, anche perché non accetta uno dei torti più gravi che la vita gli possa arrecare: la perdita prematura della genitrice.
Ho trovato struggente il racconto dell’infanzia attraverso personaggi mutuati dalla fantasia (“Baloo era il sacerdote dei lupetti”), libri per ragazzi (I ragazzi della via Paal, Davide Copperfield – “Almeno David Copperfield aveva una zia” -, Il piccolo lord, Senza famiglia e Oliver Twist), eroi di Walt Disney (Mary Poppins) e mostri della televisione (Belfagor: “Un mostro molle e spugnoso che si alimentava delle mie paure: sfiducia, rifiuto, abbandono. Lo battezzai Belfagor, il fantasma del Louvre di un telefilm che aveva conteso a Polifemo il primato delle mie angosce infantili”).
La narrazione, e con essa l’interpretazione di una vita, scorre nel disperato tentativo di fissare qualche certezza e qualche verità: “Non essere amati è una sofferenza grande, però non la più grande. La più grande è non essere amati più.”
“… La verità, e cioè che la mamma aveva incontrato Brutto Male al ritorno da una serie di commissioni”.
“Una moglie si può sostituire, una mamma no.”
Attraverso amori, scelte studentesche e lavorative perennemente in conflitto con il senso di sconfitta e di abbandono: “… Il lavoro … mi ricordava di continuo come la mia vita fosse diventata una conseguenza inesorabile di scelte difensive.”
“Se un sogno è il tuo sogno … puoi passare la vita a nasconderlo dietro una nuvola di scetticismo, ma non riuscirai mai a liberartene”.
Fino alla rivelazione finale, rinchiusa in un cassetto e riassunta in un articolo di giornale: a significare che era imprigionata nel forziere della coscienza, forse rimossa per autodifesa.
Un romanzo toccante, scritto con tanto sentimento, un romanzo coinvolgente come può esserlo soltanto un’esperienza di vita vissuta.
Bruno Elpis
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TI SALUTO MAMMA...IO TORNO A VIVERE!
"Grazie Massimo...grazie per il dono che ci hai fatto...grazie soprattutto per essere diventato così forte e d' essere riuscito a condividere con noi la tua grande sofferenza, che hai serbato nel tuo cuore per così tanti anni...." Con profonda stima, Pia.
E' Massimo Gramellini , a cui mi rivolgo, l'autore di questo bellissimo romanzo autobiografico, che è riuscito a scriverci "da amico".
La sua vita è trascorsa nell'infanzia serenamente fino a otto anni, quando gli muore la mamma.
Da quel momento inizia la sua disperata ricerca e vana di trovare una figura femminile che la sostituisca...
.L'unica ad avvicinarsi in qualche modo a lui è la sua maestra....
Ed io ho rivissuto la mia esperienza. Molti anni fa è morta la mamma di un mio alunno e ho cercato di trasmettergli tutto l'amore possibile. Il tutto è avvenuto per me nella continua inquietudine data dal mio continuo sforzo di mantenere quell' equilibrio, che poteva spezzarsi in ogni momento... con i miei figli...con gli altri alunni...credo d'esserci abbastanza riuscita e .... ci siamo rimasti entrambi nel cuore...; il papà dell'alunno in quell'occasione seppe sopperire egregiamente alla mancanza della madre...cosa che purtroppo non accade al povero Massimo.
S'introduce in lui una paura che lo tormenta come un brutto male e che nella fattispecie corrispondeva al fantasma Belfagor, e riaffiora in me il ricordo della paura che anche io provai per Belfagor...nella mia infanzia...che, sia pur sopita, vi assicuro...mai ho dimenticato.
Massimo cresce pertanto senza poter contare da parte di nessuno di quell'amore fatto di teneri abbracci...dolci parole...carezze inaspettate...complicità segrete...che la mamma sicuramente gli avrebbe garantito; fa tanta tenerezza e ti vien spesso voglia di abbracciarlo...
E lui che non riesce a perdonare la madre d'averlo lasciato , condurrà una parte di lunga vita con la continua smania di insoddisfazione, perchè è arrabbiato e in lui si evidenzia una personalità distonica.
" E' nulla morire. Spaventoso è il vivere"
Massimo avverte qualcosa di strano che non sa definire...e solo dopo quarant'anni scopre che la sua sensazione corrispondeva a realtà.
E' solo grazie a questa verità scoperta che il protagonista, ormai già uomo, riuscirà a liberare sua mamma...intrappolata in lui....per lasciarla volare verso la luce....e lui per ritornare a vivere....e da ora nella sua vita ritornerà lo slancio all'amore....
