Due di due Due di due

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Opinione inserita da Valentina    19 Agosto, 2021

Ricetta della felicità

“Se ci ripenso adesso, questa potrebbe anche essere la storia di una sola persona, che dà un nome diverso a ognuna delle due parti che formano il suo insieme; la storia di due persone che hanno bisogno l’una dell’altra per essere se stesse”. Attraverso la narrazione della vita dei due protagonisti, Mario e Guido, opposti fra loro in tutto ma accomunati da un’amicizia che sa andare oltre le difficoltà, le differenze, insomma oltre l’apparente lontananza e che li rende inscindibili. Sono parti distinte dello stesso corpo e della stessa mente. L’autore racconta della vastità delle emozioni e sensazioni provate che riflettono perfettamente il periodo in cui i due vivono e mostra inequivocabilmente la storia di una generazione degli anni ’60 e ’70, tra lotte studentesche, i primi approcci con le ragazze, le scelte scolastiche e lavorative. Il processo di crescita dei due giovani parte proprio dalle differenti strade che i due decidono di prendere nel periodo della loro adolescenza, della necessità di riconoscersi, affermarsi e il potersi realizzare in una società, quella adulta, e le difficoltà che questo comporta, oltre che la ancora presente pregressa sensazione di incertezza e illusione; entrambi vorrebbero cambiare la società in cui vivono perché non contenti di come si presenta ai loro occhi, ricercano infatti una felicità che non riescono a trovare nella città in cui vivono, Milano; tuttavia però, proprio per i loro differenti caratteri, Mario, rimboccandosi le maniche, riesce a ritrovare nella sua maturità una tranquillità ed una serenità che da tanto tempo stava cercando: si sposta infatti a Gubbio, immerso nella natura e lontano dalla frenetica città industrializzata, costruisce un ego autonomo che non necessita molto per vivere, si accontenta di ciò che egli stesso produce, creandosi un mondo bucolico tutto suo isolato insieme alla sua famiglia; Guido invece spirito sempre irrequieto, raramente si ferma e prova da sé a realizzarsi, ma non riesce mai; viaggia continuamente alla ricerca di qualcosa che possa calmare la sua inquietudine interiore che lo logora sempre di più. Ogni volta che i due si separano e poi si incontrano di nuovo ognuno trasmette all’altro un po’ di sé, ma nonostante ciò entrambi sembrano stare meglio quando sono distanti, perché quando si ritrovano l’uno rompe quell’equilibrio momentaneo che l’altro era riuscito a crearsi, a modo suo. Sebbene quando all’inizio, a scuola, si conoscono è Guido ad apparire come una sorta di leader da seguire, una guida che Mario non vuole perdere, tanto da rimanere lui sempre in ombra per seguire le decisioni dell’amico, nella maturità avviene esattamente il contrario: Mario riacquista la luce che aveva perso, anche grazie al fatto che capisce l’importanza di aiutare gli altri e soprattutto il suo amico, mentre Guido si trova insoddisfatto e indignato per voler sempre essere al centro del mondo. L’autore di questo romanzo offre degli ingredienti molto chiari ed evidenti per riuscire a preparare la ricetta della felicità, sì proprio come se si sta cucinando qualcosa, perché questa complessa condizione emotiva non sempre riesce bene, bisogna impegnarsi, e, purtroppo, anche se vengono spese moltissime energie, la fatica non viene ripagata; innanzitutto ciò che non deve assolutamente esservi è l’insoddisfazione e soprattutto pensare di porsi sempre in primo piano e non fare mai qualche cosa per gli altri, costruire dei rapporti sociali e non rimanere sempre nel proprio, insomma instaurare e coltivare di giorno in giorno delle relazioni sociali che vedono l’impegno di tutti i componenti, nel far sentire bene qualsiasi persona ci sia al suo interno.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    14 Giugno, 2019
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Nell'ombra di Guido

