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"Che decadenza..."
Lorenzo Marone torna con il suo Cesare Annunziata, nove anni dopo La Tentazione di Essere Felici.
Cesare Annunziata è anziano, schivo, apparentemente cinico e asociale. E’ vedovo con due figli adulti e un nipote adolescente che soffre la separazione dei genitori.
Questo pezzo della sua vita è ambientato a Napoli, al Vomero, nel periodo caldo e afoso del sole di pieno agosto.
La città si spopola e spesso accade che gli anziani rimangano soli, come Cesare , il suo amico Marino, vedovo come lui e con cui gioca interminabili partite a scacchi e la sua dirimpettaia Eleonora, la “gattara”.
Sua figlia deve partire col suo nuovo compagno e gli lascia il suo cane Batman.
Cesare è poco propenso a tenerlo con sé, non è capace di gesti affettuosi e non sa neanche come coccolare un animale, ma poi acconsente.
Con la città che si svuota e l’inevitabile solitudine, che si fa sentire ancor di più in questo periodo, Cesare ha modo di riflettere sul suo passato, sui suoi errori e i suoi amori, la sua vita con Caterina, sua moglie, morta da un anno, e sull’amore per i suoi figli probabilmente mai esternato abbastanza. Solo ora ormai ottantenne trova spazio per i sensi di colpa e i rimorsi, d’altronde arriva sempre il momento di fare i conti con la vita.
“Nessun peggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria. Ma poi, ero felice allora? Posso dire di esserlo stato mai? Sì, certo, a pensarci oggi lo ero, ma la felicità è una filibustiera, nel presente si degrada in nostalgia, che tra le tante forme di tristezza è la più sleale.”
Ma l’incontro fortuito con Iris, la ragazza dai capelli viola, gli darà una nuova speranza, e riempirà quel vuoto che si crea quando ci si sente ormai inutili.
Quel senso di inutilità tipico della vecchiaia, quando nessuno ha più bisogno di te, e quando si percepisce invece di essere spesso un peso per i propri cari, a causa delle proprie fragilità, e degli acciacchi dell’età.
“..non riesco a convivere con l'idea del niente, la mancanza di obiettivi mi sembra la maggior pena da sopportare”
Per la prima volta dopo anni, con Iris, Cesare riscopre il piacere di prendersi cura degli altri, e sente che la vita lo può ancora sorprendere.
Un libro ironico e commovente, pieno di riflessioni sulla vita , sulla società moderna, sull’amore, sulla morte, sul senso di genitorialità e immancabilmente sulla nostalgia della gioventù, su tutto quello che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto,
“E poi a volte giunge improvvisa come adesso la malinconia e mi sembra di essere travolto da un’onda, impazza in me la voglia di ritornare indietro, per provare ad aggiustare le cose, per essere diverso da quel che sono stato.”
Un romanzo che è un inno alla vita, colmo di pensieri profondi che fanno riflettere sul senso del nostro passaggio in questo mondo, di quanto sia precario tutto questo, perchè la fine è proprio dietro l’angolo, e vale la pena allora cogliere ogni più piccola opportunità quando si presenta, anzichè annegare nei rimpianti quando ormai si può fare ben poco per cambiare.
“A volte il significato profondo dell’aver vissuto sfugge, altre volte sembra così facile: te lo trovi davanti e ti chiedi come facevi a non vederlo. A volte basta un’altalena arrugginita, basta avere il coraggio di coltivare la memoria e di non arrendersi, Di continuare a credere nei miracoli, intestardirsi a cercare qualcosa di nuovo, aver voglia di imparare ancora. La vita è un’ubriacatura, una lunga trasformazione. La vita semplicemente a volte capita e non bisogna farsela scappare”.