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Una veste di estrema solitudine
Un corpo snello, membra adolescenziali, un viso forte, deciso, con una coppia di intensi occhi neri e un ciuffo di capelli del colore del miele. Una maniera inconfondibile di muoversi, e finalmente una voce che ha l'intensità di un bacio soffocato e l'emozione di una risata. Questo è l'amore secondo Leo, questa è la descrizione del momento in cui il protagonista vede per la prima volta Thomas e capisce subito, al primo sguardo, che non potrà mai più amare nessun altro che non sia Thomas. La passione travolge i due ragazzi, in una Parigi bohemian che sembra lo sfondo ideale per una storia d'amore tra giovani artisti assetati di vita, rampante scrittore italiano Leo, tedesco musicista di belle speranze Thomas. Viaggi, cene, interminabili serate alcoliche, caratterizzano la vita dei due, alle prese con il fuoco iniziale che accompagna la forza di un sentimento che, pur restando vivo e intenso con il passare del tempo, inizia a generare esigenze diverse per l'uno e per l'altro. Mentre Thomas dimostrerà un attaccamento quasi morboso nei confronti del compagno, un'esigenza viscerale di avere sempre al fianco quello che ritiene l'uomo della sua vita, Leo inizierà a manifestare un bisogno di indipendenza che rischierà di corrodere il loro rapporto. "... La piccola frase che si trovò a scrivere in una di queste lettere fu 'camere separate'. E spiegò a Thomas che avrebbe voluto, con lui, un rapporto di contiguità, di appartenenza ma non di possesso. Che preferiva restare solo, ma nello stesso tempo, pensava a lui come all'amante prediletto, al favorito di un fidanzamento perenne. Che non dovevano temere della loro solitudine, anzi viverla come il frutto più completo del loro amore perché, in fondo, pur nella separatezza, loro si appartenevano e continuavano ad amarsi. Che ogni anno avrebbero trascorso la primavera e l'estate insieme, viaggiando, e che ognuno, durante l'inverno, avrebbe lavorato ai propri progetti. Che era una scelta difficile, soprattutto diversa, ma che in cuor suo, Leo non si sentiva di fare altrimenti. Che, infine, a 'camere separate' lui sarebbe stato fedele fino alla morte". Sarà proprio la tragedia della morte, implacabile, ineluttabile, spietata, a mettere un punto sulla questione, ammantando ogni pagina di una veste di estrema solitudine. Intimo, malinconico, disilluso, questo libro dal carattere fortemente autobiografico di Pier Vittorio Tondelli racconta la vita attraverso la bellezza dell'amore, l'orrore della morte, il dolore del lutto, con una voce delicata, quasi sussurrata, come il racconto confidenziale che si fa ad un caro amico: il lettore. La prosa dolce, gradevole, accompagna finemente una storia intrisa di dolore e senso di colpa, sentimenti che dominano l'animo dell'amante sopravvissuto, che si rende conto di non poter più amare come fatto finora, di non poter più vivere una vita piena come lo è stata la sua prima del triste evento. Chiuso in se stesso, inizia un viaggio nella propria interiorità, mettendo in discussione il suo lavoro di letterato, il suo modo di essere, cercando un riavvicinamento alle proprie radici. L'aspetto introspettivo, predominante in quest'opera, è eccellente e questo può sembrare facile, visto che il protagonista è dichiaratamente un alter ego dell'autore, ma non è così scontato, perché non è mai facile mettere a nudo se stessi e i propri sentimenti con la maestria che qui dimostra Tondelli. Intensa e commovente, quest'opera appare come un vero e proprio testamento letterario, una struggente confessione che sa di commiato, una sorta di congedo dell'autore nei confronti dei suoi lettori, della vita (l'aids lo porterà via di lì a poco), da un mondo nel quale, probabilmente, non si è mai sentito veramente a suo agio. "Allora, forse, tutta la sua vita, il suo essere separato, non è altro, come aveva compreso perfettamente Thomas, che una elaborata messa in scena della propria, inestinguibile, volontà di svanimento; la spettacolarizzazione pubblica di un complesso di colpa, di un’angoscia che lui ha sentito forse fin dal primo giorno in cui ha aperto gli occhi al mondo, e cioè che non sarebbe mai stato felice. E questo senso di colpa, per essere nato, per aver occupato un posto che non voleva, per l’infelicità di sua madre, per la rozzezza del suo paese si è dislocata in un mondo separato, quello della letteratura, permettendogli di sopravvivere, anche di gioire, ma sempre con la consapevolezza che mai la pienezza della vita, come comunemente la intendono gli altri, sarebbe stata sua. Il senso di una sottrazione primaria, probabilmente è questo che l’ha spinto al punto in cui è ora."
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