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Padre e figlia
Ogni volta che abbiamo occasione di avvicinarci a un nuovo titolo, siamo mossi dalla curiosità, dall’istinto, dal desiderio di conoscere. Non sempre sappiamo cosa effettivamente ci troveremo davanti ma ne siamo catturati, affascinati, rapiti. Ed è un po’ questo ciò che accade con “Chiudi gli occhi, Nina”, opera ultima di Paolo Mascheri, edita per Edizioni Clichy che ci conduce per mano in quella che è una storia di profonda e grande attualità.
«[…] Ma è quel verbo – mancare – con la sua concavità sterminata a non poter essere riempito di nessuna illusione né attenzione né sorpresa. Non posso dimenticarlo.»
Andrea è un giardiniere, è un uomo come tanti, è un padre. È il padre di Nina, la undicenne figlia della compagna Chiara che in un certo senso “eredita” dalla relazione. Andrea vuole un bene sincero alla piccola, la cresce come se fosse sua anche dal punto di vista biologico e non solo affettivo, è una figura presente e costante, una figura che non manca di amore come di rimproveri ove necessario. Nina sta affrontando una delle fasi più difficili della sua vita: quella della perdita della madre. Perché Chiara è venuta a mancare in apparenza a causa di una morte naturale ed è il compagno ad averla ritrovata. Le ragioni che l’hanno condotta alla morte sono molteplici, ella era affetta da depressione e nel paradosso della vita, era lei la prima ad occuparsi con problematiche simili di pazienti per lavoro. Soltanto Andrea conosce i veri particolari della sua dipartita e fa di tutto per celarlo alla piccola che sta vivendo un momento complesso, è chiusa in sé, si trova in piena adolescenza, fatica a darsi una spiegazione e ancora di più a trovarne una che sia anche solo minimamente plausibile. Nina sente tantissimo il peso della mancanza. Vuol bene ad Andrea anche se è consapevole che lui non è il suo vero padre. Quello biologico, Giovanni, si trova in Venezuela, luogo dove si è rifatto una vita con una nuova compagna. È preciso nell’adempimento dei doveri formali, nel mantenimento da erogare, ma è distante dal punto di vista affettivo. Non sarà semplice per Andrea ricostruire un equilibrio con la figlia e proprio quando sembrerà essere riuscito a ricostruire con lei un piccolo ponte, ecco che Giovanni millanterà il suo ritorno. Tante, ancora, le emozioni contrastanti. Andrea non può impedire a Nina di avere un rapporto con il padre naturale, ma al tempo stesso è lui che l’ha cresciuta, la sente sua figlia in tutto e per tutto e a tutti gli effetti. Ha paura di perderla, ha paura di perdere anche quell’ultimo appiglio al mondo che aveva costruito con Chiara.
«E in questo patto per Nina io e Chiara siamo legati come il vischio e la quercia. Ma se la quercia è morta nessuno può impedire al vischio di abbandonarla, trovarsi un altro ospite e rinnegare tutto.»
Paolo Mascheri con “Chiudi gli occhi, Nina” offre ai suoi lettori uno scritto non solo di profonda attualità ma anche estremamente eterogeneo. Si tratta di una lettura che offre una perfetta fotografia della nostra realtà familiare, delle dinamiche spesso complesse che oggi la caratterizzano e che si distanziano dal modello precostituito cui siamo abituati.
Soffermando lo sguardo sulla scena proposta, Mascheri ricostruisce dinamiche stratificate, fatte di dolore e perdita, sentimenti puri e devastanti la cui forza sa essere spesso devastante. Il ritratto che emerge dalle pagine è quello di un volto vivido, cristallino, veritiero del nostro vivere in questa epoca.
Al tutto si aggiunge uno stile narrativo fluido, pungente, pulito e depauperato di ogni fronzolo. La penna è tanto poetica quanto incisiva, non si perde e non lascia il lettore nemmeno per un istante. Da leggere.