Mario conosce Guido al liceo: i due sembrano riconoscersi subito come le due parti complementari di qualcosa di più grande. Due figli degli anni sessanta che vorrebbero ribellarsi, ma a che cosa poi? Pieni di slanci in avanti, per poi tornare frettolosamente indietro incarnano perfettamente la difficile situazione di trovarsi ragazzini in un momento in cui anche il mondo sembra essere un preda degli ormoni adolescenziali. La loro amicizia è altalenante ma segnata da fatti importanti: le lotte studentesche, i primi approcci con le ragazze, le scelte scolastiche e lavorative. Più coerente e posato Mario si organizza comunque una vita approfittando di quello che il caso gli mette a disposizione. Guido invece non riuscirà mai ad adattarsi al mondo: vorrebbe che fosse il resto del cosmo a mettersi al suo servizio: ribelle di comodo capace di indignarsi di fronte alla pretesa del suo editore di mettere mano al suo libro, ma più che disponibile a spendere compensi e anticipi per futuri lavori.
Ho trovato questo libro interessante perché tratta un infinità di argomenti, ricorrendo alla scelta di mettere l'uno a fianco dell'altro due ragazzi che in fondo sono diametralmente opposti anche se per tutto il romanzo cercano di avvicinarsi e di riuscire a catturare l'uno la serenità e l'altro l'inquietudine dell'amico. Quando sono assieme Guido è il faro che con la sua luce mette chi gli sta attorno in ombra. Quando sono separati Mario è il rassicurante lumicino che si vede dietro la finestra in una notte di tormenta. Il libro à raccontato un po' nel modo scanzonato e leggero di vedere le cose dei ragazzini. I fatti che succedono sono molti, alcuni anche piuttosto gravi o drammatici, ma ci sono svelati con pacatezza e senza tanti patemi d'animo. Non è decisamente il volume che si divora in poco tempo, girando in fretta le pagine per veder quello che succede. La lettura è lenta, tipo : succederà quel che deve succedere. Il finale: direi che era inevitabile. Mi sono chiesto a partire dalla metà del volume in che modo De Carlo sarebbe riuscito a far quadrare il cerchio. Devo dire che c'è riuscito nel modo migliore possibile.

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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    08 Agosto, 2016
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Mario e Guido



Romanzo ambizioso, che abbraccia molte tematiche...l'amicizia maschile, la politica, la famiglia, il disagio esistenziale, il ritrovamento di se stessi...ma non so...non mi ha convinto.
Piatto...ecco...l'ho trovato piatto!
Succedono tante cose, ma, in fondo, sembra che non accada mai nulla...nessun picco, nessuno slancio. Ma De Carlo è così, non ti toglie mai il fiato. Lo so.
Però c'è da dire che in questo romanzo tutti i personaggi li prenderei volentieri a bastonate sui denti, a cominciare dal narratore, questo povero Mario, il cui nome spunta solo dopo 100 pagine, e questo la dice lunga su quanto sia all'ombra dell'altro protagonista, quello vero, quello leader, Guido, con il suo sex-appeal, le sue idee ribelli, il suo talento nello scrivere, la sua irrequietezza...e la sindrome di colui che non sa vivere in questo mondo, da nessuna parte.
Tutte le altre figure sono solo di contorno...senza un vero ruolo nel romanzo, se non quello di sottolineare l'adorazione per Guido, con il suo odio per Milano, per la società che lo circonda, ma bravo solo a lamentarsi, incapace di reagire, di costruire qualcosa, di prendere in mano la sua vita.
Mario lo fa...ma come? Inselvatichendosi...votandosi completamente ad uno stile di vita rurale, tutto natura, terra da coltivare e grano da mietere e coinvolgendo in questo anche la sua donna e i suoi figli facendoli crescere fuori dal mondo...ridicolo ritratto di un modello di vita decisamente opinabile.
Non so, forse io sono troppo lontana dalla generazione dei sessantottini, ma davvero non mi ha coinvolto.
Tra l'altro ho trovato quest'amicizia decisamente unidirezionale...Guido, così concentrato su se stesso e sul suo mal di vivere, ha sempre preso, preso, preso, senza mai dare nulla a Mario (che si è sempre accontentato delle briciole). Fino alla fine.
Salvo solo l'ultimo capitoletto...quello mi è piaciuto...ma per arrivarci ho sbadigliato un bel po'.
Preferisco il De Carlo di "Villa Metaphora", sebbene abbia riserve anche su quello, ma con questo scrittore faccio sempre così: lo critico e poi torno a leggerlo.
Non so perché.

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Mancini Opinione inserita da Mancini    24 Giugno, 2015
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Un problema con due soluzioni

"Mi chiedevo se è possibile che i ruoli di un'amicizia cambino a un certo punto, o sono invece destinati a restare uguali attraverso lo scorrere del tempo e il lento trasformarsi delle persone".

