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Bentornato Cesare
«Ma così va il mondo, c’è sempre qualcuno pronto a spiegarti qualcosa, e quel qualcuno spesso nelle tue scarpe non ci ha mai camminato.»
Quando uscì per la prima volta “La tentazione di essere felici”, il ricordo è quello di aver provato un senso di curiosità che poi è stato totalmente appagato dalla lettura. Cesare Annunziata si era rivelato sin dalle prime pagine un personaggio forte, magnetico, energetico, uno di quei volti che ti fa sorridere, ti suscita immedesimazione, empatia e al contempo ti trattiene con sé facendoti riflettere. Quando Feltrinelli ha annunciato la nuova pubblicazione con lui protagonista, la paura è stata tanta: un’opera così ben riuscita può ri-eguagliarsi? O addirittura superarsi?
È un lungo agosto quello che si apre innanzi a noi. Un mese umido, caldo e spregioso in quel di una Napoli vuota dei suoi canonici abitanti. Cesare si aggira per la città, respira afa e diffonde consigli anche a chi delle sue parole importa meno che zero. È un Cesare ben diverso da quello che abbiamo conosciuto. Ha qualche anno in più, o almeno sembra, è ancora più stanco ed è anche più solo di quel che ricordavamo. Non è più quell’orso chiuso e burbero che avevamo conosciuto, non è più un uomo che evita l’umanità cercando di non essere da questa contaminato. Ha tanto, troppo, tempo per pensare e paradossalmente inizia a desiderare di condividere qualcosa con gli altri, a maggior ragione se donne e a maggior ragione se nei loro occhi vede un dolore nuovo ed oscuro. Perché Cesare adesso aggiusta. Cosa? Aggiusta ciò che è rotto e in particolare cura le anime di chi ha bisogno di essere rattoppato. E se Eleonora pensa a rimettere in libertà i suoi gatti, ecco che Federico, il nipote, vive in un mondo tutto suo e affronta il tempo della scontrosità con il mondo intero, ed ecco ancora che Marino persiste con il suo gioco di scacchi. Attende settembre Cesare, attende e pensa al susseguirsi delle stagioni della vita. Ripensa a quelle scatole di fiammiferi che gli regalava la moglie per un suo mancato coraggio di dirle la verità, si sente inetto per non aver davvero amato la sua Caterina, per averla giudicata fino alla fine, per non essere stato un buon padre e per non essere riuscito a intessere con Sveva un rapporto vero e forte, anela ancora in lui un rumore sordo che lo fa sentire da sempre in gabbia. Ci guarda e ci osserva, Cesare. Ci fa notare come siamo diventati una generazione fatta di fretta, corse, telefonini, schermi e rapidità. Ci invita a guardarci intorno, ci invita a camminare nel parco, ad osservare. Ed è qui che lui per primo osserva quella ragazzina che incontra per caso proprio lì.
Se con Emma ci aveva provato senza riuscire, con Iris si incaponisce e diventa una questione di principio. Per l’ex ragioniere e Batman, il cucciolo di cane che gli appioppa la figlia Sveva in occasione delle vacanze, è fondamentale aiutare la ragazza incontrata per caso ai giardinetti in un giorno di pianto. Riuscirà il buon vecchio Cesare (modo di dire eh, non ti arrabbiare Annunziata!) ad aiutarla? A salvarla?
«La solitudine è terribile, che credi, significa non poter parlare di sé a nessuno, che ascolti i tuoi problemi, che condivida le tue gioie, i dolori.»
“La vita a volte capita” è un romanzo per chi cerca ristoro, per chi cerca una coccola per ripartire, per chi vuole cogliere una mano tesa, per chi ha voglia di aprire il cuore e la mente. Lorenzo Marone ci riporta al suo personaggio più importante con tante emozioni, ci invita ad aprirci e soprattutto a guardarci dentro, ci fa assaporare cosa sia la solitudine, cosa sia la paura, cosa sia il dolore e ancora la rabbia, che si sia in una fase dell’adolescenza o in una più matura. Perché alla fine l’ordine degli addendi, non cambia.
Si inizia a leggerlo con calma, questo libro. Poi la lettura accelera e accelera ancora di più sino a quello che è un epilogo che è vivido negli occhi e nel cuore. Cesare ci saluta con un cenno e continua a camminare e a vivere la sua vita sino a che gli sarà concesso. E lo stesso ci invita a fare. Chissà, forse un giorno, se saremo fortunati, lo rincontreremo anche.
Il mio grazie sincero a Feltrinelli per questa occasione di lettura e per questo ritorno a Cesare che da sempre scalda e resta nel cuore.
«[…] Mia madre non perdeva troppo tempo dietro a noi figli, era un’altra epoca quella, si cresceva per strada, ma uno dei suoi insegnamenti lo ricordo bene: mai giudicare le persone al primo sguardo, come ha fatto quella signora, siamo tutti molto più complessi di quel che crediamo.»