Emmaus Emmaus

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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    26 Gennaio, 2022
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C'è un'unica tenebra, per tutti



Emmaus è la città della Palestina in cui due discepoli incontrano Gesù risorto, senza riconoscerlo, se non quando egli è già andato via.
"Emmaus" è un libro che odora di incenso e sacrestia, ha il suono dell'organo suonato in chiesa, ma brucia come il fuoco e fa male come la luce di una torcia puntata dritto negli occhi.
È tutto lì, davanti ai protagonisti, ma loro non sono in grado di comprenderlo, di vederlo, se non dopo che si è manifestato.
Ma forse siamo tutti un po' ciechi davanti alla verità che ci cammina affianco.

Baricco è sempre difficile da commentare per me: so di aver letto qualcosa di molto bello, di profondo e dannatamente denso, ma mi sfuggono le parole per dirlo, come se le uniche possibili le avesse usate tutte lui e a me non rimanesse altro che assaporarne gli effetti.
(Un motivo ci sarà se anche nel libro stesso mancano la seconda e la quarta di copertina, tutto bianco, senza spiegazioni...)

Due mondi che si sfiorano e poi si intersecano, mondi che si guardano da lontano, diffidenti, che parlano lingue diverse eppure si attraggono, generando col loro incontro un terremoto emotivo tale da sconquassare ogni quotidianità, da sconvolgere tutte le vite coinvolte in questo impatto.

"Chi ha iniziato a morire non smette mai di farlo."

Da una parte quattro ragazzi 17enni della media borghesia torinese (presumo), dediti alla scuola, alla Chiesa e al volontariato, schiacciati da una fede che tramortisce ogni loro pulsione, figli di un moralismo che li ha cresciuti "bravi" e sinceri nel loro credo, ma assolutamente impreparati alla vita.
Dall'altra parte una ragazza, Andre, bellissima e perduta, appartenente all'alta borghesia, con la sua libertà sfacciata e disinibita, i suoi nervi a pezzi, e il suo sfidare, quotidianamente, tutto quello in cui loro credono a suon di alcol, sesso e morte.
Ed ecco che, quando attraverso la porta di una stanza sempre chiusa e buia, riesce ad infiltrarsi uno spiffero d'aria, anche solo un sottilissimo filo di luce, non è più possibile non sentirsi attratti da quel vento sconosciuto che imperversa fuori, e allora la porta si spalancherà e la tempesta entrerà da ogni crepa possibile, lasciando tutti sbigottiti e stravolti.

Perdizione e salvezza.
Dannati e salvati.
Lussuria e castità.
Buio e Luce.
La verità ce la dice Baricco già a pagina 25: "Per quanto assurdo sia, c'è un'unica tenebra, per tutti."

Un Baricco con meno virtuosismi linguistici, meno poesia, ma con una grande profondità (e complessità) di pensiero, e raggiunge comunque vette stilistiche di una bellezza disarmante.
Un Baricco tormentato, ruvido (come la copertina del libro) e sofferto.
Ed è proprio così che io riemergo da questa lettura: ammaccata, con un carico di riflessioni sulla vita, sulla morte, sulla depressione, sulla religione, sulla capacità di trovare una dimensione altra, non imposta dal cattolicesimo, in grado di coniugare orrore e bellezza.
Perché tutto intorno a noi è tale.

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    30 Settembre, 2016
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La linea sottile tra bene e male..

Quattro i protagonisti: Luca, Bobby, il Santo e l’io narrante della vicenda. Quattro ragazzi che appartengono alla borghesia, quattro anime che sono cresciute con l’asservimento a regole ferree e precetti religiosi che, vuoi a causa dell’età, vuoi per i tempi, non comprendono fino in fondo. E per quanto ne discutano, ne parlino, ragionino, quei dubbi restano, quelle perplessità che li hanno portati ad analizzare e ad interrogarsi, persistono.
Crescono e con loro prosperano questi dilemmi, assumendo volta volta differenti pieghe poiché ciascuno è contraddistinto da realtà familiari e di vita mutevoli. Ognuno vive infatti in un contesto diverso; taluno in una famiglia apparentemente dedita al dialogo, talaltro in una in cui questo è inesistente o dove i segreti imperano incessanti dietro silenzi e mura di divisione non solo fisica ma anche mentale e con quella cecità propria di quei genitori che si rifiutano di vedere oltre quegli insegnamenti elargiti e a cui è impensabile sottrarsi. Da qui subentra il tema del peccato che non è concepito come un qualcosa che non va fatto perché atto a ferire il prossimo, bensì come dogma a cui è dovere attenersi perché così è stato insegnato, così è e così deve essere. E fa male, arreca sofferenza, in quanto porta conflitto tra il pensiero interiore e l’insegnamento “sacro” ricevuto.
Una storia dura è quella che ci offre Baricco con Emmaus, una storia in cui si parte dall’amicizia, sentimento che è causa di mille incomprensioni, che è forza e debolezza, e che finisce con l’essere condizionato dalla mentalità bigotta, chiusa in schemi programmati; elemento che di fatto non può che portare al dolore, alla disperazione.
Peculiarità di questo scritto non è solo e soltanto la trama costituita da una tematica di non facile apprezzamento, ma anche lo stile narrativo adottato che risulta essere ad una prima battuta meno poetico rispetto al Baricco a cui siamo abituati tanto da poter essere percepito quale ostico alla lettura.
Eppure è proprio questa scelta stilistica che avvalora e concretizza le argomentazioni proposte perché grazie alla ruvidità del linguaggio la storia, che si sviluppa attraverso le angosce di un gruppo di ragazzi, risulta tangibile, tocca nel profondo chi legge, risveglia corde che altrimenti non sarebbero state pizzicate. Un elaborato particolare ma capace di far riflettere.