Questo passaggio di vita avviene solo perchè Massimo riesce a fare un gesto importante....diventa capace di perdonare e se lo fa è anche grazie ad una donna, la sua comagna Elisa....
E...si sa...molto spesso quando c'è un grande uomo...c' è sempre una gran donna che lo sostiene!
"Preferiamo ignorare la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Ma se la affrontiamo...Torniamo alla vita."
Al termine della lettura, ho rafforzato ancor più un'idea che è da anni che vado costruendo...:
Ci sono persone che hanno sofferto e rimangono per sempre arrabbiate con la vita e se le incontri...è sempre un'incognita...un rischio.
Ci sono persone che hanno sofferto nella vita e riescono a trovare la forza di ritornare all'amore per la vita...e quando le incontri è una gioia.
Massimo fa parte di quest'ultimi e per questo lo reputo una persona davvero speciale !!!
P.S. Questo libro è stato come un caro amico...cadenzato ad un ritmo sempre giusto per me...non ho mai avvertito il desiderio di correre, anticipare, terminare....No, ci siamo tenuti per mano e abbiamo camminato insieme....sono stata prprio bene con lui.
Cari amici, leggete questo libro. E' un dono !!!
Pia
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toccante...
Per quanto mi riguarda ha messo nero su bianco le emozioni,le paure, i dubbi che si hanno quando si cresce senza una figura importante come in questo caso, e il mio della madre.
ti tocca il cuore come pochi libri sanno fare con una semplicità nello scrivere e di raccontare cose che a volte non sono facile da dirsi neppure a se stessi.
ognuno di noi ci si può rispecchiare per tanti versi... non c'è solo il lato della disgrazia, della perdita ma si toccano temi come la paura di vivere di esporsi all'amore. lo consiglio davvero tanto perchè ogni pagina tira l'altra,:)
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Tenerezza di bambino
Libro toccante ed emozionante. Racconta le paure, i pensieri, i dubbi, la vita di un bambino che perde la mamma e che solo dopo molti anni viene a conoscenza di cos'è davvero successo alla sua mamma. E' un romanzo intessuto di fatti realmente accaduti, che ci fa riflettere su quanto la morte precoce di un genitore sia per un bambino un'ingiustizia inconcepibile. Sono pagine piene di detriti di ricordi ed è meglio che non detriti di rimpianti. Quello che mi ha colpito è lo stile, fluido, scorrevole, sembra di ascoltare la voce di una persona che si confida. E ancora di più il contenuto, argomento delicatissimo, raccontato in prima persona, autobiografico e reale. Una storia umana, che mi fa guardare a questo autore che vedo spesso anche in televisione, con occhi diversi da prima. Ho provato tenerezza, ho provato voglia di abbracciare questo bambino. Ho capito la sua solitudine. Ho capito le sue paure. Ho capito che dentro di sè ha sempre saputo.
a cuore aperto
sono torinese e torinista come Gramellini e per una persona nata a Torino capisco che sia ancora piu' difficile aprirsi totalmente come ha fatto lui perche' la nostra citta' ci cresce in una coltre di riservatezza.
Complimenti a lui che ci ha fatto addentrare nel suo cuore e nella sua testa con emozioni della sua vita che pochi avrebbero scelto di rendere pubbliche.
Il racconto mi ha fatto vivere in lui per tutte le sue pagine, emozionandomi, facendomi riflettere, sorridere e commuovere.
Grazie
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UN LIBRO PIENO DI VERITA' ED EMOZIONE
E' un libro bellissimo, capace di catapultarti fuori di te e immedesimarti nel personaggio, di cui ne senti vivere il dolore e la sofferenza anche solo attraverso le parole; un dolore però consapevole della possibilità di uscirne più forti senza dimenticare ciò che è stato. Una storia unica, seppur siano tanti i casi in cui la propria mamma viene a mancare, e difficile, resa aspra e dolente dalla verità scoperta dopo quarant'anni che ha distrutto le certezze di un uomo in fondo rimasto un bambino solo e indifeso, un uomo che comunque ne uscirà, lasciandosi alle spalle un periodo della propria vita complicato e vuoto di affetto e sentimenti positivi. E' un libro coinvolgente e profondo, pieno di riflessioni e emozioni. Ve lo consiglio. L'ho trovato stupendo.