Mario e Guido, due amici.
Mario e Guido, due mondi.
Mario e Guido, due diversi modi di dare una soluzione alle inquietudini giovanili che esplodono vive e feriscono ciò che siamo.

De Carlo parte da un problema attuale e sempre esistito, quello dell'inquietudine del cosmo adolescenziale, concentrato di incertezze e illusioni, e finisce per darci due ipotetiche soluzioni, entrambe estreme, entrambe vicine quanto un'amicizia.

Mario, voce narrante, che nella maturità trova una soluzione alle sue inquietudini, rifugiandosi nella vita bucolica al riparo di ogni centimetro di cemento cittadino che tanto lo aveva molestato da ragazzo.

Guido, che crescendo non riesce a svincolarsi da quelle stesse inquietudini e va avanti continuandosi a lacerare la mente incapace di rompere definitivamente quel guscio entro il quale continua a crescere, consumando sempre più lo spazio che gli sta attorno e soffocando nell'angusto che prenderà via via il nome di "depressione".

Un'amicizia che continua non come due rette parallele, ma come due curve sfasate che a tratti si allontanano per poi avvicinarsi e sovrapporsi in altri momenti, in un continuo alternarsi instabile, ma sempre coerente con un concetto di amicizia che vive piuttosto all'interno delle consapevolezze di ognuno dei due protagonisti, non in abitudini esterne e meccaniche.

Questa storia ci regala un concetto di amicizia del tutto nuovo, o forse già visto per i più fortunati di noi, fatto non di continue telefonate o serate in discoteca e pizzeria, ma piuttosto caratterizzato da continue introspezioni per cercare l'altro proprio all'interno di se stesso.

La potenza narrativa e l'analisi psicologica sottile, a volte nascosta con sapienza tra le righe, rende questa storia adorabile e commuovente con un crescendo programmato e intuibile man mano che ci si avvicina ala fine.

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mariaangela Opinione inserita da mariaangela    17 Marzo, 2014
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Mario...che rompe il vetro e salta fuori.

Questo romanzo è davvero scritto benissimo. Lo stile di scrittura mi colpisce immediatamente e positivamente, così pulito, senza inutili fronzoli, né sbavature, lo trovo perfetto, asciutto ed elegante nella sua essenzialità.
E' talmente ben scritto che i racconti di una vita scorrono giorno dopo giorno e anno dopo anno senza affanno, senza stancarti; sento nascere in me che leggo un pizzico d'ansia è vero, ma ciò nasce dal profondo legame che già sento con ciascuno dei protagonisti. Dalle aspettative che ho.
Il carattere dei vari personaggi così ben delineato; lentamente ma profondamente partecipiamo ai rapporti di amicizia che tra loro vengono ad instaurarsi.

Mario lo conosciamo a quattordici anni, poco amore e stima di se stesso.
Ci appare abulico, senza particolari impegni pomeridiani, nessuna voglia di ritornare a casa dopo scuola, nessun appuntamento che gli faccia pensare con ansia alle prossime ore; tutto è assolutamente piatto e noioso e privo di interessi stimolanti. Poi nella folla compatta e urlante che si riversa in strada all'uscita da scuola, scorge “lo sguardo di uno che cerca di farsi largo con un’espressione di estraneità concentrata. E’ uno sguardo da ospite non invitato, da passeggero clandestino: uno sguardo che prende distanza dai suoi stessi lineamenti, dal suo stesso modo di girare la testa a destra e sinistra.”
Conosciamo attraverso Mario e le sue prime impressioni Guido Laremi. Mi colpisce che di quest’ultimo si parli spesso citandolo per nome e cognome. Non solo il nome come per Mario, Roberta o Martina o Chiara o Werner o i gemelli….altre persone con cui trascorreremo tanti intensi momenti, ma Guido Laremi: come a voler sottolineare doppiamente la sua identità.

Guido, così disperatamente ostile alla civiltà industriale, colpevole di aver assuefatto gli uomini e subordinato la loro vita a quella delle macchine.
Guido e il disprezzo nei confronti di tutto ciò che vediamo e desideriamo, la smodata ricerca di acquisti che non ci sazieranno mai, ma che ci spingono a lavorare solo per guadagnare sempre di più.
Guido e il suo non capire il bisogno di possedere per sentirsi felici.
All’apparenza autodistruttivo e incosciente non nasconde la rabbia per il mondo com’è.