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Riccardo76 Opinione inserita da Riccardo76    18 Gennaio, 2015
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Andre: la vita, “l'amore” e il peccato

Emmaus, luogo dell’apparizione di Gesù a due dei suoi discepoli, così come ci è dato sapere dal vangelo di Luca. Luca il migliore amico del protagonista e la fede, quella un po’ bigotta dei paesi di una volta, e non solo, in un tempo non ben definito, ma forse il tempo non ha importanza.
L’amicizia questa si che ha importanza e le debolezze, le mille incomprensioni e una visione di una vita un po’ condizionata, poco libera, la lotta per una forma di libertà che porta anche alla disperazione, al dolore.
La storia di quattro amici, le loro esperienze con il sesso, la bella Andrea, da tutti conosciuta come Andre, che non ha inibizioni e vive la vita un po’ al limite. Una storia forte, scritta con il solito stile di Baricco, certo il gergo è forte, un po’ meno poetico rispetto al solito, ma a mio avviso adeguato alla storia, un linguaggio spesso ruvido come ruvidi sono gli eventi raccontati.
Un romanzo sicuramente differente dagli altri letti di Baricco ma, nonostante le parole spigolose, riesco sempre a vederci la solita prosa poetica e lo stile, a mio gusto affascinante, che gli è solito.
L’autore si immerge completamente nella storia, usa parola adeguate alle vicende narrate, fotografa le vite di questi ragazzi, ci parla delle loro frustrazioni, delle loro angosce, delle paure e dei loro errori, spesso più grandi di loro, spesso estremi.
Il concetto del peccato inteso come quello che non va fatto, non perché realmente mi ferisce o ferisce il prossimo, ma perché mi hanno insegnato che è così, che non si fa. Il peccato come fonte di conflitto e di condizionamento, il peccato che crea un buco, fa male perché è insito in noi ed è difficile pensarla diversamente, spesso impossibile.
Non credo sia un romanzo forzato, esagerato, è una storia sicuramente estrema, una delle tante realtà, in quei piccoli paesi o quartieri di periferia, dove tutti sanno tutto di tutti, dove la fede viene spesso usata più che vissuta.
Un libro che mi è piaciuto nonostante tutto, un libro che vuole colpire e farci riflettere, e per quanto mi riguarda ha raggiunto l’obbiettivo. Mi ha fatto pensare alla mia adolescenza, chiaramente non ho vissuto queste vicende, ma sono cresciuto in una periferia difficile, e di storie come questa il quartiere era pieno. Gli errori e le esperienze estreme di cui si parlava poc'anzi erano come piccole gocce di pioggia, bastava poco a bagnarsi la maglia.

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Opinione inserita da Federico    25 Novembre, 2014

Le opinioni di chi non sa cosa ha letto

L'ho letto una domenica, un po' al mattino, un po' alla sera - con quattro ore di lavoro, nel pomeriggio, a inframezzarlo. Mi è scivolato via come una bottiglia di limoncello con gli amici. Bicchiere dopo bicchiere divertente, malizioso; senso di vomito, sì, e sentire la fronte che diventa calda. Finisce che hai solo voglia di bere tanta acqua, e di affogarlo un po'.
E' un libro difficile, il finale lo sto ancora cercando da qualche parte. Non l'ho accettato completamente, e mi avrebbe fatto bene leggere qualche altra opinione, così pensavo. Sono finito su questo sito.

Mi dispiace constatare quanti soloni sollevino la bacchetta per tacciare l'autore di esagerazione, di pressapochismo, di vaghezza, e di tanti altri insulti che, a mio parere, sono fuori luogo.
Certo è che Baricco non fa nulla per farsi apprezzare ai più, nonostante quel che si dice abitualmente sul suo conto.
Prova ne è questo libro - che per capirlo devi essere, in qualche modo, entrato in contatto con quel mondo, con quei ragazzi ultrainnamorati di Gesù, nell'ingenuità dei loro sedici anni. Altrimenti ti sembra un libro irreale, che la spara grossa, che parla di sesso tanto per parlarne, per fare un po' la critica al moralismo cattolico, che va sempre di moda.
Cari soloni, scrivo solo per voi. Questi ragazzi ESISTONO, e non soltanto nel libro di Baricco. Sono nascosti ai vostri occhi perché abitate due mondi diversi, ma che dico, due universi diversi. Non entrerete mai in contatto con loro, e per il semplice fatto che non li vedete, per voi non esistono. Ecco, come diventa lancinante quel tema di fondo... tutti noi guardiamo il mondo con i nostri preconcetti, convinti di conoscere tutto e tutti, quando in realtà ne conosciamo solo la porzione che qualcuno ci ha insegnato, o che in qualche modo abbiamo scoperto da soli. Voi, cari lettori, non vi siete mai imbattuti in un certi ambienti della Chiesa, dove credetemi, l'amore si respira, ma dove spesso ci si imbatte in ingenuità disarmanti. Baricco non è esagerato, affatto. E' evidente che parla di un mondo del quale ha fatto parte o con il quale è entrato in contatto, in qualche momento della sua vita. O che qualcuno gli ha raccontato, molto bene.
Il senso un romanzo è trasportare il lettore in un mondo che non è il suo. Chi preferisce, resti pure sul divano a guardare il campionato.
Per questo, dico che non è un libro per tutti.
Volete leggerlo? Preparatevi ad essere aperti, molto aperti.
Mi permetto di darvi un compito. Un compito molto pop.
Ascoltate attentamente "Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall'azione cattolica". Magari le canzoni di Zucchero non sono parole messe in fila a caso. Non sempre. Forse forse, questa canzone ed Emmaus parlano della stessa cosa. Che ne dici, Baricco?