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Sopravvalutato
Fai bei sogni mi ha incuriosito dopo aver ascoltato un'intervista dello scrittore Massimo Gramellini, dove anticipava appunto la trama, ovvero la sua storia.
Devo dire che ho letto questo libro con una grande aspettativa, forse proprio a causa di questa intervista, ma mi ha lasciato una sorta di insoddisfazione.
Il personaggio attraversa un tragedia familiare che lo porta per gran parte della sua vita alla ricerca di una figura materna e di conseguaneza alla ricerca di un affetto mai avuto. Leggevo il libro in attesa di qualcosa che è arrivato solo al termine del libro, una rivelazione importante della sua vita, alla quale ha dedicato solo le ultime pagine del romanzo e che io egoisticamente avrei voluto fosse approfondita.
Il libro è ben scritto e la lettura è piacevole, soprattutto negli aneddoti di gioventù riguardanti la passione per il "Torino", ma per quanto mi riguarda diciamo che non ha soddisfatto le mie aspettative.
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Prendere un momento per pensare...
Ho comprato questo libro principalmente per la copertina che mi ha conquistata.
Poi quando ho cominciato a leggerlo sono rimasta piacevolmente impressionata. Questo libro ti aiuta a riflettere..sull'amore, sul dolore, sulla perdita e in generale sulla vita. Pur non avendo (fortunatamente) avuto perdite così forti Gramellini è riuscito a catapultarmi nel suo dolore con una leggerezza e chiarezza incredibili.
Da leggere assolutamente!
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C'è un Belfagor in agguato dentro ognuno di noi..
"La missione di ogni uomo consiste nell'essere una forza della natura e non un grumo agitato di guai e di rancori che recrimina perché l'universo non si dedica a renderlo felice". George Bernard Shaw
Quando la morte e il dolore irrompono prepotentemente nella vita di un bambino, spezzando l'incanto e la favola, lasciano una traccia difficile da cancellare anche da adulti.. se poi è la figura materna a venire a mancare in così tenera età, la ferita può essere ancora più profonda. Quante vite segnate da lutti e da sofferenze difficili da digerire, da accettare. Eppure con la sinteticità e lo stile diretto che rispecchiano la sua professione di giornalista, Massimo Gramellini racconta ai suoi lettori una storia preziosa perchè sua, regala una parte di se. Tuttavia alla semplicità dello stile aggiunge la dolcezza e il dolore del bimbo e dell'adulto alle prese con una "mamma ingombrante", anche se di lei è rimasto solo un ricordo sfocato. Ho trovato eccezionale la capacità dell'autore di riuscire, anche con pochissime parole, a descrivere la complessità dell'animo umano e dei sentimenti. Un racconto toccante perchè vero e profondo pur nella sua semplicità. Non è necessario usare una prosa ridondante o astrusi giri di parole, non in questo caso.. Fai bei sogni è un regalo prezioso da parte dell'autore che ha deciso di mettere a nudo una parte della sua vita (e non è certo facile) e insieme un incoraggiamento: qualsiasi sofferenza, problema ognuno di noi stia vivendo e per quanto sia difficile farlo, solo l'accettazione del dolore può renderci liberi e permetterci di superarlo.
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Controcorrente
Proprio non mi è piaciuto. Non mi è piaciuto lo stile in cui è scritto, l'ho trovato sfilacciato, a tratti contorto nella costruzione della frasi, a tratti arrampicato sugli specchi.
Il tema già di per sè non è originale, quindi andava ben svolto. Invece mi è arrivato un insieme di pensieri sparsi, senza capo nè coda, poco profondi, a dire il vero. L'argomento è trattato con una certa superficialità e a me non ha suscitato simpatia o empatia per l'autore, tuttaltro. Talvolta non si coglie nemmeno la correlazione tra la vita dell'autore adulto e la morte precoce della madre.
Non so. L'ho finito a fatica, proprio per avere la visione d'insieme, sperando sempre in un colpo di coda, che non è arrivato.
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Straordinarie emozioni
Ho scoperto per caso questo libro, che on realtà e ormai ai vertici delle classifiche da qualche mese, e che dire il libro e straordinario
Lo si legge in 3 ore volendo , il finale e sconvolgente e commovente, tutti i sentimenti che avevi provato fino a quando anche il lettore non scopre la verità, vengono ribaltati e nuove emozioni prendono spazio.
Consiglio la lettura, non conoscevo questa storia, che come ha più volte detto gramellini nelle sue interviste, da voce a milioni di storie analoghe che hanno avuto il coraggio di " parlare " proprio grazie a questo libro.