“Non mi sembra affatto di essere meglio degli altri: è l’idea di vedere i miei difetti moltiplicati per centinaia di volte che accentua la mia insofferenza e la riflette tutto intorno.” Mario

“Lo so come ti senti. E’ come essere dietro un “vetro”, non puoi toccare niente di quello che vedi. Ho passato tre quarti della mia vita chiuso fuori, finché ho capito che l’unico modo è “romperlo”. E se hai paura di farti male, prova a immaginarti di essere già vecchio e quasi morto, pieno di rimpianti”. Guido Laremi

Guido e Mario, i soliti colpi a mano aperta sulle spalle per ristabilire un contatto.

Intanto arrivano le contrapposizioni, violente, di Mario e Guido, anarchici , contro i picchiatori del Movimento degli Studenti, picchiatori stalinisti, figli di avvocati e medici e commercianti.
Assistiamo a risse in strada tra fascisti e comunisti e alla prime assemblee organizzate nella palestra della scuola, dove se ne discutono i problemi: vecchiezza dei programmi e dei metodi, ostilità dei professori ai cambiamenti, la colpa della scuola nel rendere il paese e gli studenti fuori dal mondo.
Arriva il 12 dicembre 1969 e la strage di piazza Fontana.

Mario, cambiato, maturato, cresciuto improvvisamente a seguito della morte del patrigno. Il decidere come investire la piccola eredità lo porta in giro per l’Italia, fino a far tappa e porre radici a Gubbio, Località Due Case: due vecchie case di pietra su un pianoro circondato da boschi di querce e carpini e campi abbandonati. Diventano il centro del suo nuovo equilibrio. Si sporca le mani, rinforza le braccia, sopporta pesi sulle spalle, carica e scarica carriole di pietre in una frenetica e spossante attività che per la prima volta lo fa sentire vivo. Il paesaggio intorno e le colline gli danno la serenità tanto a lungo cercata. “Una porzione di mondo fuori dal mondo”.
La casa che si riscalda del calore di Martina e Chiara e acquista colore e rumori e sapori e odori nuovi.
Mi fanno dolcemente sorridere gli slanci di solidarietà e fiducia nel prossimo, l’essere pronti a dare una mano a chi ne ha bisogno, come per Werner, che in una notte freddissima di gennaio va a bussare alla porta di Mario, Martina e Chiara e trova calore e accoglienza.
Sarà parte essenziale della famiglia a lungo. Fino all’arrivo di Guido. Ancora e sempre Guido, che ritorna per poi ripartire.
Leggendo mi convinco sempre di più che l’arma giusta per far accadere le cose sono l’amicizia disinteressata, la solidarietà, il sapersi soccorrere reciprocamente quando ci si trova in difficoltà.
Mario lo fa più e più volte, sempre pensando a Guido, mai mettendo avanti se stesso e la sua posizione sicura e tranquilla.
Mario è l’esempio positivo di chi riesce a star con se stesso tutto il tempo necessario per crescere e conoscersi e rafforzarsi per affrontare il mondo e le difficoltà, colui che si rimbocca le maniche e stende le sue braccia per primo se c’è da lavorare, quello che si mette in macchina e affronta km e km per aiutare un amico a realizzare un sogno.
E' lui il mio eroe in questa bellissima storia di vite.
Mario, sempre pronto a soccorrere e medicare le ferite, incerto per sé ma sicuro per gli altri.
Lui ai miei occhi diventa la casa sicura in cui ripararsi per proteggersi dal freddo e dal vento nelle notti disperate.

Il finale è drammaticamente strepitoso e mai lo avrei immaginato.
Non mi riferisco a Guido evidentemente, perché questa scelta dell'autore è certamente più prevedibile; mi riferisco a ciò che succede dopo, e che non voglio svelare, per chi come me ha approcciato questa lettura assolutamente all’oscuro dei fatti e degli accadimenti.
Nella commozione mi sono riconciliata con Guido, in un attimo i sentimenti che provo per lui sono diventati chiari, ho capito o forse accettato alcuni passaggi o situazioni che non capivo o non volevo accettare. Ma il pensiero poi corre di nuovo a Mario e mi sento ancora più vicina e più riconoscente a lui, indiscusso eroe di questa saga familiare, lui che ha imparato a guardare oltre il vetro e anzi a romperlo e a saltar fuori.

