Dettagli Recensione
A piccoli passi
Questo è un romanzo giovane, attuale, ben organizzato: da ascoltare. Proprio da sentire invece di leggere, anziché scorrere le pagine, si seguono con attenzione i dialoghi dei protagonisti e di tutti i personaggi, tra di loro è incluso lo stesso autore. Una sorta di libro parlato, quindi, dove più che azioni si avvicendano monologhi, discussioni a voce multipla, pensieri, riflessioni tra se e sé. Tutti parlano sempre in questo romanzo, nessuno tace, nemmeno un silenzio eloquente, ognuno dice la sua, magari a sproposito, e ognuno a suo modo spiega, giustifica, se non si parlano si scrivono messaggi sul cellulare, tutti hanno le parole per dirlo, tant’è che serve a distinguerli il differente font utilizzato. Una protagonista principale eccelle, Nina, una deliziosa ragazza contemporanea, dolce, incantevole, magica anche in senso letterale, è davvero una maga, per lavoro tramandatole dal genitore allieta con giochi di prestigio le feste dei bambini. Attraverso lei, e il suo essere tanto autentica quanto contraddittoria, sappiamo di tutti gli altri, Nina a ruota libera trasmette, riporta, decifra tutti gli altri comprimari, interagisce con loro e in tempo reale ci informa, ci dice, si racconta e ci racconta. Qui si narra di vita reale, e perciò di famiglia, anche di solitudini, perché c’è chi si spende per creare un progetto almeno simile nelle intenzioni alla famiglia del mulino bianco, senza garanzie di successo, ma accontentandosi anche della sola buona intenzione. E chi invece vuole stare solo, perché stare insieme costa fatica, ma va bene lo stesso, non c’è nulla di male a voler vivere senza qualcuno accanto, perché sia una scelta, altrimenti è solo una prigione da cui si desidera evadere. A discapito altrui, talora a sfregio di volontà diverse equivocate a forza. Manuel Bova con il suo “Un millimetro di meraviglia” d'incanti e sbigottimenti ne riporta chilometri, quelle di esistenze magari tribolate, malinconiche, stentate e però navigate; di padri presenti ma assenti e padri assenti nel presente; di mamme che non ce ne è una sola, e di nonni, di amori vecchi e nuovi, perduti e ritrovati, dispersi e ossessivi, di cibi: pizza bufala, prosciutto cotto e ricotta; uova a decoro su qualsiasi pietanza, piatti vegetariani; tè al limone, alla pesca, e ricette improbabili. Un buon libro, una lettura scorrevole che è un tutt’uno istintivo, autentico e genuino, un fluire dalla penna alla carta direttamente dell’inventiva dell’autore, senza tanti filtri, od omissioni per correttezza, né alcuna censura, questo è un racconto di vita, di vite, e degli intrecci inevitabili dell’esistenza. Internet non c’entra, è l’umanità che è fatta per essere connessa, l’indole del vitale vuole che si muova in sincronia o in disaccordo con gli altri, sfiorandolo, urtandolo, calpestandolo. Ogni tanto intrecciando una relazione particolare; perciò, lievitando con un alter ego a sé sodale su uno step successivo. Succede anche di precipitare bruscamente a valle, irrimediabilmente divisi. E altro non c’è da fare che riprendere ad arrampicarsi per fuoriuscire dalla scarpata. Esistono anche persone che non sono fatte per stare da sole. Persone che piuttosto che non avere qualcuno a fianco si fanno andare bene un surrogato di compagno, magari se lo inventano, si illudono, si fissano di essere anche parimenti ricambiati se non di più. Quasi sempre uomini, che la felicità la identificano in una donna, e solo in quella, a forza quella. La felicità in sé è invece qualcosa d'improvviso e imprevedibile, che sorprende, una meraviglia: dipendente da una miriade di particolari incasellati su una tratta chilometrica, dove ciascuno ha da cercarsi il suo frammento, spesso di un solo millimetro. Siamo formiche, piccoli esseri che quotidianamente si mettono in marcia, seguiamo i nostri percorsi seguendo traiettorie casuali che intersecano quello di altri, ci scambiamo informazioni, sensazioni, esperienze, ognuno avanza un poco alla volta, a piccoli passi, nell’ordine di pochi millimetri, alla ricerca della propria personale idea di felicità. La felicità però non è un traguardo, e per fortuna; se esistesse un arrivo preciso, una volta raggiuntolo non avremmo più motivo di riprendere il cammino. Invece la gioia sta nel viaggio, non nella destinazione, e nella compagnia già dalla partenza, nonni, genitori, amici e amori e quanti altri si aggregano durante il percorso, tutti insieme senza lasciare nessuno indietro. Un millimetro di meraviglia lungo mille miglia è quello che dà il senso al formicaio, detta il ritmo dell’esistenza vissuta per intero, a ciascuno il suo. Manuel Bova, che è assiduo sul social, dichiara di sé che scrive cose: sarà, ma sottolineerei che non scrive di cose in senso materiale, scrive, e direi bene, di persone, e fa bene, benissimo. Tratta di emozioni e sentimenti, racconta vite, e quindi caratteri e nature, descrive fatti, emana sensibilità da quanto riporta, ci fa commuovere in particolare quando parla di nonni, di anziani, di quanto amore e quanta delicatezza si cela nella senilità. Infine, un lieto fine sui generis: la meraviglia è donna, ricordiamolo. E serve educare perché chi deve intendere intenda, e non intacchi la meraviglia. Nemmeno di un solo millimetro.