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Chi dice e chi tace
 
Chi dice e chi tace 2024-07-20 13:44:47 Mian88
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    20 Luglio, 2024
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Tacere o non tacere

«[…] Vincere si può, aveva ripetuto alzandosi, e sorridendo ancora con quella sua aria malinconica e allegra, levantina. Timida e grave. Schiva e sfrontata.»

Scauri. Ultimo paese del Lazio, un luogo che non è bello e che non è brutto, un luogo dove negli anni Settanta si trasferisce Vittoria insieme a Mara. Chi sono costoro? Vittoria è una donna distaccata ma anche intuitiva, ha aperto una pensione per animali quando in paese nessuno si preoccupava di stalli o altro ma solo di pecore, capre, mucche e conigli. È una donna, ancora, generosa e non compresa. Non litiga con nessuno ma gli abitanti non la capiscono. È fuori dagli schemi. Lo stesso rapporto con Mara è ambiguo. Che si tratti di una adozione? Di un rapimento? Cosa le lega? Quale legame le unisce? Vittoria tuttavia viene rinvenuta morta nella sua vasca da bagno. Il paese accetta, è un qualcosa di inaspettato, ma può capitare. Tace. Nessuno si pone domande anche se fa strano che sia occorso proprio a lei questo incidente. Solo Lea non è convinta dell’accaduto. Avvocato con marito e due figlie, una vita ricca di impegni e ancor più di battaglie legali, si chiede come sia possibile che una nuotatrice provetta come Vittoria che si buttava in acqua al mare d’inverno e d’estate senza differenze nuotando in ogni circostanza e governando le onde a occhi chiusi, sia perita proprio in una vasca da bagno a causa di quell’acqua che le è sempre stata amica. Da qui inizia anche a tornare indietro nel tempo, a pensare. Perché proprio questa morte non le torna.

«[…] La morte, le ricordo, scioglie tutti i vincoli, anche quelli matrimoniali. I morti, avvocato Pontecorvo, non sono di nessuno.»

“Chi dice e chi tace” di Chiara Valeria è senza dubbio un non-giallo che gioca sulle non risposte. Ambientato nella cittadina d’origine dell’autrice, muove le fila dalla morte di uno dei volti più conosciuti della comunità e da qui ricostruisce. Perché non è solo la sua dipartita a destare sospetti, è anche la sua identità. Se Vittoria appartiene a chi tace, Lea appartiene a chi dice e per questo non può accontentarsi della spiegazione di facciata, ha bisogno di sapere, di andare oltre la punta dell’iceberg.
Ed è da qui che Lea Russo dovrà condurre le fila di una indagine che riporta al passato, che si scontra con troppe verità celate, con cicatrici mai guarite. Da qui capirà che, come Vittoria, non è più potuta tornare indietro da quelle che sono state le sue scelte, lo stesso varrà per lei. E sempre per mezzo di questo gioco di specchi, dovrà anche rimettere in gioco tutta quella che è la sua vita, tutto quello che credeva di avere costruito, se stessa. Ed ecco allora che emergerà quella che è la vera indagine: non tanto quella sulla morte di Vittoria quanto quella sul suo essere madre, donna, moglie e avvocato.

«[…] Che significa che una persona ti piace, Le’? Non è niente dire che ti piace una persona, è l’indicazione che vuoi starci vicino, una misura di prossimità, però quando ci arrivi vicino, riesci a vedere quello che ha intorno, ed è il contesto, o come vuoi chiamarlo, che alla fine ti piace. Per questo è facile innamorarsi ma amare è complicato, perché spesso, non solo ti piacciono le cose che la persona di cui pensi di essere innamorata ha intorno, ma ti piacciono pure le persone che le stanno vicino, è difficile, è una specie di campo di forze. […] Non si dice gregge di forze ma campo di forze perché è una caratteristica dello spazio, e pure l’amore è una caratteristica dello spazio. Una persona, dove vive, chi ha intorno.»

Dal punto di vista narrativo si è davanti a un flusso di coscienza che alterna presente e passato, riflessioni e valutazioni, silenzi e parole. Si ricostruisce un perfetto mosaico che però si stacca dalla forma mentis canonica del giallo e che di giallo ha in realtà ben poco. L’obiettivo di Chiara Valerio è anche quello di ricordarci che niente è scolpito nella pietra e non mutevole, tutto muta, tutto cambia, tutto si evolve o involve.
Tuttavia, nonostante gli stilemi e le tecniche narrative sfruttati che sono propri del romanzo giallo, “Chi dice e chi tace”, dice poco e tace parecchio. La storia si apprezza negli intenti ma non è incalzante, finisce con l’essere un libro lento e pesante a tratti proprio a causa delle continue riflessioni – spesso ripetitive – della protagonista. È come se si perdesse in se stesso e così facendo perde anche di mordente.
Ciò che rende bene sono le voci dei paesani che smentiscono vicendevolmente la voce l’uno dell’altra, cosa che ben rispecchia la verità delle piccole realtà di provincia. Arriva perfettamente quella sensazione di dubbio che emerge in questi contesti ove tutto è portato per bocca ma, al tempo stesso, è impossibile distinguere il vero dal falso.
In conclusione, “Chi dice e chi tace” di Chiara Valerio è un romanzo che ben rende negli intenti ma che si perde nella resa soprattutto se si è convinti di essere davanti a un giallo da risolvere. Si è più facilmente davanti a un romanzo introspettivo che altro. Da leggere con questi presupposti altrimenti delude.

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