“Nell’amico c’è qualcosa di noi, un nostro possibile modo di essere, il riflesso di una delle altre identità che potremmo assumere.”
Andrea De Carlo

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Lo straconsiglio. Davvero una bellissima lettura; sarà che non avevo neanche mai letto la quarta di copertina, quindi la piacevole sorpresa è stata assoluta.
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cerqua93 Opinione inserita da cerqua93    27 Ottobre, 2013
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DUE STORIE CHE SI INCONTRANO, SI SCONTRANO E SI UN

Cosa cercate quando leggete un libro? avventura, amicizia o amore? In due di due c'è tutto, o almeno in uno dei due personaggi, guido o mario? una storia travolgente che segue tutti i passi della vita, dalle cazzate adolescenziali alle grandi scelte della vita, incatenando le storie dei due protagonisti che sono destinati sempre a rincontrarsi. una trama infinita di gioie e delusioni, di soccorsi e aiuti. due di due è un libro che per certi tratti mi rappresenta, guardandomi allo specchio a volte vedo guido, altre invece mario. un libro con una grande influenza sul lettore, anche dopo anni.


STILE:4 stelle: buono stile ma non eccellente. verso i tre-quarti il libro ha un calo, prosegue lentamente, forse apposta per rappresentare al meglio la vita tranquilla di mario che ormai ha scelto di mettersi in carreggiata vista la sua età, non si sente più un bambino.

CONTENUTO: 5 stelle: basta una frase per far intendere lo spessore di questo libro. nell'amicizia non esiste né umiltà né orgoglio, questo il vero significato.

PIACEVOLEZZA: Sicuramente 5, un libro che interessa la curiosità del lettore fin dalle prime pagine rimanendo imprigionati dalle avventure dei due protagonisti.

Un libro sicuramente da leggere e da regalare

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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    28 Luglio, 2013
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Acronimo

Due amici: Mario, il narratore di origini borghesi, e Guido, personalità predominante e affascinante, di origine proletaria, intessono
Un’amicizia nata sui banchi di scuola all’
Epoca della contestazione giovanile. Squarcio unico sul mondo adolescenziale/liceale e giovanile/universitario.

Due amici, due storie che si divaricano variamente per ricombinarsi,
Inseguono, in modo diverso, la felicità: Mario nelle vita bucolica di Gubbio, Guido nell’irrequieta e vagabonda vita di scrittore dal successo alterno.

Due modi di affrontare la vita e l’universo femminile, nell’
Unità di un legame che ogni volta rinasce forte come ai tempi della scuola.
E’ una storia potente sull’inquietudine giovanile, che in Mario si placa, mentre in Guido divampa: proprio come nella splendida scena finale dal potere fortemente simbolico. E’ stato il primo romanzo che ho letto di De Carlo, uno dei miei autori italiani preferiti.

Bruno Elpis

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... altri romanzi di De Carlo.
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    09 Febbraio, 2013
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Due di due

Mario e Guido, due adolescenti speciali o forse come tanti.
Mario e Guido, due giovani insoddisfatti della vita, alla ricerca spasmodica di uno scopo e di una serenità che scivola via.

La penna profonda e ammaliante di De Carlo genera due personaggi incredibili, corrosi da un male di vivere tangibile e palpabile; due giovani che gridano la loro voglia di vivere ad un mondo che non sembra prestare loro le orecchie, due giovani orfani di affetto, che bramano un' integrazione con la società che li circonda, ma prima ancora con se stessi.

De Carlo è un mirabile indagatore dell'animo umano, sviscerato quest'ultimo in ogni sua piega, in ogni suo angolo oscuro; il ritratto psicologico dei protagonisti è l'arma vincente dell'autore, il momento in cui riesce a dare la massima espressione delle sue capacità narrative.
Siamo di fronte ad un autore che sa raccontare le storie, che sa raccontare l'uomo e la vita, che racconta i sentimenti attraverso le immagini.

Un racconto forte e complesso che abbraccia tematiche spinose come il valore dell'amicizia, l'importanza della famiglia, il bisogno di mettere o ritrovare delle radici; oltre a fornirci un valido spaccato degli anni Settanta, periodo caldo di trasformazioni socio-culturali, economiche e politiche.

La narrazione di De Carlo trasporta il lettore in un turbine di sensazioni, ancorandolo alla vita dei suoi protagonisti fino all'epilogo; impossibile rimanere esenti dal dolore e dalla malinconia di cui sono pervase le pagine, impossibile evitare di riflettere sulla natura umana, sui sogni e le speranze, sulla capacità di adattarsi alle carte che il destino ti assegna.