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Maybe Opinione inserita da Maybe    01 Giugno, 2014
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Abbozzo di Baricco

Baricco ha una voglia matta di mollarci un fortissimo schiaffo in faccia, ci prova, ci riprova ma non ci riesce. Non so se è per questo coraggio forzato che tenta di mostrare pagina dopo pagina, cercando in tutti i modi di scuoterci, fatto sta che la storia non mi ha colpita granché.
Sicuramente ci sono moltissimi punti interessanti, ma l'intera vicenda non decolla, a mio parere.
I protagonisti sono stereotipi di una società che secondo me nel romanzo non è ben delineata. Baricco cerca disperatamente di far emergere questi ragazzi, di dar loro un nome, una storia, una morale, ma fallisce miseramente. Tutta l'opera ruota attorno a questa donna misteriosa, che rappresenta il peccato, il trofeo più ambito, l'esagerazione. Ebbene, io l'ho trovata noiosa, al limite del patetico. Il sesso mi è sembrato un elemento superfluo, che Baricco avrebbe tranquillamente potuto evitare. Tutto è esagerato, tutto è veramente troppo per sembrare credibile. L'inizio era promettente, originale. Poi ha cominciato a diventare ridicolo e insensato. Lo stile invece mi è piaciuto molto, le immagini suggerite le ho trovate illuminanti. Che dire? Forse l'autore aveva fretta di finire, ma ha scritto una storia che più che una storia pare lo sfondo di una vicenda che io non ho letto.

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LolloP Opinione inserita da LolloP    23 Novembre, 2013
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Chi troppo vuole nulla stringe...

Baricco è sicuramente uno degli autori italiani più interessanti che siano attualmente in circolazione, è un dato di fatto che ogni suo libro è riuscito ad attirare grandi critiche o infervorati elogi, sia da parte della critica che da comuni lettori.
Non ho letto tutta la sua produzione letteraria ma , dei tre romanzi che per ora ho affrontato, Emmaus mi è parso decisamente il più debole e meno convincente. Non c'è il tenue mondo di Seta né il fascino onirico di Oceano Mare, non c'è suggestione né fantasia.
Erano proprio questi gli ingredienti della scrittura di Baricco che più avevo apprezzato e che mi hanno condotto a leggere Emmaus. Tuttavia, con grande dispiacere, non sono riuscito a scorgerli da alcuna parte.
Il racconto fa perno su di un gruppo di ragazzi poco più che adolescenti e su di una serie di eventi, ora sordidi ora pseudo drammatici che li vedono coinvolti. Non credo sia necessario dilungarsi troppo sulla trama, prevalentemente costruita sopra le elucubrazioni mentali del protagonista narratore e che mi hanno più di una volta spinto a mettere da parte il libro. Sono però riuscito a resistere fino all'ultima pagina e le mie prime impressioni non hanno fatto altro che rafforzarsi costantemente.
Mi è parso che Baricco si sia posto l'obiettivo di mostrarsi originale, a tutti i costi, e così abbia finito col parlare di sesso, droga e problemi adolescenziali toccando punte di banalità inaudite. Descrivere scene di sesso in modo esplicito o rapporti interpersonali tra sedicenni che sembrano usciti da un'opera di Freud non è certo il modo migliore per stendere una raffinata analisi dell'animo umano, del rapporto con la religione e gli altri. Temi questi che , perlomeno credo, dovevano essere nelle intenzioni dell'autore il filo conduttore del racconto. Peccato che si sia andati da tutta altra parte.
Fluido lo stile narrativo.
Insomma, dopo gli exploit di Seta e Oceano Mare qui , a mio personale parere, non ci siamo proprio.

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Cla93 Opinione inserita da Cla93    20 Luglio, 2012
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Non so

Ci siamo.
Un altro Baricco.
Un altro OTTIMO Baricco.
Potete pensare che questo libro sia un'aspra critica alla religione cattolica.
Inizialmente, potrete pensarlo.
Ci sono quattro giovani ragazzi, che hanno da poco compiuto diciotto anni.
Sono ragazzi che qualcuno definirebbe "tutto casa e chiesa".
Ma poi, ecco che la situazione dei quattro ragazzi precipita a causa di Andre: Andre è una bellissima ragazza, che strega tutti col suo fascino, e pare che tutti gli uomini pendano dalle sue labbra.
E' forse a causa sua che questi quattro amici imboccheranno la "cattiva strada"?
Baricco lascia una risposta implicita, difficile.
E' un libro complicato.
Scivolando silenziosa sulle parole di Baricco, lasciandomi cullare dal suo stile e dalla sua melodia armoniosa, ho capito che questo romanzo non è come mi era sembrato all'apparenza:
non una critica, né sociale né religiosa: semplicemente: la vita. La Vita, con la V maiuscola:
perché è una delle cose che a Baricco riesce meglio: capire la vita, sapere trasmetterla agli altri.
E chi riesce a cogliere il suo messaggio è fortunato.
Baricco è, a mio parere, uno dei pochi che ben capisce l'animo umano.
Per non parlare poi dello stile: quello mi lascia di stucco tutte le volte.
E' uno stile che, non so, mi riempie.
Disseta la mia sete.
Non so.
Come dice sempre Baricco: Non So.
Nessuno sa.

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altri libri dell'autore.
Baricco, mon amour.
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Nené Opinione inserita da Nené    17 Gennaio, 2012
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Quando si cresce

Emmaus é un romanzo in cui i protagonisti maturano, cambiano, aprono gli occhi sul mondo e, loro malgrado, crescono.

All'incanto dell'infanzia e al rassicurante dogma della religione si sovrappone la confusione dell'adolescenza, le certezze si sgretolano, il confine fra il bene e il male diventa labile.

