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Sono mancato all'affetto dei miei cari
 
Sono mancato all'affetto dei miei cari 2024-05-07 13:32:48 andrea70
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
andrea70 Opinione inserita da andrea70    07 Mag, 2024
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Il lavoro nobilita l'uomo

Vitali abbandona le atmosfere della cara Bellano per raccontarci le vicende familiari del protagonista attraverso il suo monologo.
Titolare di una rinomata ferramenta che è il suo orgoglio per pulizia, disponibilità di materiali e competenza del titolare vorrebbe che qualcuno dei suoi figli condividesse la sua passione per proseguire nel lavoro una volta che lui decidesse di passare la mano.
Ma la primogenita è una dolce fanciulla e “Alice, la prima figlia, era stata una disgrazia di per sé. Voglio dire averla avuta per prima e, a tempo debito, non poterla mettere a lavorare in ferramenta. Cioè, avrei potuto. Ma una donna in una ferramenta, secondo me, non faceva una bella figura”.
Il secondogenito, l'Alberto, è prima un pò scavezzacollo, “Una testa di cazzo. Lo dicono che a volte i maschi giovani sono così. L’esatto contrario della maestrina che intanto aveva il pancione. Voglia di studiare, niente. Voglia di lavorare, ancora meno. Voglia di fare l’asino, fin troppa”.
Poi quando l'Alberto sembra aver imparato finalmente il mestiere diventa parecchio ingrato accettando la generosa offerta di lavoro nell'autosalone del "Concessionario", così viene chaimato il suocero.
L'ultimo è l'Ercolino, minuto a dispetto dell'appetito infinito, non solo alimentare ma anche di conoscenza, il ragazzo infatti sta sempre sui libri destando un misto di orgoglio e preoccupazione nei genitori.
Aggiungiamoci una moglie che parla un pò a sproposito e il quadretto famigliare è completo.
Le tribolazioni del povero protagonista sono espresse sotto forma di monologo, in modo sempre parecchio colorito, dalle vicende amorose della figlia Alice con il marito Anselmo che da subito non incontra i favori della moglie "ah quell'Anselmo lì..." e infatti si rivelerà un autentico farabutto.
Per arrivare ad Ercolino e al suo originalissimo "Erasmus" con 50 anni di anticipo sui tempi.
Consueta ironia sottile di Vitali a raccontare i tormenti di un capofamiglia figlio del suo tempo e delle sue tradizioni quali il valore del lavoro e dello studio purchè non fine a se stesso e con gli svarioni da beata ingenuità e ignoranza come quello per l'Anselmo rappresentante della nobilissima Ferfort , fornitore ufficiale della ferramenta, e dunque considerato un buon partito, peccato non si riveli poi una buona persona nei fatti.
Fino all'epilogo improvviso che da il titolo al libro in modo parecchio originale.
Non entusiasmante ma godibile.

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Dell'autore ho letto solamente un romanzo, "La modista", per il quale sottoscriverei la tua valutazione : "non entusiasmante ma godibile".
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