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Le madri non dormono mai
 
Le madri non dormono mai 2024-01-21 21:02:45 mariaangela
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
mariaangela Opinione inserita da mariaangela    21 Gennaio, 2024
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“Odiare è uno spreco di felicità”

Fa subito simpatia Diego, nove anni, lui e il suo camioncino rosso da cui non si separa mai anche se gli manca una ruota.
Diego ‘o chiatt, la balena, ‘o russ, il fesso, lo stupido. Gli altri, il branco. Lui che non riesce bene neanche di parlare in napoletano.
Avvelenato dallo sguardo della madre Miriam, che trova in lui sempre qualcosa di sbagliato, convincendolo di essere sbagliato. I silenzi di lei che maturano nella sua giovane mente i sensi di colpa. Troppi, soli silenzi.
Miriam e la sua faccia dura “sollevava il mento e s’appuntava sul viso la scortesia”, la gentilezza un concetto del tutto estraneo.

L’Icam, Istituto a custodia attenuata per detenute madri, è una struttura costituita in via sperimentale nel 2006 per consentire alle detenute madri che non possono usufruire di alternative alla detenzione in carcere di tenere con sé i loro figli. Un carcere come una grande famiglia, detenzione attenuata, non ci sono celle ma piccoli appartamenti con camera da letto, bagno, cucina, affinché le detenute possano sentirsi come a casa propria insieme ai propri figli fino al compimento dei sei anni, in alcuni casi anche fino ai dieci se i bimbi non hanno nessun altro con cui stare.
Il direttore Giacomo Parisi parla di fiducia, ti puoi fidare le dice.
“Gentilezza viene prima della fiducia.”

Lorenzo Marone riesce a ricostruire gli eventi passati, sembrano prendere vita e accadere nel momento in cui i fatti vengono narrati. La percezione è viva. Le emozioni visibili sul viso di me che leggo. Rifletto su come alcuni destini nascano gia’ svantaggiati, la corsa al recupero sempre un poco indietro, lo sforzo più grande, il passo necessariamente più lungo. I giudizi così superficiali dati all’oscuro dei fatti.

“Chi in nessuno crede da nessuno verrà creduto.”

Un romanzo corale in cui Miki Cuomo, Greta, Gambo e Adamu, Jennifer, Amina, Melina con le gambe storte e la testa buona, Miriam che inizia a fare amicizia con Anna, Anna che le leva a poco a poco l’odio di dosso aiutandola a far pace …ci raccontano e accolgono nelle loro vite.

Diego e la sua allegria. Ma da dove nascerà mai?

“Lo sai che non ho mai visto i tuoi denti?
Che vuo’ dicere?
Che non sorridi mai.”

Fa tenerezza questa madre, che mi ricorda Rino Zena, il papa’ di Cristiano dal racconto di Niccolò Ammaniti. Questi genitori così profondamente padre e madre, così severi perché così profondamente innamorati dei propri figli, la paura della loro debolezza.
“Io starò con te e ti proteggerò.”

Per me è stato un romanzo di conoscenza. Di realtà di cui ignoravo l’esistenza.

Nonostante la prosa sia scorrevole, la lettura non è piacevole, non perché non sia interessante o coinvolgente, risulta molto dolorosa, impossibile non immedesimarsi in queste madri e pensare, mentre leggi, alle tanti madri e figli che vivono in luoghi angusti anche se privi di sbarre. Eppure la vena poetica dell’autore emerge ed è ciò che consola.

Mi ha deluso nel finale. Dei destini dei bimbi a cui mi sono affezionata avrei desiderato sapere la strada a loro destinata.

Non si è prigionieri perché in prigione, la prigione arriva prima, nel cammino, nelle scelte, nelle paure che attanagliano. La conferma che la parità dei punti di partenza è una favola anche mal riuscita.
La parità dei punti di partenza è un imbroglio imbastito per chi se ne riempie la bocca e intanto parte dieci file più avanti.

“Prima o poi quello che non sei riuscito a dire ti viene a cercare.”

Buone prossime letture

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