Emmaus parla di una presa di coscienza dell'esistenza, della consapevolezza di un prima e di un dopo e del fatto che nulla sará piú come prima.

Breve ed intenso, si legge con poco ma lascia molto su cui riflettere "dopo", a pagine chiuse.

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EvaBlu Opinione inserita da EvaBlu    13 Novembre, 2011
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L'eterna Lotta tra Bene e Male

Ho terminato la lettura di questo libro da diversi giorni, eppure mi viene difficile parlarne. Non è semplice dare un’opinione di Emmaus, non è semplice scomporre i vari elementi che fanno di un’opera per l’appunto un romanzo e successivamente un romanzo di successo.
Ho sempre avuto l’impressione che Alessandro Baricco sia uno di quei pochi scrittori che scrive principalmente per sé, ancora prima di scrivere per un contratto con una casa editrice e nella speranza di vendere migliaia di copie. Mi piace pensarlo, o almeno è l’effetto che suscitano su di me i suoi libri . Anche per Emmaus è stato così. Anche per Emmaus il netto sentore è stato quello di leggere un romanzo ma al contempo di essere “letta”. Un po’ come quando sei miope e ti ostini ad andare in giro senza occhiali e all’improvviso una mano benefica ti porge un paio di lenti della giusta gradazione e tu dici: oh, cacchio! Ecco cos’era quella forma indistinta di colori che mi si ammucchiavano intorno, erano persone, ed alberi, e macchine… Così i libri di Baricco, il suo narrare, sono in grado di sezionare sentimenti ed emozioni confusi che tutti noi proviamo riuscendo a concretizzarli, a volte in poche battute, e a darvi forma almeno per il tempo della lettura.
Emmaus è stato, in questo senso, uno scrigno di elementi illuminanti. Non prendono forse il via le mie radici da una famiglia comunemente borghese, dalle scarse possibilità economiche ed il cui motore ancestrale affonda da sempre in una ferrea fede e in un altrettanto indistruttibile credo nell’etica? Come fare dunque a non immedesimarmi nei quattro adolescenti protagonisti e, soprattutto, come non riconoscere la visione d’insieme di “quegli altri”, i ricchi, che mai così bene furono dipinti nel loro andare solenni e impuniti e nel loro non-credere apparentemente a nulla?

La verità, se di verità si può parlare, si dipana pagina dopo pagina, evento dopo evento, mano a mano che “loro”, i ricchi, si avvicinano come in un fotogramma a rallentatore incarnati dalla figura di Andre, appena accennata eppure forte, e mentre Dio, quello stesso Dio presentatoci come unica fonte di salvezza, rimane sullo sfondo ma finisce per perdere di consistenza.
Perché tutto sommato ritengo che i messaggi di Emmaus siano più di uno: oltre alla cecità dell’uomo che nella sua piccolezza non riesce a scorgere la complessità degli intrecci che legano la sua esistenza a quella degli altri, vi è anche un messaggio fondamentale: quello che nulla è come appare e che non esistono confini tra l’esistere umano, non esistono muri invalicabili tra povertà e ricchezza, ma tutto si fonda sull’unica grande lotta che da sempre ci impegna e che ciascuno consuma nel proprio intimo ogni giorno: La Lotta tra il Bene ed il Male, a prescindere da credi, intenzioni, volontà e pregiudizi che ci vengono inculcati.

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...a chi desidera una lettura breve, dallo stile impeccabile ed intensa come intense sono le letture di Baricco.
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SaraDuranTini Opinione inserita da SaraDuranTini    24 Ottobre, 2011
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Profondo

Letto con molto ritardo, recensito con altrettanto ritardo, Emmaus di Baricco è un libro che mi ha fatto riflettere, come tutti i romanzi scritti da lui. Stroncato, anche troppo in maniera fuorviante e decisamente oltraggiosa, da Massimiliano Parente, che scrisse una dura recensione sul quotidiano Il Giornale, in parte apprezzato ma ugualmente colpevolizzato da Andrea Scanzi per lo stile impeccabile che sembrerebbe nascondere una mancanza di contenuti, in una recensione apparsa su La Stampa poco dopo l'uscita del libro.

Ovviamente non rientro nel gineceo (usando le parole di Scanzi) che esalta lo scrittore, applaude e si prostra a lui come fosse una divinità, tuttavia trovo questo libro tanto profondo quanto Castelli di Rabbia, Oceano mare e Novecento (lo so che affermando questo si accaniranno la maggior parte dei lettori che, invece, hanno asserito il contrario). La forza del romanzo è data proprio dal fatto evangelico dal quale prende spunto anche per il titolo stesso: l'incontro tra due uomini, sulla via per Emmaus, con un terzo uomo, il Messia, ma loro se ne accorgeranno quando sarà troppo tardi.

Quanto volte ci è capitato di essere ciechi? Non capiamo proprio perché non vediamo e questo ci disorienta, ci mette con le spalle al muro. Il risultato è che siamo persi e non sappiamo più cosa fare. E' quello che accade ai protagonisti di questo romanzo. Ognuno è cieco di fronte a un determinato episodio della sua vita, un episodio che cela il dolore più profondo, i segreti mai svelati, le cose taciute, l'incomprensibile, l'inafferrabile. Ma anche la gioia e l'amicizia.

Luca, Bobby, il Santo e il protagonista (colui che narra la vicenda). Quattro ragazzi che appartengono alla borghesia, cresciuti secondo regole di vita ferree e precetti religiosi che, data la loro giovane età, non comprendono fino in fondo, precetti che seguono come automi senza capirli. Ne parlano, ci ragionano, discutono, si infervorano, ma non risolvono i dubbi che agitano le loro anime. Dubbi che crescono insieme a loro, prendendo pieghe diverse così come differenti sono le situazione nelle quali vivono i ragazzi: famiglie dove il dialogo sembra, almeno apparentemente, inesistente, famiglie che nascondono segreti, che parlano dietro muri freddi e sconosciuti, che non si conoscono tra loro e che, forse, non sanno molto dei loro figli, se non quello che hanno voluto inculcargli a qualsiasi costo.

