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Le lodi non possono mancare
Preceduto dalla copertina (forse) meno inguardabile tra i quattro orrori sfornati da E/O, sono approdata al capitolo più valido della celeberrima tetralogia di Ferrante. Almeno per ora, perché il mio inguaribile ottimismo mi spinge ovviamente a sperare che l'ultimo volume sappia non solo concludere la serie in modo magistrale, ma anche superare in bellezza "Storia di chi fugge e di chi resta". Un terzo libro che mi ha quindi soddisfatta appieno -dal contenuto alla forma-, riuscendo perfino a rendermi gradevole il punto di vista di Lenù. Non sempre, ma lo considero già un bel passo in avanti.
Dopo un prologo ambientato nel presente, la narrazione ci riporta nella Napoli a cavallo tra la fine degli anni Sessanta ed una metà abbondante degli anni Settanta. Dopo il successo ottenuto con la pubblicazione del suo esordio narrativo, Lenù è in procinto di sposarsi con Pietro Airota, pur continuando ad essere segretamente infatuata della sua cotta adolescenziale Nino; poco prima del matrimonio, una visita imprevista la porta però a riavvicinarsi a Lila, scoprendo com'è cambiata nel frattempo la sua vita. Sullo sfondo, assistiamo alle piccole beghe tra le famiglie del rione, ma anche ai macro contrasti socio-politici in atto in Italia ed in Europa in quel periodo.
I difetti in questo testo sono a dir poco marginali, nonché ampiamente compensati dai suoi pregi. Ho trovato un po' di confusione negli spostamenti fatti dai personaggi, perché in alcuni casi li reputo mal motivati, specie considerando le difficoltà di muoversi da una regione all'altra ai tempi; anche l'utilizzo ridondante di certi termini e strutture (ad esempio, ho perso il conto di quante volte venga usato un verbo poco comune come lodare) poteva essere in parte limitato in fase di editing. In generale ci sono poi diverse coincidenze fin troppo fortuite -e penso in particolare al fatto che tutti finiscano per realizzare di conoscersi tra loro-, ma possono essere giustificate in parte con la sospensione dell'incredulità ed in parte con una sorta di metafora che porta il rione napoletano ad ingigantirsi, accorpando nelle proprie dinamiche interne l'intera Nazione.
Ma passiamo senza indugio ai punti di forza, primo tra tutti la caratterizzazione dei personaggi; non parlo solo delle due protagoniste (sempre raccontate in modo magistrale nelle loro motivazioni, nelle loro paure, nella loro rabbia), ma del cast nel suo insieme perché nessun comprimario per quanto poco presente viene descritto in modo approssimativo o sciatto. E se il mio apprezzamento per Lila è ormai cosa nota, in questo terzo capitolo anche Lenù ha saputo stupirmi, infatti è migliorata come personaggia in generale e come voce narrante in particolare: risulta più autocritica verso di sé e consapevole degli altri con il passare del tempo, e nonostante una sua certa ottusità rallenti l'arrivo di determinate rivelazioni, ho trovato il suo POV sicuramente più piacevole in questo volume rispetto ai precedenti.
L'altro grande pregio sono chiaramente le tematiche, che mai come in questo volume si concentrano sulla femminilità e sui ruoli di genere, raccontando la frustrazione di tante donne imprigionate in relazioni infelici. Ferrante riesce inoltre ad inglobare questo tema all'interno del contesto storico e sociale -mostrando un carosello di situazioni in cui ci si può rivedere oppure scoprire una prospettiva inedita-, senza però accantonare il fattore emotivo che rende tanto verosimili i suoi caratteri. E nonostante questa non sia palesemente una tetralogia da leggere per la sua trama, reputo molto interessante come la premessa del volume permetta di contestualizzare in modo più solido la serie intera, seppure l'intreccio non diventi mai la priorità.