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Il dolore che non si vede
La neve in fondo al mare è qualcosa che non ti aspetti. Così come non ti aspetti che un figlio, nel pieno della sua giovinezza, che dovrebbe essere una fase di esplosione di vita e di vivacità, si senta fuori posto nel mondo e anche in famiglia. Questa è la storia di un figlio e di un padre, che, insieme, si ritrovano a combattere il senso di estraneità del figlio nei confronti della vita. Così come succede a tanti altri figli e a tanti altri genitori. Non a caso, tanta parte della storia è ambientata in un particolare reparto dell’ospedale e i dialoghi fra i genitori ci fanno capire quanto non si tratti di un caso isolato. Fra di loro c’è un analogo spaesamento, una comune sensazione di impotenza e la sofferenza condivisa funziona da cemento per le relazioni umane, tanto che fra questi genitori si creano legami, sinergie, comprensione, condivisione. Sono genitori con i lividi della battaglia quotidiana con i figli, uomini e donne che, a volte, si sentono una fotocopia sbiadita di quella che una volta era la loro vita, ma che non smettono di cercare un dialogo. E quando succede che un figlio apre, anche solo timidamente, un piccolo spiraglio per il dialogo, a loro non si apre solo una porta, ma un mondo intero e si apre il loro cuore, perché il dolore che si era visto era la spia di quel dolore profondo e molto più grande che non si vedeva.
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