Lo sguardo dei quattro protagonisti è attirato da Andre, giovane, bella, dai capelli lunghi e scompigliati. Una ragazza che fa venire il capogiro, piace a tutti, padri e figli. Sembra sicura di sé, i suoi movimenti sono controllati, lo sguardo proiettato al futuro, eppure tanta sicurezza ostentata cela una un dramma familiare che coinvolgerà emotivamente i quattro ragazzi, tanto da spingerli a parlare con la madre per "salvarla".
Ma i ragazzi sono ciechi, non riescono a salvare se stessi e non riusciranno neppure a farlo con Andre che, al contrario, risulta essere quella forte anche di fronte a situazioni particolari che la vita le metterà di fronte.

Il destino di Luca, Bobby, il Santo e quello del protagonista, è segnato da incertezze, dubbi ma soprattutto profonde delusioni e una sfiducia tale da non riuscire a reggere il confronto con la vita.
Emmaus è un libro profondo, che prende spunto dalla vita di ognuno di noi, un romanzo nel quale ci si ritrova e forse, per questo, la storia potrebbe spaventare.

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Ophélia Queiroz Opinione inserita da Ophélia Queiroz    23 Luglio, 2011
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Più che rispettabile

Non ho letto altri libri di Baricco (a parte Senza Sangue, romanzo brevissimo che avevo chiuso senza sapergli dare un giudizio preciso, un po' senza infamia e senza lode), per cui, al contrario delle persone che hanno commentato prima di me, non posso cimentarmi in grandi confronti. In compenso però, quello che posso dire di Emmaus, è che lo considero un romanzo di valore, che almeno si distingue dalla massa mediocre della prosa italiana degli ultimi anni, anche se non è esattamente un capolavoro. Lo stile è fine e accurato, la vicenda originale e i personaggi, mai banali, sono credibili, così come è credibile la crisi in cui si ritrovano coinvolti, la messa in discussione di tutto: dei valori fino ad allora inattaccabili trasmessi da un'educazione cattolica, di Dio, del Bene stesso. Il pregio di questo romanzo è quello di riuscire a descrivere con assoluta serietà e senza luoghi comuni, il percorso di crescita di un giovane; percorso che, contrariamente alle convenzioni dei soliti romanzi di formazione, non trova approdo in una meta stabile e rassicurante, ma al contrario, partendo da salde certezze, va poi a precipitare in una condizione di disorientamento totale. Non certo ottimistico, ma davvero realistico e acuto nella rappresentazione dei conflitti interiori dei personaggi. Consigliatissimo.

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ahab Opinione inserita da ahab    22 Luglio, 2011
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Emmaus

Commentare un libro di Alessandro Baricco è sempre un rischio. E il rischio è che una certa obiettività finisca con l’inquinarsi di una certa partigianeria (a favore o contro lo scrittore), visto che per Baricco si parla, in genere, di amore o di odio.
Fatta questa premessa veniamo al libro. Emmaus.
Difficile dimenticare Castelli di Rabbia, Oceano Mare, Seta, City, ecc., ma per Emmaus è necessario farlo. Vuoi anche per non essere condizionati dagli eccessi lirici e stilistici (senz’altro pregevoli) che caratterizzano gli altri suoi romanzi. In Emmaus non ci sono locande sull’oceano, non ci sono bizzarri costruttori di improbabili ferrovie, o personaggi posizionati più sull’immaginario che sul reale (escludendo Seta, forse).
In Emmaus l’autore, forse, per la prima volta si cala nel reale, studia l’accadere o l’accaduto, che nel libro prende la forma della vita di quattro ragazzi, in bilico negli anni Settanta tra un’educazione religiosa e “la vita” al di fuori di questa. Per quanto ambientato a Torino, molti ragazzi di qualsiasi altra città italiana potrebbero dire di aver, se non vissuto la storia raccontata in Emmaus, quantomeno respirato la stessa aria, o avvertito odori che cambiano col tempo.
Nel romanzo i personaggi, la cui vita sembra azionata da una forza centripeta che li tiene ben ancorati all’interno di un rigido mondo fatto di abitudini cattoliche, scoprono altre forze, centrifughe questa volta, che li allontanano a loro insaputa da quelle che consideravano certezze. E la cosa accade in quell’età in cui i più fragili cedono, i più deboli hanno la peggio. E il romanzo si sofferma sui più fragili e sui più deboli. Paradigma e dramma del loro cambiamento è la scoperta del sesso e di Andre. Della sua bellezza.
Spesso Baricco è stato tacciato di essere, in fondo, uno scrittore superficiale. Abilissima penna, ma, a parte qualche tema vago, gli è stato appuntato che i suoi romanzi non erano nulla più che un esercizio estetico.
La recensione è su Emmaus e non su Baricco. E ancor meno sugli altri suoi libri.
Dico, allora, che Emmaus è un romanzo, a differenza degli altri romanzi di Baricco, molto ancorato alla realtà. Ma fosse stato un altro scrittore la cosa si fermerebbe qui. Invece no. Per Baricco il limite è sempre un altro. Ed ecco, allora, che lui spinge i personaggi fino al limite, collocando le loro vite fin dove l’immaginazione del reale consente l’accettazione della realtà. Di questo concetto nel romanzo la figura simbolo è Andre. Nome senza accento né vocale “a” come finale. Perché è una ragazza, ma col nome maschile, Andrea. Insomma, Baricco non rinuncia mai a spiazzare il lettore. Il tentativo di spiazzarlo lo porta all’estremo quando poi deve rivelare il modo in cui è stata concepita la stessa Andre.
Ma Baricco ama i finali, curati sempre in maniera maniacale. E riserva al lettore un finale che lo spiazzerà ulteriormente, ribaltando i paletti che nel corso della lettura si puntellano per procedere nella narrazione, arrivando a raffigurare un mondo capovolto, dove male e bene acquistano posizioni invertite.

