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La bambina, il pugile, il canguro
 
La bambina, il pugile, il canguro 2008-02-19 10:19:48 Maristella Copula
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
3.0
Opinione inserita da Maristella Copula    19 Febbraio, 2008

La bambina,il pugile,il canguro

Questo breve romanzo di Gian Antonio Stella, quasi un racconto, ha il sapore di una favola dolce e piena di emozioni che, affrontando un tema tanto delicato come l’handicap, riesce a smuovere le coscienze mettendole in grado di comprendere come la vita, anche in situazioni limite, è sempre capace di elargire momenti di gioia che scaturendo da sentimenti di totale purezza, giorno per giorno, creano la forza di camminare nel futuro, anche se lastricato di pregiudizi e di meschinità che tentano continuamente di intralciarlo.

Senza cadere nel pietismo o semplicemente in un banale buonismo, Stella raccoglie con garbo e sensibilità la storia di nonno Primo e di nonna Nora e del loro grande amore per la nipotina affetta da Sindrome di Down.

Giusto Babich, ex ”pugilista”, detto Primo per la sua somiglianza con il famoso gigante della boxe Primo Carnera, attende insieme alla moglie Nora il momento in cui sarà nonno. Ma la bimba nasce con gravi problemi che si sommano al problema principale: un cromosoma in più nel suo corredo genetico. La madre della bimba, figlia dei due anziani coniugi, non è in grado di reggere tutto questo dolore e la sua fragilità finirà per ucciderla; il padre, Nevio, un uomo alcolizzato e irresponsabile si allontanerà dal problema scomparendo per anni. Toccherà quindi ai due amorevoli nonni prendere in mano le redini della vita di Letizia (così il nonno ha voluto chiamarla per il suo sorriso contagioso che elargisce con generosità donando pienezza e calore a chi le vive accanto). Nonno Primo, anche lui con un passato “differente” in quanto profugo istriano, fuggito dalla cosiddetta “Zona B” che nel ‘54 passò definitivamente sotto il controllo della Jugoslavia, è un grande lottatore ma anche un grande incassatore, con un’ innata capacità di riuscire ad accettare le vittorie così come le sconfitte. Sa combattere con infaticabile coraggio, allo stesso modo che sul ring, nel crescere e difendere la sua adorata nipotina, scontrandosi con la fiumana di problemi quotidiani densi di errati preconcetti che l’esistenza di “un diverso” e di chi lo ama e lo aiuta, deve incessantemente affrontare e contrastare.

Attraverso la figura di Primo, che con grande attenzione si documenta per assistere la bimba nel miglior modo possibile, l’autore traccia un ampio quadro del trattamento riservato ai bambini “ imperfetti” nella mitologia e nella storia sollevando contemporaneamente una grande quantità di temi di grande e sempre attuale rilevanza etica. Ma sono l’affetto e l’amore incondizionato la forza trainante di questo racconto, di chi con il cuore viaggia con semplicità e schiettezza attraversando instancabilmente ostacoli e barriere, sorretto da risorse impensabili dispensate con prodigalità da un vissuto quotidiano che, con illimitata semplicità e sconfinato candore riconduce al senso più vero della vita. Perché il sorriso, lo stupore, la sincera innocenza, le grandi conquiste di Letizia e dei bambini come lei, hanno lo straordinario potere di riempire il mondo di chi è capace di scorgere con intelligenza e cuore la via che conduce all’assoluto disegno dell’esistenza.

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