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Un caso di cronaca nera
Una storia vera questa raccontata da Maria Grazia Calandrone. Si tratta di un fatto di cronaca del 2004: una donna, Luciana Cristallo, sposatasi giovanissima e per scelta con un ragazzo Calabrese, Domenico Bruno, più grande di lei, e divenuta in fretta madre di quattro figli, uccide il marito dopo anni di violenze nel corso di una violenta discussione.
Si erano ormai separati ma ad un ennesimo incontro lei si rende conto che stavolta sarà l'ultima e che l'ormai ex marito intende davvero ucciderla e non lasciarle solo qualche livido. Trova sul tavolo a tentoni un coltello (paradossalmente quello con il quale la madre di Domenico tagliava i fiori) con il quale lo uccide. Con il nuovo compagno butterà il cadavere nel Tevere che restituirà il corpo tempo dopo. Entrambi allora confesseranno spontaneamente.
Luciana Cristallo verrà assolta sia in primo sia in secondo grado perché il fatto non costituisce reato (in pratica per legittima difesa) dopo due gradi di giudizio nei quali, in modo molto toccante, racconterà l'intera storia delle violenze subite sin dall'inizio della sua relazione con Domenico Bruno.
La storia è raccontata in maniera molto ricca di dettagli e di drammaticità e trova le sue fonti dall'intero processo trasmesso in televisione da un giorno in pretura e dai diari stessi della Cristallo.
L'autrice cerca di raccontarci in maniera piena i sentimenti della donna che sentiamo a noi molto vicina. I figli ci sembrano vittime di vicende ben più grandi di loro che verranno anche chiamati a raccontare al processo.
Addentrandosi nel romanzo il lettore si chiederà più volte perché la Cristallo non abbia lasciato il marito molto prima di quando si è decisa: si tratta tuttavia di un meccanismo caratteristico e purtroppo ricorrente nei casi di violenza domestica.
La storia è sicuramente appassionante, benché si sappia già da subito come sono andati i fatti; i personaggi sono ben raccontati.
L'autrice cerca di addentrarsi anche nella personalità di Domenico Bruno a partire dalla sua storia: Domenico è figlio illegittimo del padre notabile in Calabria e nato dalla relazione con una sua domestica visto che la moglie sembra essere non fertile. Il bambino crescerà tra le attenzioni della domestica e di quella che vorrebbe essere sua madre. Alla morte della matrigna il padre di Domenico sposa la domestica potendo quindi adottare finalmente e in modo ufficiale il bambino.
Cresciuto quindi in modo disarmonico, Domenico probabilmente teme l'abbandono in maniera patologica.
La Calandrone non ha alcun atteggiamento di giustificazione per Domenico, pur cercando di andare alla radice del male da lui inferto alla moglie Luciana.
A questo si aggiungono ampie parti del libro che ci raccontano da un punto di vista sociale e politico il periodo dalla fine anni '80, nel quale questa storia nasce e si sviluppa.
La Calandrone sa scrivere, sicuramente. Ha uno sguardo poetico e profondo, come nei suoi lavori precedenti. A mio parere però in questo caso si è lasciata un po' prendere la mano: è tutto troppo, ecco. Il romanzo perde la necessaria scorrevolezza e l'opportuno equilibrio nelle ripetizioni sicuramente ben scritte ma spesso eccessive. Lo sfoggio di bella scrittura non giova alla bellezza complessiva del romanzo.
Allo stesso modo forse la parte dedicata al racconto socio-politico di quegli anni sarebbe potuto essere più breve perché di fatto queste parti ne interrompono lo scorrere.
Dal mio punto di vista ho apprezzato molto di più il romanzo precedente della stessa autrice anche se questo mi ha mosso la curiosità di leggere e guardare i video disponibili sulla vicenda Cristallo.
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Commenti
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Non ho mai letto l'autrice ; penso non sia il suo libro migliore se qui "si è lasciata prendere la mano" .