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pinucciobello Opinione inserita da pinucciobello    08 Settembre, 2010
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Forzato

Purtroppo questa volta il nostro caro Baricco ha toppato, e lo dico unendomi, senza dubbio, alla folta schiera di fans che ha l'autore ... oddio anche la schiera di suoi denigratori è, forse, altrettanto nutrita. Comunque per raccontare una storiella banalotta su quattro ragazzi che vivono una giovinezza intrisa di cattolicesimo in una città di provincia l'autore si scomoda (nientepopodimeno che !! ) a raccontare un episodio della vita di Gesù; sembra proprio che tenti di darsi una veste colta, dotta, come se lui stesso avesse intuito la fragilità della storia che lui stesso stava scrivendo.
Io ho avvertito un senso di forzatura in tutto il romanzo, come se avessero quasi "costretto" Baricco a scrivere qualcosa e, non essendo arrivata la scintilla l'autore si stesse arrabbattando con la tecnica che, indubbiamente, possiede ed in gran misura. Sinceramente passati pochi giorni dalla lettura si dimentica tutto: nome dei personaggi, intreccio, epilogo e questo indubbiamente qualcosa vorrà dire.

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ngaliero Opinione inserita da ngaliero    01 Settembre, 2010
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Alessandro "Ammaniti" Baricco

Dopo aver letto i libri di Baricco dal primo all'ultimo (saggi esclusi) e averli trovati straordinari, attendevo con ansia l'ultimo nato. Lo apro, lo comincio e lo finisco. Come al solito la lettura è scorrevole e si lascia leggere velocemente ma questa volta la storia mi appare strana, diversa, del tutto estranea ai mondi di Baricco.
Fin dalle prime pagine ho ritrovato un'ambientazione uggiosa di provincia tipica più di quella letteratura moderna tanto apprezzata dai giurati del "Premio Strega".
Fin dalle prime pagine non ho riconosciuto un atmosfera "Baricchiana?" fatta di mondi fantastici, viaggi fantastici, personaggi fantastici ma sempre reali, possibili.
Fin dalle prime pagine ma soprattutto andando avanti ho avuto la sensazione di stare leggendo altro, Ammaniti o Giordano.
Fin dalle prime pagine ma soprattutto alla fine sono stato colto da uno strano senso di insoddisfazione e se non fosse stato per quel suo modo di mettere una dietro l'altra le parole e di farle scorrere così piacevolmente, magari alla fine non ci sarei voluto arrivare.
Ma forse è un romanzo per chi vive in quelle vite e si sente parte di quel mondo descritto.
Un romanzo, senza offesa per nessuno, per ex adolescenti di provincia.

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"Come Dio Comanda" di Nicolò Ammaniti
"La solitudine dei numeri primi" di Paolo Giordano
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garo Opinione inserita da garo    19 Agosto, 2010
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Lo stile non farà il capolavoro, però...

E Baricco ha scritto un altro romanzo che mi son letto tutto d'un fiato. In una notte. Oddio, storia un po' troppo semplice, forzatamente tragica, piena di riflessioni bibliche ed elucubrazioni sulle beatitudini evangeliche che ho fatto davvero fatica a capire (e magari non ho capito) da ateo e religiosamente ignorante quale sono. A me quello che piace di Baricco è come scrive. Come, con leggerezza, con tre battute, riesce a farti immaginare nuove situazioni da una parte, e riesce a far riaffiorare i ricordi dall'altra. Mi riconosco nei ragazzi – pensando assieme a loro ai miei sedici/diciassette anni, anche se avrei ben poco da spartire con la loro vita – e “faccio mia” la storia – anche se non ho mai visto una band parrocchiale, o un amico drogarsi davanti ai miei occhi, o una tale divisione tra famiglie normali e famiglie benestanti – come fosse la mia autobiografia. Mah, magia.

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Adelina Opinione inserita da Adelina    03 Agosto, 2010
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Per fortuna ha poche pagine.

Come per molti altri lettori, anche per me questo libro ha dato l'idea di essere un esercizio stilistico per un autore senza più alcuna idea.
Fortunatamente ha poche pagine e se qualcuno vuole davvero fare la fatica di leggerlo non perderà troppo tempo, però io lo risparmierei comunque leggendo qualcosa di più gradevole.
Bocciato.

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Indigowitch Opinione inserita da Indigowitch    21 Luglio, 2010
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Uno stile curato non fa il capolavoro