Un romanzo che fotografa una condizione umana svincolata dal tempo, destinato ad essere sempre attuale.

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Pia Sgarbossa Opinione inserita da Pia Sgarbossa    07 Dicembre, 2012
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UN' AMICIZIA CHE DURA UNA VITA.

DUE AMICI...DUE DI DUE POSSIBILI PERCORSI DI VITA
Una lettura un pò faticosa per me che mi ha lasciato con alcuni interrogativi.
Può un 'amicizia durare tutta una vita al giorno d'oggi, quando tutto sembra così"relativo"?
Un'amicizia spesso nasce con ruoli di dominanza e sudditanza: possono nel corso degli anni invertirsi i ruoli?
Quale sarà il futuro di una generazione scevra di valori?
Ho iniziato a leggere questo libro appunto con fatica, mentre venivano raccontate in quel di Milano le prime sommosse studentesche, le occupazioni nelle scuole, le ribellioni e gli scontri con la polizia...il tutto inizialmente in uno spirito romantico e passionale...
E' in questo frangente che inizia l'amicizia tra Mario e Guido tra i banchi di scuola.
Il primo, che vive da spettatore in una dimensione tiepida e torbida dell'esistenza, trova nell'amico con capacità d'iniziativa e irresistibile alle ragazze ...un'ancora per la sua scarsa sicurezza.
Ne nascerà un'amicizia che perdurerà per tutta la vita...
Emerge in questa prima parte del libro, il ruolo degli insegnanti più bravi a trasmettere cultura che ad instaurare buoni e validi rapporti con gli allievi.
I due amici vivono in complicità le prime esperienze sessuali. Scontenti della propria vita , con le poche possibiltà che le famiglie possono loro garantire e arrabbiati nei confronti di una città che non permette loro di esprimersi...anche se non si capisce quali siano effettivamente i loro obiettivi di vita se non quelli di mettere in discussione tutto...in un clima di inerzia a vivere, d'aridità di sentimenti,...mentre la loro vita scorre con fatti che succedono e poi evaporavano come non fossero mai successi...
Il libro prosegue in modo più scorrevole e interessante per me, e riesco finalmente a seguire con più partecipazione le narrazioni.
Guido sicuro di sè e coraggioso, lascia il liceo per iniziare a sperimentare la "vita vera"e viaggia, sperimenta vari tipi di lavoro e conosce e vive esperienze con tantissime donne....il prototipo del "vero uomo vissuto" invidiato dai più...meno scaltri, coraggiosi e incoscienti...
La vita porterà i due amici a ritrovarsi in vari occasioni , ma il tutto avviene con momenti pieni e momenti vuoti, che si alternano in modo ciclico...e Mario più tranquillo, insicuro e meno intraprendente ...riesce comunque anche lui a vivere varie esperienze di vita e viaggi , con lo stesso terpore e incapacità di vivere di sempre, fino a quando tornerà da un viaggio esaurito e malandato . Ma la vita sa essere imprevedibile e può succedere che i ruoli anche nell'amicizia possano cambiare.
Mario decide di andare a vivere a contatto con la natura e incontra anche l'amore...inizia una nuova vita...una favola di vita...
Guido che non troverà mai pace, non sa vivere a causa della sua rabbia per il mondo. Sarà solo alla morte dell'amico, che Mario per la prima volta inizia a vivere senza più illusioni... consapevole che erano state alimentate da sempre da Guido, il suo gran amico, al quale aveva voluto tanto bene, ma che in qualche modo lo aveva trascinato come in un vortice e reso prigioniero in tutte le circostanze di vita.

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A chi ha un'attenzione per il sentimento dell'amicizia...a chi interessa il futuro della generazione dei giovani d'oggi...
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C l a r a Opinione inserita da C l a r a    17 Mag, 2012
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Complementarietà.

Milano. Anni 70.
Gli anni dell' aumento della ricchezza della nostra Italia, ma la ricchezza d'elite, la ricchezza di chi è già ricco, mentre i poveri, sempre poveri rimangono.
Un benessere che va producendo un’alienazione sottile e penetrante ma che produce soprattutto disagio e inquietudine.
E da qui: il malessere, il dissenso dei giovani che attraverso la protesta, i cortei, le manifestazioni e gli scioperi si ribellano, si scagliano contro il mondo che i loro genitori pretendono di imporre, ai loro principi e ai loro ideali di futuro.
I giovani hanno voglia di dire basta.
Basta ipocrisia, basta formalismo.
Solo loro possono essere i fautori del destino che li attende.
"Abbiamo vent'anni... Non possiamo continuare a immaginarci cose e accontentarci di tutt'altro solo perché ce l'abbiamo già davanti."

