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Come Dio comanda
 
Come Dio comanda 2008-03-08 09:39:23 Maristella
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Opinione inserita da Maristella    08 Marzo, 2008

Accordi e disaccordi

Vincitore del “Premio Strega” 2007, questo romanzo di Ammaniti ha suscitato, così come è accaduto per altre sue opere, discordanti reazioni tra il pubblico, la critica e persino tra i suoi più affezionati lettori. Per i suoi detrattori le accuse sono di troppa crudezza, di furbizia commercial- letteraria, di luoghi comuni accompagnati da un’ ovvietà insultante ed addirittura di dispersione di un capitale letterario giudicato già di per sé esiguo. Chi lo sostiene invece, invoca la sua singolare capacità di catturare il lettore fino a fargli “ vivere” la storia, l’empatia viscerale trasmessa dai suoi personaggi, la profondità inapparente, le suggestive ambientazioni, la magica fluidità della sua scrittura. Tra questi ultimi il regista Gabriele Salvatores, definendo il libro come un thriller mozzafiato e al tempo stesso come la storia di un incondizionato e assoluto amore tra un padre ed un figlio, ha recuperato il suo sodalizio artistico con lo scrittore dando il via, con entusiasmo, alle riprese della trasposizione cinematografica del libro.La storia si svolge nell’arco di sei giorni a Varrano, un piccolo centro abitato del Nord-Est italiano, affondato in una estesa piana dove si stratificano diverse realtà e dove, tra abitazioni urbanamente degradate e capannoni industriali, serpeggiano tangenziali trafficate, villette e centri commerciali fulcro di sfrenato consumismo.Nello squallore di una periferia desolata si snoda la storia dei protagonisti. Qui troviamo Rino Zena, disoccupato, naziskin, dedito all’alcool ed alle risse ma animato da un grande amore verso il figlio che educa a modo suo, dopo l’abbandono della casa coniugale da parte della moglie quando il ragazzo era ancora in tenera età. Con lui, in un insieme di regole violente e di slanci affettivi che come risultato ultimo portano ad un legame solido ed indissolubile, sotto un poco accurato controllo dei Servizi Sociali, cresce Cristiano, tredicenne, alto e dinoccolato, travolto da una vita inadatta al suo corretto sviluppo, ma consapevole di poter contare solo sulla figura paterna per scorgere un accenno di certezza e sicurezza, presente e futura.Gli unici amici di cui padre e figlio dispongono sono Danilo Aprea, anch’egli abbandonato dalla moglie dopo la tragica perdita della figlioletta, un uomo distrutto dagli alcolici e dai sensi di colpa e Corrado Rumitz, detto Quattro Formaggi a causa della passione per l’omonima pizza, un sopravvissuto alla morte da fulmine che gli ha lasciato pesanti strascichi mentali. Quest’ultimo darà vita ad un controverso personaggio capace di suscitare nel lettore un turbine di sentimenti contrastanti che vanno dall’empatia alla pietà fino al disgusto e all’orrore.Intorno alle figure principali si muovono quelle comprimarie tra cui spiccano Beppe Trecca, un assistente sociale un po’ fuori norma, follemente invaghito della moglie del suo migliore amico e le due adolescenti Fabiana ed Esmeralda, compagne di scuola di Cristiano, ragazzine viziate e un po’ sbandate, provenienti da situazioni familiari differenti, realisticamente delineate. In una notte di pioggia battente e di apocalittici temporali, una notte in cui la pazzia del quotidiano cresce a dismisura espandendosi in pura follia fino alla potenza distruttiva di un tragico epilogo, le loro vite si intrecciano fino a confluire, insieme all’acqua ed al fango, nello schianto di un inferno senza ritorno.E per giustificare i propri atti, le proprie debolezze, gli errori commessi, ecco che, dimenticando la potenza del libero arbitrio, si invoca un Dio che possa prendere in mano esistenze diventate ingestibili a causa di eventi considerati volontà divina ( Dio, perché mi hai fatto questo?”), un Dio che possa anche essere consolatorio alla disperazione, un Dio capace di ribaltare le situazioni umane rimettendo a posto i pezzi scompigliati di quel grande puzzle che è la vita , sopraffatta dal caso e dalle scelte individuali. Con una prosa chiara ed efficace, condizionata da un vertiginoso ritmo che richiama un susseguirsi di immagini cinematografiche, televisive e fumettistiche, in un connubio di tragedia e commedia così conforme alla vita concretamente vissuta, le varie storie parallele che si attorcigliano incalzanti, catturano ed avvolgono il lettore in una frenetica corsa che lascia senza fiato e che non concede modo e volontà di fermarsi fino al raggiungimento del finale. E sarà proprio a questo punto che si aprirà, come da una porta dischiusa sul futuro, l’impercettibile bagliore di una fede invocata che, lacerando il buio, illuminerà di una tenue speranza i superstiti di un’assurda notte, accordando loro il privilegio di poter credere ancora.

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