Coraggioso e audace l autore a rendere pubblica una parte dolorosa di vita, che credo pero non solo essere utile ad altri, ma in fondo essere utile anche a lui stesso in quanto forse era l ultimo anello che lo teneva ancora li legato ai risentimenti del passato.
Forse ora anche lui e liberato dentro dalla sofferenza di un infanzia difficile
Leggete questo libro e capirete!
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Tenero e commovente
Molto commovente. Ho pianto un bel po'. Ma è obbligatorio visto che il libro parla di una mamma morta. O meglio, parla di un figlio arrabbiato, deluso e molto spaventato che non si da' pace. L'autoironia e la capacità di sdrammatizzare dell'autore rendono il libro piacevole malgrado lo sfondo di dolore.
Sono d'accordo con chi afferma che è un libro molto molto intimo, nel senso che l'autore si mette a nudo e non siamo molto abituati a parlare dei nostri veri sentimenti e paure e a confrontarci su questi.
E' talmente personale questo scritto che sarebbe stato più idoneo come pubblicazione postuma.* Invece lo ha pubblicato di sua volontà facendo a chi lo legge dono di se stesso.
Forse dobbiamo imparare ad accettare e ad accogliere i doni se vogliamo convivere coi nostri limiti.(invece di rinnegarli)
*grattatina scaramantica.
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Mi è piaciuto molto.
Un libro garbato, scritto con una vena di sottile ironia che si legge molto velocemente e piacevolmente e che conduce in fondo ad un percorso di vita interessante, non banale e raccontato con delicatezza. Il dolore e la sua mancata accettazione descritti in modo impeccabile. Assolutamente non delude.
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FAI BEI SOGNI
fai bei sogni è l'autobiografia di un autore che si svela ai lettori a trecentosessanta gradi. è un'opera che segna l'approdo alla maturità non solo stilistica ma anche personale di un autore che abbiamo amato tutti con l'ultima riga delle favole, libro enigmatico, passionale e coinvolgente.
fai bei sogni è il sussurro di un'anima affranta che da poco ha trovato la pace, è il coraggio di gridare al mondo il proprio dolore, è un libro su cui chi si trova nella sua stessa situazione può piangere, è un libro che riesce a toccare l'essenza della vita interiore di un bambino problematico senza troppi ornamenti nè inutili parole. è la condensazione di una vita travagliata in poche pagine.
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Catarsi
Libro che sicuramente fa più bene a chi lo ha scritto che a chi lo legge; il fatto che la scrittura sia catartica, in questo caso, è evidente, ma, nonostante il libro sia scorrevole e gradevole, a mio parere in questi casi i primi posti in classifica e le lodi sono dettate più dalla stima per l'autore e da una volontá di incoraggiarlo nel percorso di vita che da una effettiva validità letteraria del libro in sè.
In tal senso, onestamente non mi sento di dare un voto alto, ma solo di apprezzare il coraggio di esporsi intimamente in un ambiente che non premia l'interiorità. Sono anche un po' perplessa dalla commercializzazione di tanto di personale, ma questo è forse parte del gioco.
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Una delicata carezza
Romanzo autobiografico di Massimo Gramellini che racconta la triste storia della perdita della mamma a otto anni e soprattutto del difficile e lungo percorso interiore per accettare la tragedia alla ricerca della verità.Periodo lungo che lo segnerà, influenzando la sua vita non di poco.Una vita condotta con il pensiero, il peso di essere orfano, il non riuscire ad accettare la prematura scomparsa.
Il libro è abbastanza corto, a volte un pò noioso soprattutto nella fase centrale ma intenso.Il tema trattato molto coinvolgente.
Sicuramente mi ha dato tante emozioni, il cuore si fa pesante, imbevuto, densissimo.Alla vista della foto della mamma il cuore si è stretto fino quasi a piangere.
Un romanzo corto e semplice se letto con la mente ma difficile se letto con il cuore.
Quando ho chiuso il libro ho provato tanto dispiacere e tanta voglia di abbrecciare il mio bambino e la mia mamma.
Toccante.
Fa riflettere
Questo libro fa riflettere sui valori della vita e sull'importanza degli affetti, ma non lo consiglio perchè: primo è un pugno nello stomaco, secondo non è così profondo come può sembrare.