E poi la cinepresa di De Carlo restringe il campo e si focalizza su due giovani.
Due come tanti.
Due di Due.
Mario e Guido.
Mario il sensibile, il timido, il realista e Guido il ribelle, il sognatore, il rivoluzionario.
E sulla loro amicizia.
Un'amicizia tra due persone che più diverse non potrebbero essere.
Il loro legame simbiotico, il loro scambio emozionale e l'essere una fonte inesauribile di riferimento e rinnovamento l'un per l'altro.
“Due di due” è un romanzo che ci ricorda l’importanza dell’amicizia, dell'amicizia vera.
Un romanzo che lascia l'impronta e mostra come il trascorrere del tempo, la separazione e i percorsi individuali non possono, minimamente intaccare la forza di un rapporto fondato sulla sincerità, la lealtà e l'empatia.

BUONA LETTURA!

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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    29 Novembre, 2011
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Davvero bello

Il romanzo è forse la miglior opera di De Carlo: i temi trattati sono profondamente interessanti e decisamente vicini ai lettori ed in particolare la prima parte riesce a dipingere realisticamente una tipica situazione adolescenziale.
Inoltre, a differenza che in altri romanzi, in Due di Due l'autore riesce a costruire una storia appassionante e convincente, i personaggi, pur subendo un’ evoluzione nel corso degli anni, non perdono la loro identità e non subiscono radicali metamorfosi che lascino dubbioso il lettore.

L'amicizia tra Mario e Guido è sempre costante in tutta l'opera: nata sui banchi del Berchet, quando Mario era un adolescente bisognoso di modelli di riferimento, continua anche dopo l'abbandono degli studi e le diverse scelte di vita.
Nei primi anni della loro amicizia, quelli dell'adolescenza, la figura guida è senza dubbio Guido [ed il nome non è scelto a caso dall'autore!]: egli è sicuro di sé, ha successo con le ragazze ed è apparentemente indipendente e capace di badare a se stesso e queste sue caratteristiche spiccano particolarmente se confrontate alla timidezza ed alla sostanziale insicurezza di fondo di Mario, che si sente legato alle aspettative dei suoi genitori e che non riesce mai a seguire la via di totale allontanamento dal mondo reale che invece contraddistingue sempre l'amico.
Se infatti entrambi pensano che la scuola sia un'inutile perdita di tempo, solo Guido ha il coraggio di lasciarla e di tentare la fortuna in giro per il mondo, mentre Mario come un qualsiasi "bravo ragazzo", finisce il Liceo e si iscrive all'università.
Quello che traspare dal complicato rapporto di amicizia tra i due ragazzi è una profonda insicurezza da parte di Mario che segue Guido con un trasporto affettivo notevole, ma al contempo la necessità di Guido di avere una conferma ed un appoggio in ogni sua scelta.
Le cose cambiano solo quando entrambi i protagonisti sono ormai adulti: in quel momento è Mario che diventa capace di seguire fino in fondo i propri sogni, andando a vivere in una sperduta località dell'Umbria e dedicandosi alla coltivazione di prodotti naturali, mentre l'amico vaga per il mondo in compagnia di ragazze sempre diverse.
Il raggiungimento di una stabilità emotiva, con una donna che gli darà poi anche due figli, segna definitivamente la maturità di Mario che diventa per Guido l'esempio di una coerenza ed una forza a lui indubbiamente estranee. Guido infatti mantiene le caratteristiche evidenziate nel periodo dell'adolescenza, non riuscendo a trovare uno stimolo o un interesse tale da fargli dare una svolta definitiva alla sua vita sconclusionata; solo nella scrittura sembra apparentemente trovare un interesse reale che si rivela una nuova fonte di sofferenza nel momento in cui pubblica il suo primo romanzo: il successo è grande, il pubblico si affeziona alla sua figura di autore maledetto, ma egli non è contento.
Guido infatti non riesce ad accettare una sottomissione al mercato della letteratura e dopo aver ricevuto un anticipo su una nuova pubblicazione, cerca di scrivere un romanzo che possa esprimere senza schemi prefissati i suoi pensieri, i suoi ideali.
Il risultato è una terribile stroncatura da parte della critica e del pubblico che lo aveva apprezzato per l'opera precedente.
Anche la sua vita sentimentale, che hai tempi del liceo era sembrata molto più brillante di quella di Mario, si rivela complicata e sofferta: Guido ha un figlio da una donna che amava, ma il loro rapporto è destinato al logoramento a causa del carattere e dell'impulsività di Guido.
La morte in un tragico incidente stradale segna definitivamente la vita di un uomo alla perenne ricerca di una stabilità caratteriale a lui impossibile.