Ammetto: non sono una fan di Baricco, per cui non garantisco la totale imparzialità del giudizio.
Di quest'autore avevo letto "Seta" e "Oceano mare" e li avevo trovati piacevoli, accattivanti, ma troppo studiati a tavolino.
Con "Emmaus" Baricco si discosta dalle ambientazioni in tempi remoti ma non meglio specificati e in luoghi stranieri.
Si torna in Italia, e in tempi non troppo lontani.
E' la storia dell'ingresso nella vita adulta di un gruppo di giovani piccolo borghesi, cresciuti in seno a famiglie cattoliche, serene, ma non troppo, con le loro infelicità adeguatamente camuffate e attutite.
Tra volontariato, scuola e pomeriggi in Chiesa a suonare, la loro vita sembra scorrere liscia, metodica, finché una ragazza di classe sociale diversa, Andre, non scoperchia il vaso di Pandora.
Arriveranno la droga, il sesso, le responsabilità e il crollo delle apparenze.
Se non fosse per lo stile, curato, incisivo, scorrevole, anche se meno scarno del solito, sarebbe una banale storia di iniziazione come tante.
Baricco non è uno stupido e sa come suscitare l'empatia e il riconoscimento nel suo pubblico di lettori: chiunque sia cresciuto in seno a una famiglia cattolica nell'Italia di quel periodo (e non solo), può riconoscersi nella beata ingenuità di quei ragazzi e nel baratro che si apre quando diverse crepe hanno già incrinato le loro certezze monolitiche.
Ma manca qualcosa. Quel qualcosa che rende un libro memorabile, almeno per me. Quel pizzico di introspezione, quella riflessione originale che ti toglie "le scaglie dagli occhi", per così dire.
E' un romanzo interessante, ma non troppo.
Probabilmente chi aveva amato il Baricco di "Seta" e "Oceano mare" rimarrà un po' deluso nel vedere che qui non si parla di naufraghi solitari, principesse tristi e mercanti malinconici.
Ma apprezzo la virata dell'autore verso il "reale" e "vicino", perché bisogna sempre sapersi rinnovare.
Il mio giudizio globale non è né positivo né negativo: ho avuto solo l'ennesima conferma che Baricco non mi suscita emozioni, tutto qui. Mio umile parere, si intende.

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kiko Opinione inserita da kiko    22 Giugno, 2010
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Un romanzo piacevole, ricercato nella scrittura e con qualcosa in più fin dal titolo visto il richiamo all'episodio biblico di Gesù nella città di Emmaus.
La storia di quattro bravi ragazzi che, vivono la loro adolescenza combattuti tra una fede esasperata dettata dalla tradizione e lo sguardo verso i loro coetanei alle prese con le cose del mondo, tra indecisioni e certezze.
Figura centrale è Andre, che irrompe nella vita dei giovani amici, stravolgendola e portandoli fuori dal guscio di tradizione borghese in cui avevano fino ad allora vissuto.

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NomeUtente Opinione inserita da NomeUtente    31 Mag, 2010
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Interessante

Ho letto opinioni contrastranti su questo libro. Premetto che è il primo che leggo di Baricco ma devo dire che mi è piaciuto. La storia è interessante e offre diversi spunti di riflessione.
I temi affrontati sono tanti e sono raccontati con gli occhi di chi durante l'addolescenza ha vissuto in prima persona certe situazioni.
Mette in evidenza il contrasto tra un mondo fatto di vizi ed eccessi e uno fatto di castità e devozione, ponendo l'accento sulla distanza incolmabile tra ragazzi della stessa età che vivono vite opposte. Poi c'è il tema della curiosità mista a paura che attira verso tutto ciò che è proibito, gli occhi degli amici che vedono il compagno di sempre muoversi verso terre inesplorate, e ancora il tema dell'educazione e la fede che incombono come un'invisibile mano pronta a punire, a volte togliendo un po della leggerezza che contraddistingue quell'età, altre coprendo gli occhi di fronte ai problemi per non intaccare l'immagine della famiglia perfetta.
In infine credo che la storia racconti una verità assoluta: ci sono persone che vivono una vita rigorosa e senza sbavature, e queste sono le persone che al primo sbaglio si andranno ad infilare in situazioni più grandi di loro ...

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Opinione inserita da marco46    27 Dicembre, 2009

emmaus deludente

Baricco scrive bene, ma questo è un romanzo deludente. Puro virtuosismo di uno scrittore senza idee.

I quattro ragazzi sono assolutamente poco credibili (quello che racconta in prima persona parla con lo scetticismo di un cinquantenne, ma è -dovrebbe essere- un adolescente); il personaggio di Andre è sfocato.

Forse quelli descritti meglio sono gli adulti: i ricchi cinici che non credono a niente, il padre depresso, la nuora che va al funerale della suocera con un bel vestito rosso... Forse perchè Baricco, che è (lui sì) un ricco cinico 50enne, si ritrova davanti allo specchio e descrive se stesso

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kabubi81 Opinione inserita da kabubi81    15 Novembre, 2009
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Solo stile

... Visto l' esubero di parole di Baricco in questo romanzo, almeno io sarò breve... decisamente non mi è piaciuta questa storia, troppo prolissa, mi è sembrata più un' esercizio stilistico che altro (che il ragazzo sappia scrivere non è in dubbio..). Le vicende concrete fanno solo da sfondo ad un filosofeggiare pesante e decisamente non coinvolgente e infarcito di lezioncine per il buon cristiano... Non adatto a me che amo sì la bella scrittura, ma al servizio di una buona storia avvincente e senza troppi virtuosismi...

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Opinione inserita da FABIO    13 Novembre, 2009

Perplesso

é un libro falso: Baricco racconta la depressione, racconta la fede, racconta l'influenza che ha l'ambiente su ciascuno di noi, ma non ci crede o meglio non è credibile, lo fa quasi da saggista, mettendo in bocca ad un ragazzo un linguaggio da psicanalista. Era molto più credibile il Baricco dei primi romanzi, dove c'era sempre qualcuno che era "il migliore" a fare qualcosa (forse più vicino a Baricco e alla sua scrittura). Per quanto riguarda le parti erotiche, c'era molto più erotismo in City con Fanny, o in castelli di rabbia, che non in queste scenette di scarso effetto.
Ero un fan di Baricco. Quando Baricco era uno scrittore.

