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La vita a volte capita
 
La vita a volte capita 2024-12-21 21:24:55 Bruno Izzo
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Bruno Izzo Opinione inserita da Bruno Izzo    21 Dicembre, 2024
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Cose che capitano nelle migliori famiglie

Cesare Annunziata, protagonista di questo romanzo, è personaggio già noto a molti lettori, fin dal suo esordio nel fortunato” La tentazione di essere felici”, titolo che, oramai un decennio or sono, riscosse un lusinghiero gradimento di pubblico e di critica, contribuendo alla meritata notorietà dello scrittore napoletano Lorenzo Marone. Annunziata è il prototipo di un vegliardo burbero, scontroso e asociale, e tale è rimasto come dal suo primo apparire, però a modo suo sempre energico, deciso, capace; sa farsi valere, ci riusciva dieci anni prima, tuttora se la sgama alla grande. Però gli anni passano per chiunque, oggi sono aumentati ancora, e naturalmente pesano di più, come per chiunque. Nuove considerazioni gli affollano la mente. Annunziata non è mai stato tipo da piangersi addosso, o compatirsi in solitudine. Certo, resta burbero, e stizzoso: il motivo del suo perenne e critico malcontento che lo contraddistingue non è il rimpianto senile dei bei tempi andati, il ricordo dei tempi felici e spensierati quando era giovane e gagliardo, questo che normalmente vale per tutti, non è il suo caso. Ancora più anziano rispetto ai suoi esordi, vive i suoi giorni al meglio che riesce a trarne, rimuginando i momenti clou, i ricordi, i fatti essenziali del suo vissuto. L’input a tali flash mnemonici di riepilogo della sua vita passata glieli fornisce la sua regolare quotidianità: rapporti con i vicini, telefonate con i figli, questioni condominiali, e via discorrendo. Il suo umore però è più irrequieto, è cambiato, è maturato, quello che lo rode non è tanto considerare che la linea, il grafico che sintetizza l’andamento della sua esistenza, da lui stesso prettamente improntata a un certo pragmatismo di quieto vivere, sia negli affetti che nella professione, viri verso un saldo positivo o negativo che sia, quindi come di regola comune. No, affatto, gli dà noia accorgersi che l’indicatore non si direziona affatto con punta aguzza decisamente verso l’alto o il basso. Ne risulta invece una linea piatta, l’ECG tipico di un de cuius prima del tempo, senza scosse, senza sussulti, nemmeno color nero inchiostro ben marcato. Piuttosto un segmento tracciato lieve, in corsivo, tendente al grigio sfocato. La cosa gli scoccia assai: Cesare Annunziata è giunto alla ferale conclusione che non ha vissuto i propri anni con proba consapevolezza, e neanche con incoscienza, come nelle sue intenzioni; invece, si è fatto scorrere addosso l’esistenza come sabbia tra le dita, senza soddisfazione. Ecco, è questo che lo disturba: non è che ha vissuto la vita come capita, l’ha vissuta SOLO come A VOLTE capita.
Perché il più delle volte, quello che gli è capitato non è mai stato di suo gradimento, così nel matrimonio, e nella famiglia, in amore, nel lavoro e nella sua interazione sociale. Lorenzo Marone in questo è stato magistrale: non ha rievocato il suo Cesare alla soglia degli ottanta anni, stanco, depresso e deluso, assolutamente, lo ha rivisitato, è andato a fargli visita per accorgersi, con soddisfazione e malcelato orgoglio, che il buon vecchietto ama la vita come nessuno, come sempre ha fatto, a differenza di quanto tutto lascia supporre agli occhi degli stessi familiari. Cesare Annunziata è pervenuto su uno step qualitativo più elevato, così il libro e così il suo autore, che ne ha fatto persona nuova ma sempre uguale, un vino già ottimo di per sé che invecchiato diventa ancora più pregiato. Non era né facile e nemmeno scontato, ma Lorenzo Marone ci è riuscito per bene, con solerzia, dedizione, accurata rifinitura del suo lavoro. Cesare è sempre lui, gli scoccia che i figli finiscono di essere figli, che diventano a loro volta genitori e si defilano. Gli sembra davvero di pessimo gusto che finiscano le famiglie, e gli amori. Finanche quelli sbagliati. Tutte riflessioni che rimugina in pieno agosto, a Napoli, quartiere Vomero, durante una delle estati più calde e bollenti degli ultimi anni, la città si è svuotata per le vacanze, persino Dio è in ferie. Così la figlia di Cesare, divisa dal marito, si presenta al padre: illustrandogli un classico dei tempi, cose che capitano nelle migliori famiglie. Capita che il figlio trascorra l’estate con il proprio padre, ex genero di Cesare, la figlia altrove con il suo nuovo compagno, e il cane di famiglia, che per giunta neanche si chiama Fido, Boby, Fuffi o cose simili come si conviene a un rispettabile pet, ma rechi l’inconcepibile nome di Batman, un eroico e valoroso supereroe, a onta del suo essere innocuo e desideroso solo di compiacere gli umani in cambio di affettuosi grattini, debba venire parcheggiato dal buon Cesare a mo’ di pensione per cani, per il tempo necessario alla durata delle meritate ferie della prole. Annunziate non si tira indietro. Perché è cambiato, ora senza se e senza ma è una di quelle persone che ha imparato che a chi si vuol bene, si vuole bene e basta, senza spazio per torti o ragioni. Che a chi ti chiede aiuto, l’aiuto si dà, non capita a tutti di capirlo, ma a lui è capitato, forse suo malgrado, ha compreso in pieno che spesso soccorrendo, soccorri anche te stesso. Non c’è scusa, vale per tutti, neanche si è esentati per anzianità di servizio. Lo sapeva anche prima in verità, ma il suo cambiamento consiste proprio nel consolidarsi di questo pensiero, si intestardisce a credere nei miracoli, a cercare qualcosa di nuovo, ha voglia d'imparare ancora, porta a passeggio Batman, e sta attento a quanto capita. Perché la vita semplicemente a volte capita, e non bisogna farsela scappare. A costo di occuparsi, in mancanza di meglio, di un ulivo in pianta, che si porta a spasso in giro insieme a Batman, Cesare lo fa perché ha bisogno d'interessarsi agli altri, di prendersi cura degli altri, altrimenti si muore, ma si muore davvero della più tragica delle sorti, quella per malinconia. Gli è capitato di capire, dopo una vita, che le cose, qualunque siano, ci debbono stare a cuore, fregarsene rende tutti sconfitti. Questo vale per un ulivo, figuriamoci se non si industria per una giovane donna di cui intuisce il doloroso tormento interiore che la strugge; interviene allora, si mette in gioco a rischio di farsi venire un infarto, con la scusa di non impicciarsi e di farsi i fatti propri il mondo va alla rovina. Cesare Annunziata sarà pure vecchio, misantropo, eccentrico, anche asociale: dopotutto è una persona come tanti, con pregi e difetti, ma più di ogni altra cosa, è un essere umano, e tutto ciò che è umano gli appartiene. La vita a volte capita, se riesci ad aiutare qualcuno, se il tuo piccolo passaggio terreno cambia per sempre quello di un altro, allora la tua vita ha avuto un senso, la tua vita è capitata bene. A volte capita, più spesso di quanto immaginiamo, quasi sempre però manco ce ne accorgiamo. Capita anche questo, purtroppo.

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