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Abel
 
Abel 2024-02-13 13:46:51 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    13 Febbraio, 2024
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Abel e il suo fantastico West


E' un West immaginario quello descritto da Alessandro Baricco, una specie di luogo creato apposta per inserirvi un personaggio, Abel Crow, che spicca da protagonista tanto da far passare in secondo piano il contesto in cui vive e opera. Un pistolero, che rende credibile tutto il resto, anche se frutto di fantasia che solo la grande abilità dello scrittore riesce ad assimilare a quell'ambiente western che siamo abituati ad ammirare nei film o ad apprezzare nei tanti racconti sull'argomento, che pur Baricco riporta in un'accurata bibliografia. In sostanza è West, ma rivisitato e trasformato quasi in un non-luogo, un western metafisico, come definito dalla critica letteraria. La trama si intuisce, non è ben definita temporalmente, va a singhiozzo, da episodio ad episodio: Abel nasce da famiglia di allevatori di cavalli e agricoltori, ha diversi fratelli, un padre di cui si sa poco e una madre ribelle che ad un certo punto fugge con alcuni cavalli facendo perdere le sue tracce. Abel cresce e diventa un abilissimo e temuto pistolero, famoso per saper usare contemporaneamente due pistole e colpire ad incrocio due bersagli. Il suo amore è Hallelujiah, una giovane con un passato avventuroso, rapita bambina dagli indiani Dakota, fuggita, accolta da un guaritore girovago ed ammaestrata come abile guaritrice: incontrerà Abel, gravemente ferito in uno scontro con alcuni banditi e lo guarirà con arti sciamaniche... Abel diventa sceriffo, ma il suo sogno è scendere al Sud, lasciare le armi: l'ultima impresa è salvare, con l'aiuto dei fratelli, la madre, rediviva, condannata all'impiccagione per il furto di uno stallone. Ci riusciranno, con l'aiuto della dinamite e della precisione da consumati pistoleri, ma Abel verrà colpito a morte.
La trama si ferma qui, ma gli episodi sono tanti, inframmezzati nel racconto. Come l'incontro con un Giudice ed una strega, segregata all'esterno del villaggio, una donna senza età ("ho cento anni, dieci, uno solo, sono appena nata ma l'ho dimenticato") che tutti temono per i suoi poteri distruttivi. E ancora, una leggendaria cavalcata sotto un muro di pioggia, una cittadina mineraria abbandonata per l'invasione di una tribù indiana, l'arrivo di una nave di corsari in una cittadina lungo l'estuario di un fiume, l'incontro con un grande Vecchio, il nonno materno, possessore di una sella straordinaria, istoriata, sulla quale sono intarsiate tutte le storie del mondo, eventi religiosi, personaggi famosi: una specie di sinossi sapienziale, che incanta e rapisce gli ascoltatori.
Abel è una figura reale, la sintesi di una vita, l'immagine dello scorrere del tempo, il protagonista di una avventura di fantasia, senza un vero inizio ed una vera fine. Lo stile narrativo di Baricco lo esalta e ne fa una figura carismatica ma, nello stesso tempo, sfuggente, quasi al fuori del tempo e di uno spazio ben definito. Il West di Baricco, pur evidenziando caratteristiche ambientali ben note comprese le sparatorie e le scorrerie delle tribù, appare come una costruzione astratta, senza tempo, vivificata dallo stile immaginifico dello scrittore, uno stile unico, difficile e impervio se volete, ma capace di incantare e sedurre, anche quando cita Aristotele o David Hume. Uno stile da centellinare, dotto, ogni parola sembra pesata con arte raffinata, non per vedere l'effetto che fa ma per inserirla al posto giusto e nel momento giusto. Esercizio di stile? No, è lo stile di Baricco: s'inerpica come una mongolfiera tra le nuvole per cadere poi in picchiata a terra, senza timori, finendo a volte in espressioni popolari inattese ( tipo " ma và un pò a cagare"), quasi a significare la capacità di adeguarsi ad altri livelli...
Abel è un viaggio interessante in un West di fantasia, è anche il fluire imprevedibile di una vita, quella vita che, come sussurra il grande Vecchio, "corre comunque, non ha bisogno di noi per farlo. Corre di padre in figlio, nei gesti più stupidi e nelle grandi curve della Storia, corre dappertutto e in ogni direzione. Noi c'entriamo poco, fa tutto da sola. Se vi dovesse accadere di incrociarla, non abbiate paura. Datele una mano, e godetevi lo spettacolo".



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