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Il deserto dei tartari
 
Il deserto dei tartari 2025-03-07 13:55:05 68
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
68 Opinione inserita da 68    07 Marzo, 2025
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Attesa di niente

…Sono arrivati i tartari? Sì, sono arrivati…

Giovanni Drogo, alias Dino Buzzati, un giovane ufficiale partito dalla città un mattino di settembre diretto alla Fortezza Bastiani, momento atteso da anni, l’ inizio della sua vera vita.
Una Fortezza piccola, vecchissima, di seconda categoria, che non è mai servita a niente, di fronte un deserto, il deserto dei Tartari e un pensiero,

….come un vago presentimento di cose fatali, quasi egli stesse per iniziare un viaggio senza ritorno…

Il tempo accompagnerà l’ insondabile attesa di un nemico impalpabile ( i Tartari ) da nord, di una possibile guerra, anni dentro i quali abbandonare la speranza, una vita dentro la vita, lasciata, ritrovata, persa in un progressivo senso di inutilità, un “ sogno “ smorzato per ritrovarsi a cinquant’anni prosciugati dalla malinconia.
Il Deserto dei Tartari è un lungo viaggio stanziale all’ interno di un microcosmo di regole e disciplina, vicinanze e lontananze nella monotona ripetizione dei giorni, gelide notti di guardia, lo sguardo rivolto a nord alla ricerca di un movimento, presenza vivida ancorata dentro di se’.
Un immobilismo esteriore in una fertile interiorità, sogni e rimpianti di una vita che poteva essere altro, il destino immutabile ha trascinato Giovanni al di fuori di una famigliarità che, dopo quindici anni, avverte estranea a se stesso, un piccolo mondo che ha fatto a meno di lui e che lo ha dimenticato.
Nel mentre una generazione è cambiata e, a più di quarant’anni, senza avere fatto niente di buono, senza figli, Giovanni Drogo si sente solo al mondo.
La Fortezza Bastiani avamposto di niente, ossimorica presenza, osteggiata, tollerata, nauseabonda, indispensabile per chi tra quelle mura ricerca una definizione e un senso di un qualcosa che potrebbe ancora accadere.
Pare evidente che le speranze di un tempo, l’ illusione della guerra, l’ attesa di un nemico da nord, siano stati solo un pretesto per dare un senso alla propria vita, accontentandosi, trascinandosi, desiderando sempre meno.
Quanto è difficile credere quando si è soli, consapevoli della distanza che separa gli uomini, anche nella prossimità e, per chi soffre, capire che il dolore va vissuto in completa solitudine.
Nel romanzo il respiro di una vita, la propria, una prosa centellinata trasudante metodo e precisione, amore per le parole, un rimuginio intellettivo tra sogno e realtà nel flusso ininterrotto di anni imperturbabili, fatti di niente, l’ aspirazione alla guerra nell’ invenzione della guerra, la morte di chi è solo un numero, un destino di immutabilità e rassegnazione, un tempo atemporale protratto malinconicamente.
Lunghi giorni di solitudine in cui immaginare, dare forma alla vita, rassegnarsi all’ evidenza, arrivi e partenze fotografano la propria uscita dalla giovinezza, la maturità, il paesaggio della vecchiaia, l’ incontro con la malattia, un riscatto personale nel respiro lontano e indifferente di un nemico alla porta, il sorriso quieto di una fine.

…facendosi forza Giovanni raddrizza un po’ il busto, si assesta con una mano il colletto dell’ uniforme, da’ ancora uno sguardo fuori dalla finestra, una brevissima occhiata, per l’ ultima sua porzione di stelle. Poi, nel buio, benché nessuno lo veda, sorride…

Il Deserto dei tartari, un classico da amare che anticipa numerosi temi della modernità, intriso di elementi autobiografici, prende forma tra i numerosi carteggi e gli appunti di Dino Buzzati nelle interminabili notti da lui trascorse, ancora giovane cronista, nella redazione del Corriere della sera, ( tra il 1933 e il 1939 ), nella progettazione di due finali, nella pubblicazione del romanzo ( 1940 ) pochi giorni prima dell’ entrata in Guerra dell’ Italia fascista, nella tardiva trasposizione cinematografica ( 1976 Regia di Zurlini ) dopo una lunga gestazione quando l’ autore è da poco scomparso.

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