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padoan.antonio Opinione inserita da padoan.antonio    29 Settembre, 2011
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Ritorno alla natura

Letto sempre sull'edizione MITI Mondadori questo romanzo ha tracciato dentro me un solco profondissimo. Se sono andato a studiare Scienze ambientali all'università forse è anche un pochetto cola/merito di De Carlo.
L'aspetto dell'amicizia tra i due protagonisti è si centrale e sviluppato in tutto il libro, ma quello che mi ha veramente colpito è il "ritorno alla natura" che il protagonista fa con la fidanzata stanco della vita urbana.
Forse è un argomento che è stra battuto... ma l'anno 1989 è precursore degli anni della NEW AGE del cibo macrobiotico e del wellness.... Insomma un precursore di quello che si svilupperà negli anni anni successivi, quando la gende andava a comperare i CD con il rumore del mare o con gli uccellini che cantavano!
Questi qua che coltivano carote e tolgono con lo spazzolino da denti la cocciniglia .... beh per me è fantastico. Riappropriarsi dei ritmi della natura, capire cosa è bene e cosa è male anche facendo l'agricoltore.
La lettura ti dona una pace e un benessere psicologico unico, contraltare l'altro protagonista che invece non riesce a trovare un equilibrio mentale. Bellissima la scena del regalo dei libri a una signora anziana e a un ragazzo zoppo con il cane ... a chi doni riceverai.
E' un libro che ho amato da adolescente, non so se adesso mi farebbe lo stesso effetto, probabilmente no, perchè poi ognuno di noi cambia nel corso degli anni... Lo consiglio soprattutto adolescenti e a chi crede che non è mai troppo tardi per cambiare vita e andare a coltivare carote :)
Può essere un grande libro di crescita interiore! Un libro che ti fa sognare cheun futuro di pace è davvero possibile se tutti quanti ci ridimensioniamo un pochetto.
Sconsigliato a chi è disilluso

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kabubi81 Opinione inserita da kabubi81    29 Giugno, 2011
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Due di due

Controcorrente alle numerosissime recensioni positive che si rincorrono negli anni, mi trovo a dover dare il mio piccolissimo e personale giudizio negativo riguardo al libro-simbolo di De Carlo... non ho trovato intensità nè grandi slanci che mi facessero andare avanti volentieri nella lettura, il racconto scorre a ritmo lento e nonostante i loro propositi genuini e non convenzionali, i protagonisti risultano un po' troppo buoni a tutti i costi (Guido escluso, ovviamente). Quest'ultimo è l'unico personaggio che salverei, anche se un po' troppo tormentato e prolisso (ma questo non è certo colpa sua!) In conclusione, decisamente non mi è piaciuto.

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Giovi Opinione inserita da Giovi    06 Gennaio, 2011
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due ragazzi, due stagioni della vita, due mondi

Un romanzo equilibrato giocato tutto sul due: due vite di ragazzi diversi ma legati da una grande amicizia, in due periodi della vita, l'adolescenza e l'età adulta. Il libro trasmette l'accettazione del diverso, senza giudizi perchè legati da un affetto profondo. Interessante scoprire come ciascuno trovi la sua strada, chi in modo più sereno chi meno, ma ognuno secondo la propria indole. Godibilissimo, si legge tutto d'un fiato.

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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    13 Mag, 2010
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senza infamia e senza lode

Un discreto romanzetto di formazione, piacevole e di semplice lettura, ma senza troppe pretese.
Tutto sommato non mi ha lasciato grandi emozioni o spunti di riflessione, quindi mi sento di giudicarlo senza infamia e senza lode e di consigliarlo soprattutto a giovani lettori.

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Jack Frusciante è uscito dal gruppo.
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