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Opinione inserita da giulio buttazzoni    12 Novembre, 2009

Deluso

Pur essendo un "fan" di Baricco non posso non essere deluso da questo libro che in realta' racconta poco o niente e diventa il pretesto per una presenta "prova d'artista" dell'autore.
Non ci ho trovato nulla di che , se non barrocchismi di parole fin a se stessi ,ed alcune fiammate descrittive lunghe cinque parole che sembra riaccendere l'attenzione o quattro righe che ti fanno sperare nella possibilita' di essere in procinto di entrare in una nuova dimensione del racconto .... ma questo non accade e quel che succede e' che si resta delusi. Delusi sopratutto da uno scrittore che si e' preso troppo sul serio e si rifugia nella sua vanita' vaporosa in parole che in questo libro spesso non contengono nulla . Nei libri di Baricco c'e' spesso la descrizione particolareggiata del sesso e del sesso orale in particolare , ed in questo libro eccede in situazioni che almeno hanno del "ridicolo deprimente " , avendo pero la presunzione dell' essere pero' tutt'altro.
Emmaus e' secondo me , per immagini , una masturbazione dell'autore : un atto fine a se stesso.
Un libro perlomeno inutile.
Se non alle tasche dell'autore.

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Opinione inserita da Lucia Dell'Omo    10 Novembre, 2009

Emmaus di Baricco

Un episodio dei Vangeli, testimonia che qualche giorno dopo la morte del Cristo, due uomini camminano verso la cittadina di Emmaus e parlano di quello che era successo a Gerusalemme.

A un certo punto, si avvicina un uomo e chiede loro di cosa stanno parlando. I due lo mettono al corrente di tutto e, siccome si fa tardi, lo invitano a restare con loro, a mangiare insieme. L’uomo accetta, mangia con loro, spezza il pane. Guardandolo, i due capiscono che quell’uomo è il Messia e quando lo capiscono, il Messia sparisce. Rimangono soli e si chiedono come non abbiano potuto capire che si trattava del Messia. Eppure era stato con loro tutto quel tempo…

E’ proprio da questo episodio del Vangelo, che Baricco ha rubato il nome per il suo ultimo romanzo : Emmaus. Uscito il 4 novembre. Copertina essenziale e minimalista , dalla carta ruvida.

Per cominciare, dico subito, che l’ho letto in due giorni e che con mia grande sorpresa, in questo libro i personaggi ( a differenza di altri romanzi di Baricco ) hanno nomi italiani, o per lo meno nomi facilmente pronunciabili. La storia è ambientata a Torino, anche se non si pronuncia mai il nome della città. E’ ambientato, negli anni settanta più o meno e i protagonisti sono quattro ragazzi cattolici, Bobby, Il Santo, Luca e l’io narrante che non ha un nome. Hanno diciassette, diciotto anni. Appartengono a famiglie della media borghesia, vanno a scuola, suonano in chiesa, fanno volontariato in un ospedale dei poveri. Rispettano e amano profondamente i loro genitori e la vita. Non fumano, non bevono, non fanno sesso. Hanno fidanzate che arriveranno vergini al matrimonio e la massima intimità delle loro coppie e carezzarsi sotto al plaid con, magari, i genitori nella stanza accanto. Hanno una vita lineare e pulita. Ma ogni tanto buttano lo sguardo di là, verso gli altri. Gli altri, sono semplicemente i loro coetanei risucchiati dal mondo. Quelli che si divertono, quelli che ascoltano altra musica, ballano, bevono, fanno sesso.

E tra questi altri, il loro sguardo si perde sempre su Andre. Andre è bellissima, anche se non si cura della propria bellezza. Lei porta i capelli così come vengono , come un’indiana d’America.

Andre è magra, di una magrezza che sa di malattia.Andre ha sempre gente intorno, fa sesso con chi capita, partecipa a orge, senza pensarci troppo. Per lei non è un problema stare con un mucchio di uomini, farsi prima un figlio e poi un padre. Tanto lei sembra non sentire nulla. Una volta ha provato ad uccidersi e fino a che non ci riesce, non si fermerà. Andre è piena di gente intorno, ma è sola da morire. Questi quattro ragazzi entrano nel mondo di Andre ( o lei entra nel loro) in modo quasi casuale. Si parlano poco , eppure con gli occhi capiscono parecchie cose.

Nel momento in cui, faranno un passo nel mondo di Andre, nel mondo degli altri , perderanno le loro certezze, a poco a poco, con tempi differenti, non rendendosene effettivamente conto.

Da lì in poi, sarà un viaggio verso ciò che non avevano mai creduto possibile a loro… (loro così cattolici, perfetti e puliti)..sesso a tre, travestiti, droga, suicidio, omicidio. Bobby, Luca e Il Santo si disintegrano. A restare è la voce dell’io narrante, quella senza nome, che si rende conto di aver visto tutto sfuocato. Un po’ come i discepoli di Emmaus.Com’è stato possibile ? Com’è possibile che non riconosciamo e comprendiamo davvero le persone che abbiamo intorno? Mangiano con noi, vivono con noi, eppure non li riconosciamo. Il romanzo è breve, solo 139 pagine, scritto benissimo, con eleganza e maestrìa.

Baricco non delude, ha una penna ferma, certa e i suoi giovani personaggi sono tutto e vogliono tutto. Certo non vi è la magia di chi, come me, ha amato Oceano mare o Castelli di rabbia.

Non ha il sapore, né il linguaggio, né i tempi di quelle storie lì. Non vi aspettate quella magia.

Ma è piuttosto uno sguardo , sotto sotto, benevolo , comprensibile verso le debolezze umane.

In fondo, si parla di noi. Che siamo indifesi, soli, nudi, egoisti, miserevoli, impauriti, curiosi, desiderosi, folli, incomprensibili. Si parla solo di noi.

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