E' la storia di Massimo (l'autore-giornalista stesso) che perde la madre, ma nessuno gli spiega nè come nè perchè. Lo scoprirà molto tardi, a 43 anni, dopo aver passato una vita struggente e intrisa di sconfitte. Troppe. E' sempre alla ricerca della verità, di una madre, di un affetto che non trova....e alla fine, quando scopre come realmente è morta la madre, se ne fa subito una ragione. Un cambiamento troppo repentino a mio avviso. Speravo qualcosa di più da questo libro sinceramente.
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Fai bei sogni di Massimo Gramellini
Un giornalista può essere anche uno scrittore, come lo è Gramellini o come lo dimostra in questo romanzo Fai bei sogni. Nelle intenzioni dell’autore avrebbe dovuto scrivere un saggio su come uscire dall’abulia e dalla rassegnazione con cui le persone sembrano affrontare questo momento storico e per corroborare la tesi aveva pensato di far precedere il saggio da una pagina autobiografica in cui avrebbe raccontato la rimozione della morte della madre (morta quando lui aveva 9 anni). Ma la pagina prende la forma di una narrazione vera e propria intessuta di fatti realmente accaduti. Dopo la presentazione di questo libro da parte di Gramellini nella trasmissione di Fabio Fazio, come una grancassa di risonanza le vendite sono salite vertiginosamente, decretando un successo clamoroso.
Fuori da ogni schema retorico, perché il dolore espresso è autentico, la storia rapisce dall’inizio e non abbandona il lettore fino all’ultima pagina, la commozione non la si può trattenere e inumidisce gli occhi, nonostante. La madre, evocata, ricordata e mai dimenticata, perché morta, è una presenza costante nella vita di Gramellini bambino e poi adulto, la verità sulla sua morte è misconosciuta, ma come sottesa nel suo cuore. Con parole pacate colme di profonda sofferenza la madre Giuseppina, rivive nella mente, nell’animo di Massimo, durante il suo percorso esistenziale, privato di lei e della vita stessa. Straziante la sua preghiera imperativa rivolta al Signore di rimandargli giù la madre e subito o far venire su lui, quando apprende che la madre non è uscita a fare le commissioni, come gli dicevano, ma era volata in cielo per proteggerlo meglio. Nella sua mente di bimbo vive la perdita come una forma di disamore della madre nei suoi confronti, per il fatto che non tornasse e l’avesse abbandonato solo alla deriva trascinando detriti di ricordi come il suo abbraccio o l’ultima volta ch’erano stati insieme…o quando gli augurava la buona notte : Fai bei sogni. Tutto il libro è una dolente poesia verso la madre e per la madre, ora in un crescendo di sentimenti tra i più devastanti ora tra i più contraddittori. Se la mamma non fosse morta, oggi l’amerebbe sì, la rispetterebbe, ma la sua presenza sarebbe come un dato acquisito senza la meraviglia o la suprema dolcezza di avere una madre vicino, è la perdita che suscita rimpianti per quello che non si è fatto e si poteva e doveva fare. Per Gramellini il dramma assume sfaccettature più complesse perché non sa o non vuol sapere la realtà che si cela dietro quella morte, come poi saprà: un complotto compatto di parenti e conoscenti gli aveva costruito un muro di silenzi e di menzogne su quell’evento. Solo dopo quarant’anni conoscerà la verità: sconcertante, ma nello stesso tempo sapeva da sempre com’era morta, ma aveva deciso da subito di non volerlo sapere. L’intuizione ci rivela di continuo chi siamo. Ma restiamo insensibili alla voce degli dei, coprendola con il frastuono delle emozioni. Preferiamo ignorarla, la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere. Completamente vivi.
Il libro colpisce al cuore del lettore perché non ci sono fingimenti letterari né arguzie stilistiche pretestuose, è l’animo del protagonista che irrompe nelle pagine e si apre con candore come se tornasse bambino e rivivesse con la stessa forza originaria sentimenti mai sopiti.
È raro di questi tempi, O tempora O mores, mostrare emozioni vere senza l’inibizione di essere se stessi: ecco l’essere, senza armature di difesa, e non la rappresentazione di sé come vediamo in ogni ambito della vita odierna.
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Cos'è la felicità?
La perdita di una madre è stata per il piccolo Massimo la perdita di una parte della sua infanzia. Le figure femminili che hanno provato a sostituire la figura della madre non sono state all'altezza... per trovare conforto non sono bastate nè le divinità (Dio, Buddha...) né i distaccamenti dalla realtà (Camel Light, gli studi...). Solo a 43 anni scoprirà come sua madre è morta veramente... bel libro, che fa riflettere.
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